I.
La
manifestazione Koyushu.
II.
Il
tempio Hisae.
III.
Inizia
il torneo!
IV.
Il
gioco dell’Angelo.
V.
Il
“Naryonan”.
VI.
Akira
Vs. Akira.
VII.
Al
campo sul mare…
VIII.
“L’armata
delle riserve”.
IX.
La
Kitsune solitaria.
X.
Il
gioco sporco.
XI.
La
festa del Tempio.
XII.
In finale:
Ichihara Vs. Kanagawa.
XIII.
Sogni.
Mai
abbandonare la
speranza... si perde quando si rinuncia.
Quando
non si crede più nei propri
sogni.
Anzai
I
La
manifestazione Koyushu
«Ma
porca paletta,
possibile che siano tutti in ritardo?» Ayako
guardò per l’ennesima volta
l’orologio da polso e sbuffò. «banda di
dementi, e pensare che erano tutti
gasati!»
«Non
c’entra niente l’interesse, quelli il ritardo ce
l’hanno nel sangue»
Takenori Akagi, s’ avvicinò al pulmino variopinto,
emettendo un fischio
sommesso: la parte anteriore era una mescolanza di rosso e nero, con una “S” ricamata
nel centro; le due fiancate erano in tinte
differenti, quella di sinistra verde, quella di destra cobalto, mentre
la parte
posteriore era a righe richiamanti i colori del Kainan. Ogni sezione
indicava
l’iniziale delle tre squadre: Shoyo, Kainan e Ryonan.
«Capitano,
alla buon’ora!» Sbottò la ragazza, poi
batté un palmo sul fianco del
veicolo «Bello, vero? Magari giusto un po’
kitch…»
Akagi
annuì, poi domandò chi avesse fatto tutto quello.
«Mito
e gli altri si son dati da fare…»
spiegò Ayako. «Oh, e anche Oda e Haruko».
L’altro
sospirò, come a chiedersi se fosse stata una buona idea
lasciare il
loro unico mezzo di trasporto in mano a quei mentecatti, poi si
guardò intorno
«Ma siamo soli?»
Una
delle finestre del pullman si aprì e una testa riccia fece
un cenno di
saluto «Aloha, Capitano!»
Akagi
lo fissò per un istante, poi notò
un’altra testa scura al suo fianco che
si sbracciava a fare gestacci. Ovviamente non poteva trattarsi che di
quell’anima candida del Teppista.
«E
voi che diavolo ci
fate qui? Non fate parte della squadra!» Sbottò,
già con un diavolo per
capello.
«Sì,
sì. Però veniamo a fare il tifo, no?»
Replicò Miyagi, incrociando le
braccia dietro la testa.
«Potevate
almeno trovarvi un altro modo per venirci».
Mitsui
ghignò e si sporse «Occupiamo troppo spazio alle
star, forse?»
Akagi
sospirò, sarebbe stata una lunga trasferta.
«Ehi!»
Una voce chiamò da un lato del
pullman e Ayako si sporse per vedere di chi si trattasse «Ah,
buongiorno Fujima,
Hanagata, finalmente…»
Kenji
Fujima dello Shoyo alzò una mano in cenno di saluto e
sorrise «Siamo un
po’ in ritardo, per via del traffico. Il quartiere di Hitsune
è movimentato
anche a quest’ora».
«Hitsune?
E’ nella zona alta del paese… una bella
faticaccia!» Esclamò la
manager, mentre a quei due veniva un colpo alla vista del loro sobrio abitacolo.
«Però…
bel… lavoro?» Cominciò titubante
Hanagata.
Ayako
ghignò «Di certo ci
vedranno arrivare!»
Akagi
salutò i due giocatori dello Shoyo e sbuffò di
nuovo, controllando
l’orologio «Non c’è nessun
altro nel Pullman?»
«Beh,
Kogure ha già detto che non verrà, Jin ha
chiamato per avvertire che
nella zona di Kisuto hanno problemi di lavori in corso e
farà tardi…»
«Jin
del Kainan?» Chiese Fujiima e Ayako annuì
«Già. Ho dato il numero a Maki
nel caso di problemi».
«L’abbiamo
intravisto» affermò Hanagata.
«Probabilmente sarà qui a minuti».
Infatti,
qualche istante dopo, Maki li salutò cordialmente,
scusandosi per il
ritardo e perdendo probabilmente la vista guardando il loro pullman.
