Il buio.
Il vento.
Le imposte che sbattono rivelando a tratti la luna e le stelle con la loro luce pallida e soffusa che fatica ad entrare attraverso i vetri sporchi.
Il respiro regolare di Sophie che dorme tranquilla nel suo lettino.
Il mio cuore che batte e che pulsa nelle tempie.
Gli occhi incrostati di lacrime.
Le coperte fredde e il letto troppo duro.
Improvvisamente sento un freddo attanagliante arrivare alle ossa e un peso sul petto insormontabile e so che devo alzarmi prima che mi schiacci. Tiro fuori pigramente un braccio da sotto la coperta e mi alzo attenta a non fare troppo rumore per non svegliare Sophie. Alla cieca mi dirigo in cucina tastando con i piedi e con le mani tutto intorno a me. Arrivata lì chiudo la porta senza farla cigolare più di tanto e solo allora accendo la luce. Ci vuole un minuto buono prima che le lampadine rischiarino del tutto l’ambiente permettendomi di vedere. Mi preparo una tazza di tè bollente per riscaldarmi un po’ e poi mi siedo e guardo fuori dalla finestra. Al Saint Louren’s Home non ci è permesso di aprire le finestre se non nelle ore più calde della giornata in estate e mai nelle altre tre stagioni. Al Saint Louren’s Home non ci è permesso fare niente. Più che una casa di cura sembra una prigione. La odio da quando mi ci hanno trasferita. E odio anche chi mi ci ha mandata. Sophie è la mia unica consolazione. Se lei non ci fosse mi dimenticherei di vivere. Non sarebbe una brutta cosa lo ammetto, ma lei ha solo 9 anni e ha bisogno di me.
Dal prossimo incomincia la vera storia i capitoli saranno più lunghi e più belli ve lo prometto baci :) |