Spin
off #2
Kim
Jonghyun e i 101 modi di fare la cosa sbagliata
Jonghyun
non aveva mai pensato con serietà cosa fosse giusto e cosa,
invece,
fosse profondamente sbagliato fare. Viveva la vita in modo istintivo
e diretto, senza farsi troppe domande e senza temere le conseguenze
delle sue azioni. Siccome dettate dalla sua spontaneità,
credeva che
tutto fosse lecito. Comportarsi in quel modo era da ingenui, lo
sapeva, così come sapeva di non poter diventare il tipo di
persona
pronta ad elucubrare su ogni dettaglio e aspetto di una giornata. Era
un comportamento più consono a Minho o a Kibum, ma non a
lui.
Nonostante
ciò, era consapevole che fosse proprio questo aspetto del
suo
carattere la fonte dei suoi recenti guai. Se Kibum non gli rivolgeva
più la parola, infatti, era per via di qualcosa che aveva
fatto e,
in tutta onestà, Jonghyun aveva fatto talmente tante cose
che non
avrebbe dovuto
fare, da non
poter individuare con certezza quale fosse stata la causa scatenante.
Forse l'averlo baciato pur sapendo di non potergli dare nulla,
né
ora né mai, di più di quello che gli stava
offrendo, o forse il suo
comportarsi da idiota quando le cose diventavano troppo difficili o,
più probabilmente, l'insieme di entrambe.
Lo
sapeva che non andava bene. Baciarlo, toccarlo, accarezzarlo e
abbracciarlo erano cose bellissime, ma non andavano bene. Come
potevano andare bene, dal momento che erano due ragazzi e che lui era
addirittura impegnato con qualcun altro? Erano errori evidenti come
massi in mezzo ad una strada, ma impossibili da evitare e ripetere.
La pelle di Kibum, l'odore dei suoi capelli, il taglio e la
profondità del suo sguardo, erano tutti dettagli che
rapivano e
stregavano Jonghyun al punto di non fargli capire più
niente.
Resistere ad una tale tentazione era impossibile e lo diventava
ancora di più se non si aveva nessuna sorta di auto
controllo.
Si
era cacciato lui in quel guaio, ma almeno poteva dire che ne fosse
valsa la pena. Tuttavia, non aveva intenzione di perdere il suo
migliore amico e voleva aggiustare le cose tra loro, se possibile.
Voleva scoprire come farsi perdonare da Kibum e riportare ad un
livello accettabile la loro amicizia. Non poteva promettere
né
all'altro né a sé stesso di non ricadere di nuovo
e finire col fare
qualcosa di tremendamente stupido, ma voleva almeno provarci. Voleva
illudersi di poter essere solo amico
di Kibum, per quanto fosse difficile e impossibile a dirsi.
Quella
sera nel dormitorio aleggiava una calma piatta tendente al noioso.
Taemin si era chiuso in bagno da almeno un'ora, doveva provare a
combinare qualcosa ai suoi capelli e solo Dio sapeva quando avrebbe
finalmente finito di acconciarseli. Jinki si era addormentato da
qualche parte (presumibilmente sul suo letto, ma chi poteva dirlo con
certezza?) e Kibum si era chiuso in camera con il computer, intento
ad ignorare Jonghyun nemmeno fosse stato lebbroso. Così,
l'unica
chance di quest'ultimo era stata unirsi a Minho nella visione di
chissà quale campionato calcistico. Ogni volta che tentava
di farsi
spiegare qualcosa a riguardo da Minho, finiva col pensare a
tutt'altro dopo due minuti, non capendo nulla. Quella sera non fece
eccezione.
«Minho»
fece poi, rompendo un momento di massima tensione per l'altro. Un
calciatore di stava avvicinando a tutta velocità alla rete,
pronto a
sferrare il calcio che con ogni probabilità avrebbe segnato
il goal
decisivo della partita. Catturare la sua attenzione era impossibile,
Jonghyun lo sapeva, per questo afferrò il telecomando e
spense la
tv, sconvolgendo Minho che rimase basito davanti allo schermo nero.
«Minho» ripeté Jonghyun, certo che ora
l'altro lo stesse
ascoltando. «Kibum ti ha detto perché non mi vuole
più parlare? Si
è sfogato con te?»
Si
sarebbe aspettato di venir colpito dall'altro, ma Minho si
limitò a
sospirare profondamente e a richiamare a sé la calma.
«Non me lo ha
detto. Se vuoi saperlo, credo che si confidi più con Taemin
che con
chiunque altro.» rispose in fine.
«Perché non riaccendi la tv,
adesso?»
«No.»
