Angolo
autrice: questa
è la prima
fanfiction che pubblico in questo fandom.
Ce
ne ho messo di tempo per decidermi a lanciare l'assalto e spero di
averlo fatto nel migliore dei modi.
Inutile
dire che adoro entrambe le serie e che spasimo per l'incesto fra
Cesare e Lucrezia.
Questa
OS è ispirata alla 6° puntata della seconda stagione
de "I
Borgia" trasmessa da Sky.
Principalmente
ho tentato di dare vita ai pensieri nascosti dietro alle parole di
Cesare.
Ringrazio
anche chi legerà solamente.
Un
grazie a tutti.
LOVE
OF BROTHERS, LOVE OF BROTHERS
Era
freddo ed umido li sotto, nonostante tutta Roma fosse riarsa dalla
calura estiva, nella cripta della famiglia Borgia, ogni
respiro si trasformava in una nuvola bianca.
Eppure,
tra quelle mura intrise di morte, vi era una creatura di rara
bellezza che osservava silente, il fratello Cesare, piegato sulla
tomba Juan Borgia: Lucrezia.
La
più bella fra le belle o almeno questo vedevano gli occhi
azzurri
del moro, questo sentiva il suo cuore.
Teneva
tra le mani, i pugnali che avevano privato della vita, il maggiore
dei figli del Papa.
Un
sorriso sghembo gli piegò le labbra.
Le
mani di Lucrezia erano state le ultime ad impugnare quello che aveva
affondato e lacerato la carne.
Mani
di donna, mani di madre e di assassina.
La
dolce e piccola Lucrezia era riuscita nell'impresa in cui decine di
uomini avevano fallito, perfino lui.
Si
chiese come sarebbe stato sentire quelle dita scorrere sulla propria
pelle.
Represse
un brivido.
"Sapevo
di trovarti qui" la voce della persona a lui più cara lo
riscosse dai suoi pensieri immondi.
Lentamente
si voltò tenendo saldamente le else dei pugnali. Forse era
per
l'imminente partenza, per l'ansia di sapersi separati da leghe e
leghe ma sua sorella non gli era mai stata così bella.
"Non
sono riuscita a dormire, stanotte" continuò "Non riuscivo
a smettere di pensare a te. A quello che hai fatto per me. A quello
che sei per me. Non voglio che tu te ne vada." e con passo
leggero bruciò la distanza fra loro.
Per
Cesare fu come morire, trafitto da quei pugnali, e rinascere nella
consapevolezza di essere ricambiato.
L'amore
della sua cara e amata sorella...
Ora
che il suo destino lo reclamava in Francia. Quale scherzo ironico.
"Sono
nudo. Non ho terre né titoli"
"Ed
è così che ti voglio di più"
Poteva
sentire tutto il desiderio nella voce di lei perché era lo
stesso
che stava facendo vibrare il suo corpo.
Avrebbe
potuto gettare a terra le lame, prendere fra le braccia il corpo
della donna davanti a sé e baciarla ancora ed ancora, fino a
quando
non avrebbe trovato il paradiso ma il nome della loro famiglia pesava
su di lui come un macigno.
La
loro colpa e peccato più grande era avere sangue Borgia e
sia il
destino che le sordide trame di chi li additava e con disprezzo li
chiamava "Catalani", non smettevano di ricordarglielo.
"La
sopravvivenza dei Borgia dipende dal mio viaggio a Lione o moriremo,
quando nostro padre non sarà più Papa. Abbiamo
troppi nemici,
dobbiamo trovare nuovi e potenti alleati"
La
guardò ed i suoi occhi si fecero cristallini.
Non
avrebbe permesso che le accadesse qualcosa, che qualcuno osasse
toccarla o peggio che vivesse l'esperienza di cui era stata vittima
la loro madre.
Vide
le mani perlacee di lei alzarsi e posarsi sulle proprie guance.
Ed
eccolo il tocco.
Una
semplice e dolce carezza che seppe scaldarlo più di tutte le
notti
passate tra le gambe delle sue amanti passate.
"Sei
un uomo buono, Cesare"
L'unica
che ancora lo credeva.
La
sola ad amarlo nonostante conoscesse tutti i peccati che mondavano la
sua anima.
Fu
un attimo.
I
pugnali caddero a terra mentre le loro bocche si unirono in un bacio
passionale quanto sbagliato.
Con
quel contatto Cesare trovò il suo angolo di quiete, il
tormento
della sua anima si dissolse, e Lucrezia, l'amore che credeva di non
poter più dare e di essere destinata a non ricevere.
Uguali
nel peccato che accompagnava il nome dei Borgia.
"No...
No... Ferma" non avrebbe mai voluto fermare quell'istante "Devo
partire" ma sapeva che, se fosse annegato in quelle labbra, non
avrebbe più trovato il coraggio né la forza di
abbandonarle,
condannando la famiglia a morte.
Guardò
i suoi occhi sull'orlo del pianto.
"Un
giorno tornerò da te... da imperatore" la
abbandonò senza
voltarsi indietro.
Il
suo cuore non si spezzò solamente per la consapevolezza che
la
stesse lasciando per il bene del loro amore.
Perché
è il potere che governa il mondo.
È
chi lo possiede a decidere la morale, cosa sia giusto e cosa non lo
sia.
Con
il potere nelle sue mani, nessuno avrebbe più etichettato il
loro
sentimento come un legame contorto, innaturale, blasfemo ed immondo.
Sarebbero
stati soltanto loro due.
Cesare
e Lucrezia.
Due
fratelli.
Due
amanti.
|