“Here we are
In the darkest place
To keep from forgetting
I picture your face
And I wonder
While we count the cost
Which is sweeter
Love or its loss.”
(My Vampire Heart – Tom McRae)
Castiel posò il bicchiere davanti a
sé. Una piccola onda di liquore ambrato smosse un cubetto di ghiaccio,
che tintinnò debolmente contro il vetro.
L’uomo sospirò, le pareti della
stanza che sembravano stringersi intorno a lui.
Un sottile fruscio d’ali, l’onda, il
tintinnio, un sospiro. Poi il silenzio.
Decise di romperlo, prima che si protraesse
ulteriormente. «Che vuoi?» domandò, gli occhi risolutamente
fissi sul mogano vecchio e scheggiato.
«Non
trascurate l’ospitalità,» lo derise una voce nota,
«poiché alcuni,
praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo.»
Il tono appena più lieve, la pronuncia
accurata e piana. Un estraneo non avrebbe colto la differenza, ma Castiel non
era un estraneo e… E il Diavolo
è nei dettagli, rifletté amaro.
«Brindo alla loro ignoranza, allora»
disse, levando il bicchiere. Un sorriso gli si dipinse sul volto, largo e vuoto
come un’abitudine. «Vuoi unirti a me? Dubito però che tu
abbia qualcosa cui brindare.»
«Perché no?» lo sorprese
Michael. «Domani sarà il gran giorno, mi sembra giusto accoglierlo
con una bevuta. È quello che chiamano il bicchiere della staffa,
giusto?»
«Precisamente» confermò
l’uomo, accogliendo la notizia con un semplice cenno del capo: il suo
mondo era già finito tre settimane prima, quando Dean aveva dato il
proprio consenso all’arcangelo. «Ed è per questo che
dovresti far comparire qualcosa di meglio: preferirei andarmene con roba
più raffinata nello stomaco.»
L’altro sorrise e accettò la coppa
sbreccata che gli veniva porta. «Se è solo questo a preoccuparti,
continua pure a sorbire lo scotch di Bobby: questa non sarà la fine, non
per te. Dean è stato molto chiaro a riguardo.»
Le dita di Castiel sbiancarono contro la
bottiglia, ma versarono l’alcol con composta efficienza. «Cosa
vuoi, Michael?» ripeté, stanco.
«Una risposta» replicò il
Principe, gli occhi persi nelle calde profondità del suo bicchiere, la
voce lontana. «E sei l’unico a potermela dare.»
Castiel sorrise, senza alcuna allegria. «Non
vivo per servire, non più» disse.
«Non me» lo corresse l’altro,
concedendosi un piccolo sorso e affondando in una poltrona mezzo sfondata. Si
distese con completo abbandono, la testa reclinata contro l’imbottitura,
le gambe allungate in avanti. Era a suo agio. Niente a che fare con quei
disgraziati che ricordavano tanti manichini con una scopa su per il culo
– almeno stando all’analitica descrizione che qualcuno aveva dato
della sua specie – Michael sembrava umano, sembrava… Dean.
«Quale sorte ci aspetta, dopo la
morte?» proseguì l’arcangelo. «Cos’hai provato
alla tua?»
L’uomo non poté che fissarlo,
sbalordito e in qualche modo deluso: non si era aspettato una simile domanda,
non da quello che un tempo era stato il suo generale.
«Capisco. Siamo alla vigilia della
battaglia, dopotutto… E sia» concesse, infine. «Ma a una sola
condizione: se lo faccio, dovrai a tua volta togliermi una piccola
curiosità, intesi?»
Michael annuì, atteggiando le labbra in un
piccolo ghigno. «Quid pro quo,
Clarice» ribatté, con una delle citazioni preferite di Dean, e
Castiel lo detestò come non mai. «Comincia pure.»
«No, dobbiamo prima siglare il nostro
patto.»
