In
tutta onestà, avevo pensato di non tornare mai più su
EFP.
Poi
però ho pensato che magari chi non conosceva Manga.it avrebbe
avuto piacere a leggere qualcosa di mio.
Ebbene
sì, sono proprio io, anche se sotto un nome diverso.
Spero
solo che questa prima one-shot possa piacervi. ^^
E
spero che recensirete per far felice un'abusiva. XD
Tears
for my Enemy
Non
volevo che succedesse.
No,
lo volevo.
Però...
La pioggia scrosciava, fitta, fredda, incolore nella
notte scura, l'aria che sapeva di fango, di muschio, di sangue.
Sangue impossibile da lavare via, per la pioggia. Sangue che
impregnava la terra col suo calore, il suo odore, la sua vita rubata.
Naruto si era fermato di botto, immobile fra
Kakashi-sensei e Sakura-chan, sentendo Sai e Yamato-sensei fare lo
tesso alle sue spalle.
Non c'era gioia negli occhi di nessuno.
Forse era rammarico quello che traspariva dalla scura
iride dell'uomo dai capelli d'argento, la tristezza dovuta alla
consapevolezza di aver perduto l'unico nemico che era stato in grado
di sconfiggerlo con la sua stessa arma. Stava vedendo la fine del
proprio peggior avversario. Non per mano sua.
Probabilmente era pura tristezza quella luce che
tremava negli occhi verdi della ragazza, un sentimento nato non dalla
ragione, ma dalla sua stessa sensibilità, l'amarezza del
vedere una vita spegnersi davanti ai suoi occhi, e la consapevolezza
di non poter, e di non dover, fare nulla per salvarlo.
Naruto non sapeva che cosa lasciassero trasparire le
espressioni di Yamato e di Sai, e neppure gliene importava.
In quel momento, gli interessava solo l'espressione,
che nemmeno espressione era, sul viso di Uchiha Itachi.
Il Mukenin era lì, davanti a lui, a terra, la
veste dell'Akatsuki ridotta a brandelli, la maglia scura dalla
profonda scollatura invece quasi intatta. Resa ancora più nera
dalla pioggia. E dal sangue. Il giovane uomo era immobile, supino, i
capelli sciolti sparpagliati attorno al capo, i fili di nero ebano
che si mischiavano al fango, alla pioggia. Al sangue. Profonde ferite
gli solcavano le braccia, come se fossero state infilzate da lunghe
lame affilate, le gambe non apparivano in miglior stato.
Il viso era inespressivo come sempre, gli occhi dalle
lunghe ciglia chiusi, la bocca socchiusa in brevi e irregolari
respiri rauchi, alcune macchie di fango e sangue su una guancia, un
filo rosso che colava da un angolo delle labbra.
Vivo.
Ma per poco.
Però
non volevo che succedesse così.
Oppure
lo volevo.
Non
lo so.
Ma
ora che lo vedevo...
...io...
- Deve essere accaduto pochi minuti fa- stava dicendo
Sakura- ecco cos'erano quelle esplosioni che sentivamo-.
Ma Naruto non la stava ascoltando.
Fissava Itachi con un groppo alla gola, incapace di
ragionare, di capire, di accettare.
Era lì, troneggiante sul proprio peggior
nemico, sulla persona che aveva distrutto la vita del suo migliore
amico, su un assassino spietato, su un mostro disumano.
Ora il suo avversario stava morendo, assaporando
un'atroce agonia, scontando i propri peccati.
Naruto avrebbe dovuto essere felice. Trionfante.
Soddisfatto. Sollevato.
Niente più occhi rossi che lo fissavano
inquietanti, niente più paura di venir attaccato nel buio.
Doveva gioire.
Si era ormai liberato del proprio incubo.
Allora perché gli pareva di viverne un altro?
E'
tutto così...
...sbagliato.
Dovrei
essere felice.
Dovrei.
...
...io
non ci riesco.
Naruto si inginocchiò accanto ad Itachi,
osservando la fatica con cui continuava a respirare.
Non sembrava più così pericoloso.
E questo pensiero, stranamente, ferì il
biondino.
L'Uchiha non avrebbe dovuto sembrare così
debole, nemmeno in punto di morte. Avrebbe dovuto ispirare ancora
paura, non sarebbe dovuto sembrare un gattino coperto di sangue.
Fragile, come sul punto di spezzarsi.
Ci stava ancora pensando quando si rese conto di
essere fissato da due gemme nere semichiuse. Gli si seccò la
gola.
Gli occhi di Itachi erano spenti, come sempre lo
erano, impenetrabili, come sempre lo erano.
Stanchi.
Forse un po' tristi.
Forse perfino felici di vedere il cielo in un giorno
di pioggia.
- Ohayo, Naruto-kun- mormorò in un soffio,
abbozzando un tenue e spento sorriso.
- Ohayo, Itachi-san- mai aveva detto cosa più
stupida.
Non
riesco ad essere felice.
Non
riesco a ridere.
...vorrei
solo piangere.
Itachi
fu percorso da uno spasmo di dolore, tremò, tossì
sangue, ansimò dolorosamente, l'agonia che traspariva perfino
dai suoi illeggibili occhi neri.
Naruto
sobbalzò e istintivamente gli afferrò una spalla,
stupendosi di quanto calda fosse.
Stupendosi
di quanta angoscia sentisse dentro di sé.
