bo
In your eyes alone,
I found grace
E' possibile dedicare qualcosa a due persone che alla fine
esistono solo nel mio cuore e tra le pagine dei libri che amo?
E a Tessa, permettimi di chiamarti così.
No, non la Tessa del libro. Ma ad una Tessa in carne ed ossa .
E mi permetto di dedicare questa shot anche a Denise e a Federica.
Sperando che vi piaccia.
"All you needed was time,
now time will destroy us".
*
Sono
seduto per terra, la schiena appoggiata al muro, l'orecchio pronto
a cogliere l'agonia di Jem, anche un semplice gemito potrebbe
spezzarmi. Ogni volta che ha le sue crisi, sento la tensione al petto
aumentare sempre più.
Il suo attacco è stato come
ogni altro. Il secondo prima stava parlando tranquillamente, il secondo
dopo tossiva sangue. I Fratelli
Silenti sono con lui, nella sua stanza, mentre io sono dovuto uscire, come al solito.
Quando ero con Jem, mi sono limitato a fissare il
pavimento, consapevole della tensione delle mie spalle e del pallore
del mio viso. La tensione al petto sempre più insopportabile. Ad
un certo punto Fratello Enoch mi ha chiesto di lasciare la stanza e senza opporre resistenza ho eseguito la sua richiesta. Ogni secondo che
non sono vicino a James, sembra lungo mille
anni. Osservo il tovagliolo che stringo in mano, sporco del sangue di
James. E' questo tutto quello che mi resterà di lui? Tovaglioli
o magliette sporche del suo sangue? No, ovviamente no. Ci sarà
anche la runa che ci unisce, quella runa che da nera diventerà
argentea, come la cicatrice di una vecchia ferita, mai dimenticata.
Odierò vedere quella runa? Oppure sarà una sorta di
consolazione?
"Basta, Will"
"Cosa?", domando confuso posando il libro per terra "Ho appena iniziato"
"Non è per il libro", mi dice "Ti chiedo di smettere di cercare... quello che stai cercando"
"No"
"Non c'è niente da cercare, William"
I suoi occhi sono quasi bianchi, sembrano così privi di vita da farmi male.
"E' la febbre a parlare, non tu"
Mi stringe una mano, la sua pelle brucia, ricambio la stretta senza pensarci..
"Sono io a parlare"
"Come posso lasciarti morire?", chiedo "Non andare dove non posso seguirti, non andare dove io non posso proteggerti"
"Ti chiedo solo questo", mi implora lui "Ti prego, William"
"Va bene", mormoro io "Smetterò di cercare"
Smetterò, anche se questo significa condannarlo a morte. Nonostante James sia una delle persone
più gentili al mondo, non posso fare niente per salvarlo. Non
c'è un bonus vita per le persone buone. Dovrei essere io quello
malato, quello che sta per morire, dovrei essere io quello mezzo
delirante per la febbre. Perché è toccato a lui? Vorrei
che tutto questo fosse solo un brutto incubo, vorrei un mondo dove
James è sano e pieno di vita. Un mondo dove James...
"Prometti"
"E' una promessa", gli dico "Riposa"
Riesce
solo ad annuire, prima di chiudere gli occhi e cedere alla stanchezza.
Il suo petto, fragile e segnato dai marchi, si alza e si abbassa al
ritmo del suo respiro. Sto per andarmene quando mi rendo che Jem non ha
lasciato la mia mano. Nonostante stia dormendo, la sua stretta è
forte e sicura.
"Credo che resterò con te, James", sussurro io accarezzandogli i capelli argentei.
"Will?", la voce di Charlotte mi riporta alla realtà.
"Sì?"
"Jem sta meglio", mi informa "Puoi andare da lui"
"Grazie", dico.
"Will..."
"No, non dire niente", ribatto "Non dire niente"
"Perdonami", la sua voce sembra quella di una bambina ferita.
"Voglio solo andare da Jem"
Lei si limita ad annuire.
Mi alzo, pulendo i pantaloni dalla polvere, non mi ero nemmeno
reso conto che Fratello Enoch era uscito dalla stanza. Forse ero
così perso nei ricordi, da essermi isolato da tutto e da
tutti. Entro nella stanza di Jem il suo viso, illuminato dalla
stregaluce, sembra sempre più magro. La stanza di Jem sembra
odorare di morte e di sofferenza. Prima o poi la morte riuscirà
ad averlo, ma non adesso, non ora. La morte ha altri piani per lui, ha
altri piani per me.