Jonghyun si mise a gambe incrociate sul divano. «Kibum non mi
parla
e penso che mi odii. Voglio aggiustare le cose, davvero, ma come
faccio se nemmeno mi rivolge la parola? È
impossibile!»
«Hyung,
prima ero sincero quando ho detto che Kibum non me ne ha parlato, ma
onestamente non ci vuole un genio per arrivarci.»
Jonghyun
guardò Minho confuso, senza capire dove l'altro volesse
andare a
parare. Così Minho inclinò la testa all'indietro
e si massaggiò le
tempie, cercando le parole con cui dire quello che aveva capito
all'altro senza ferirlo o shockarlo. «Hai notato anche tu
come si
comporta. Lo sai, tutti quei dolci, le ore intere passate in camera
da solo impedendo a chiunque di entrare, gli scatti di ira
improvvisi... Hai visto come ha attaccato Taemin l'altro
giorno.»
Se
lo ricordava. Taemin aveva fatto una battuta sulla quantità
di
cioccolata che Kibum stava ingurgitando in quei giorni, riferendosi a
lui come Willy Wonka. Era un commento scherzoso, ma Kibum si era
offeso, aveva rotto un piatto e aveva detto che non avrebbe permesso
che un idiota tutto ossa giudicasse le sue abitudini alimentari, che
erano affari suoi e che avrebbe fatto meglio a fregarsene,
esattamente come facevano tutti gli altri.
Con tutti gli altri, era sotto inteso Kim Jonghyun.
«Sì,
è un po'... Intrattabile, ultimamente.»
Minho
inarcò un sopracciglio. «Solo
un
po'? Avanti, sembra quasi che gli abbiano infilato un cactus su per
il-» si fermò e scosse la testa. «Il
punto è... Non credo che
Kibum sia impazzito da
un giorno all'altro. Ha sempre adorato Taemin e non l'ho mai visto
rivolgersi a lui in quel modo, anzi, in genere è sempre lui
a
difenderlo quando qualcuno gli alza la voce contro. È chiaro
che
stia male e che sia sconvolto, e credo che il motivo sia che ha una
cotta per te. Lo sappiamo tutti che è – gay,
e
voi due siete sempre stati inseparabili fin da prima del debutto,
tanto che per un periodo pensavamo tutti vi foste messi
assieme.»
«C-Cosa?»
Jonghyun deglutì a vuoto, sentendosi in imbarazzo.
«No, lo giuro,
io e Kibum non siamo mai-» si fermò, sentendosi
arrossire. Tutto
quel discorso era imbarazzante,
perché non si era mai reso conto di come agli altri potesse
apparire
il modo in cui si comportava con Kibum. Ora sapeva con un po'
più
consapevolezza quanto avesse
oltrepassato il limite. Oltre all'imbarazzo però c'era anche
un'altra emozione che stava facendo a brandelli il suo stomaco: il
senso di colpa. Aveva sempre sospettato nel suo cuore che Kibum
potesse provare dei sentimenti per lui, ma ogni volta che l'idea
aveva fatto capolino nella sua mente, l'aveva cacciata via senza
indugio. Erano ragazzi, erano amici e provare certi sentimenti per il
proprio migliore amico è sbagliato. Aveva passato intere
notte a
ripetere nella propria mente quella frase fino a sentirsene nauseato.
Ma Kibum aveva fatto lo stesso? Lo dubitava. Kibum si era chiuso nel
proprio amore ed era rimasto lì per tutto quel tempo ad
aspettare
che Jonghyun facesse qualcosa, qualsiasi cosa, per portare il loro
rapporto anche solo un passo avanti. Jonghyun per tutta risposta
aveva accettato di fidanzarsi con Se Kyung. Fantastico. Ora iniziava
a capire perché Kibum lo ignorasse così
testardamente. Si sarebbe
odiato anche lui, al suo posto.
«Lo
hai illuso e anche se non era tua intenzione farlo, lo hai ferito.
Come puoi biasimarlo ora, se non ti vuole parlare?» Minho si
grattò
il retro della nuca, sentendosi a disagio. Non si sentiva in dovere
di muovere critiche o dare consigli ai propri amici, non in quel
campo almeno. Lui di amore ne sapeva poco, e tutto quello che aveva
appreso lo aveva capito osservando gli altri. Jonghyun sembrava
essere uscito sconfitto da quella discussione, il suo umore pare a
terra.
«Quindi
mi detesta.»
«Non
ti parla più e non vuole farlo, ma non credo possa
detestarti
davvero. Sei Jonghyun, sei il suo migliore amico. Questo non
cambierà.» tentò di confortarlo Minho.
Jonghyun
sorrise e cercò di credere nelle parole dell'amico, per
quanto gli
risultasse difficile farlo.
