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di Girl_in_Blu
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In una pausa dalla studio, che non avrei dovuto prendere, ho scritto questa flash. Spero vi piaccia, spero lasciate un commentino.
Buona lettura, Jo.








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Lo guardava come se già si conoscessero.
Quanto era cambiato, quanto quel ragazzo era diverso dal moccioso paffuto che ricordava.
-Chi ti ha detto di riportarmi in vita?- gli aveva detto severo e distante.
Sperava forse in un grazie?

Quel figlio rinnegato, odiato, creduto incapace, quel figlio, che aveva sconfitto le mani che lo avevano ucciso, lo fissava ed era un inferno.
Lì, dove gli occhi di sua madre avevano posato lo sguardo, avevano placato, seppur per poco, l’ira rovente del saiyan; gli occhi di Trunks erano invece l’inferno, nella luce che emanavano c’era la forza che a lui era mancata.

Quel figlio, quel ragazzo, quell’uomo più simile alla madre che al padre, aveva cambiato le sorti dell’intero universo e lui, borioso, aveva solo intrapreso una battaglia già persa in partenza.

Si chiese per chi avesse lottato, per quale motivo fosse rimasto dopo la dipartita della sua personale e incompiuta vendetta. Ma le risposte sfuggono alla mente, come il sangue versato in battaglia rifulge da ogni ferita, scivolando sul corpo, precipitando sul suolo.

Perché quello sguardo smuoveva l’inferno, nonostante l’inferno lo avesse vissuto e tormentato alla morte?
Quegli occhi erano lo specchio di un passato lontano, di un fallimento, uno dei tanti, di un figlio migliore del padre, di un padre che era divenuto tale soltanto per un errore, uno dei tanti.
Quegli occhi erano lo specchio di ogni battaglia, erano lo specchio di un animo fiero, di un guerriero vincente…

-Tu non mi conosci, moccioso- aveva sentenziato, accompagnando ogni parola con spregio.
-Ti ho conosciuto, Padre, in un tempo diverso, passato. Ti ho conosciuto.-
Si voltò quel ragazzo, abbandonando il suolo, diretto verso il cielo.
-Perché non vieni da noi? Avrai un alloggio e cibo a sufficienza-
Quelle parole erano familiari come quegli occhi.
Si erano già conosciuti, ma ancora, quel giovane, non sapeva che l’inferno lascia cicatrici troppo profonde per essere rimarginate.
Le pene, il rimpianto, la mancata vendetta e poi i cyborg e la morte, lo avevano segnato. Non c’era nulla di sano in Vegeta, era dolore mascherato d’orgoglio.

Non era più colui che brandendo il suo ego come una lama affilata, aveva posato per la prima volta i piedi sul suolo terrestre: era un sopravvissuto, adesso.
Ancora quegli occhi si posarono sul suo corpo marchiato dalla battaglia, perché lo stava seguendo?














 




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