Capitolo 1
PRIME TENSIONI
E’ una
tranquilla giornata di sole per quanto tranquilla può essere una giornata di
sole qui ad Hazzard.
I due cugini, a bordo del Generale Lee ,
percorrono a tutta velocità i campi che separano la fattoria dal Boars Nest, in netto ritardo per
riprendere Daisy dal lavoro, cosa che tocca a Bo e Luke da quando la jeep della
cugina è costretta ad una convalescenza forzata al garage di Cooter.
“Andiamo
muoviti, cugino, Daisy starà già aspettando da un pezzo, siamo in ritardo come
al solito quando sei tu alla guida , Bo”
“Se
pensi di fare di meglio la prossima volta mettiti tu al volante cugino”
“Sarebbe
meglio, avrei dovuto farlo anche oggi conoscendoti.”
Con
una frenata stridente quanto la discussione di pochi attimi prima tra i cugini,
il Generale Lee si ferma davanti all’ingresso principale del Boars Nest ed i due ragazzi senza
neanche rivolgersi la parola si dirigono verso l’entrata. Il rumore che
proviene dall’interno è quello inconfondibile di una rissa in corso alla quale
Bo e Luke ovviamente non riescono a sottrarsi. Nonostante la discussione di
pochi istanti prima i due cugini affrontano la scazzottata come loro solito non
perdendosi mai di vista l’un l’altro, proprio per questo Bo si accorge
immediatamente di un tizio che sta per colpire suo cugino alle spalle con una
sedia ma fa appena in tempo a gridare “Luke attento!” che proprio mentre Luke
schiva il colpo, Bo non riesce a fare altrettanto e viene colpito
violentemente in pieno stomaco da qualcuno che ha impugnato la zampa rotta
di un tavolo di legno. Il grido di dolore rimane soffocato insieme al
respiro per una frazione di secondo, il tempo necessario per rialzarsi e
riprendere la scazzottata esattamente da dove si è interrotta. I loschi
individui che hanno scatenato la rissa capiscono che l’aria che tira non gli
porta nulla di buono così, da vigliacchi quali sono, preferiscono la fuga
lasciando il Boars Nest in
pessime condizioni ed i tre cugini liberi finalmente di tornarsene alla
Fattoria.
E’
l’ora di pranzo e ad accogliergli accigliato, già seduto a tavola, c’è lo zio
Jesse.
“E'
quasi un’ora che vi aspetto, che diavolo vi è capitato, possibile mai che
succedono tutte a voi? Sapete quanto lavoro c’è e sapete che la rata
dell’ipoteca è in scadenza…sapete anche che siamo in grosse difficoltà. Questa
volta rischiamo seriamente di perdere la fattoria e voi ve ne andate in giro a
giocare come i bambini, ma quando crescerete?".
Dei tre cugini nessuno tenta di dare una spiegazione,
ciascuno sa benissimo che nessuna giustificazione sarebbe valsa, per lo zio
Jesse, come una valida motivazione.
Lo
zio Jesse, infatti, è di pessimo umore in questo periodo ma i ragazzi,
tutti e tre, lo comprendono benissimo. Questa volta pagare la rata dell’ipoteca
si rivela più difficile del solito, il brutto tempo non ha favorito i raccolti,
la maggior parte delle fattorie di Hazzard sono in
crisi e quella dei Duke non fa eccezione. I tre cugini e lo zio Jesse lavorano
più del solito, eppure sembra non essere mai abbastanza. La preoccupazione
di poter perdere la fattoria da un momento all'altro è un pensiero fisso per
tutti. Per i Duke, forse come per chiunque altro, rischiare di perdere la
propria casa è come rischiare di perdere le proprie origini, i propri ricordi.
E' difficile proteggere i propri ricordi soprattutto per lo zio Jesse che tra
quelle quattro mura di ricordi ne ha veramente tanti. E' così difficile che a
provarci a volte ci si chiude in se stessi e tutto il resto sembra diventare un
nemico contro cui difendersi, fosse una goccia di pioggia in più, fosse
un nipote che ritarda a pranzo, fosse anche una frase sbagliata o una parola di
troppo a cui dare la colpa per sfogare la propria rabbia. Ed è l'istinto e la
rabbia che porta a dividersi piuttosto che restare più uniti.
E
così le giornate alla fattoria si susseguono tra il duro
lavoro e pochi e fugaci pasti consumati a tavola tutti insieme dopo la
preghiera di rito. Lo zio Jesse è sempre più chiuso in se stesso. L'uomo forte
e saggio che è sempre stato sembra aver ceduto il passo ad un vecchio stanco,
distratto, arrabbiato e rassegnato. Le difficoltà aumentano di giorno in
giorno e con esse aumentano le tensioni tra Bo e Luke che continuano a
stuzzicarsi ed azzuffarsi verbalmente come mai accaduto fino ad ora.