~
Jonghyun
sperava che presto o tardi i pensieri lo avessero lasciato andare,
facendolo scivolare in un lungo e rilassante sonno. Essi
però lo
tenevano sveglio e vigile, destandolo ogni qual volta che provava ad
assopirsi. Si sentiva angosciato e depresso, non avrebbe mai pensato
che le sue azioni avrebbero potuto allontanare Kibum da sé
in quel
modo. Certo, era sempre stato cosciente di starsi comportando in
maniera sbagliata, ma Kibum era sempre stato al suo fianco, anche nei
momenti peggiori, così aveva immaginato che anche questa
volta
sarebbe andata così. Che lo avrebbe perdonato, abbracciato,
e
avrebbe lasciato baciarsi e coccolarsi. Jonghyun lo desiderava
tantissimo. Non riusciva a capire perché, ma a volte sentiva
semplicemente il bisogno di stringerlo e basta. Voleva sentire il suo
odore, il calore contro la sua pelle.
Ora
sapeva che anche per Kibum probabilmente era lo stesso. Questa
consapevolezza gli faceva venire voglia di soffocarsi con un cuscino.
Kibum era una persona troppo preziosa per lui, era qualcuno che
avrebbe voluto proteggere, non ferirlo e farlo soffrire, non farlo
piangere e spingerlo ad odiarlo. Era tutto così strano e
tremendamente sbagliato che Jonghyun non poteva fare altro che
chiedersi perché fosse successo proprio a loro. Erano
maschi, erano
idol, avevano un sacco di ragazze pronte ad amarli e a dar loro una
famiglia, dei figli, qualsiasi cosa avessero desiderato; e allora
perché dovevano dannarsi in quel modo? Perché
dovevano
intestardirsi su dei sentimenti che fin dal principio si rivelavano
impossibili da portare avanti? Perché nonostante tutto
ciò fosse
dannatamente chiaro nella testa di Jonghyun, non riusciva a smettere
di pensare a quanto volesse mandare al diavolo tutto e premere le sue
labbra contro quelle di Kibum?
Perché?
Una
luce illuminò la stanza e Jonghyun dischiuse gli occhi. Ci
mise un
po' ad abituarsi al bagliore, ma quando riuscì a mettere a
fuoco
davanti a sé, poté vedere chiaramente Kibum
scrivere di tutta
fretta qualcosa. Stava appoggiato sul cuscino, con quello che
sembrava un quaderno aperto sotto di lui. La sua mano si muoveva
veloce sulle righe, senza fermarsi un attimo, mentre sul suo volto
correvano diverse espressioni a seconda di cosa stesse scrivendo.
Prima cupa, poi più rallegrata, poi di nuovo arrabbiata.
Jonghyun si
domandò cosa stesse scrivendo di tanto importante,
soprattutto a
quell'ora della notte. In quel momento, un'idea si insinuò
nella sua
mente.
Forse
è un diario segreto.
Jonghyun
pensò a quante utili potessero esserci scritte là
dentro. Forse era
l'unico modo che aveva per capire davvero Kibum, per sapere con
certezza se i sospetti di Minho erano fondati e, se era davvero
così,
cosa Kibum pensasse a provasse a riguardo. Quelle pagine potevano
essere la chiave per aprire il cuore di Kibum,
così complesso
e affaticato da mille emozioni da non riuscire ad essere compreso
pienamente nemmeno da lui stesso. Forse Jonghyun, attraverso quello,
avrebbe capito cosa fare per sanare il loro rapporto una volta per
tutte.
Se
è così, voglio leggerlo.
Fu
formulando quel pensiero che, per un istante brevissimo, i loro
sguardi si incontrarono. Jonghyun poté vedere lo shock
attraversare
lo sguardo di Kibum, che con un suono acuto si tirò a sedere
tenendo
il quaderno stretto possessivamente al petto. Jonghyun sapeva che se
l'altro avesse capito che era sveglio, allora le possibilità
di
mettere le mani su quel diario si sarebbero azzerate per sempre.
Così
decise di rimanere fermo e di non spostare i propri occhi dal punto
in cui si erano soffermati poco prima. Doveva sfruttare il fatto che
Kibum sapesse che poteva dormire con gli occhi aperti, e recitare
abbastanza bene la sua parte da non destare sospetti. Emise un suono
indistinto e Kibum abbassò le proprie difese, agitando la
mano a
mezz'aria per assicurarsi che stesse dormendo davvero.
Rincuorato,
prese un sospiro e finì di scrivere. Poi –
Jonghyun seguì con
attenzione i suoi movimenti – nascose il diario dentro la
federa
del cuscino e spense l'abat jour.
Un'unica
parola tuonò nella mente di Jonghyun: Bingo.
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