Non posso fare niente, tranne che vederlo morire lentamente. E'
così magro che a volte ho paura di romperlo. Così magro
che potrei contargli le costole. Ma nonostante tutto, nonostante la
fatica, la sofferenza, il suo fisico deve essere abbastanza forte per
reggere tutto questo stress.
La tensione al petto diminuisce e il battito del cuore torna normale e finalmente sono consapevole del fatto
che Jem sta davvero meglio, che non è ancora la fine. Il suo
fisico è davvero forte, in grado di resistere persino alla
morte, che sembra volerlo avvolgere con un il suo eterno oblio. La corda,
che prima era tesa quasi al limite, torna normale e nessuna tensione
agita il mio animo.
"William?"
"Sono qui, James", dico avvicinandomi al suo letto.
"Visto?", chiede "Ci sono riuscito"
"A fare cosa?", domando confuso.
"Ad uscirne vivo", sussurra "Non ti ho lasciato"
"Sì"
"Mi dispiace di averti fatto preoccupare"
I miei occhi devono esprimere molta più preoccupazione di quel che penso perché lui mi rivolge un dolce sorriso.
"Sto davvero meglio, William", mi ripete "Sul serio"
"Non stai bene", dico "Non starai mai bene, James"
"Mi dispiace", dice lui
"Non saprei chi essere, senza te", confesso "Non saprei vivere senza te, non saprei nemmeno essere un cacciatore"
"Dovrai imparare", mi dice gentilmente "Imparare a vivere senza di me, imparare ad essere un cacciatore senza di me"
"Tu sei il mio faro", gli dico "Il mio punto di riferimento, se tu muori... io non avrò ragione di vivere"
Nei suoi occhi accade qualcosa di strano, che non mi spiego. La loro
luce aumenta sempre più, permettendomi di vedermi come mi vedere
lui. Un ragazzo che si è lasciato tutto alle spalle, che rigetta
l'amore di tutti e che tratta male ogni singola persona. Una persona al
limite, che nonostante tutto è ancora in grado di amare. Posso
cercare di nascondere i miei sentimenti, con gli altri, fingere di non
provare nulla, ma con James è tutto diverso. Solo
nei suoi occhi io posso trovare la grazia. Solo negli occhi di James,
riesco a vedermi per come sono davvero. Lui è lo specchio della
mia anima e io sono lo specchio della sua. Oggi, con un sussulto, mi
rendo conto che è quel giorno maledetto. Non pensavo che Jem se
ne fosse reso conto, non ho mai capito che tutte queste cose, un
impegno lontano dell'istituto, la caccia ad un demone, fossero dei
semplici diversivi. Un modo semplice per non farmi pensare troppo, per
non farmi sprofondare nei ricordi. A volte mi sembra ancora di sentire
la voce dei miei genitori e le loro lacrime. Perché non mi sono mai chiesto
niente? Ogni anno mi portava in giro, dal mattino fino a notte fonda,
ma io non mi sono mai fermato a chiedermi il perché.
"James", dico io "Perché?", sento un groppo in gola e cerco di respirare profondamente.
"Sei sempre così nervoso, Will...", la sua voce sembra affievolirsi.
"James?"
"Tutto bene", mi rassicura "Stavo
dicendo che sei sempre così nervoso, specialmente questo giorno.
Io non so cosa ti sia successo, cosa sia accaduto nella tua vita, cosa
ti abbia portato a detestare questo giorno con tutta l'anima e il
cuore, ma sappi che me ne sono reso conto"
"Questo è successo a causa mia?", domando "Tu sei quasi morto, per causa mia?"
"Morire per te, sarebbe un bel modo per andarmene"
"Ti sei allenato?", chiede Jem scioccato
"Beccato", ribatto io con un sorriso
"Sei tutto quello che ho, James", gli dico "Non buttare la tua salute per una simile sciocchezza"
"Se qualcosa ti fa star male, non
è una sciocchezza", ribatte "Il tuo dolore è un mio
dolore, così come un tuo sorriso è un mio sorriso"
"Ma James..."
"Non dire niente", mi dice
semplicemente "Dimmi invece... ti sei divertito ad uccidere quel demone?", ridacchia per qualche secondo prima di smettere.