«Maki,
parlavamo proprio di te…» esordì Akagi,
stringendogli la mano.
Hanagata
salutò a sua volta, mentre Fujima si limitò a un
freddo cenno del
capo.
«Buondì!»
Akagi guardò
alle spalle del capitano del Kainan, come se un fulmine lo avesse
appena colpito
praticamente sulla testa «E tu da
dove diavolo sbuchi?» Sbottò, osservando un
saltellante Nobunaga Kiyota che sorseggiava qualcosa.
Il
ragazzo si tocco la visiera del cappello in segno di saluto
«Buongiorno
anche a te, Gorilla!» Ironizzò, indignato.
Akagi
inarcò un sopracciglio guardando Maki che, per tutta
risposta, scrollò le
spalle a mo’ di scusa «Mi spiace avervelo messo tra
i piedi, ma praticamente
non sopravvive se non mi rompe l’anima».
«Giusto,
Cap!» Esclamò allegro Nobunaga, poi Miyagi lo
chiamò dall’interno
«Ehi, Scimmia vieni dentro tra quelli non
invitati alla festa!»
Kiyota
sorrise prima di sbottare «Fatemi posto!»
E
tra i sospiri generali, andò ad aggiungersi agli squilibrati
che manco
dovevano essere lì.
Decisamente
non poteva
svegliarsi a quell’ora. Non era geneticamente predisposto
per quegli orari infernali.
Kaede
Rukawa sbadigliò per la ventesima volta, mentre chiudeva il
cancello di
casa e afferrava il borsone, pronto a immolarsi al sacrificio.
Giusto
a metà strada si
ricordò del cellulare spento «Bah,
aspetteranno» borbottò, senza veramente
sbattersi troppo.
Sbadigliando
come un leone, attraversò molto lentamente il parco, per poi
sbuffare internamente quando una
voce
mite e vagamente
ironica lo richiamò alla sua sinistra.
«Buongiorno,
Kaede» Akira
Sendo lo salutò allegramente, slogandosi il polso col solito
sorrisone da
drogato,b mentre lui si limitò a fissarlo per qualche
istante, incamminandosi
senza una parola.
«Non
sei mattiniero, eh?» Provò Sendo, tanto per
istaurare una conversazione un
minimo civile.
Rukawa
gli lanciò un’occhiataccia, per poi ribattere con
un secco «No».
«Fosse
solo il sonno…» mormorò
l’altro ragazzo, alludendo al carattere
scontroso del giocatore dello Shohoku.
Intanto
comunque avevano raggiunto lo
spiazzato con il resto della ciurma – e un pullman verniciato
da qualcuno con
evidenti problemi di daltonismo –, dove un Akagi sembrava
pronto a svitare la
testa a entrambi.
«Salve,
scusate il ritardo…»
Souichirou
Jin, arrivato di filato sullo spiazzato dalla direzione opposta, si
riprodusse in un profondo inchino e scuse che… nessuno
ascoltava.
«Giorno
Jin, non parla di te, non preoccuparti» salutò
tranquillamente Maki,
alla faccia sconvolta dell’altro che adocchiava una scazzata
Ayako, urlante al
vento.
«Ma
è mai possibile che
sia sempre in ritardo? Porca trota, deve sempre farsi
riconoscere!» Grugnì,
mentre Akagi cominciava il suo rituale countdown partendo da diecimila.
«Ehm…
di chi parlano?»
Provò a chiedere Jin e Fujima, accanto a Maki, sorrise
«Credo di Rukawa… però,
ora che ci penso, manca anche Sendo all’appello».
«Oh
beh, per quel che mi ha detto Fukuda, Sendo è sempre in
ritardo» rise Jin, ma Fujima indicò un lato della
strada, con uno strano sorriso «Eccoli… povero
Rukawa…»
«Rukawa
e Sendo, insieme?»
Si stupì Maki, mentre quei due –
incredibilmente uno affianco all’altro – li
raggiungevano. Il giocatore del
Ryonan salutò placidamente tutta la troupe, mentre
ovviamente Rukawa veniva
sottoposto a giudizio divino.
«Oh,
finalmente!» Cominciò Akagi, ma Ayako lo
anticipò, fulminando la Volpe sul
posto «Sei in ritardo di mezz’ora! E dobbiamo anche
fare molti chilometri, è
mai possibile che dobbiamo sempre aspettare i vostri comodi?»