“Bo,
Luke, svegliatevi, fuori sta diluviando e lo steccato sta cedendo…”
Nel
cuore della notte Bo e Luke vengono svegliati dal bagliore di un lampo e dalla
voce di Daisy. In un attimo i due cugini sono in piedi pronti a
vestirsi. Luke è già vestito e pronto per uscire. Bo finisce di calzare
gli stivali e si alza pronto a seguirlo quando un dolore improvviso e
lancinante all’addome lo piega in due costringendolo ad accasciarsi seduto
nuovamente sul letto.
“Tutto
bene?” chiede Luke sulla porta con lo sguardo rivolto al cugino.
Bo
rialzandosi risponde con un frettoloso
“Si,
tutto bene.”
I due
cugini escono sotto un impietoso temporale. Tanta acqua così sembra impossibile
provenire da un unico cielo. Lavorano insieme, e solo dopo molto tempo e non
poca fatica riescono a rimettere in piedi l'intero steccato.
Fradici
nei vestiti e fin dentro l’anima rientrano in casa.
“Abbiamo
sistemato tutto zio Jesse, per un po’ dovrebbe reggere".
Lo
zio Jesse osserva il temporale o fissa il vuoto
fuori dalla finestra. Nel vetro vede riflessi i volti dei suo
tre nipoti. Vede Luke fare un passo avanti, verso di
lui.
"Zio Jesse, vedrai, andrà tutto bene".
Luke, il maggiore dei tre, quello più serio, più
saggio, più responsabile, meno istintivo, meno timoroso, tenta di fare coraggio
allo zio, forse, o forse anche lui cerca qualcuno che gli dica qualcosa che gli
faccia coraggio. E a Luke sarebbe bastata qualsiasi cosa, qualsiasi risposta,
forse non quella che sente pronunciare.
“Può
darsi Luke, ma io inizio a non esserne più tanto certo”. Si volta, guarda i
suoi tre ragazzi lo zio Jesse. "E sono davvero stanco. Torno a letto.
Buonanotte ragazzi". Gira le spalle e si incammina verso la sua stanza. Ci
arriva senza voltarsi indietro neanche un secondo. Se lo avesse fatto avrebbe
visto gli occhi lucidi di Daisy, avrebbe visto lo sguardo smarrito di Bo sugli
occhi bassi di Luke .
“Coraggio
ragazzi, andate a mettere qualcosa di asciutto, vi ho preparato una tazza di
caffè bollente, mi sembra ne abbiate bisogno”. Daisy asciuga quella lacrima
col dorso della mano ed abbozza un sorriso ai due cugini.
“Grazie
Daisy, vado un attimo in bagno... torno subito”.
Così
dicendo Bo si allontana.
Le
braccia ad affidare il peso di tutto il corpo alla porta chiusa, la testa bassa
a lasciar gocciolare la pioggia dai capelli e finalmente solo si abbandona al
dolore lancinante che sembra dilaniargli lo stomaco.
E’ domenica
ma per i Duke è anche un giorno di duro lavoro che non ci si può permettere di
perdere. Daisy sistema la cucina dopo il pranzo, lo zio Jesse ed i due ragazzi
sono già fuori al lavoro. Bo spacca e sistema la legna raccolta ed accatastata
da Luke, quando di nuovo quella fitta terribile all'addome lo
costringe a fermarsi.
Si
siede ad un angolo su di un tronco spezzato.
Uscendo
dalla stalla Luke vede il cugino seduto, una mano sullo stomaco, la testa bassa
appoggiata sull'altra. Gli si avvicina:
“Ogni
scusa è buona per non far niente eh cuginetto! Noi a spaccarci la schiena e lui
beato e seduto a riposarsi!”.
Bo
solleva lo sguardo verso il cugino maggiore, non riesce ancora ad alzarsi per
il dolore:
“Lasciami
in pace Luke!”
“Lasciarti
in pace? Ti piacerebbe vero? Sei il solito scansafatiche che sei
sempre stato!”.
Bo non
lascia che il cugino termini la frase, scatta in piedi, spinge Luke
contro il muro di cinta della stalla. Solleva in alto la mano stretta in
pugno puntata diritta contro il viso del cugino.
Daisy
vede tutto dalla finestra della cucina. Esce di corsa gridando ed
attirando così l’attenzione dello zio Jesse impegnato nel fienile.
