C1
Il sole stava lentamente prendendo il posto della luna nel
grande velo azzurro chiamato cielo. Un nuovo giorno sorgeva, nella Terra di
Mezzo. Il popolo di Gondor si risvegliò con il sorriso sulle labbra. Oggi,
sarebbe stato un giorno di festa. Il nuovo re e la nuova regina di Minas Tirith
avrebbero finalmente coronato il loro sogno d’amore, suggellandolo con un
matrimonio degno di lode. Tutti ne avrebbero preso parte: uomini, donne e
bambini di nobili e umili origini, elfi, nani, e perché no, anche giovani e brillanti hobbit
della calma e dolce Contea!
“Oh, santo Hobbit!”
“ Pipino, è la terza volta che ti sento imprecare da quando
abbiamo varcato la soglia della cittadella. Si può sapere che ti prende?!”
Gli domandò quasi con esasperazione Merry ad un Pipino tutto
febbricitante e che non stava fermo un secondo sulla sella del suo pony color
crema, girandosi a destra e a sinistra, frugando ostinatamente nei suoi
bagagli, immergendosi nella ricerca esasperata di un qualcosa di tutto ignoto.
“ Fammi indovinare: hai dimenticato il regalo di nozze.”
Disse Sam che trottava sorridente accanto al suo ben amato
padrone, Frodo Baggins.
“ No!”
Esclamò in preda al panico Pipino, non smettendo per un
secondo di agitarsi:
“ Allora…uhm…il vestito che dovrai indossare per l’occasione.”
Tentò Merry, accostandosi un po’ più a lui, sbirciando nel
suo sacco di viveri da viaggio, appropriandosi di una gustosa mela rossa e
dandole un sonoro assaggio, mentre suo
cugino, il derubato, si fermava un attimo per trucidarlo con gli occhi, per poi
riprendere subito dopo la sua affannosa ricerca, scuotendo frenetico il capo,
in segno di diniego.
“ Forse ho capito…” aggiunse subito dopo Frodo, che per
tutto il viaggio era rimasto in silenzio, a contemplare la placida e fresca
natura che lo circondava, le mura bianche e immense di Gondor, che illuminate
dai raggi del sole, sembravano assumere sfumature argentate e ascoltando
allegro le chiacchiere incessanti dei suoi due inimitabili parenti e i
rimproveri del suo fidato amico Sam.
“ Hai dimenticato di aggiungere ai tuoi bagagli l’erba pipa
del signor Johnson, non è vero? Quella che ti ha dato la sera prima di
partire.”
E Pipino, alzando lo sguardo quasi di scatto verso il
cugino, incontrando i suoi veritieri occhi azzurri, gli rispose sospirando
rassegnato:
“ Si, maledizione! Eppure l’avevo messa sul tavolo del
soggiorno.”
“ Evidentemente l’avrai già fumata tutta!”
Gli disse tranquillo e beffardo Merry, trafficando nella
tasca dei suoi pantaloni rossi di fustagno.
“ Ah ah! Spiritoso! Comunque, non è affatto vero! E voi due,
dietro, non sghignazzate, chiaro?”
Si rivolse offeso Pipino a Frodo e a Sam, che continuavano,
incuranti, a ridere ancora.
“ Tieni! E vedi di non consumarla tutta. Tu fumi troppo,
Pipino! Dovresti darti una regolata, altrimenti rischi di morire soffocato, un
giorno o l’altro.”
Gli disse Merry, lanciandogli la sua sacchetta di erba pipa
ancora intatta, che Pipino prese inaspettatamente al volo, stupito e con un
sorriso grato che gli incurvò gli angoli della bocca piccola.
Ancora sorridenti e nelle narici l’odore di biscotti alle
noci, dolciumi, pollo arrosto, patate al forno, oche a limone, birra e vino
ancora imbottigliati nei loro barili, con l’aggiunta del fumo agrodolce
dell’erba pipa di Merry, ma fumata da Pipino, finalmente i nostri quattro
giovani amici hobbit, giunsero presso le porte dell’immenso palazzo del re di
Gondor.
Anche lì i festoni d’oro e d’argento abbellivano le fredde e
splendide mura in marmo, mentre alcuni bambini ridenti giocavano intorno ad una
guardia in armatura, cercando di distrarlo. E proprio mentre Frodo vide una
dolce bambina del gruppo mettergli una margherita sulla cintola, la sua
attenzione venne attratta da una figura alta, luminosa e bianca, che impugnava
un bastone del medesimo colore, mentre il venticello della grande fortezza
all’aperto, si appropriava della sua lunga barba, bianca e folta, dei suoi
capelli lisci e sottili, e della sua veste svolazzante, insieme al suo
mantello.