Acontinuò a
blaterare ancora pr un po’, ma tanto Rukawa aveva scollegato
il cervello già
molto prima.
Sendo,
intanto, li guardava incuriosito, ma Ayako pensò bene di
dedicarsi
amorevolmente anche a lui «Guarda che parlo anche con te,
Sendo! Il Signor
Anzai mi ha scelto come manager, quindi non ho nessuna intenzione di
fare
brutte figure per colpa vostra!»
Sendo
sorrise «Cercherò di essere più
puntuale…»
«Ah,
quando fa così, è arrapante» fece
Miyagi dal finestrino, mentre Mitsui se
la rideva come un matto all’espressione di quelli dello Shoyo.
«Come
cavolo si fa a urlare con te?» Sospirò Ayako,
arrendendosi.
Fujima
rise «E’ proprio
questo che trae in inganno!» Esclamò, mentre Maki
e Hanagata annuivano.
Sendo
scese dalle nuvole «Inganno?»
«Lascia
perdere…» mugugnò Ayako tra i denti.
«Su, saliamo e partiamo!»
C’era
da aspettarselo che nulla sarebbe stato semplice per gli intrepidi eroi
e, infatti, Akagi tremò quando senti un urlo da babbuino
ferito facilmente
riconoscibile.
«Aspettate!»
«Oh
Dio, risparmiaci…» provò a pregare, ma
tanto lo sapeva che il suo angelo
custode lo aveva abbandonato per ferie anticipate; Hanamichi Sakuragi,
alias il
suo incubo peggiore, gli franò praticamente addosso.
«Demente,
che vuoi?»
Rimbrottò con consueta gentilezza.
«Gorilla,
guarda che qui non si va da nessuna parte senza di me!» Gli
fece
notare Hanamichi, con granitica sicurezza. Come da copione, Akagi
tornò a
guardare il cielo, con un sospiro «Di certo vivremmo
meglio» gli assicurò, ma
doveva considerare il piccolo dettagli ininfluente di avere altri
macachi
idioti su quel trabiccolo da circo.
Infatti,
qualcuno pensò
bene di salutarlo, mandando all’aria le ultime
possibilità di partire in
sordina.
«Ehi,
Hana! Anche tu qui?» Salutò Miyagi e amen. Fine
dei giochi.
Hanamichi
si produsse
nella sua espressione più disgustata
«Tu!» Urlò, per poi girarsi come una
furia
verso le povere vittime della situazione ancora a terra.
«Ayako, mi avevi detto
che potevano venire solo i partecipanti!»
«Infatti,
loro si sono autoinvitati» replicò scazzata lei,
pronta a tranciargli
la testa.
«Ahh!
Sfigato, ci mancavi solo tu» esclamò Kiyota,
seduto dietro Ryota e
Mitsui, e causando l’incidente diplomatico.
Tutto
il mondo in
contemporanea sbuffò e quell’altro
cominciò a dare di matto, come suo solito.
«Nobuscimmia!
Eh, no! Se c’è lui può salire proprio chiunque!»
«Sakuragi.
Vieni con noi?» Chiese molto candidamente Sendo e il suo tono
sembrò
convincere tutti dell’inevitabilità della
situazione. Akagi sospirò, poi pensò
bene di muoversi o sarebbero arrivati a Chiba l’anno dopo.
Prese quel rompipalle
matricolato per la maglia e avvertì con un grugnito
«D’accordo vieni… E
ricordatevi che noi andiamo
per giocare. Quindi vedete di starvene buoni
voi altri…»
«Ma
anche Mr. Quattrocchi
e la Riserva non dovrebbero giocare!» Lo interruppe il rosso,
indicando
Hanagata e Fujima, mentre gli altri borbottavano inviperiti contro
Akagi e le
sue allusioni idiote.
«Loro
non sono cretini come te» replicò Ayako.
«Ora siediti!»
L’inizio
del viaggio fu quasi tranquillo, ma probabilmente era dovuto al fatto
che
morfeo era ancora lì a incollargli le palpebre.
«Bene…»
fece la manager
dopo qualche minuto di viaggio. «La commissione sportiva mi
ha inviato delle
cose da dirvi…»
«Qualcosa
sulla Manifestazione?» Domandò Maki, seduto
accanto ad Akagi, e Ayako
comincio direttamente a leggere:
«“Buongiorno a tutti, ragazzi.
