Hurts so good.

di _Giulsi_
(/viewuser.php?uid=662761)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Vidi prima la nuvola di fumo, poi lui.
Erano dieci anni in cui non lo vedevo. Dieci anni in cui la mia vita poteva definirsi migliore.
Stavo bene. Finalmente.
Avevo una persona che mi amava, che mi aveva chiesto di sposarlo giusto la settimana scorsa.
Eppure quando vidi lui, in quel bar, che continuava a guardare il giornale, il sorriso verso il foglio, sapevo che era anche per me.
Sapevo che mi aveva vista.
Quel preciso instante, in cui lui sollevò lo sguardo e i nostri sguardi si incrociarono, fu quello il momento in cui seppi che avrei mandato all’aria tutto, pur di stare di nuovo con lui.
10 anni.
Un giorno.
L’eternità.
Non mi stupì trovarmi con lui, la settimana dopo, in un’isola senza nome, col sole sulla pelle a godermi una felicità che sapevo non sarebbe durata, ma almeno, anche per poco, sarebbe stata reale.
Perché faccio sempre le scelte sbagliate?
Perché anche se sono sbagliate, sembrano giuste.
E fanno stare dannatamente bene.
Anche solo per un giorno.
Un’ora.
Un minuto.

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2546947