Ichigo

di EvrenAll
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13 - Appuntamento



 

14 maggio


Era parecchio alto, Light.

Forse era per il fatto che non l'avevo visto spesso da quando ero tornata, forse perchè non avevamo mai camminato l'uno affianco all'altra in questo modo, forse perchè il mio metro e sessanta raggiunto a malapena non aiutava molto rispetto al suo metro e ottanta. Mi sentivo strana, come se non l'avessi mai notato.

Lanciai un'occhiata alla mia sinistra.

Metteva ansia, quasi.

Mi strinsi nella mia felpa nera.

-Hai freddo?- chiese.

-Un po'-

-Avresti dovuto prenderti una sciarpa, almeno- sbuffò alzando gli occhi al cielo. Pur lamentandosi, però, tirò fuori una mano dalla tasca e me la porse. -Fa sentire-

...quando uno doveva per forza fare il finto distaccato. Sorrisi tra me e me mordicchiandomi piano l'interno della guancia.

La afferrai.

-Sei gelata!- protestò tra il sorpreso e il preoccupato lanciandomi un'occhiataccia.

-Non ci posso fare niente se ho le mani fredde per natura- gli risposi, cercando una giustificazione. Lui alzò un sopracciglio, perplesso, poi, guardando la strada parlò ancora.

-Per fortuna che ci sono io allora- Strinse piano la presa.

-Che megalomania- commentai stuzzicandolo, puntando anch'io lo sguardo davanti a me mentre rabbrividivo.

-Dovresti ringraziarmi Layla, non deridermi. Pensa, senza di me oggi saresti dovuta andare in libreria da sola e..-

-Grazie Light per essere diventato la mia stufetta portatile- dissi, trattenendo il riso ed avvicinandomi ancora a lui che ne approfittò per lasciarmi la mano e mettermi un braccio attorno alle spalle. Un gesto che sentii pieno di significato: decretava il suo possesso su di me. Ero sua ora. Punto.

-Gne gne. A parte gli scherzi come fai ad avere freddo? Siamo a metà maggio!-

-Non lo so... Sarà che forse un po' lo voglio, stare aggrappata ad una stufetta portatile come te intendo-

Mi scoccò un bacio sui capelli, leggero.

Probabilmente eravamo tutti e due un po' rosati in faccia in quel momento, ma non ci interessava molto.

-Eccoci arrivati- aprì la porta e mi fece entrare per prima.

-Devi prendere qualcosa in particolare?- chiese facendo qualche passo all'interno del locale.

-A parte 'DragonBall' e 'Say I Love You' dici?- feci di rimando. -Non dovrei metterci troppo, se vuoi comunque puoi andare a curiosare tra i libri, poi ci troviamo in cassa- dissi sorridendo, era un'offerta che difficilmente avrebbe rifiutato da secchione e letterato com'era. Mi guardò per un attimo, scettico, poi sembrò arrendersi. -Va bene, a tra pochissimo-

Sfiorò volutamente le mie spalle prima di sparire tra gli immensi scaffali del posto. Io mi diressi subito verso il reparto dedicato ai fumetti ed in un attimo individuai i volumi che mi interessavano. Tornai verso la cassa, ma tra i clienti e dipendenti sconosciuti non riconobbi Light. Iniziai a camminare nella direzione scelta dal mio ragazzo poco prima.

Era ancora strano per me parlare di lui come 'mio'. Non che mi dispiacesse, ovvio, ma avere un legame così faceva sentire veramente legati da un doppio filo, tirato da entrambi gli estremi. C'era una forza che agiva su di esso e si ripercuoteva su di noi di conseguenza. E nessuno doveva mollare la presa. E nessuno doveva tirare troppo.

Il rischio era che si spezzasse.

Lui era mio ed io ero sua.

Vederlo in quel momento, mentre sfogliava un libro completamente assorto nei suoi pensieri, colpito dalla luce del sole, ormai ben svegliato dalla primavera, che gli illuminava il viso ed i capelli facendoli sembrare ancora più chiari...

Vederlo così, concentrato e bello e sapere che era mio... Procurava in me una piacevole arrendevolezza, una soddisfazione segreta, un orgoglio infinito.

Gli andai alle spalle e anche se sembrava immensamente alto mi alzai sulle punte: mi aveva sempre affascinato quella parte del corpo, quella zona di pelle che andava dalla base del collo alla spalla.

Forse leggere libri sui vampiri mi aveva fatto male. Mi trovai a ridacchiare tra me e me e soffiai piano proprio lì, sul suo collo scoperto, tornando poi a terra.

Vi avrei lasciato un bacio, ma avrei veramente rischiato di cadergli addosso. Lui rabbrividì e si girò sorpreso a guardarmi.

Sorrisi, malandrina -Che leggi?- Richiuse il volume, osservandone ancora la copertina mentre lo stringeva tra le mani.

-È un libro di storia-

Alzai in sopracciglio -Storia?-

-Storia- Sbuffai.

-Odio la storia-

-...Perchè era l'unica materia in cui non riuscivi a prendere più di sette?- ridacchiò, dandomi una leggera pacca sulla testa con il libro. Risposi con una linguaccia -Non prendevo più di sette appunto perchè non mi piaceva- dissi convinta.

Lui mi osservò per un attimo con sufficienza, poi scosse la testa, soppesò ancora il tomo ed iniziò a camminare verso la cassa -Intanto questo lo prendo-. Lo seguii zigzagando tre gli scaffali -Contento te-

Si fermò all'improvviso e come una scema finii per sbattere contro la sua schiena.

-Ohi!- Sbottai sottovoce. Notai un bimbo fuggire correndo lungo il corridoio: doveva avere tagliato la strada a Light.

