MY WAY
Non sono mai riuscito a dirti quello che veramente penso, ma
stavolta voglio, devo farlo, è stato difficile trovare il coraggio, ma
adesso non ho intenzione di tirarmi indietro, voglio prendermi
le mie responsabilità e parlare con te a quattr’occhi.
Non voglio deluderti, non ho intenzione di farlo, ma non
credo che ci sia un altro modo per raggiungere il mio scopo, per seguire la mia vera strada. Forse ti sembrerò un egoista, ma
questa è la mia vita e proprio perché
è mia devo decidere io. Se continuassi so
così per certo che soffrirei, soffrirei terribilmente.
Tu sei davanti a me, tutt’intorno
c’è uno strano silenzio rotto improvvisamente dallo
sbattere di una delle tue pietre nere sul goban. Dal tuo volto non traspare alcuna emozione, il tuo sguardo è serio da far paura.
Ormai credevo di essermi abituato a questo tuo modo di fare
così freddo, così distaccato, e invece mi sbagliavo.
Prendo una delle mie pietre bianche, rispondo alla tua mossa
e mi maledico ancora una volta per la mia codardia.
Non è questa lamia strada, non è questo il mio
futuro, lo so benissimo, ma consolati perché
quando lo saprai non sarai l’unico a star male. Poni un'altra pietra sul
goban, io faccio per imitare nuovamente il tuo gesto, ma poi mi fermo. A che
servirebbe? In fondo è scontato che sia tu a vincere.
-Ho perso…grazie per la partita-
chino il capo e rimetto a posto le pietre bianche nella loro ciotola,
mentre tu mi guardi sbigottito. In fondo avrei anche potuto vincere. Ma che vado dicendo? Contro di te, io non potrei mai
vincere, neppure tra un milione di anni. Non
perché io non mi impegni nel go, ma
semplicemente perché il go non è la mia strada.
Me ne sono reso conto solo ora, ma fortunatamente non
è troppo tardi.
Non voglio deluderti papà.
Ma non posso fare altrimenti.
Credi che potrai perdonarmi?
-C’è qualcosa che non
va, vero Akira?- sembri piuttosto preoccupato.
Le tue parole riescono quasi a sorprendermi, non hai mai
avuto un grande istinto paterno, eppure stavolta sei riuscito a vedere oltre la
maschera che ha sempre nascosto il mio vero io, forse è un bene che sia
stato tu ad iniziare questo discorso, dato che io non ne avrei
avuto il coraggio.
-Si papà e ad essere sinceri
era da un po’ che volevo parlartene …- sono riuscito a risponderti
e ora scopro di riuscire a sostenere il tuo sguardo.
Sto inequivocabilmente facendo progressi.
-Parla, allora…sai bene che a me puoi dire qualsiasi
cosa- il tuo tono rassicurante dovrebbe indurmi a confessare tutte le
preoccupazioni che mi affliggono, ma in realtà sortisce l’effetto
contrario.
Un nodo mi chiude lo stomaco e il coraggio inizia a scemare,
ma continuo con il mio discorso perché so che, o te lo dico ora, o non
te lo dirò mai più.
-Ormai sono quasi dieci anni che gioco a go, dato che me lo insegnasti quando avevo appena due anni…- annuisci ma
non ti è chiaro il problema, quindi mi fai cenno di continuare.
-Credevo di aver trovato la mia strada poi, però, mi
sono accorto di aver commesso un grave errore di valutazione- tra noi cala di nuovo quel maledetto silenzio che mi fa paura, ora
come quando ero più piccolo. Quello stesso silenzio che seguiva i miei
errori o le mie stupidaggini di bambino, quel silenzio
che per me era la prova certa di averti deluso.
Sorridi e mi poggi una mano sulla
spalla.
Rimango piuttosto shockato dalla tua reazione, così
calma e serena.
Non credo che tu stia fingendo, non lo faresti,
anche perché proprio come me non ne sei in grado.
-Ogni uomo deve seguire la propria strada,
Akira…- ti fermi un secondo, giusto il tempo di spiare una qualche
mia reazione –Credi di avermi deluso? Invece, ancora una volta, mi hai
reso fiero di te, perché ci vuole parecchio coraggio per dire una cosa
del genere …o mi sbaglio?- no non ti sbagli papà, e più
difficile di quanto tu possa credere.
-Qualunque sia la tua strada, qualunque sia il tuo futuro spero che tu possa goderti ogni momento della tua vita fino
in fondo, senza alcun rimpianto-.
Devo ammettere che non ti facevo
così filosofico.
Alle volte mi sembra addirittura di non conoscerti, un
estraneo in un mare di perfetti sconosciuti.
Ma stavolta è diverso.
Ho scoperto un’altra parte del tuo carattere e forse,
poco a poco riuscirò a comprenderti e a capirti, ma prima voglio capire me stesso. Ora sorrido anch’io insieme a te.
Ero sicuro di averti deluso, ma fortunatamente mi sbagliavo.
Seguirò la mia strada fino in
fondo, lo farò per me, per potermi guardare soddisfatto allo
specchio, lo farò per te che, anche se agli altri non sembra, hai sempre
creduto in me e mi hai sempre sostenuto.
Di lì a poco un ragazzino di nome Hikaru Shindo
entrò a far parte del mondo del go e prese il
mio posto ai seminari di mio padre.
Hikaru non è ancora al mio livello, ma so che tra
poco mi supererà perché lui, a differenza di me, non considera il
go solo come un gioco e lo ama con tutto se stesso.
Per quel che mi riguarda, grazie ad un amico più
vecchio di me sono riuscito ad avere tutti gli appunti del corso di medicina dell’università di Tokyo, e mi sono accorto di
aver trovato un’altra strada, la mia.
Fine.
Avevo già pubblicato questa storia con l’account
di una mia amica (Gre), ma assolutamente non si tratta
di plagio, perché l’idea è stata mia e sono stata io a
scrivere questa breve fanfiction...
Mi sono chiesta che cosa avrebbe fatto il mio personaggio
preferito se si fosse accorto che il go, diversamente
da quanto è nel fumetto, non fosse la sua strada ed ecco qua questa
breve storiellina, ma soprattutto mi è piaciuto analizzare la reazione
della persona più vicina ad Akira, suo padre per l’appunto, al
sapere questa notizia...
Spero che vogliate commentare e vi
ringrazio per aver letto...
Ciao, dalla vostra Isi.