L’altro sollevò elegantemente un
sopracciglio. «Come, di grazia?» chiese, prima che la comprensione
gli scivolasse addosso. «Non so cosa sia più umiliante,»
considerò, scuotendo il capo, «ridurmi a fare accordi come un
demone qualsiasi o baciare un abominio quale sei tu.» Si rimise in piedi
e si fece presso di lui. «Sei uno sciocco, Castiel. Dean dorme troppo
profondamente e non sarà certo un tuo bacio a svegliarlo.»
Castiel rise, beffardo e tenace. «Che vuoi
farci? Avrò visto troppa TV da quando sono qui sulla Terra, Principe.»
Pronunciò l’ultima parola come un
insulto. E lo era. Cinse il viso di Dean con entrambe le mani e lo
avvicinò al proprio. Le labbra del ragazzo erano morbide e fredde, il
suo respiro dolcissimo.
Con la lingua, l’uomo domandò il
proprio accesso. Michael glielo concesse.
Castiel annegò in quella bocca umida e
calda e nei fantasmi dei baci passati, ancorato al presente solo dalle tiepide
dita che si erano chiuse sul suo collo. Poi l’arcangelo si
allontanò, mentre la realtà ripiombava su di lui con tutto il
proprio peso.
«Uno sciocco» sussurrò Michael,
passandosi la lingua sulle labbra. Il tono era glaciale, ma gli occhi narravano
un’altra storia. Fu però sufficiente un solo battito di ciglia a
cancellare quella nuova dolcezza dal suo sguardo. «Allora?»
riprese, vicino e al tempo stesso impossibilmente lontano.
L’uomo scosse la testa. «La mia morte
fu pressoché immediata: la luce di Raphael che pioveva su ogni cosa,
soffocante e imperiosa, la bruciante morsa con cui si fece strada dentro di
me… Non ricordo altro.»
«E poi?»
«E poi il buio» rispose Castiel.
«Nient’altro che quello, finché nostro Padre non decise
altrimenti e mi risvegliai su un’anonima spiaggia.»
L’arcangelo deglutì e chinò il
capo. «Ti ringrazio» disse, in un sospiro, come sforzandosi di
assimilare la notizia.
Una smorfia crudele si dipinse sulle labbra di
Castiel. «È il mio turno» replicò, con dura
soddisfazione. «Dimmi, Michael, come pensi di sconfiggere Lucifer, con un
cuore tanto vile? Lui ebbe il coraggio di sfidare Dio, tu tremi alla sola
prospettiva dello scontro e, bisognoso di rassicurazioni, ti rivolgi al
più spregevole dei paria.»
Strinse i pugni, preparandosi a un colpo che non
arrivò. Michael sollevò invece lo sguardo su di lui, negli occhi
una familiare disperazione, sul viso il più affranto dei sorrisi.
«Non sei clemente, con nessuno dei due» ribatté, a bassa
voce. «Hai ragione, tremo ed elemosino rassicurazioni, ma non per la mia
vita: il mio braccio è saldo, la mia risoluzione ferrea. Sono il cuore e
la coscienza ad aver chiesto un’assoluzione che mai potrà
arrivare.» Indietreggiò ancora, portandosi una mano al volto in un
gesto di muta rassegnazione. «Fra noi,» proseguì, «il
vero sciocco non posso che essere io.»
È qui
per suo fratello, realizzò Castiel, sforzandosi di vedere
l’angelo e scoprendo dinanzi a sé nient’altro che il
cacciatore: i contorni fra loro troppo sfumati; il carattere così
simile, eppure così diverso.
«Dean?» domandò. «Che ne
sarà di lui, alla fine del vostro scontro?»
E Michael sorrise, trasformandosi nuovamente
nell’implacabile strumento del Signore. «Avresti dovuto scegliere
la tua unica domanda con maggiore oculatezza, Castiel» disse, prima di
scomparire.
Note:
Dedicata a Claudia, che
trasforma il più frivolo degli argomenti in una conversazione
entusiasmante. Grazie per condividere con me la tua passione ♥
Un grazie anche alla mia Bitch per aver trasformato questa storia in qualcosa di leggibile!
Lettori cari, lettori belli, non ho intenzione di
lasciare a lungo in sospeso il destino di Dean e Michael, aspettatevi un
sequel. In questa vita o nell’altra.