Quest’anno, ancora una volta, ha luogo la Manifestazione
Koyushu che – come ormai
ben sapete – si tiene ogni cinque anni tra le due prefetture
di Chiba e
Kanagawa. Un secolo fa appartenevano alla stessa circoscrizione e oggi,
come
allora, si festeggia la ripartizione avvenuta grazie al presidente Anzo
Koyushu
cui è dedicata la stessa cerimonia sportiva. Vi auguro che
le partite che
disputerete siano una buona occasione di comunione, di fratellanza e
soprattutto di rispetto sportivo e dedizione. Giocate, ma
principalmente
divertitevi.” Ah,
aspettate c’è anche una
lista…» Ayako afferrò il
foglio e diede una veloce scorsa «Si tratta dei convocati tra
i best
five of Kanagawa»
spiegò e la voce di un rompipalle a caso esordì
«Io
ancora devo capire perché non sono stato
convocato…»
Kiyota
ghignò, girandosi
verso quel decerebrato al suo fianco «Ma sei pazzo?! E quale
squadra avrebbe il
coraggio di prenderti? Tranne la tua, ovviamente… ma si sa
che è sfigato, lo
Shohoku».
Inutile
dire che si parlava del megalomane
patentato della scimmia rossa.
«Ti
conviene stare attento, visto che sei circondato da questi sfigati…»
sbottòMitsui, girandosi.
«Ma
se manco voi siete convocati!» Fece notare l’altro,
con aria di sufficienza
e tanto buon senso, dimenticando forse il microscopico dettaglio che
anche lui
faceva parte della stessa barca.
Sendo,
seduto sul lato sinistro, rise «Veramente credo che la
metà degli
occupanti di questo pullman non sia stata
invitata…»
I
quattro dell’Apocalisse gelarono, per poi ammazzarsi su chi
doveva tiragli il
collo.
«Idioti…»
sussurrò Rukawa, seduto da solo alle spalle del
“puntaspilli”
del Ryonan.
«Sempre
loquace, eh?» lo apostrofò Sendo, ma quello finse
di non sentire.
Per
coronare il tutto, il
Teppista aggiunse la ciliegina sulla torta, guardando Akagi con un
ghigno
sardonico «Ma di che razza di spirito sportivo parla? Se la
metà del nostro
pullman vorrebbe uccidersi a suon di mazzate!»
Grugnì, ma Akagi lo fissò con lo
sguardo di chi è propenso ad avviare una nuova carriera da
serial killer «Guarda
caso, quelli che rompono, sono anche i più
inutili…» sibilò, iniziando una
piccola rivolta nella terra di nessuno in fondo al trabiccolo.
«Gorilla!
Senza di noi, neanche tu e la Diva sareste stati convocati!»
Esclamò
infatti scazzato, mentre Hanamichi e Miyagi annuivano tanto per dare
manforte.
«Faccio
ancora in tempo a buttarvi dal pullman in corsa, che
credete…» minacciò
il capo branco con voce flautata, ma Ayako pensò bene di
salvare capra e cavoli
con un bell’argomento che non c’entrava una mazza
– o meglio, c’entrava più dei
loro vaneggiamenti da divi falliti.
«Ragazzi,
grazie a Hikoichi Aida ho stilato una lista delle squadre che
affronteremo…» provò a dire e tutti,
magicamente, voltarono le testoline vuote
verso di lei.
«Hikoichi?»
Si stupì Sendo e Ayako annuì, sorridendo
«Voleva dare una mano,
visto che non poteva esserci…»
«Chi,
il piccoletto che filma ogni
partita?» Si
mise in mezzo il capellone finto-rock del Kainan, mentre tutti intorno
sbuffarono.
«Detto
da te suona quasi ridicolo, tappo!»
«Dannata
porca! Mitsui!» Quel
deficiente di una scimmia quasi
si ruppe il collo saltando sul sedile davanti, in testa a Mitsui per la
precisione, e Akagi già sentiva saltargli le coronarie.
«Piantatela
caproni!» Urlò Ayako, tentando di farsi sentire
dalla marmaglia in
preda agli ormoni. «Volete sentire o no?»
«Potrebbe
esserci utile…»
sentenziò e
la manager cominciò «Ok… Allora,
la prima in classifica nella prefettura è L’Ichihara
che, wow, è prima in classifica da vent’
anni!» Esclamò, zittendo tutti per un
microsecondo.
«Aha!
