L'attesa

di Chiara Malfoy
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L'attesa

Eri una ragazza strana, silenziosa, dai lunghi capelli biondi e gli occhi verde chiaro, così poco comuni nel tuo distretto, il dodici. Mi avevi sempre attirata, incuriosita. Forse era per questo che ti danzavo intorno, senza mai toccarti per davvero, ma portandomi vita tutti quelli che amavi. 
Mi ricordo ancora il tuo fratellino, la sua anima era così leggera, così fragile, così pura. Lottò per tre giorni, ma alla fine vinse la febbre, vinsi io.
Mi ricordo ancora tua madre, lei era così ingenua, così limpida e cristallina.
La colsi nel sonno, all'improvviso, e lei non potè far altro che abbandonarsi al mio gelido abbraccio.
Ma tu, tu eri così strana, unica. Mi attiravi, ma non potevo toccarti. Qualcosa dentro di me, me lo impediva. E continuavo a volteggiarti intorno, sempre più vicina, desiderando sempre di più la tua anima.
Era il giorno della mietitura, era il giorno del tuo tredicesimo compleanno.
Sentivo l'ansia crescere dentro di te, mentre col tuo vestito bianco e coi capelli biondi raccolti in una treccia, ti facevi pungere il dito per essere registrata.
Sentivo la paura farsi strada nel tuo cuore, mentre guardavi la mano della presentatrice frugare fra i biglietti nella boccia delle ragazze.
Sentii il tuo cuore accelerare i battiti e poi fermarsi per un attimo, quando la donna sul palco chiamò il tuo nome.
Ero sempre più vicina a te, ma non sapevo ancora quando avrei potuto stringerti e portarti via.
Non badasti all'altro ragazzo, che venne sorteggiato subito dopo di te, non riuscivi a pensare a nulla. La tua mente era vuota, il tuo cuore di ghiaccio. Ma non sarebbe durato a lungo.
Il dolore esplose tutto insieme, le lacrime calde ti colavano sulla faccia. Volevi stare sola, ma sola non eri, io ero sempre più vicina.




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