Un
nodo gli serrava la gola, un pugno gli stringeva il cuore, e piccoli
aghi premevano ai lati dei suoi occhi.
-
Sakura-chan...- mormorò con voce irriconoscibile, guardando
con occhi imploranti la ragazza dai capelli rosa.
Lei scosse tristemente il capo- Non c'è nulla
da fare, Naruto: gli hanno sfondato la cassa toracica e le costole
gli hanno forato i polmoni. Morirà a minuti-.
Piango.
E
lo so il perché.
Non
doveva andare così.
Naruto piangeva in silenzio, le lacrime che colavano
sul suo viso, gocciolando assieme alla pioggia su quello del giovane
sotto di lui.
Itachi era il suo nemico.
Ma era anche una delle costanti della sua vita.
Il Mukenin tentava di catturarlo e il Jinchuuriki si
difendeva, combattevano, scappavano.
Sempre.
Era il suo lupo in agguato, il corvo che lo scrutava
dalle tenebre con occhi affamati. L'antagonista sempre presente alla
fine della sua strada, il nemico con cui tante volte si era
scontrato, ma che mai era riuscito a battere.
Dopo tanti scontri senza né vincitori né
vinti, alla fine Naruto si era quasi convinto che Itachi ci sarebbe
stato per sempre nella sua vita, per coprire il sole con la sua
ombra, per tessere il personale inferno del ragazzo biondo.
Avrebbe dovuto morire in modo diverso, pensò
improvvisamente il ragazzo.
In una notte di luna piena, la lama di un kunai nel
cuore, l'erba attorno, il vento gentile.
Avrebbe dovuto avere una morte pulita. Indolore. Non
una lenta agonia nel fango e nella pioggia. Non con il corpo ridotto
in quello stato con tale brutalità.
Perché Itachi era il suo nemico peggiore, ma
almeno era un nemico leale, che rispettava e che era a sua volta
rispettato dall'altro. Era una persona crudele, insensibile, che
amava vedere il dolore e la paura negli occhi delle vittime prima di
ucciderle.
Ma non avrebbe mai usato un metodo così
barbaro e brutale per uccidere qualcuno.
Naruto lo odiava.
Ne aveva paura.
Aveva fatto l'amore con lui.
Non
avrebbe dovuto succedere.
Stavamo
combattendo.
Non
avrebbe dovuto farlo.
Non
avrebbe dovuto baciarmi.
E
fare tutto il resto.
...non
avrebbe dovuto piacermi.
Naruto ancora ricordava quel pomeriggio di tre giorni
prima.
Ricordava la lotta feroce, quelle mani forti che lo
avevano immobilizzato a terra.
Quelle labbra affamate che lo avevano baciato. Il
lento movimento del suo bacino contro il proprio. La sua eccitazione.
Il modo in cui Itachi lo aveva preso, senza fretta e
senza ascoltare i suoi no. Il piacere che il ragazzo aveva provato
dopo. Ancora, ancora e ancora. Il modo in cui gli si era aggrappato
alle spalle, urlando il nome del nemico, di quello stesso uomo che in
quel momento giaceva esangue davanti a lui.
Avrebbe potuto ucciderlo, quella volta. O catturarlo
per estrarre il Kyuubi.
Ma non aveva fatto nulla di tutto ciò.
Aveva preferito scambiare il dolore col piacere, la
violenza con la dolcezza.
Aveva preferito fare l'amore con lui, piuttosto che
ucciderlo. Baciarlo piuttosto che ferirlo. Farlo godere piuttosto che
torturarlo.
Ora non era più il sudore a brillare sulla sua
pelle bianca, non era più il loro caldo seme a colare dalle
sue dita, ma gelida pioggia invernale e rosso sangue morente.
Avrei
voluto salvarlo.
Gli
afferrai una mano.
La
strinsi.
Lui
mi sorrise.
- Non odiarlo- Naruto sollevò di scatto il
viso a quella voce flebile e roca- Non vendicarmi-.
Richiesta strana per Itachi. I suoi occhi non avevano
perduto la loro impenetrabilità, ma erano diventati liquidi,
privi del loro ghiaccio.
- Promettimelo- esalò, prima di essere di
nuovo scosso da un violento attacco di tosse, un secondo rigoletto di
sangue che gli colava dalla bocca.
Naruto si era chinato su di lui per sostenergli da
dietro la testa, e a quella supplica proprio così disperata
perché fatta in punto di morte non osò dir di no- Te lo
prometto- mormorò con voce triste- Non parlare... è
peggio...-.
Non
era delle reazioni degli altri che mi importava.
Non
volevo che Itachi morisse.
Mi
era intollerabile.
Itachi spirò fra le braccia di Naruto, un
lieve sorriso sulle labbra, rammaricandosi per quelle lacrime che una
sola persona al mondo avrebbe versato per lui.
Naruto strinse a sé quel corpo ancora caldo,
ignorando lo scricchiolare delle costole rotte, l'appiccicoso del
sangue. Lo strinse a sé perché già ne sentiva la
mancanza. Sentiva la mancanza di una di quelle poche persone che,
modo suo, non lo aveva mai trattato come un mostro. Ma come un
nemico. E come un amante.
E si chiese come avrebbe mai fatto a mantenere la
propria promessa, quando già sentiva un profondo odio
crescergli nel cuore.
Sarebbe mai riuscito a non odiare Sasuke per aver
ucciso suo fratello?
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