Vi
consiglio vivamente di leggere questa flash con questa
canzone (cliccate o vi sparo), che mi ha ispirata per tutta
la
stesura.
E'
una questione di...
“Non
esiste un motivo logico nella scelta di una persona.
Semplicemente
perché non scegliamo noi. Scelgono lo sguardo e
l’odore della
pelle. E tutta quella chimica dei gesti che la accompagna. E la voce,
e come l’ha usata per dirci -ciao-.”
“Ti
sembra di volare.
Hai
il mondo nelle tue mani, gli occhi chiusi perché sei
completamente
sicuro di ciò che possiedi. A cosa serve osservare se hai il
potere?
Non ci sono più suoni, colori, odori, c'è solo
l'aria che ti sferza
il viso come lame taglienti, mentre cadi nel limbo.”
la lingua guizza veloce, umettandosi il labbro inferiore sottile.
“Ed
è così che descriveresti un orgasmo?”
occhi ingordi si
appropriano di quella visione in fretta e il pomo d'Adamo guizza
verso il basso mentre deglutisce.
“Sì,
è potere, non trovi?” forse se ne è
accorto, forse no, ma non lo
da a vedere. Forse però il sorriso che gli si è
dipinto sulle
labbra è proprio per quello.
“Per
me invece è perdersi e non trovarsi più. Non
sapere dove inizia il
tuo corpo e dove finisce; il tempo e lo spazio si
smaterializzano”
“La
vediamo in due modi diversi”
Occhi
che si specchiano in altri occhi; iridi che contrastano, verde e
azzurro che si scontrano e si mescolano in quelle luci calde e
soffuse. Stanno parlando di orgasmi come se niente fosse, davanti ad
un drink, mentre la musica riempie la sala. Pupille che saettano
verso le labbra dell'altro involontariamente, sussurri caldi e
respiri che si infrangono sulle lingue, perché i loro volti
sono
vicini, troppo vicini. Potrebbero baciarsi, sì, ma non lo
fanno.
Preferiscono sentire le budella torcersi per il desiderio, il dolore
alla gola che si secca mentre l'immaginazione è quasi
più forte
della realtà.
-
“Ti
piace quello che vedi?” sussurrano due labbra carnose in una
ansito.
“Molto,
sembri un putto di Michelangelo” dicono altre labbra, ma
queste
sono sottili.
Non
si conoscono ma, da come si guardano e si studiano, ormai sanno a
memoria l'uno i tratti dell'altro. E' questione di chimica certe
volte, feromoni dice qualcun altro. Odore, non il profumo, proprio
quell'essenza unica che ogni umano porta sulla sua pelle come una
sorta di impronta digitale. Unica, impossibile da ricreare.
-
“Posso
toccarti?”
“Che
gusto ci sarebbe dopo?”
“Ne
ho bisogno”
“Allora
avresti dovuto farlo, senza chiedere”
Lo fa, con le lunghe dita raggiunge il polso esile
dell'altro
ed è elettricità allo stato puro. E' come se
mille aghi si stessero
conficcando nelle loro carni, trafiggendoli senza pietà.
Eppure è
piacevole provare quella sensazione, è sublime sapere che
solo un
tocco leggero può far scoppiare così ogni cellula
del proprio
corpo.
Quando
il contatto finisce, occhi negli occhi, come sempre, c'è un
nuovo
vuoto incolmabile da riempire; forse è per questo che non si
erano
mai toccati.
-
Forse
è una questione di voce, del modo in cui si parlano; una
squillante,
come uno scampanellio, e una calda, come un liquore invecchiato negli
anni. Anche se ormai sono abituati a sentirsi parlare, quei suoni
sono in grado di sfiorare corde segrete dentro di loro, come dita
gentili, creando melodie sempre diverse.
“Ciao”
“Sei
tornato”
E'
sempre come la prima volta: il cuore che perde un battito per una
semplice parola pronunciata con quel giusto graffio nel tono di voce;
un respiro che si blocca in gola mentre gli occhi si incontrano di
nuovo, dopo troppo tempo.
-
“Dove
sei sta-”
E
quella volta è anche una questione di sapore, di lingue
calde che si
incontrano, labbra screpolate che si poggiano su altre due soffici e
carnose. Ma anche di tatto, perché le dita raggiungono i
corpi l'uno
dell'altro, arpionandosi senza controllo, artigliando lembi di
vestiti come ancore di salvataggio. Forse è quella
l'attrazione,
quel desiderio di stringersi, fondersi, bruciarsi come una fiamma
alimentata da uno spruzzo di benzina. E' dolore, mentre i denti
affondano nella carne, mentre le unghie graffiano e le dita strappano
un po' di capelli perché la presa è troppo rude.
Questa
volta però non è una questione di vista,
perché le palpebre sono
calate sulle iridi.
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