Alice in
Sorrowland
La
notte
era limpida,
soffiava solo una leggera
brezza.
C’era
silenzio lungo il canale e
le stelle
splendevano alte nel cielo, l’unico rumore che si sentiva era
quello dell’acqua
che scorreva.
<<
Non
pensi come sarebbe bello volare? >> chiese la giovane
voltandosi verso il
suo accompagnatore.
Lui
le
sorrise dolcemente.
<<
Volando troppo alto cadrei, non è vero? >>
<<
Può
darsi, ma io ti prenderei. >>
Lei
rise,
fece una giravolta e
gettò la testa
all’indietro guardando le stelle e sentendo la vita scorrere
in lei assieme
alla voglia di libertà.
Saltò
agilmente sulla balaustra in pietra e cominciò a camminare
li su, ubriaca di
felicità.
I
lunghi
capelli al vento, le braccia aperte come fossero ali dispiegate, il
sorriso sul
volto.
<< Mi ami?
>> si voltò verso di
lui, sorridendo innocentemente e spiazzandolo.
Lui
le
rivolse un sorriso
enigmatico, i suoi
occhi verdi brillarono << Certo, sweety. >>
<<
E
quanto mi ami? >>
<<
Quanto la durata dell’eternità. >>
<<
Quanto dura l’eternità? >> chiese
ancora lei.
<<
L’eternità è il rancore che tua madre
prova per te. >> rispose
assottigliando lo sguardo crudelmente e facendola sobbalzare.
Lei
spostò
un piede e perse l’equilibro, cadendo nel vuoto.
Poco
prima
di chiudere gli occhi , vide la mano del ragazzo che la salutava.
Sentì
una
mano afferrarle il polso e tirarla su, subito dopo l’impatto
con l’acqua gelida
le tolse il respiro.
Aprì
gli
occhi, sollevandosi di scatto. Era seduta su un comodo, grande letto,
avvolta
in una calda coperta di lana viola. La pallida luce della luna filtrava
dalle
leggere tende arancioni appese alla finestra posta di fianco al letto,
alla sua
destra. Dalla porta semiaperta della camera entrava un fascio di luce.
Si alzò
lentamente, i piedi che affondavano nel soffice tappeto , e si
sentì a casa,
libera dalle preoccupazioni, dai dolori, dalle sconfitte che avevano
occupato
la sua vita negli anni precedenti. Uscì dalla camera
seguendo la luce. Lui era
seduto sul divano, di spalle, con i gomiti poggiati sulle ginocchia.
<<
Danny. >>
Lui
si voltò
e lei rivolse un grande sorriso, poi si alzò e le
andò incontro << Non
dovresti frequentare certe compagnie. >> le disse col
tono di un
rimprovero.
<<
Lui
non è cattivo, è solo… >>
<<
No
Alice, non scusarlo: non è la persona adatta a te e ti sta
facendo del male.
Devi allontanarti da lui. >>
<<
Non
posso. >> rispose indietreggiando.
<<
Puoi lasciare che lui ti faccia drogare, ma non puoi salvarti?
>> le
chiese piegando la testa di lato in attesa di una risposta.
<<
Forse non voglio salvarmi, forse non voglio perdere l’unica
cosa certa che ho.
>>
<<
E
io non conto nulla? >>
<<
Tu?
Tu che sei evanescente come lo stregatto? >> lo schernì.
<<
Ora
sono qui, davvero non vuoi salvarti? >> ripeté
la domanda e rimase in
attesa della risposta.
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