Come se non volesse farsi vedere,
si pulisce le labbra e nasconde la mano sotto le coperte. Nel secondo
in cui la sua mano è stata in bella vista, ho potuto scorgere
una macchia di sangue.
Non c'è niente che io possa
fare. Ho smesso di cercare una cura, come lui mi aveva chiesto. Nei
momenti peggiori ho persino pensato di rivolgermi ad uno stregone, ma
ho gettato via quel pensiero. Anche i poteri degli stregoni sono
limitati, non possono fare miracoli. Nella mia mente ci sono mille
ricordi. Il ricordo del nostro primo incontro, a quel tempo Jem
aveva i capelli neri, solcati da striature argentee, gli occhi
nerissimi e il viso pallido e magro. Il giorno in cui le nostre anime
sono diventate una sola, quando siamo diventati Parabatai e tutto ha
cominciato ad avere un senso. E' sempre magro, così magro,
ogni volta
che scopro che ha perso peso, mi chiedo come faccia a reggersi in piedi.
"James?", lo chiamo io "James, svegliati"
"William?"
Jem apre gli occhi lucidi di febbre e poi nonostante tutto, nonostante il dolore che prova, mi rivolge un sorriso dolcissimo.
"Sono qui, James"
"Prima di svenire, ho visto quel demone ferirti, stai bene?", chiede "E' tutto ok?"
"Sì, certo", lo rassicuro
"Davvero?"
"Sì, James", dico "Pensa solo a riposare e a stare tranquillo"
Mi sorride di nuovo e si addormenta nuovamente. Il suo viso ora
più rilassato, io gli stringo la mano, solo per sentire
quanto essa sia calda per colpa della febbre.
"Posso riposare un pochino?", mi chiede lui "Sono stanco"
"Certo che puoi", gli dico.
"William?"
"Sì?"
"Mi leggi qualcosa?", chiede con un mezzo sorriso "Come fai quasi ogni notte?"
"Come?", chiedo io.
"Pensi che non ti senta?", chiede
"So benissimo che a volte ti intrufoli nella mia stanza, solo per
sentire se sto respirando, solo per accertarti che io non stia avendo
qualche incubo"
"Allora mi sentivi?"
"Certo", mormora "Ti ho sempre sentito, la tua voce riusciva a raggiungermi e grazie a te i miei incubi scomparivano"
Entro nella
stanza di James, chiudendo la porta con delicatezza. Il bagliore della
stregaluce è abbastanza forte da permettermi di vedere Jem. Gli
occhi
chiusi, il petto che si alza e si abbassa. Proprio oggi sono riuscito a
farlo ridere, ci ho messo davvero un sacco, ma alla fine ci sono
riuscito. Vederlo sorridere è stato come un soffio di aria
fresca. Il silenzio nell'Istituto
ora è disturbato solo dai suoi sussurri senza senso, in uno di
essi mi pare di riconoscere il nome di sua madre. Mi siedo accanto al
suo letto e
comincio a leggergli un libro. E' da quando è venuto qui che ho
questo vizio, ogni volta che lui ha un brutto sogno, io mi fermo per
leggergli qualcosa. Non so se sia la mia voce a calmarlo, ma dopo
qualche minuto smette di sussurrare, di chiamare i suoi genitori e il
suo sonno sembra procedere normalmente.
"Va bene", gli dico io.
"Mi sono permesso di prendere uno dei tuoi libri, quando tu eri fuori", dice "Potresti leggermi quello?"
"Racconto di due Città?", domando "Ti piace?"
"Non mi dispiace", mi risponde lui con un mezzo sorriso.
"Va bene", dico.
Leggo per quelle che sembrano delle
ore, quando finalmente il sonno di James è tranquillo e libero
da ogni incubo, decido di lasciarlo da solo.
"Riposa, James", gli dico io sistemandogli le coperte sul petto.
Angolo scrittrice.
Ho deciso di cancellare "la vecchia versione", grazie a dei
preziosi consigli. Per questo volevo mandare un oceano di grazie
alla gentilissima Aniasolary. Ho modificato solo alcune che (come mi
aveva fatto notare Ania) non erano "nel personaggio di Will". Ho
cercato di mollare un po' i freni e di mettere un po' di me in William.
Volevo ringraziarla un sacco, per i suoi preziosi consigli e perché mi ha incoraggiata a scrivere questa shot. Anche se a te non sembra, cara Ania, mi hai davvero aiutata un sacco.
|