Se sei
pronto…lo sono
Titolo: Se
si pronto… lo sono
Challenge; sfida dei duecento prompt
Prompt: 55.
Tortura
Fandom:
Harry Potter
Personaggi:
Severus Piton, Lord Voldemort, Mangiamorte
Contesto: libri 1-4
Raiting:
arancione
Tipologia: one-shot
Parole: 937
“Severus”
disse Silente rivolto a Piton. “Tu sai che
cosa devo chiederti di fare. Se sei pronto…Se sei in
grado…”*
Si era
Materializzato a pochi metri da Villa Malfoy e ora avanzava con passo
lento ma
deciso verso la scalinata d’ingresso. Alcune luci accese ai
piani alti e le
sagome incappucciate che intravedeva oltre i vetri dimostrarono che la
sua
intuizione era stata corretta. Voldemort non era rimasto a lungo nel
cimitero,
dopo aver duellato con Potter. Villa Malfoy era stata il suo quartier
generale
tredici anni prima e non c’erano motivi perché non
lo fosse ancora. Anzi, era
certo che Lucius avesse offerto ben volentieri la propria dimora, come
dimostrazione della sua assoluta e rinnovata fedeltà
all’Oscuro.
Severus
Piton si
fermò davanti al primo gradino e guardò in su. Il
portale d’ingresso era
spalancato sull’ampio salone di marmo in fondo al quale una
doppia gradinata
conduceva alle due ali della casa. Lassù, in una di quelle
stanze, stava
parlando ad un consesso di Mangiamorte, quegli stessi che erano accorsi
a lui
alla prima chiamata. Potter aveva detto che aveva
“perdonato” la loro fuga. Si
chiese come lo avrebbe accolto. Lui, che gli aveva rivelato la Profezia.
Lui che aveva supplicato
l’Oscuro di
risparmiare la vita di Lily.
Lui
che era corso
a supplicare Silente, quando si era reso conto che Lord Voldemort sordo alle sue richieste e
incapace di
provare compassione sarebbe passato sopra al corpo di Lily pur di avere
il
bambino.
Lui
che aveva
giurato fedeltà a Silente e che ora era lì per
dimostrarla, ad ogni costo.
Severus
inspirò
l’aria calda e silenziosa di giugno e riprese a salire le
scale. Attraversò il
maniero senza incontrare nessuno – evidentemente erano tutti
riuniti attorno
all’Oscuro – finchè non sentì
qualcosa strisciargli accanto, si voltò e lo
vide. L’enorme serpente che Potter aveva descritto stava
entrando in una delle
sale alla sua sinistra, poco dopo la voce di Voldemort
sibilò nella stanza.
“Nagini
mi dice
che c’è un ritardatario. Vieni, Severus, unisciti
a noi.”
Piton
si fermò
sulla soglia. Voldemort era seduto su una poltrona di velluto verde al
centro
di un nutrito gruppo di Mangiamorte che si erano voltati verso la porta
e ora lo
guardavano incuriositi. Il mago quasi non li degnò e rivolse
la sua attenzione
al centro. Voldemort era magro, la pelle bianca tirata sul volto
scheletrico,
ma gli occhi piccoli e rossi erano puntati su Piton e brillavano di una
luce
sinistra.
Severus fece un lieve
inchino in avanti e
tentò di parlare, “Mio
Signore…”
“Mi
hai deluso,
Severus.” Lo interruppe Voldemort, “e mi sorprende
che tu sia qui. Sei venuto a
chiedere perdono?”
“No,
mio Signore.
Sono venuto a dimostrare la mia fedeltà.”
“Sei
in ritardo.”
“Silente,
mio
Signore, ha richiesto la mia presenza. Barthy Crouch Jr è
stato scoperto e
sottoposto al bacio dei Dissennatori.”
“Crouch
si è
rivelato molto utile in questi ultimi mesi. Molto più di
molti di voi.” Sibilò facendo
saettare gli occhi su ognuno dei Mangamorte, che abbassarono il capo,
colpevoli.
“E tu dici di essermi fedele, Severus” riprese
rivolto a Piton, “ma non corri
quando chiamato.”
“Non
sono io ad
essere fuggito” azzardò, “quando il
Marchio Nero è diventato evidente.”
Per
tutto il
tempo Voldemort aveva rigirato la bacchetta tra le dita, ma ora
l’aveva
fermata, puntandola contro Severus, e un ghigno si era cristallizzato
sulle
labbra sottili del Signore Oscuro.
Un
brivido
incontrollato scosse le membra di Severus – era finita,
pensò.
Aveva
promesso di
proteggere il figlio di Lily, aveva atteso tredici anni per poter
mantenere
fede a quella promessa, e ora aveva fallito, di nuovo.
Si
preparò ad
essere investito da un raggio di luce verde e brillante, come lo erano
stati
gli occhi di Lily – che ironia della sorte.
Sentì
un sibilo
uscire dalle labbra di Voldemort e i suoi muscoli si contrassero in uno
spasmo
di dolore. Cadde a terra sul pavimento di marmo, il corpo trapassato da
miriadi
di lame gelate e taglienti, faticava a respirare, perfino a pensare, ma
riuscì a
trattenere le grida di dolore che rimbombavano nella sua testa.
Per
tre volte la
Cruciatus si abbatté su di lui, poi quando il Signore
Oscuro fu soddisfatto
gli
si avvicinò.
“Ti
vedo
sofferente, Severus.” Lo schernì sollevandogli il
viso con due dita, “ma ti sei
dimostrato più tenace dei tuoi compagni. Stare in quella
scuola, con Silente e
in mezzo a dei Babbani, non ti ha rammollito. Dici di essermi ancora
fedele.
Bene, ho qui un regalo per te.” Fece un segno a due
Mangiamorte che entrarono
nella sala accanto.
“Il
mio Signore è
troppo buono.” Rispose Piton. Le parole uscivano flebili
dalle labbra livide.
I
due Mangiamorte
che erano usciti rientrarono poco dopo scortando una ragazza poco
più che
ventenne, con lunghi capelli rossi e il volto pallido e terrorizzato.
“Questa”
indicò
la ragazza con una nota di disgusto nella voce, “è
una babbana che abbiamo
trovato rannicchiata dietro una delle tombe del cimitero. Si deve
essere
nascosta. Non potevamo lasciarla lì, era così
spaventata.”
I
Mangiamorte
sghignazzarono, mentre la ragazza puntava gli occhi verdi e impauriti
verso
Severus,
sperando in un suo aiuto.
“Ma
non possiamo
nemmeno tenerla qui con noi.” Voldemort sfilò la
bacchetta di Piton dal suo
mantello e gliela porse. “Tu che dici, Severus?”
Una
goccia di
sudore freddo gli scivolò lungo la tempia mentre la
consapevolezza di ciò che
Voldemort gli stava per chiedere si impossessò di lui,
facendogli gelare il
sangue.
“Dopo
tutto,
potresti ancora essermi utile, Severus.” Sibilò
Voldemort.
“Severus”
disse Silente rivolto a Piton. “Tu sai che
cosa devo chiederti di fare. Se sei pronto…se sei in
grado…”*
“Lo sono”
disse Piton.*
* Frasi tratte da Harru Potter e il Calice di fuoco, p. 606
(nell'edizione del 2011)
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