Capitolo 1.
Ricominciare.
Ricominciare.
Questa
parola mi
rimbomba nella testa.
Ricominciare a vivere.
Ricominciare a respirare.
Ricominciare da capo.
Devo ricominciare.
Per me. Per i miei. Per lui.
Lui, che mi ha lasciato sola in questo
mondo.
Lui, che mi ha abbandonata.
Lui, che si è fatto uccidere
quella notte solo per
proteggermi.
E mi sento così in colpa quando
quei ricordi attraversano la
mia mente.
Quando l’immagine del suo volto, dei suoi tratti
gentili, delicati
scorre davanti ai miei occhi.
Quel suo bel volto dai lineamenti regali,
tali da sembrare
come quelli di un piccolo principe.
Quei suoi occhi, profondi pozzi
d’innocenza, pezzi di cielo.
E io lo stavo scoprendo assieme a lui quel
cielo. Pezzo per
pezzo, stella per stella.
Ma qualcuno me l’ha portato via.
L’ha strappato dalle mie braccia.
Ma se Dio esiste,
perché?Perchè mi sta facendo soffrire
così?
Sono io che l’ho ucciso. Io. Con
la mia stupidità. Io con la
mia debolezza.
Era riuscito a tirarmi fuori da quella
voragine, in quel
mondo di droga e corruzione in cui ero entrata.
Nel mondo della moda, dove la carta
patinata, i flash dei
fotografi, abbagliano a tal punto le persone, da far perdere il senno,
la
ragione. La vita.
E lui mi aveva salvato. Mi aveva tirato
fuori. Era stato l’unico
a sbucciarsi le gambe, le braccia, a farsi del male per strappare fuori
dalla
merda me.
E come
ringraziamento
si è beccato una pallottola, indirizzata alla sottoscritta.
Mi guardo intorno. Osservo la casa ormai
vuota, i muri,
consumati dal tempo. Guardo tutto. Osservo.
I miei hanno deciso per me.
O meglio, lo psicologo. Perché
secondo lui devo cambiare
aria. Vita.
Devo ritrovare la spensieratezza di un
tempo. E New York è
troppo caotica per un’impresa del genere.
Mi alzo dallo scatolone dove sono seduta.
Il camion è
arrivato. È tempo di partire.
Dico un’ultima volta addio a
questa vita. Dico addio a lui,
anche se so che rimarrà per sempre nel mio cuore.
Lo occuperà interamente.
Perché io l’ho amato.
Lo amo. E lo amerò.
Per sempre.
È una promessa.
Il clacson della Volvo dei miei mi chiama. Tempo di andare.
Gli occhi iniziano a bruciare, a pizzicare
fastidiosamente.
Ma io reprimo le lacrime.
Ora non servono. Perché io sono
una ragazza grande. E le
ragazze grandi non piangono.
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