HILSON
Breve ficcy senza capo nè coda! L'ho scritta di getto, di notte...ok,ok la prossima volta vado a dormire che è meglio ç.ç
Il
gatto
“House! Maledizione!”
La voce solitamente calma
e pacata del dottor James Wilson, rischiò di trasfigurarsi in
un ultrasuono ed incrinare ogni superficie di vetro o cristallo
dell'appartamento, riuscendo inoltre ad attirare l'attenzione di
qualsiasi cane nel raggio di tre miglia.
Il diretto interessato, la
cui pelle era ormai divenuta un tutt'uno con quella del divano, lo
guardò con espressione scocciata: “Tu non hai nessuna pietà
per un povero zoppo! Vuoi per caso rendermi anche sordo?”
“Credimi in questo
momento ci sono assai pochi organi che ti lascerei intatti! E non
guardarmi con quella faccia da maniaco!! Non è il
momento...Dannazione!! Ti ho lasciato da solo per neanche venti
minuti e tu sei riuscito a fartelo scappare!”
“Per l'esattezza i
minuti erano 28!”
“Greg! Alza il sedere da
quel divano ed aiutami a cercarlo!”
“Perché dovrei
scusa? Sei tu che hai promesso alla vicina che le avremmo tenuto
Pussy, tra l'altro, povero gatto...con un nome così sarei
scappato pure io! Comunque hai fatto tutto senza chiedere il mio
parere! Cosa centro io adesso?”
“Tu ora ti alzerai da lì
e mi darai una mano a trovarlo se no...”
“Uh, sto tremando di
paura! Se no...? Guarda che non c'è nulla che tu possa dire o
fare per convincermi ad andare alla ricerca di quella bestiaccia...”
“Ti lascerò in
bianco per una settimana!”
“Ok, tu guarda in bagno,
io cerco in cucina!” con la velocità e l'agilità di
un maratoneta, House balzò giù dal divano, cominciando
a rovistare in cucina.
Wilson, quando uscì
dal suo campo visivo, si lasciò andare ad un sorriso
soddisfatto. Non poteva negare a sé stesso quanto lo facesse
sentire orgoglioso sapere di avere tale influenza sul compagno ed
infondo, dopo tutta la fatica e gli anni che avevano speso prima di
arrivare a quel punto, era un suo pieno diritto gongolarsi in quel modo.
Vivevano insieme da circa
un anno, anche se in realtà le cose non erano cambiate poi di
molto...l'unica differenza stava nell'aver aggiunto a quella malsana
relazione anche il sesso. Praticamente potevano considerarsi una
coppia da ormai dieci anni.
Certo convivere non era
così semplice ed anche se ne aveva avuto un assaggio qualche
tempo prima, mai si sarebbe aspettato un'eterna battaglia quotidiana
simile. Sorrise ancora. Era solamente grazie a quella battaglia se
poteva sentirsi realmente vivo.
Anche se certe volte lo
avrebbe strangolato volentieri. Come in quel momento, nel quale,
inginocchiato per terra, cercava d'infilare la testa nella fessura
che divideva la lavatrice dal mobiletto dei medicinali, alla ricerca
del micio di pochi mesi che la signora Jhoanson aveva affidato loro
per quella giornata che sembrava non dover finire mai.
“Wow! Che bel panorama!”
Lo colse di sorpresa Greg,
appoggiato allo stipite della porta, con una gamba incrociata
all'altra e lo sguardo ostinatamente puntato sul suo didietro.
“La smetti? Piuttosto lo
hai trovato?”
“Mi vedi forse con un
ratto in mano?”
“Non è un topo! È
un gatto!! Quante volte te lo devo ripetere ancora?”
“Allora, è grosso
come il mio palmo, ha la coda rosa totalmente spelacchiata e
squittisce! È un ratto te lo dico io.”
“Ha la dermatite! Per
questo ce lo ha affidato! Dovevamo solo fargli l'iniezione di
cortisone e poi riportarglielo...”
“Scusa ma mica siamo
veterinari noi! Non avresti dovuto accettare...”
“So che per te è
un concetto ignoto ed incomprensibile ma fra persone civili si suole
aiutarsi l'uno con l'altro! Tenere un buon rapporto con il vicinato è
importante!”
“Tzè! Tu volevi
solo tenere un buon rapporto con la vicina! Le ho viste sai le
occhiate che vi lanciate...”
“Greg...la signora
Jhoanson ha ottantadue anni.”
“Arzilla la vecchia! E
poi tu hai sempre avuto dei gusti assurdi...le tue tre ex mogli, la
bastarda tagliagole...”
“...Te...”
Il suono del campanello
interruppe il profondo dibattito filosofico intrapreso dai due
dottori.
“Oh no! È lei...”
James si lasciò prendere dal panico.
“Ehi calma! Anche se si
dovesse arrabbiare secondo me in due riusciamo a metterla K.O. Senza
contare che possiamo avvalerci dell'aiuto del mio fidato bastone!”