“ Gandalf!”
Esclamarono in coro tutti e quattro i compagni hobbit,
scendendo dai loro piccoli destrieri e correndogli incontro, e ben presto
Gandalf il Bianco venne attorniato dai suoi piccoli amici, stringendo ognuno di
loro in un caldo e luminoso abbraccio.
“ Oh Gandalf! Che bello rivederti!”
“ è da tanto che non ti vedevamo!”
“ L’ultima volta è stato all’incoronazione di Aragorn a
nuovo re di Gondor, se non sbaglio?”
A quella corrente di parole, prima da Sam, poi da Merry e
infine da Pipino, fece sorridere il vecchio e saggio mago, che continuava a
sorridere e a sghignazzare per quella ventata di allegria e gioia portata da
coloro che un tempo furono suoi fedeli compagni d’avventura.
A vederli ora, chiacchierare, ridere e abbracciarsi
fraternamente fra loro, gli sembrava incredibile che durante la Grande Guerra che aveva segnato
la terza era della Terra di Mezzo, con l’ombra oscura portata dall’ Oscuro
Signore degli Anelli e poi spazzata via dopo la distruzione dell’Unico, grazie
al prode Frodo, avessero combattuto tenacemente e coraggiosamente contro i
seguaci si Sauron, al suo e al fianco degli altri componenti di quella che un
tempo fu la Compagnia
dell’Anello, anche loro degni di rispetto e di lode.
“ Sei silenzioso Gandalf! Non è da te.”
Lo riportò alla realtà Frodo, che nonostante il suo
perentorio sorriso, lui sapeva che in realtà il suo animo era stato segnato
dall’oscurità portata per troppo tempo vicino al suo petto, come un fardello
che aveva a poco a poco turbato il suo piccolo, giovane ma comunque forte
cuore. Ma a questo avrebbe pensato più in là. Ora era tempo di festa e ci
sarebbe stato sicuramente spazio per le preoccupazioni più avanti.
“ Oh, perdonami Frodo! A volte mi sorprendo come il mio lato
riflessivo prenda il sopravvento su di me, estraniandomi dalla realtà. In un
certo qual modo, mi fa apparire un vecchio noioso. Ahimè, se dovesse capitare
un giorno, spero che mi salverai tu, Frodo.”
E il suo
interlocutore scoppiando in una risata liberatoria e proseguendo al suo fianco
verso l’interno del palazzo, anticipati dai suoi compagni che stavano già parlando
con un altro conoscente sulla soglia:
“ Tranquillo! Se dovesse arrivare quel giorno ci sarò, te lo
assicuro!”
“ Bene, questo mi rassicura!”
E da qui nuove risate, che solo loro due potevano
coinvolgere, come sempre. Il loro legame era diventato ancora più solido,
nonostante il tempo trascorso ognuno nei propri pensieri e nelle proprie
faccende in sospeso. Ma Frodo sapeva che c’era qualcosa che non andava,
qualcosa che preoccupava Gandalf anche in quel giorno di festa.
Ma come Gandalf prima di lui, anche i pensieri di Frodo
vennero interrotti dalla profonda voce di un nano di sua conoscenza, alla cui
vista non poté fare a meno di sorridere e di andargli incontro per essere
stritolato…ehm…abbracciato calorosamente!
“ Frodo! Che bello rivederti mio giovane hobbit!”
“ Gimli! Off!”
Ma dovette interrompersi, visto che la voce gli mancò
all’abbraccio che quasi minacciò di soffocarlo:
“ Anche…Anch’io sono felice di vederti, Gimli! Come stai?”
Finalmente lo lasciò andare, permettendogli di riprendere
fiato mentre gli altri sghignazzavano divertiti e lui si massaggiava la spalla:
“ Oh, benissimo! Ma piuttosto: io ti trovo sempre più
dimagrito! Ma si può sapere perché non mangi come tutti gli hobbit della tua
razza?”
“ Veramente lui mangia il triplo di quello che mangiamo noi.
Solo che lui non ingrassa…”
Iniziò Pipino:
“ …e noi si!”
Terminò Merry:
“ Se questa si chiama ingiustizia!”
Esclamò subito dopo Sam, guardando sconsolato il suo
girovita.
“ Non te la prendere! Dovresti dire a Rosy di non prepararti
tutti quei manicaretti, se ci tieni alla linea, mio caro Sam!”
“ Ma scherzi! Sei matto, Pipino! E dovrebbe rinunciare ai
deliziosi piatti della cucina della nostra adorata Rosy? A Hobbitville lo
prenderebbero tutti per un tucco!”