Entrambi
corrono verso i due cugini ormai faccia contro faccia.
“Ma
che diavolo combinate? Bo fermati, in nome del cielo!” arriva come una
preghiera il richiamo di Daisy.
Il
pugno di Bo è sospeso in aria, lo sguardo dritto negli occhi del cugino più
grande, è una frazione di secondo lunga un’eternità. Bo abbassa il pugno,
abbassa lo sguardo, molla la presa, volta le spalle, raccoglie la sua camicia
da terra e si allontana tra i campi mentre Luke sussurra “Il solito
vigliacco…!.”
La
sera stessa Daisy cerca inutilmente di mettere in tavola anche due parole
insieme alla cena, ma il gelo ed il silenzio invadono la
casa.
Luke
e lo zio Jesse sono i primi a terminare e ad alzarsi. Lo zio Jesse si
prepara a godersi la sua serata di riposo davanti al caminetto. Con una mano
sulla spalla Daisy si rivolge a Bo.
“Vai,
ora, sono certa che ti ascolterà”.
Seguendo
il consiglio della cugina, Bo si alza dalla tavola, la testa bassa, si avvicina
allo zio Jesse che è ancora in piedi vicino alla finestra dalla quale quando
erano bambini aspettavano insieme di vedere il tramonto.
“Zio
Jesse…volevo dirti che…riguardo quello che è successo oggi con Luke, io non
avrei dovuto….non avrei voluto…ti prego scusami..”.
- Balbetta
proprio come quando era bambino e doveva confessare una marachella - non
può fare a meno di pensare lo zio Jesse.
In un altro momento, nella stessa situazione,
probabilmente lo zio Jesse avrebbe soltanto stretto in un unico abbraccio sia
Bo che Luke costringendoli a parlarsi, a chiarirsi, a mettere da parte quei
rancori momentanei così stupidi ed insignificanti se paragonati all'evidente
affetto incondizionato che avevano sempre provato l'uno per l'altro. Ma questo
è un momento diverso e lo zio Jesse è troppo stanco, troppo arrabbiato.
“No
Bo, non avresti dovuto, dovresti sapere che non tollero questo genere di
atteggiamenti in casa mia. Non ti scuso Bo, non ti scuso affatto. Mi hai
deluso profondamente!”.
Bo è senza fiato, senza parole. Ne aveva sempre
combinate tante in passato ma per ognuna c'era un Luke pronto a
difenderlo ed uno zio Jesse pronto a perdonarlo. Questa volta c'è qualcosa di
diverso che non è nelle parole dello zio o nel tono della sua voce, ma nel suo
sguardo, uno sguardo severo che Bo è certo di non aver mai visto, se lo
sarebbe ricordato. Se non quello sguardo sicuramente non avrebbe dimenticato il
male che gli stava facendo ora.
Lo
zio Jesse volta le spalle al nipote, fa un passo per andarsene quando Bo,
l'istintivo, impulsivo Bo, allunga la mano e tenta di trattenere lo zio
afferrandolo per un braccio. Lo sguardo gelido ed inquieto dello zio Jesse
punta dritto negli occhi all’improvviso bassi del nipote più giovane. Bo lascia
immediatamente la stretta.
“Scusami
zio…anche questo…non avrei dovuto”
“No,
non avresti dovuto!” fu il saluto di congedo dello zio.
Le
braccia conserte, stringendo se stesso Bo china la testa ed è un peso sul
cuore quel perdono che non è riuscito ad avere dallo zio Jesse.
Il
giorno dopo in un’atmosfera surreale per la fattoria dei Duke tutti lavorano
insieme ma da soli fino ad incontrarsi stanchi la sera ad un’unica tavola.
“Bo,
sei sicuro di star bene, sei così pallido!” interrompe il silenzio Daisy.
“Sto
bene Daisy, grazie, solo un po’ di mal di stomaco, ma sto bene, non
preoccuparti”.
“Sarà
la fatica del troppo lavoro al quale non sei abituato!”.
L'ironia
di Luke attraversa la cucina e tutto il tempo vissuto insieme.
Bo finge di non aver sentito e si volta verso lo zio
che resta in silenzio.
“Zio
Jesse, non mi sento troppo bene, se non ti spiace andrei a dormire”.
“Lo
sai Bo che tua cugina ha trascorso l’intero pomeriggio a preparare la cena?”
Lo zio
Jesse solleva a malapena lo sguardo dal piatto, quella frazione di
secondo che basta per fissare quegli occhi che il nipote più giovane si
sente costretto ad abbassare.