Ha battuto pure voi palloni gonfiati!» Esalò
Hanamici nel silenzio.
«Certo,
parla lo Shohoku. Cazzo, non avete mai vinto. Quasi
vi batte il Ryonan che ha solo “Capelli a punta”
lì» insorse Kiyota, indicando Sendo che lo
ignorò palesemente; invece si girò
verso Ayako, domandando «L’Ichihara non ha Katsumi,
quel Centro formidabile?»
«Sì,
lo conosco di fama. Io l’ho sempre paragonato ad Akagi, a
essere sincero»
aggiunse Fujiima, guardando il Gorilla che – per tutta
risposta – scosse le
spalle «Credo che mi batta anche di parecchio, Fujima,
è un ottimo giocatore»
fece modestamente.
«Ma no, Gorilla tu
sei il miglior Centro della
prefettura!» Grugnì Hanamichi, decisamente sicuro
di sé, cosa che per altro non
importava manco ad Akagi stesso.
Intanto
tutti gli altri
erano partiti verso lo spolvera mento dei ricordi sparpagliati negli
ingranaggi
mentali atrofizzati.
«C’è
anche Kaoru Hiraya»
ricordò ad un certo punto Jin e Mitsui si
accigliò, cercando di oliare i ruderi
di rotelle che si ritrovava al posto del cervello
«E’ una delle migliori
guardie da tre punti che ricordo, giusto?»
Jin
lo fissò «Forse migliore a Chiba»
puntualizzò con solito sorriso, ma una
fermezza che avevano notato raramente. In lui.
A
Mitsui ovviamente la
cosa piacque parecchio; lo guardò con un ghigno satanico e
si sistemò meglio
sul sedile «Sicuro. Kanagawa è tutta
un’altra faccenda» rispose, gradasso come
sempre.
Rukawa
roteò gli occhi al cielo, poi con un piccolo sbuffo,
esordì «Hn, c’è di
peggio» con la solita loquacità, ma Sendo
annuì «Parli di quel giocatore, vero?
Il Perfect Rookie di
Chiba
lo chiamano, se non mi sbaglio…»
«Un’altra
matricola con manie di grandezza?» borbottò Ayako,
cominciando a
menare Nobunaga e Hanamichi che già prendevano in giro quel
misterioso
avversario.
«Non
lo so. Mai visto giocare» replicò invece
tranquillo il sempre tranquillo
Sendo, mentre anche Rukawa scrollava la testa.
«Dovremmo
chiedere informazioni in merito…»
mugugnò la manager, parlando a se
stessa e prendendo un appunto a volo. L’attimo dopo
continuò a scorgere la
lista e continuò
«Ci sono anche il Narashino
e lo Shiroi, seconda e terza in
classifica…»
«Bah,
non ci interessano. Vogliamo solo i numeri uno noi!» Si
esaltò Hanamichi,
interrompendola, e seguito a ruota da quell’altro cretino.
Ovviamente
per quello si
meritarono un pugno volante sulle zucche vuote.
«Imbecilli
è per questo che fate schifo! Mai sottovalutare gli
avversari!»
Brontolò Akagi e il rosso mise su un’aria di
sufficienza «Non mi può battere
nessuno, perché…»
«…
sei il
genio del basket»
s’inserì Maki con gli occhi al cielo e Hanamichi
lo guardò, quasi
stupito «Ti sto rivalutando, Vecchia ciabatta, sai?»
Fece, evidentemente
per niente scalfito dal dubbio che quell’altro potesse
prenderlo in giro. Sendo
e Fujima scoppiarono a ridere per il soprannome
da vecchio rimbecillito, mentre tutti gli altri si sbellicarono in
faccia alla
palese deficienza della loro mascotte scimmiesca.
Il
viaggio fu un macello,
semplicemente.
Il
problema non erano Mitsui e Miyagi che avevano messo su un circolo di
gioco
d’azzardo, né Rukawa che dormiva, sbavando in
faccia a Sendo che si
sganasciava; erano quei due, gli esseri più montati della
storia del basket: la
scimmia rossa blaterava ai quattro venti la sua potenza e ovviamente
l’altro
non aveva niente da fare che ribattere nello stesso tono da demente.
«Adesso
basta…» sibilò Akagi di punto in
bianco, all’ennesimo sghignazzamento
da decerebrati che gli veniva dal fondo del pullman. «La
volete finire o devo
venire lì dietro?» minacciò, ma quei
due se ne sbatterono allegramente. Dopo
qualche cazzotto e parecchie bestemmie, furono legati saldamente ai
sedili,
anche se – contemporaneamente – raggiunsero la
prima sosta del viaggio.