Lo difese subito Merry, con il cipiglio di Sam che aggiunse:
“ Ehi, non esageriamo con questa nostra Rosy! Se mai vorrai dire la mia Rosy!”
“Giusto, scusami! Non volevo insinuare nulla! Che gelosone,
però!”
Disse Merry sorridendo birichino e dando l’ultimo morso a
quella tenera mela, seguito dalle risate di tutti i presenti.
“ In effetti, dobbiamo congratularci con il nostro Sam!
Dopotutto, noi non abbiamo partecipato al suo matrimonio!”
Aggiunse una voce più melodiosa alle loro spalle, e quando
tutti si voltarono, videro il giovane principe di Bosco Atro sul suo fedele
cavallo bianco, con un vestito più elegante e raffinato indosso, rispetto alla
solita tenuta da arciere e i capelli lunghi e di un color simile all’oro,
luccicanti ai raggi caldi del sole.
“ Legolas! Sei arrivato anche tu, solo adesso?”
Gli domandò Frodo, vedendolo scendere da cavallo, come al
solito, senza il minimo rumore:
“ E certo! Lui deve fare sempre l’entrata spettacolare! Che
eccentrico!”
Sbuffò Gimli, con il solito tono litigioso, caratteristica
predominante nei rapporti fra nani ed elfi.
“ Veramente mi sono alzato tardi. Il che è preoccupante,
visto che mi sono svegliato all’alba. Mio padre deve avermi già preceduto,
naturalmente! Comunque non mi sembra che tu, Gimli, sia arrivato prima di me o
di altri.”
“ Come fai a dirlo? Cos’è? Hai acquisito il dono della
preveggenza anche tu, per caso?”
“No, ma non bisogna essere veggenti, per capire che sei qui
da poco. Come dimostra il tuo mantello da viaggio sulle spalle e l’elmetto che hai
sul capo.”
Gli illustrò con calma, sorridente e per nulla turbato
Legolas ad un Gimli visibilmente imbarazzato,
sentendosi gli sguardi di tutti puntati addosso. Seguirono
altre risate, che finirono per contagiare anche il povero Gimli e a cui si unì
anche un’altra persona, nascosta nella penombra del castello e appoggiata
elegantemente allo stipite della porta principale. Era Aragorn, re di Gondor e
festeggiato principale di quell’evento così lieto.
“ è inutile. Voi due non cambierete mai. Non riesco a capire
se questo sia un bene o un male.”
Ad ogni parola era seguito un passo e alla fine il re di
Minas Tirith si mostrò in tutta la sua grandezza ai suoi compagni e amici di
sempre, regalando a tutti loro un quieto sorriso.
Non era cambiato affatto. L’aspetto era quello di sempre,
come la prima volta che lo incontrarono nella locanda del Puledro Impennato,
pensarono in contemporanea tutti e quattro gli hobbit presenti.
Occhi penetranti e verdi come due smeraldi, capelli mossi e
ribelli, lunghi fino all’altezza delle spalle, le guance e il mento un po’
ispide per la leggera barba incolta, abiti tipici di un guerriero coraggioso ed
intraprendente, unito allo stile di un sovrano forte e saggio.
Sulla mano destra brillava l’anello della sua stirpe, due
serpenti d’argento che si intrecciavano, dagli occhi rossi e brillanti per i
due rubini che li caratterizzavano e sul fianco sinistro la spada forgiata dai
frammenti di Narsi per volere della sua amata e per mano dei fabbri di Gran
Burrone, splendente nel suo fodero vermiglio.
“ Aragorn!”
“ Finalmente!”
“ Ecco un altro che sta per compiere l’errore di tutta la
sua vita!”
“ Pipino!”
Esclamarono tutti, guardandolo torvo, mentre Aragorn scoppiò
a ridere divertito per l’ironia di quel giovane hobbit.
“ Beh, è la verità! È solo per questo che non mi sposerò
mai!”
Esclamò con decisione, fumando compiaciuto dalla sua fedele
pipa.
“ In effetti, Peregrino Tuch, ritengo che se mai un giorno
una donna decidesse di sposarti, ci ritroveremo a pensare ben due cose: la
prima, è che sicuramente la povera sventurata sia ubriaca; la seconda, invece,
è che sia più matta di te e di Merry messi insieme!”
Disse ironico Gandalf, cominciando a varcare la soglia di
quel magnifico palazzo.
“ Non sei stato molto carino.”
Gli intimò Aragorn bisbigliandogli all’orecchio, in
confidenza, mentre con la coda nell’occhio vedeva Merry che dava delle pacche
dietro la schiena di Pipino, ancora sorridente per l’ultima battuta del suo
mentore dei fuochi d’artificio della Contea, mentre quest’ultimo minacciava di
morire di soffocamento di erba pipa.