“Greg sei un idiota!”
“Grazie, anch'io ti stimo
molto...”
“Piantala! Che le
raccontiamo?”
“Tu guadagna del tempo,
distraila mentre io prendo il trasportino e scendo giù in
cantina...”
“Non credo che lo
troverai là!”
“Infatti! Recupero un
ratto e lo metto nella gabbietta, vedrai che non si accorgerà
della differenza!”
“House!”
Il campanello richiamò
nuovamente la loro attenzione.
Wilson si decise ad andare
ad aprire infuriato con sé stesso, con il compagno, con tutta
la razza felina e con l'universo in generale.
Quando poi dallo spioncino
vide che si trattava proprio di lei gli si strinse il cuore.
Si era raccomandata così
tanto...
Nel frattempo l'altro
medico era andato a controllare anche nella camera da letto.
Ogni volta che entrava li
dentro però, restava per un attimo immobile di fronte al letto
matrimoniale, il loro letto matrimoniale...gli faceva sempre uno
strano effetto.
Era rimasto solo per così
tanti anni che ancora faticava ad abituarsi all'idea di non esserlo
più.
Un basso miagolio, che
possedeva veramente poco di felino, lo risvegliò dal
quell'intorpidimento, calamitando i suoi occhi verso il cuscino
dell'oncologo.
“Ah, eccoti qui Pussy!”
Il micio per tutta
risposta soffio minaccioso, rizzando il poco pelo che ancora poteva
vantare di aver conservato.
“Senti tu! Non
prendertela con me se ti hanno chiamato così!!”
L'uomo si avvicinò
lentamente, allungando una mano verso il gattino e senza provare a
prenderlo gli accarezzò il muso, riuscendo nell'impresa di
calmarlo.
Subito la bestiola si
rilassò, sfregando il mento contro il cuscino di Wilson.
“Vedo che abbiamo gli
stessi gusti in fatto di uomini...però mi spiace, lui è
mio! E comunque con il nome che ti ritrovi avresti avuto poche chance
lo stesso!”
Con fermezza afferrò
il cucciolo per la collottola prima di appoggiarselo al petto e
raggiungere James e la signora Jhoanson, i quali discutevano
beatamente sulle azalee della signora Stevens del secondo piano.
Talvolta House si
domandava se avesse scelto come patner un uomo molto femminile o una
donna molto mascolina.
“Buona sera vecch...ehm
signora!”
“Signorina, prego...”
“Sì, ai tempi di
Cleopatra magari...”
“Pussy!” Esclamò
sollevato Wilson, interrompendolo.
Subito l'animaletto si
agitò, cercando di raggiungere l'uomo più giovane che
lo accolse prontamente fra le braccia.
“Lei sì che ci sa
fare con gli animali.” sorrise la donna prima di prendere il
trasportino ed aiutarlo a metterci dentro il gattino.
“Ha mai pensato di
prendersi un animale da compagnia?”
“No, e poi per quello
c'è già House!”
“Ahahah...divertente!
Attento che la signora qui potrebbe perdere la dentiera a forza di
ridere!”
“Signorina!”
Gregory guardò la
donna basito. Poteva insultare quell'essere in ogni modo che lei se
la prendeva solo per il “signora”; non la sopportava
proprio...con lei non c'era gusto!
“Buona serata allora! E
se avesse ancora bisogno di qualcosa, noi siamo qui...” si intromise
l'oncologo.
“Grazie, lei è
impagabile!”
“Certo,certo...arrivederci
e stia attenta al roditore!” pose fine al discorso House,
chiudendo la porta in faccia alla “signorina”.
“Greg!” fu l'unica
cosa che fu dato ancora di sentire all'anziana signora.
“
Ecco lo sapevo! C'è
puzza di ratto adesso!” piagnucolò il dottore più
vecchio appena si infilarono sotto le coperte.
“I gatti non puzzano
Greg...”
“Visto! Te lo avevo
detto che era un topo!”
“Basta mi arrendo...”
sospirò James appoggiando la testa sulla spalla dell'amante.
“Dai non sei contento
almeno di aver reso felice un'anziana signora che vive completamente
sola? Scusa, domanda stupida...” continuò dopo qualche minuto
di silenzio.
“Menomale che te ne
rendi conto! Però io non credo che sia completamente
sola...nel suo appartamento ci saranno almeno una decina di
topo-gatti!”
“Bè, credo tu
abbia ragione...”
“La "signorina" Jhoanson
ha trovato una ragione per la quale vivere, quella che tutti noi
bramiamo di trovare...la famiglia più giusta per lei...”
Sussurrò prima di
calare sulle labbra morbide del compagno con le proprie e farlo
sdraiare sotto di sé.
Quando si staccarono gli
occhi di Wilson brillavano di quella luce intensa che solo lui
riusciva ad accendergli.
“E tu Greg? L'hai
trovata...?”
“Sì, James...l'ho
trovata anch'io...dieci anni fa...”
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