[Atto
Quinto]
Bianchi capelli mossi
dal vento, lo sguardo perso oltre le nuvole, una mano tuffata nella
candida chioma nell'altra un rosario dai grani scarlatti.
Il sole tramonta
lontano, sulle case dell'immensa città, e il giorno si spegne
in un soffio, come la vita di chi se n'è andato.
Solo.
Osservando gli
occhiali, ricordando di quando era bello scherzare, di quando poteva
esserci un “Ciao” e una “Buona notte”: un
abbraccio caldo nel quale addormentarsi, un sorriso o una parola
semplice.... adesso non c'è più niente.
Forse il destino ha
deciso che solo i puri possono vivere, solo chi non ha mai dato può
rimanere qui ed attendere che arrivi qualcuno disposto a ricevere: e
non è la morte che fa paura, non quella parola che mette
tristezza, è tutto quello che c'è stato prima che fa
nascere le lacrime, tutta la vita vissuta e condivisa... non ci sarà
mai più.
Non ci saranno grida,
non ci saranno sfide, non ci saranno musichette fastidiose né
puzzo di sigaretta: niente cioccolata, niente videogiochi, niente di
niente.
E' così che deve
finire?
Sono partiti verso
qualcosa che non è immaginabile, un luogo che esiste o forse
no, spetta a chi resta dargli un senso: un paradiso dove si passa il
tempo a mangiare cioccolata, dove ci sono sale-giochi che non hanno
bisogno di soldi, un luogo pieno di luce dove non c'è bisogno
di parlare per dirsi Ti amo.
E' come trovarsi di
fronte a Re Lear che scivola fuori dalla mente di Shakespeare: quinto
atto e le grida sono forti.
Re Lear: E
la mia povera sciocchina l'hanno impiccata! No, no, non più
vita! Perché un cane, un cavallo, un topo, debbono aver vita,
e tu neanche un soffio? Tu non ritornerai più, mai, mai, mai,
mai, mai! Vi prego, slacciatemi questo bottone; grazie, signore.
Vedete questo?...
Guardatela,
guardate, le sue labbra, guardate lì, guardate lì!
Follia
pura e dolore che sale alla gola avvelenando tutto quello che
incontra, poi la saggia penna fa una virata improvvisa: quinto atto e
il culmine arriva.
(Muore)
Muore... solo... muore...
In una sola parola è tutto
il significato, niente fronzoli, niente frasi altisonanti... solo...
muore.
Ed è così se una
mente razionale si sofferma a pensare: il cuore cessa di battere, il
corpo perde energia e si spegne, come una lampadina usata... ma non
c'è solo razionalità, puzzle e giochi colorati, c'è
sentimento e c'è la paura, c'è il dolore e la coscienza
che non doveva finire.
Addio Mello.
Addio Matt.
Il vento s'alza sferzando i
vestiti troppo fini, gli occhi si chiudono protetti da una mano, un
rosario di grani cremisi stretto tra le esili dita e una voce
nell'aria che arriva da lontano: qualcuno chiama al di là
delle nebbie, è come il suono di una campana, una sibilo
strano che fa battere il cuore.
Non arrenderti intima la voce,
mai, ribadisce l'altra, io credo in te, l'ultima spira... e il
ragazzo dalla candida chioma osserva il cielo perdere colore, le
stelle si accendono nella volta scura mentre la croce d'argento
spicca sul suo petto: raccoglie gli occhiali e li posiziona sulla
fronte sorridendo tra sé per quel gesto stupido, tenerli con
sé quando non li ha mai avuti è qualcosa che fa per
trovare equilibrio.
Si volta e dà le spalle al
mondo, faccia a faccia con sé stesso li sente ancora vicino a
sé: quegli occhi azzurri pieni di passione, come mari in
tempesta; quei capelli rossi come i fuochi nell'oscurità, e un
sorriso che non viene mai negato; due ragazzi che si abbracciano e
c'è qualcosa di speciale tra loro, qualcosa che le parole non
possono spiegare ma che lui sente come se fosse un sentimento suo.
Non è solo, e il rosario
tentenna contento a ritmo dei suoi passi mentre gli occhiali troppo
grandi gli scivolano sugli occhi tingendo il mondo un arancione un
po' strano.
Sorride.
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