“Lo
so".
Poi
voltandosi verso la cugina.
"Credimi
Daisy, mi spiace…”
“Non
preoccuparti”. E' la naturale risposta di Daisy.
Bo si alza, con una mano sposta la sedia dal tavolo.
“Toglierai
almeno i piatti dalla tavola, se non ti è di troppa fatica” tuona insolitamente
la voce dello zio Jesse che questa volta non solleva neanche il viso dal
piatto..
“Si,
certo, zio Jesse”.
Bo
raccoglie il suo piatto dalla tavola, riesce a fare solo pochi passi
prima che una fitta terribile più del solito alla bocca dello stomaco lo
costringa ad appoggiarsi al ripiano della cucina e a lasciar scivolare di mano
i piatti che cadono sul pavimento in mille spicchi di vetro.
“Bo,
cos’hai?”.
Daisy
scatta in piedi dalla sua sedia per avvicinarsi di corsa verso il cugino
quando la mano di Luke la blocca per un polso, un solo sguardo tra i due e la
cugina si libera con un facile strattone dalla presa. Raggiunge Bo
inseguita dalle parole dello zio Jesse:
“Ora
mi auguro che raccoglierai tutto!”
Bo
non risponde, si piega sulle ginocchia, Daisy si inchina vicino a lui gli
stringe una mano e si accorge che il cugino sta tremando
“Bo,
ma tu stai….”
“Bene
Daisy, va tutto bene” una strizzatina d’occhio ed un lieve sorriso sul volto
pallidissimo del cugino più giovane.
“Vai
a riposare, ci penso io qui”. Daisy prende il tono deciso da sorella
maggiore.
“Va bene…grazie”.
Bo non avrebbe mai accettato l'offerta di Daisy ma non ce la fa più dal dolore,
quindi si alza e si allontana voltando le spalle alla voce di Luke.
“Sempre
pronto a lasciar fare agli altri eh?”.
Quel
dolore proprio non dà pace. Bo, dopo essersi rigirato nel letto per ore
si alza. Nel cuore della notte, tutti sembrano dormire, ma una luce lieve
proviene dalla cucina.
“Daisy
che ci fai in piedi a quest’ora?” Fermo sulla soglia della porta nei soli
pantaloni del pigiama, Bo si rivolge alla cugina indaffarata ai
fornelli in camicia da notte.
“Non
riuscivo a dormire, vuoi un po’ di latte?”
“No,
grazie, vieni qui e dimmi cos’hai”.
Ora
sembra Bo il cugino maggiore. Non è la prima volta, Daisy è ormai abituata al
fatto che i due cugini la proteggano come fosse lei la più piccola, sa
bene che l’avrebbero difesa sempre, ad ogni costo.
“Sono
in pensiero per lo zio Jesse, Bo” confessa Daisy abbandonandosi sul divano
“Lo
siamo tutti Daisy…” Bo le si siede accanto.
“Bo,
lui non è più lo stesso, il pensiero di perdere la fattoria, lo sta quasi
uccidendo”
“Lo
so, ma non accadrà, non la perderà, Daisy, vedrai”
“Come
fai ad esserne così sicuro?”
“Perché
Luke ed io non lo permetteremmo mai” .
“E’
una promessa?”
“E’
una promessa Principessa”. Quanto tempo che Bo non la chiamava così….
“Vieni
ti accompagno nella tua stanza”. Sorride Bo, porgendo il braccio alla cugina.
Si
alzano dal divano e Bo accompagna Daisy fin sulla porta della sua camera. Le
sfiora la fronte con le labbra.
"Tu
come stai Bo?". Chiede Daisy sulla soglia della porta.
"Sto
bene". Sorride mentendo Bo.
"Stai tranquilla. Buonanotte Principessa".
“Buonanotte
Bo.”
Il mattino dopo, colazione terminata insolitamente in piedi
e in fretta.
“Ragazzi,
io vado al Boars Nest chi mi
passa a prendere oggi?”
“Se
non sbaglio è il turno di Bo” non perde tempo Luke.
“Vengo
io, cugina, non preoccuparti” non si fa attendere la risposta di Bo.
La
giornata trascorre tra il lavoro ed una insolita solitudine.
Terminato
il pranzo Bo prende la sua camicia e si avvicina al cugino ancora seduto a
tavola con lo zio Jesse.
“Ehi
Luke, non mi sento proprio in forma, perché non vieni con me a prendere Daisy,
guido io..”