«Oh,
dovevo sgranchirmi
un po’…» cominciò Hanagata,
sollevato. Effettivamente era quasi possibile
sentire le giunture delle su chilometriche gambe, mentre si alzava.
«Potresti
segarti le gambe. Saresti più comodo…»
frecciò acidamente Hanamichi,
ricavandoci l’ennesimo pugno del Capitano.
«Forse
non ha tutti i torti!» Rise Fujima, che con i suoi 1.78 non
aveva
problemi di spazio.
«Beh,
certo tu sei un Tappetto!» Gli fece infatti notare, con
notevole tatto,
quell’idiota; insomma, sempre lieto di aiutare, come dicevano
gli scout… o una
roba simile.
«Fujima,
non lo assecondare… E tu sei una capra!»
Sbottò Akagi afferrandolo per
la collottola e facendolo sfracellare sulla banchina
«Seghetta…»
borbottò Rukawa, tanto per dare una mano al Grande Capo,
nonostante
avesse aperto gli occhi giusto lo stretto necessario per sdraiarsi in
lungo
sull’intera fila in fondo al pullman, con il borsone dietro
la testa.
«Buongiorno,
Bella Addormentata,
scendi?» provò a dirgli Mitsui, ma
l’altro lo ignorò bellamente.
«Fanculo»
gli grugnì allora, subito dopo, mollandogli un medio che
comunque
non vide.
Quando
la mandria di bufali era finalmente a terra, Rukawa
arrischiò
un’occhiata nel mondo intorno a sé e si
beccò Sendo a fargli “ciao ciao” con la
manina, due posti più avanti.
«Hn,
seccatore…» borbottò, sistemandosi il
cappuccio della felpa in testa.
«Ehi
Kaede, vuoi da bere?» gli gridò invece
l’altro, gioviale come se fosse
Natale.
Ruk…
ok, poteva
sempre affogarlo nelle famose terme d Chiba,
pensò Rukawa, mentre rifilava un’occhiata di fuoco
ad Akira
–rompicoglioni – Sendo.
Intanto
a terra le cose non potevano certo filare lisce come in una situazione
normale, popolata da gente beh, normale.
«Razza
di scimmia tinta,
che diavolo combini?»
«Io?
Guarda che sei tu, capellone!»
Akagi
alzò la testa giusto in tempo per guardare quei due dementi
che si
pestavano sulle scatole che avevano fatto franare dal ripiano; andando
avanti
così, il proprietario li avrebbe buttati fuori a calci nelle
palle.
«Speriamo…»
mormorò, con un sospiro; almeno cos ì aveva la
scusa per rispedirli
a casa senza passare dal via. Intanto che pregava, si girò
verso il bancone,
dove Hanagata e Ayako stavano facendo rifornimenti e notò
Fujima, impalato di
fronte al televisore.
«Ehi,
Fujima. Cosa guardi?»
Nella
piccola televisione – o residuato bellico che dir si volesse
– appesa in
un angolo, il telecronista stava blaterando qualcosa sulla
Manifestazione alla
quale dovevano partecipare.
«Bene Ishima, ho qui con me un
giocatore che parteciperà alla nuova edizione della
Manifestazione Koyushu… è
la prima volta che il Narashino partecipa alle selezioni in vista di
questo
grande evento, vero?»
Il
mezzobusto piazzò il microfono sotto il naso di un ragazzo
alto e dai
capelli rasati sulle tempie; l’espressione palicda e il
sorriso ricordavano
molto Sendo, ma i capelli scuri e la pelle chiara erano di Rukawa.
Insomma,
sembrava un’assurda combinazione dei due, ma il luccichio
strano nello sguardo
era tutto suo. Comunque il tipo stava dicendo che sarebbe stata anche
la sua
prima volta, oltre che essere la prima volta dell’intera
squadra… un esordiente
assoluto!