-Piccolo teppista- mormorai a voce appena più alta, mentre uno dei genitori stizzito ed esasperato passava davanti a noi richiamandolo e seguendolo a passo veloce. Mi fulminò, un'occhiata durata appena un secondo, poi continuò per la sua strada. Alzai le mani spazientita mentre Light ridacchiava sotto i baffi che non portava -Pretendono sempre di avere ragione! E i genitori li difendono pure!-

-Layla non hanno fatto niente- disse lui, appoggiandomi una mano sulla testa.

-Sei tu che sembri una piccola teppista così imbronciata, vestita e truccata di nero e con questo- mi picchiettò un dito sul naso facendo riferimento al mio anello.

-Questo è bellissimo- sottolineai alzando il mento in una posa che avrebbe dovuto essere nobile e piena di contegno e che invece lo fece solo sorridere di più, mozzando il fiato a me che lo osservavo con occhi socchiusi.

Si avvicinò.

-Infatti tu sei una bellissima piccola teppista- disse piano, e prima che io potessi avere qualsiasi reazione lui era già in marcia verso la cassa. Mi morsi il labbro scuotendo la testa ancora sorpresa e confusa: come poteva lui avere veramente scelto una come me?

Pagammo e come tappa successiva optammo per un piccolo caffè dove il tempo passò veloce tra gli aromi dolce-amari

delle bevande, risate, complici occhiate e, di nuovo, il racconto di noi stessi che ci svelavamo un poco alla volta, passo dopo passo.

Sembrava essere passato pochissimo quando ci ritrovammo nel luogo da dover eravamo partiti qualche ora prima: davanti alla porta di casa mia. Suonai il campanello e prima che Asuka arrivasse ad aprire Light si abbassò e quasi con urgenza azzerò lo spazio tra le nostre labbra.

Un momento per annegare in silenzio ogni cosa che non fossero lui, nostre bocche vicine, le mie mani che si allacciavano al suo collo sfiorandogli i capelli, le sue che mi circondavano la schiena.

-Buonasera anche a voi ragazzi- commentò Asuka maliziosamente, appoggiata allo stipite.

Light si tirò subito indietro imbarazzato, io invece mi limitai a ridacchiare, ringraziando mille volte che mia madre fosse ancora giovane. -Salve signora-

-Light, sbaglio o ti ho già detto di darmi del tu?-

Portò una mano alla nuca -...no, Asuka-san, non sbagli- sorrise.

-Vuoi rimanere per cena, Light? Penso che qualcuno ne sarebbe particolarmente contento-

Riferimenti completamente casuali a me, esatto.

-Non ne dubito, però stasera non posso proprio restare: per una volta che mio padre non è al lavoro...-

-Va bene, non preoccuparti, sarà per la prossima. Torno in casa, salutatevi pure come vi pare. Ciao Light!-

Salutatevi pure come vi pare: diamine non aveva proprio nessun senso del pudore quella donna!

Sentii le guance infiammarsi di rosso e dopo aver accompagnato con lo sguardo mia madre mentre canticchiando si allontanava tranquillamente lungo il corridoio alzai lo sguardo su di lui scoprendolo già vicino a me. Molto vicino.

Lasciò un soffice bacio sulla mia fronte -Ti basta questo?- soffiò languidamente senza quasi staccarsi dalla mia pelle.

Mi alzai in punta di piedi e raggiunsi le sue labbra. Non fu nulla di impetuoso, ma una lieve carezza che raccontava tutto ciò che sentivamo. Sorrisi.

-Saluta a casa Light-

-Certo... Buona serata principessa-

-Sai, non ci avevo mai fatto molto caso ma il mio nome suona estremamente simile a Leila...- ridacchiai –Principessa Layla ...e tu chi saresti? Ian Solo?- gli feci una linguaccia e lui scosse la testa, arreso.

Sospirò un ciao e chiuse il cancelletto senza darmi le spalle. Fece un ultimo cenno con la mano dopodichè si allontanò lungo il viale. Rimasi a guardarlo fino a quando ebbe girato l'angolo poi chiusi la porta e di corsa mi fiondai in camera mia salutando appena i miei genitori.

Appoggiai il telefono sul comodino e mi buttai sul letto a pancia in su, fissando il soffitto con un sorriso ebete in faccia.

-Oh Light che mi stai facendo alla testa?- Guardai Cocco, il mio coccodrillo di peluches dal banalissimo nome, ancora con me da prima che venissi adottata -Sì caro, puoi essere geloso: il biondino mi ha decisamente conquistato-

Mi ha conquistato e anche se stiamo insieme solo da qualche giorno so che se mi lascerà ne rimarrò distrutta.

Da un secondo all'altro mi sentii scoperta.

Erano poche le persone che si erano avvicinate a me, soprattutto da quando ero uscita dall'orfanotrofio, ed erano ancora meno quelle a cui permettevo di farlo. Era strano come avvenivano le cose: solitamente avevano una buona impressione di me, però tutto si fermava in un attimo e non rimaneva nulla oltre alle semplici e futili chiacchierate fatte quasi per dovere. E nessuno mai chiamava, nessuno mai cercava... e io ne avevo bisogno. Avevo bisogno di sentirmi importante per qualcuno dopo essere stata abbandonata da tutti. ...Il mio angelo e mio fratello.

E ora quasi sembrava che le cose stessero prendendo la piega giusta: c'era Ichigo, c'era Light.

...lui non mi avrebbe lasciata sola, giusto?

Era giusto affidarmi a lui e mettergli in mano il mio cuore?

Stavo realizzando che ci voleva quasi più forza a lasciarsi andare agli altri rispetto a chiudersi in se stessi.

Il rumore della vibrazione sul legno mi fece voltare la testa di scatto. Allungai la mano e guardai lo schermo.

Di nuovo Winchester.

Merda.





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