“ Oh, gli ho detto di peggio nel corso della nostra
conoscenza. Ma dimmi di te, Aragorn: stai per diventare ufficialmente il marito
di Arwen, la Stella
del Vespro.”
Gli disse sorridendo sornione, notando un lieve rossore
imporporare le guance del suo re, in segno di imbarazzo.
“ Già…” una pausa dove si schiarì la voce, visto che per un
momento l’emozione gliela camuffò “ credo che sia il minimo che possa fare.
Dopotutto, lei ha rinunciato alla sua immortalità per me. Non posso fare altro
che donargli tutto me stesso e l’immenso amore che provo per lei.”
“ E non è certo il minimo!”
Esclamò poco distante Legolas, sorridendo mentre osservava
la sala del trono tutta adornante di festoni e fiori profumati.
“ Tulipani bianchi e rose pallide.”
Sussurrò il principe di Bosco Atro, mentre socchiudeva gli
occhi, assaporando la delicata fragranza di quei fiori deliziosi, immergendosi
nel ricordo dei giardini di Gran Burrone.
“ I preferiti di Arwen.”
Puntualizzò Aragorn, sorridendogli a sua volta,
ricambiandolo.
“ Ma anche a Bosco Atro ci sono fiori bellissimi. Non è
forse vero, Legolas?”
Chiese una voce dolce e altrettanto melodiosa, che proveniva
dal lato destro dell’immensa sala, dove si sarebbe consumato il banchetto e
avrebbero ballato fino a sfinirsi.
Arwen fece il suo ingresso e tutti sembrarono incantati
dalla sua bellezza, non più evanescente, ma altrettanto bella e luminosa come
non mai.
Avvolta nel suo leggero abito azzurro cielo, con nastri
bianchi e dello stesso colore dell’abito intrecciati nei capelli morbidi e
color pece, incantò tutti i presenti con il suo sguardo magnetico e luccicante,
con iridi simili a polle d’acqua.
“ Si, ma nessun fiore potrà eguagliare la vostra bellezza,
mia signora Arwen.”
Le rispose Legolas, inchinandosi alla sua persona, seguito
anche da Gandalf, Gimli e i nostri quattro hobbit.
“ Attento, Aragorn! Questo principino dalle orecchie a punta
cerca di fregarti la donna prima delle nozze.”
“ Ma no, Gimli! Legolas è sempre stato così galante.”
Lo giustificò affettuosamente Arwen, mentre gli altri
presenti sorridevano e alcuni di loro sghignazzavano divertiti, soprattutto
Pipino e Merry.
“ Sentito, Aragorn? Quindi ho il permesso di rapirla.”
Gli disse Legolas, facendo intanto l’occhiolino a Arwen, in
segno di complicità:
“ Giusto! Andiamo Legolas. Portami via con te!”
“ Senz’altro, mio signora!”
“ Ehi, tu! Sarai anche il mio migliore amico, ma non ti
permetto di rapire la mia donna il giorno delle mie nozze.”
“ Perché non vi sfidate a duello e vediamo chi vince?”
“ Lo abbiamo già fatto una volta e ci è bastato, Merry!”
Gli disse ridendo Aragorn, ricordando quel lontano episodio.
“ Davvero!? E chi ha vinto?”
Chiese Pipino incuriosito, mentre i due interessati si
guardavano divertiti:
“ Che dici, glielo diciamo?”
Chiese Aragorn a Legolas:
“ No, e poi che divertimento ci sarebbe?!”
“ Hai ragione!”
“ Siete proprio due cattivi! Se vuoi, Pipino, posso dirtelo
io!”
Gli disse Arwen inginocchiandosi vicino al suo fianco destro e
sorridendo birichina, con un espressione da bambina dispettosi che impensierì i
due amici e intenerì Aragorn.
“ Dunque…se non ricordo male, era una bella giornata
d’estate. Niente di speciale in realtà. Aragorn stava leggendo un testo elfico
vicino alle sponde del fiume, mentre io raccoglievo dei fiori nei prati vicini.
All’improvviso, sentii il tipico rumore di spade sguainate. Mi precipitai verso
il fiume, credendo ad un attacco nemico. E invece cosa trovai? Due uomini grandi e grossi che
giocavano a spade e a schizzarsi d’acqua!”
“ Già...rimediai un bel raffreddore per colpa sua!”
Disse allegro Aragorn, puntando un dito inquisitorio contro
Legolas, che alzò le mani in segno di difesa.
“ Non è colpa mia se noi elfi siamo immuni ai malanni.”
E da qui nuove risate.
|