«Quel
tizio assomiglia a
Rukawa» commentò appunto Ayako e Hanamichi alle
sue spalle ghignò «Ad un Rukawa
espressivo vuoi
dire…»
«Quindi sei un playmaker» stava
dicendo intanto il cronista. «Molti
già pronosticano una sfida aperta con il Playmaker di
Kanagawa… si dice che il
vostro stile sia simile» insinuò, ma il ragazzo
era bravo a schivare i colpi
bassi; sempre con quel sorriso a metà tra
l’ingenuo e il furbo, rispose alzando
le mani « No, no, non credo proprio! Il Playmaker del
Kanagawa è Akira Sendo
del Ryonan: l’ho visto giocare e credo sia uno dei migliori
della loro
prefettura!»
«Ecco
bravo!» Sbottò Hanamichi, alzando il medio verso
lo schermo «Nessuno
supera i giocatori della nostra Prefett-»
«E
piantala! Se voi dementi aveste ascoltato quello che volevo dirvi,
sapresti
anche tu che quello là è molto forte!»
Rimbrottò Ayako.
«Davvero?»
Sendo li raggiunse con le mani intrecciate dietro la testa,
completamente rilassato; tuttavia lo sguardo era puntato sul giocatore
sullo
schermo: conosceva quel giocatore perché l’aveva
già visto, anche se non
conosceva il suo nome. Nelle partite in cui era stato protagonista,
però, aveva
sempre mostrato uno stile molto particolare di gioco, uno stile che a
Sendo non
era mai piaciuto.
«…entrambi siete del secondo
anno,
siete state matricole prodigio e ora giocate nello stesso
ruolo…» continuava a
incalzare il cronista, strappando un ghigno nel giocatore e sbuffi da
parte
loro.
«Certo che non
molla» fece infatti Akagi, mentre l’intervista
continuava.
Il
giocatore sorrise,
muovendo la mano come se l’altro dicesse cose di poco conto
«Certo, ci sono un
gran numero di coincidenze e nello stile e nei nostri curricula, ma ovviamente tutto si vedrà sul campo.
Credo
che sia inutile fare pronostici ora» rispose e tutti ebbero
la netta sensazione
che volesse tagliare il discorso.
«Almeno
non è un montato» osservò Ayako, ma
Sendo sbuffò piano: non era quello
che ricordava…
«Allora
ti vedremo
all’opera presto. Buona fortuna, Akira… qui con me
c’era Akira Miasami del
Narashino, a voi la linea…»
Sendo
sorrise di colpo, come
se il fatto che avesse il suo stesso nome fosse di grande rilevanza.
Comunque
era presto per pensarci e la discussione passò
subito
«Che
fine ha fatto quel pezzente della Volpe?» Grugnì
improvvisamente Kiyota,
guardandosi intorno.
«Sarà
in catalessi! Quello non si smuove nemmeno con una gru. Forza, si
riparte!»
fece Akagi, dopo aver pagato. Intanto che lui se n andava in giro a
raccattare
gente come un baby-sitter con dei marmocchi, Fujima si
avvicinò a Sendo con un
sorriso furbo «Beh, Sendo. Ancora dobbiamo arrivare e sei
già sfidato…»
ironizzò, visto che a lui – ed era sicuro, anche a
Sendo – le parole non dette
di quel giocatore sembravano fin troppo chiare.
Il
giocatore del Ryonan
sorrise serenamente«Questa trasferta sarà
interessante» disse solo, poi
guardarono entrambi verso la porta, dove due imbecilli si strattonavano
per
uscire prima dell’altro, mentre ad Akagi quasi scoppiava una
vena sulla tempia.
«Con
una squadra così, cos’altro ci si
aspetta?» domandò quasi retoricamente.
Fujima
sospirò «Guai,
direi».
Nel
frattempo
all’interno, Hanamichi decise che era l’ora del suo
divertimento quotidiano;
saltellò come uno psicopatico fino al fondo del pullman,
sprofondando sulle
gambe di Rukawa che non fece una piega.
«Volpe!»
Urlò, quasi
fracassandogli un timpano.
«Rukawa,
ma che cavolo fai la notte che non dormi?» Lo
canzonò pure Mitsui,
sempre lieto di aiutare qualcuno in un’opera di demolizione.
«Oh,
beh, farà le ore piccole… » si aggiunse
Miyagi, ghignando, seduto accanto
a Mitsui.
«E
chi se lo prende questo ghiacciolo umano?» Si
schifò quello, con una
smorfia.
«Andate
a cagare» replicò logicamente Rukawa, con molta
flemma e senza nemmeno
darsi la pena di aprire gli occhi.
«Un
morto… » sbuffò la scimmia rossa, senza
per altro sloggiare dalle sue
gambe.
