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Death Game
Guardo la bottiglia vuota sul tavolo della cucina e tento di
mettermi in piedi per cercarne un'altra che sia sfuggita all'esame
accurato eseguito la sera precedente. Barcollo per stanza. Mi rendo
appena conto che non sto neppure in piedi. Non m'importa, nulla ha
davvero valore nella mia misera vita e, se non mi uccido, è solo perché
temo ritorsioni da parte Capitol City verso la mia famiglia. Ho
poco più di quarant'anni, ma mi sento come se ne avessi cento. Prim è
stata, e continua a essere, il punto focale della mia esistenza. Non ho altro. Non ho voluto altro. Gale, appena finiti gli Hunger Game, ha confessato di essere innamorato di me. Ha sofferto come un cane durante la mia storia con
Peeta. Sapere che era tutta una finzione, e che l'ho ucciso senza pietà,
non lo fa stare meglio, ma non può smettere di amarmi. Io non posso
cominciare, non amo nessuno e, a parte mia sorella, non voglio altri cui dover rendere conto. Dopo
la morte di mia madre, avvenuta in maniera improvvisa, Prim ha preso il
suo posto come guaritrice. E ha preso il mio posto accanto a Gale. Il
che significa che è entrato a fare parte lo stesso del mio centro
vitale. Non
ho ancora capito se lui la ama davvero, o se la usa come mio surrogato,
ma
sembrano sereni assieme, ed è già tanto in un'esistenza come la nostra.
Mia
sorella vive nel terrore di perderlo, com'è accaduto a nostro padre, ma
la miniera è l'unica fonte di sostentamento del nostro Distretto, fra
quelli legali. Non hanno voluto che io li mantenessi, anche se potevo
permettermelo, e posso capirli. Vivo
da sola e, com'era accaduto a Haymitch, non ho nessuno che mi obblighi
a stare più attenta a me e alla mia salute. Prim ogni tanto cerca di
farmi ragionare, ma alla fine capisce che è l'unica maniera che ho per
affogare il dolore di essere una delle Vincitrici. Povero Haymitch!
Quante volte io e Peeta lo avevamo rimproverato per la sua passione per
la bottiglia! E ora che non c'è più, brindo alla sua memoria, conscia che
non avesse altra maniera per dimenticarsi di essere uno dei fortunati sopravvissuti agli Hunger Game. -Una fortuna sfacciata.- penso, mentre continuo la ricerca. "Accidentaccio."
continuo borbottando fra me e me. Mi capita spesso, qualcuno potrebbe
darmi della matta, ma non m'importa molto. Sono costretta a fare
rifornimento in paese, e
non mi sento neppure in grado di fare due passi fuori dalla porta. Devo
andare al negozio. Spero di non incrociare i fratelli di Peeta. So che
non ce l'hanno con me, sono io che dopo tutti questi anni non riesco a
guardarli in faccia senza sentirmi in colpa per averlo ucciso. Sì, devo andare. Fra qualche
giorno cominciano i Quarti Giochi della Memoria, i Centesimi, e devo essere
anestetizzata a sufficienza per non mandare al diavolo tutta Capitol
City. Quest'anno, per rendere omaggio degnamente al Presidente Snow,
che sembra voler vivere in eterno, sono state costruite quattro arene.
Nelle prime tre, più piccole, andranno due esponenti per sesso da ogni
Distretto. Significa ben tre maschi e tre femmine da sacrificare.
Quest'anno i due gemelli Fran e Dani, i figli maggiori di Prim e Gale,
compiono dodici anni, e temo per la loro vita. Non posso sacrificarmi
per loro, come avevo fatto con la loro madre, e so che le possibilità
che siano estratti, tenendo conto dei traffici di Capitol City, sono
altissime. Non avendo avuto figli miei, si accontenteranno dei
miei nipoti, ormai conosco bene come ragionano. La quarta arena, più grande, è destinata a chi sopravvive una settimana nelle prime e già m'immagino che sarà una strage.
Raccolgo forze, soldi e coraggio e mi dirigo verso il centro città. Incontro subito Prim, che mi squadra severa. "Kat,
ti sei guardata allo specchio prima di uscire?" mi rimprovera "Sembri
uno spaventapasseri. Io conto su di te perché almeno uno dei miei figli
torni a casa vivo, cerca di fare almeno finta di impegnarti." Mi sento come un ladro colto sul fatto, e arrossisco senza avere il coraggio di guardarla negli occhi. "Li
ho allenati con il pugnale e con l'arco, di più non posso fare." cerco
di difendermi, senza riuscire a convincere nemmeno me stessa. "E poi
quando ho vinto io gli Hunger Game, il nostro allenatore era sempre
sbronzo, ma sono riuscita lo stesso a stravincere." Prim se ne va
sospirando: anche lei, nonostante mi rimproveri sempre, non riesce a
smettere di pensare che non ci sarebbe stato nessuno di cui
preoccuparsi, se io non avessi preso il suo posto e vinto. E non avrebbe avuto Gale, se non avessi rinunciato a lui. L'unica
cosa che ho potuto fare, sforzandomi parecchio e cercando di non bere
troppo nel periodo, è stato allenarli con l'arco. Gli ho insegnato a
cacciare di frodo, anche se di cibo ne avevo a sufficienza dopo la
mia vittoria, poiché il padre non ha potuto farlo, essendo sempre
impegnato nella miniera e a riconoscere le erbe commestibili, quelle
medicinali e quelle potenzialmente pericolose. Spero che questo possa
bastare per farli
tornare vivi, o per farne tornare almeno uno, nel caso che vengano
chiamati entrambi. Vado allo spaccio e faccio una buona scorta di
alcolici. Ne tengono sempre da parte per me, come facevano per
Haymitch. Torno a casa, osservo la foto del mio Mentore sopra un mobile
e alzò una delle bottiglie verso il suo viso. "Alla
tua salute." mormoro, prima di ricominciare a bere, attaccandomi
direttamente al collo. Sono anni che il liquido non mi brucia più nella
gola, vorrei che fosse lo stesso per la mia coscienza. Purtroppo,
essere costretta a essere Mentore durante i giochi, non fa che
rinnovare, di anno in anno, quel dolore che vorrei sopire. Non c'è più
stato alcun vincitore nel nostro Distretto e ormai sono pochi coloro
che riescono a raggiungere la maggiore età. I lavori nella miniera
vanno a rallentatore ma Snow è troppo superbo per ammettere che i
suoi Giochi stanno distruggendo il paese. -Non vedo l'ora che crepi, maledetto bastardo.- penso -Non puoi campare in eterno e nessun altro può essere peggio di te.- Temo,
però, che non camperò a sufficienza per vedere la sua fine. Peccato,
allora sì che avrei bevuto fino a scoppiare per festeggiare. |