“Non ci
penso proprio cugino, è il tuo turno, non cercare di scaricarti come tuo
solito…”
“Bene,
non c’è problema…”, senza battere ciglio e senza dare e ricevere alcun
saluto Bo abbandona la fattoria.
Arrivato
al Boars Nest la scena che
si presenta di fronte agli occhi di Bo non lascia spazio ad equivoci: dei
loschi personaggi con un bottino in mano fuggono trascinando con loro Daisy
sotto la minaccia di una pistola, Boss Hogg
insieme a Rosco gli corrono dietro al grido di “Al
ladro, al ladro!!!”. Bo senza pensarci un solo istante a bordo del Generale
Lee, parte all’inseguimento dei furfanti e della cugina.
La
corsa è una corsa disperata più per gli inseguiti che per gli inseguitori
abituati a cavalcare i prati di Hazzard a bordo delle
loro auto. Con una scorciatoia inventata da un salto del fedele Generale Lee,
Bo riesce a tagliare la strada alle due auto dei malviventi. Salta giù dal
Generale ed in un attimo sono fuori dalle loro auto anche i rapinatori uno dei
quali tiene in ostaggio una Daisy ormai terrorizzata.
Il
caos è totale Bo colpisce e viene colpito più volte, calci pugni e gomitate e
nonostante Bo sia solo riesce a tenere a bada quasi tutti quanti. Daisy tenta
disperatamente quanto inutilmente di svincolarsi dalla presa. Bo viene
afferrato alle spalle da due dei malviventi mentre un terzo lo colpisce dritto
all’addome.
E’ un
dolore che arriva diritto al cervello, che lascia senza fiato, assolutamente
sproporzionato rispetto al colpo ricevuto.
“Sembra
che il nostro eroe abbia un punto debole non vogliamo approfittarne
ragazzi?”
Grida
ai suoi complici il capo della banda che tiene bloccata una Daisy che riesce
solo a gridare un violento “No, lasciatelo in pace, Bo stai attento!....”.
I
malviventi continuano a colpire Bo all’addome e sul volto, lo lasciano cadere a
terra e sono ancora calci e spinte.
“Ne
hai abbastanza ragazzino?”
Ma il
ragazzino evidentemente è più testardo di quanto pensino gli ingenui rapinatori
e Bo si rialza riuscendo a trovare le forze in un angolo di fiato rimasto.
Tenta di restare sordo al dolore lancinante che sente e si getta a testa bassa
in una nuova rissa a numeri impari. La reazione di Bo, che nonostante le sue
condizioni fisiche continua a lasciare a terra i suoi avversari, infastidisce
definitivamente il capo – banda che spara un colpo in aria, stringe a sé più
forte Daisy puntandole la pistola direttamente sul volto.
“Ok
eroe, è ora di farla finita o la piccola diventa un angelo."
Bo
si arresta, si volta e tra l'affanno vede il terrore negli occhi di Daisy
che lo chiama chiedendo aiuto.
“Scappa
Daisy!”.
In un
attimo Bo è addosso all’uomo armato, Daisy riesce a fuggire, raggiunge la radio
di una delle auto e chiede aiuto. All'improvviso il tuono di uno sparo e poi un
altro, un grido, il suono di due sirene.
“Capo
la polizia!”.
Finalmente
Boss e Rosco in un auto ed Enos nell’altra giungono
sul posto. Da un'altra direzione arrivano anche Cooter
con il suo carro attrezzi e Luke con lo zio Jesse sul furgone di quest'ultimo
entrambi accorsi alla richiesta di aiuto di Daisy giunta alla radio.
Anche
la polizia federale, sulle tracce da tempo dei malviventi, aiutata dal
messaggio alla radio, giunge sul posto riuscendo ad arrestare tutti i
rapinatori alcuni dei quali sono ancora storditi dagli eventi.
Lo zio
Jesse, Luke e Cooter sono in un attimo da Daisy, la
stessa velocità con la
quale Boss corre a raccogliersi l’argenteria, i soldi ed
i buoni del tesoro a lui rubati. Dalla bocca di Daisy escono solo parole
confuse.
“Zio
Jesse, gli hanno sparato, gli hanno sparato….”
“A chi
hanno sparato Daisy, cerca di calmarti, parla…” Luke afferra dalle spalle la
cugina, si guarda intorno, il sangue di colpo di ghiaccio.
"Daisy,
dov'è Bo?”
“E’ lì
vicino al Generale….”. Trema Daisy con la voce.
Non
aggiunge altro. Luke corre verso il cugino, lo trova in piedi, di spalle, una
mano appoggiata sul cofano del Generale. Lo raggiunge, una mano sulla spalla.
“Bo..”.