«Idiota,
ti levi?»
«No,
grazie. Sto comodissimo!»
Da
lì al massacro che fece quasi schiantare
l’autista, mentre i poveri
malcapitati delle altre squadre li guardavano con tanto di occhi.
«Insomma,
si vedeva che erano dei pazzi in campo, ma mica fino a questo
punto…»
stava commentando la pover’anima di Fujima, ancora ignaro
degli orrori che
avrebbe vissuto nei giorni a seguire.
«Però,
mai visto Rukawa così attivo» considerò
invece Sendo, quasi affascinato
dal modo con cui quei due si mandavano al diavolo.
«Sakuragi
gli farà bene» intonò Maki, che era
pure mortalmente serio mentre lo
diceva.
«Che?»
Il
colpo apoplettico che si prese per pensare al vecchiaccio, permise a
Rukawa
di spostarlo di peso e salvare le povere gambe già diventate
mezze blu e
prossime alla cancrena.
«Secondo
me, siete perfetti insieme» continuò imperterrito
Maki, alla faccia
del triplo infarto di quei due, questa volta con un ghigno.
Probabilmente lui
lo intendeva nel senso spirituale-sportivo-metafisco-platonico del
termine.
Forse.
In
ogni caso, a loro
faceva schifo uguale.
«Peccato
che siano due dementi senza cervello. Hanamichi, vieni
avanti!»
L’onnipresente Akagi s’intromise nella breve
parentesi romantica, sperando che
quell’Odissea stesse per giungere a termine.
Pochi
minuti dopo, la
voce di Ayako irruppe come un coro di voci angeliche – almeno
nella testa del
Capitano «Ragazzi siamo quasi arrivati!»
«Ohssignore,
grazie!»
«Gorilla,
dobbiamo passare insieme ancora due settimane!» Gli fece
notare
maligno Kiyota e gli altri quasi temettero che il Capitano lo buttasse
dal
finestrino.
Dopo
altri pugni in testa, borbottii vari e le minacce
dell’autista di non
riaccompagnarli a Kanagawa, arrivarono allo stazionamento di Chiba, con
il
sollievo di chiunque.
Akagi
scese con l’aria di chi avrebbe baciato la terra, Hanagata e
Fujima come
se ancora non credessero a quello che avevano visto e Sendo con la
solita aria
svagata che rompeva tanto le palle a Rukawa. Tirando le somme erano
dodici
persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici
borsoni da palestra, dodici
valige e un pullman più sballato di loro.
«Ci
guardano tutti…» mugugnò Ayako,
afferrando la propria valigia.
«E
chissà perché?» rispose ironico Akagi,
pensando – tanto per fare un esempio
a caso – a quel trabiccolo che brillava al sole come un pugno
in un occhio.
«Siete
messi bene, eh?»
Una voce sconosciuta li apostrofò dalla
strada, con un’ironia che Ayako conosceva bene;
la
manager si girò, trovandosi di fronte una tipa dai lunghi
capelli neri e un
ghigno stratosferico.
«Eiko
Hisae!» Esclamò, correndo ad abbracciarla.
«Ciao,
Ayako. E’ molto che non ci vediamo…»
replicò Eiko, poi adocchiò la marmaglia
alle sue spalle. «Questi sono i giocatori di Kanagawa?»
Ayako
annuì, intanto che
Akagi tirava giù due valige grandi quanto lui.
«Tu
sei Takenori Akagi, vero?» Gli chiese lei, poi
allungò una mano. «Io sono Eiko
Hisae, mi occuperò della vostra sistemazione qui a
Chiba…» spiegò lei, mentre
Ayako la guardò un po’ perplessa, seguita a ruota
dal Capitano.
Jin,
alle loro spalle, osservava però la tuta di Eiko: pantaloni
viola scuro,
canottiera nera «Quei colori non rappresentano lo Shiroi di
Chiba?» Chiese,
attirando la sua attenzione.
Eiko
si girò verso di lui, con un ghigno: Jin del Kainan,
Guardia; registrò
l’informazione, poi annuì
«Sì, io sono l’allenatrice».
A
quella risposta, si bloccarono. Il pensiero di tutti, variante
più o meno
secondo la perversione di ognuno, era: una ragazza, così figa,
allenatrice della seconda squadra della Prefettura?
Scritta
nel Giugno/Luglio del 2008|
La Manifestazione Koyushu by Karyon
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