Giusto e sbagliato

di persemprelui
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Sdraiata su quello che doveva essere lo scheletro di un materasso, mi guardai intorno: buio, talmente profondo che i miei occhi dovettero abituarsi, se non fosse stato per la minuscola finestra.
Puzza, di sconfitta, di chiuso, lerciume. Quell’odore acre mi riempì le narici.
In lontananza, i lamenti di altre ragazze come me, interrompevano il silenzio intorno a me.
Chiusi gli occhi e immaginai di essere ad Hogwarts, nel mio comodo letto da caposcuola, in una delle sue bellissime stanze, con il suo profumo di pino e di fresco. Ripensai al svegliarsi la mattina e trovare la colazione pronta sulle lunghe tavolate; ripensai alle lezioni, alle sue aule vuote, alla mia amata biblioteca. Immaginai, nella mia mente, Hogsmade decorata per Natale, con la neve fresca che scendeva fitta, ricoprendo il terreno.
 
Io, Hermione Jean Granger, membro del magico trio, prigioniera di qualche sconosciuto.
Di qualcuno tanto crudele, da rinchiudere delle ragazze innocenti in posti come questo.
 
Dopo la fine della guerra, i Mangiamorte avevano preso il sopravvento, portando solo distruzione e dolore.
Nella mia testa riecheggiavano ancora urla e lamenti.
Non avevo più notizie di Harry, Ron, Nev, Ginny, Luna da.. oddio quanto tempo era passato ormai? Sentii le loro risate, rividi i loro volti felici e sorridenti, nonostante tutte le sofferenze provate.
Portai le mani al viso e cominciai a singhiozzare piano. Mi mancavano tremendamente e avevo bisogno di loro, della loro forza e sentivo che quella, sarebbe stata la mia fine, la fine di tutto quello che avevo fatto per il mio mondo magico.
 
Era stato tutto inutile. Lui aveva vinto comunque, ed ora, teneva tutti in pugno.
 
Ancora con questi pensieri, sentii un rumore fuori dalla mia cella; passi veloci, voci concitate, urla. Mi appiattii contro il muro, quando la porta si aprì di scatto, facendo un frastuono assurdo. Sulla soglia la sagoma di quello che doveva essere un uomo, si stagliava minacciosa.
Non lo conoscevo, nonostante fosse in controluce ne ero certa e a confermarlo fu la sua voce, a me sconosciuta
<< Alzati e vieni con me, finalmente è arrivato il vostro turno, sei contenta?>>
Il sarcasmo nella sua voce mi fece rabbrividire, ma… turno per cosa? Dove volevano portarci?
Tremai ed uscii dalla cella.
Una luce accecante m’investì.
 



Ed eccomi tornata con un’altra storia, diversa dalla precedente.
Spero di non deludervi!
Ciaoo e alla prossima!




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