Distretto
13
Se
c'era una cosa che Finnick odiava con tutto se stesso, erano i
farmaci che era costretto a ingoiare. Certi giorni nemmeno riusciva a
stare in piedi a causa dell'intontimento che gli davano. Sentiva
sempre la testa ovattata e non riusciva mai a concentrarsi, senza
contare che qualche volta gli giocavano brutti scherzi. Era sicuro di
non avere bisogno di quelle droghe, tutto ciò che gli
serviva per
stare bene era il mare e Annie. E in quel maledetto Distretto 13 non
c'era nulla di tutto questo.
Si
stese meglio sul letto dell'ospedale, aspettando che le luci si
spegnessero. L'orologio davanti a lui segnava che mancava poco alle
22:30, l'ora in cui tutti dovevano andare a dormire. E Finnick non
era sicuro che sarebbe riuscito a dormire. Non quella notte, dopo
aver rifiutato i sonniferi. Una pillola in meno era sempre meglio che
niente.
Tutto
divenne buio e Finnick chiuse gli occhi.
Un
rumore. Finnick spalancò gli occhi nel buio dell'ospedale.
Un
rumore, di nuovo. Era flebile, ma chiaramente percepibile se vi si
prestava ascolto. I numeri fluorescenti dell'orologio davanti a lui
segnavano le 02:53. Una persona stava camminando nel corridoio con un
passo veloce e marziale. Chi diamine poteva essere a quell'ora?
Capitol City?
No,
Finnick, frena la fantasia. Non possono essere qui.
Sul
comodino aveva solo una corda troppo corta per farci
alcunché e un
bicchiere d'acqua. Doveva trovare un'arma, nel caso lo sconosciuto
fosse malintenzionato. Tentò di mettersi seduto, ma la testa
gli
girava troppo. Si afflosciò sul cuscino, sentendosi
pateticamente
inutile e indifeso. Non gli rimaneva che sperare di non essere
l'obiettivo del misterioso visitatore notturno dell'ospedale.
Va'
avanti, ti prego, va' avanti...
Ma
ovviamente era da un po' che la Dea bendata non sorrideva a Finnick.
Una
figura entrò proprio nella sua stanza. Gli occhi di Finnick
si
sforzarono di distinguere alla fioca luce delle uscite di emergenza
chi fosse.
«A-Annie...»
No,
non era lei. La sua Annie non aveva quel passo deciso e costante,
né
dei capelli grigi così piatti.
«Pres...
Presidente Coin?»
«Taccia,
soldato Odair».
Tutti
i peggiori scenari possibili attraversarono la mente di Finnick.
Annie era morta? Avevano perso la guerra? Annie in fin di vita? Il
Distretto 4 distrutto come il 12? Annie...? Per l'amor del
cielo,
Annie sta bene?
La
Coin lesse senza tanti sforzi quello che gli passava per la mente dal
suo volto terrorizzato.
«Non
è successo nulla, soldato Odair. Si rilassi».
Il
sollievo di Finnick fu solo temporaneo.
«Se
non è successo nulla, perché lei
è...?»
«Una
semplice visita di controllo». La donna si sedette sul bordo
del
letto e gli accarezzò una gamba da sopra le lenzuola.
«Se così la
vogliamo chiamare...»
Ogni
singolo pelo del corpo di Finnick si rizzò.
«Presidente,
lei è sicura che...» Cercò di ritrovare
la compostezza che usava
di solito quando doveva rifiutare attenzioni non desiderate a una
festa a Capitol City. «È sicura che sia una cosa
saggia?»
«Sicurissima».
Il tono della Coin non lasciava dubbi. E nemmeno la sua mano, che si
era infilata sotto il lenzuolo.
Finnick
non riusciva a muoversi. Era completamente paralizzato dallo stupore
e dal disgusto.
«Senza
parole, soldato Odair?» La sua mano libera
sbottonò la camicia
grigia che portava ogni abitante del Distretto 13. «Aspetta
di
vedere questo».
Il
ragazzo voleva distogliere lo sguardo, ma semplicemente non ci
riuscì. Impallidì al pensiero di cosa sarebbe
venuto dopo. Lei si
portò a cavalcioni sopra di lui, la mano ancora attorno a
lui.
«O
le cose che ho sentito sono false, o devo dedurre che le medicine
hanno controindicazioni indesiderate».
Finnick
fece una smorfia sentendo il suo solito tono secco.
O
forse devi dedurre che l'idea di farmi una megera più
vecchia di mia
madre non mi attizza per niente.
Doveva
riuscire ad uscire da quella situazione. Non poteva restare
lì,
sarebbe impazzito.
La
sua mano si mosse automaticamente verso il comodino. Sentì
la
ruvidezza della corda – ma no, a cosa sarebbe potuta servire?
– e
poi il freddo vetro del bicchiere. Lo afferrò e
rovesciò l'acqua
addosso alla Coin.
«Come
si permette, soldato Odair?»
La
donna era furiosa. Finnick tentò di scalciarla via con tutte
le sue
forze, ma quella strega lo teneva per le braccia con lemani in una
morsa.
«Lasciami
andare!»
«Finnick?
Finnick!»
«Vattene
via!»
«Finnick,
tutto bene? Sono io!»
Finnick
allontanò in uno spasmo le mani che lo afferravano, per poi
riconoscere Katniss.
«Grazie
al cielo...»
Era
solo un sogno.
Che
sollievo.
Era
bello vedere un volto amico dopo un incubo così terribile.
Fece un
sorriso tirato alla ragazza, che gli passò una mano sulla
fronte
madida di sudore.
«Lasciami
indovinare». Finnick attese per un secondo, impaurito. Aveva
detto
qualcosa di strano mentre si agitava? «Degli ibridi, non
è vero?»
«Un
mostro, sì. Una specie di creatura orribile». Per
una volta il DPTS
non c'entrava niente, ma non aveva intenzione di rivelare il suo
sogno ad anima viva. «Senti, Katniss... Mi chiameresti tua
madre?
Dobbiamo parlare seriamente di queste dannate
pillole».
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