Welcome to Storybrooke, Severus di Hufflebubble (/viewuser.php?uid=422043)
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polvere
Polvere volante
Un manto scuro era sceso sul castello di Hogwarts, e non solo
perché stava diventando notte. Ormai anche di giorno dense nubi nere coprivano
quel cielo che era stato azzurro e limpido per molti anni. Non si vedeva un
raggio di sole da tantissimi giorni, presagio che la guerra si stava
avvicinando, ineluttabile.
Un manto scuro era quello che copriva i vestiti neri dell’uomo che
in quel momento si trovava nell’ufficio del Preside, e che guardava quel cielo
fuori dalla finestra della torre.
Ma un manto scuro era
calato anche sulla mano dell’uomo che stava seduto dietro di lui, in quella
stessa stanza. Quella mano che diventava sempre più nera e avvizzita ogni
giorno che passava, e che, entrambi sapevano, avrebbe presto portato alla morte
colui alla quale apparteneva.
Silente aveva da qualche
giorno posto sulle spalle di Severus Piton un enorme fardello, che avrebbe
portato l’anima di quell’uomo, che aveva passato una vita infernale, alla
distruzione definitiva. Ma Severus non voleva arrendersi, anche se in cuor suo
sapeva che quella mano era stata colpita da una maledizione troppo potente e
oscura per poter essere annullata, e avrebbe fatto di tutto, a qualsiasi costo,
pur di cercare di limitare le sofferenze dell’anziano preside.
Davanti a quel cielo
maledetto pensò che c’era un ultimo tentativo da fare. Magari Albus non sarebbe
guarito, ma magari avrebbe potuto stare meglio.
Così si girò, con un
cenno del capo salutò l’unico uomo che aveva riposto in lui piena fiducia e con
un fruscio del mantello uscì dall’ufficio, diretto ai suoi alloggi nei
sotterranei del castello.
Una volta giunto lì andò
a sedersi sulla vecchia poltrona verde nell’angolo della stanza, e si concesse
un bicchiere di idromele, come tutte le volte che si sentiva troppo stanco di
quella vita di doppiogiochista e spia. Intanto che assaporava quella bevanda
dal gusto fortemente aromatico, si perse nei suoi pensieri.
Ma all’improvviso ebbe
un’illuminazione, e si diede mentalmente dello stupido per non averci pensato
prima.
C’era ancora un posto in
cui avrebbe potuto cercare un rimedio per la mano di Silente: un’anonima
libreria in un vicolo buio di Londra. Quel negozio, History Book, era
gestito da un mago, Fridrich Blackburn. L’anziano mago si spacciava per un
semplice Babbano, e infatti in quel negozio era possibile trovare alcuni dei
più famosi libri nel mondo dei non-maghi, ma nascosti tra gli altri, sulle
mensole impolverate degli antichi scaffali, si trovavano libri su erbe e funghi
magici, incantesimi e pozioni. Ma a Severus interessava il retro di quel
piccolo negozietto, dove il signor Blackburn teneva alcuni libri di magia
oscura risalenti al Medioevo. In quei volumi, di cui pochissimi conoscevano
l’esistenza, erano custoditi magie e incantesimi che avrebbero fatto morire
d’invidia persino il Signore Oscuro in persona. E segreti dovevano rimanere.
Ma Severus era molto
amico di Fridrich, ed era sicuro che gli avrebbe permesso di consultarli senza
nessuna esitazione. Ed era anche quasi sicuro che avrebbe trovato una qualche
pozione o incantesimo in grado di ridurre, se non addirittura annullare, la
maledizione che aveva colpito la mano del preside.
Deciso a raggiungere il
negozio il prima possibile, finì di bere l’idromele rimasto nel bicchiere, si
mise il mantello da viaggio, molto più ampio di quello che teneva di solito e
con un grande cappuccio che in caso di necessità gli avrebbe nascosto
completamente il volto, e si avvicinò al grande camino spento. Prese una
manciata di Metropolvere dal barattolo sulla mensola del camino e la gettò nel
camino, da cui si levarono immediatamente delle alte fiamme smeraldine.
Mise un piede tra le
fiamme, diede uno strattone al mantello per portarselo dietro alla schiena e si
girò verso la sua stanza. Ma non si era accorto che il mantello aveva sollevato
una gran quantità di polvere e cenere, che non appena inspirò per dire la
destinazione gli entrò in naso e bocca, facendolo tossire. Di conseguenza gli
uscì una cosa che suonava tanto come “…story brook”, tra un colpo di
tosse e l’altro.
Non appena pronunciò la
destinazione, le fiamme verdi lo avvolsero e lo strapparono dal suo ufficio.
Quando quel brevissimo viaggio, che causava sempre a Severus un senso di nausea
nonostante fosse sua abitudine spostarsi così, terminò, il giovane professore
si aspettava di trovarsi nel camino nel retro del negozio del vecchio libraio.
Ma il viaggio non era andato a buon fine.
Severus si accorse
subito di non essere nel posto giusto: invece di trovarsi in uno stanzino pieno
di libri polverosi impilati su scaffali alti fino al soffitto era finito sì nel
retro di un negozio, ma questo era completamente diverso. Prima di tutto era
molto più largo e non c'era un filo di polvere neanche negli angoli più remoti,
e poi era più simile a un negozio di antiquariato che a una libreria. Era pieno
di oggetti d'epoca, e alcuni dovevano valere anche parecchio.
Severus si soffermò un
attimo a vedere quegli strani aggeggi, sicuramente Babbani, e iniziò subito
dopo a chiedersi come fosse possibile esser arrivato in un luogo non
appartenente al mondo magico. Il dubbio iniziò a insinuarsi in lui, così decise
che voleva saperne di più. Notò di fronte a lui una tenda, a cui si avvicinò
cautamente, senza far rumore, cosa che per lui non era affatto un problema,
visto che era abituato a muoversi senza farsi vedere né sentire.
Scostò un lembo della
spessa tenda, in modo da dare una rapida sbirciata, e vide che dall'altra parte
c'era una stanza simile a quella in cui si trovava, solo molto più grande, e
capì anche che doveva trovarsi in un negozio. Rimase immobile il tempo che
bastava per capire che quel luogo era vuoto, e si azzardò a uscire per dare
un'occhiata.
Vide un bancone con un
ripiano di vetro, sotto cui stavano gli oggetti più disparati. Sopra al bancone
c'era una specie di mappamondo strano, perché era tutto bianco e aveva una
punta acuminata in cima. Poco più avanti, appeso al soffitto, c'era un grande
anello, appeso a una catena, da cui pendevano degli animaletti in vetro che
tintinnarono al suo passaggio con lo spostamento d'aria. Trovò la cosa assai
interessante e si incantò un attimo a guardarlo, immaginandoselo appeso sopra a
una culla. Questo gli fece venire in mente come lui non avesse mai avuto niente
di simile da piccolo, procurandogli una fitta di dolore.
Incantato dagli animali
in vetro non si era accorto che la porta d'ingresso si era aperta
silenziosamente, ed era entrato un uomo, probabilmente il padrone del negozio.
Severus notò la sua presenza solo quando lo sconosciuto si schiarì la voce, per
attirare la sua attenzione, facendo sussultare il giovane mago, che si maledì
mentalmente per quell'attimo di distrazione.
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