.:ECLISSI:.
Note: Loki dovrebbe avere circa
5 anni, mentre Thor 8.
La neve cadeva
incessantemente, la
dorata Asgard, divenuta candida sotto quei freddi fiocchi, si
stringeva nei pesanti mantelli, mentre i passi si muovevano
lentamente, giungendo ovattati.
La neve era cosa rara, si
presentava di
rado e altrettanto raramente capitava che ne arrivasse abbastanza da
permettere ai bambini di giocarvi.
Quell'anno però
era avvenuto. Da
giorni il cielo permetteva una nevicata leggera ma incessante.
Il principe Thor, figlio
del grande
Odino, aveva subito colto l'occasione per uscire dal palazzo e,
chiamati a raccolta i quattro amici e il fratellino, era corso fuori
fino a giungere in una grande strada dove la neve sembrava non essere
stata scalfita.
In men che non si dica
ognuno si era
creato un piccolo fortino da cui lanciava sfere gelide.
L'aria fu presto saturata
da risate e
grida, ma qualcuno non si divertiva.
Loki era il più
piccolo e, nascosto
dietro ad un esiguo muretto di neve, non faceva in tempo a metterne
insieme un po' che già era stato colpito e si ritrovava a
terra con
quella stupida cuffia che gli copriva gli occhi.
“Avanti Loki
toglitela!” lo esortò
Thor prima di lanciare una palla che colpì in pieno viso
Volstagg.
“Madre ha detto
che dovevo tenerla!”
ribatté il più piccolo.
Volstagg, che aveva approfittato della
distrazione di Thor, restituì un perfetto lancio.
Così la
battaglia riprese la completa
attenzione del giovane Dio, finché Loki, stanco di essere
preso di
mira ogni qual volta tentasse di mettersi in gioco, se ne
andò. “Ti
aspetto all'entrata” disse al fratello, poi sparì
fra la neve.
Arrivato di fronte
all'ingresso dei
grandi cancelli del palazzo si sedette su un gradino e attese.
Presto il freddo
cominciò a pungere la
pelle pallida e a farlo sentire sempre più solo.
Non aveva mai avuto la
forza o il buon
carattere di Thor, ma aveva sempre provato ad integrarsi nel suo
gruppo, sin da quando aveva potuto era sempre stato con loro.
Li seguiva e tentava di
emulare le loro
gesta.
Volstagg con la sua forza,
il suo
ottimismo e l'incrollabile autostima.
Fandral con il suo
portamento e
l'abilità con la spada.
Hogun con la sua forza
d'animo,
l'oggettività e il coraggio.
E perfino Lady Sif, con la
sua fiducia,
l'agilità e la scaltrezza.
A lui erano sempre sembrati
tanto
perfetti da diventare un ideale, ma nonostante questo non si erano
dimostrati volenterosi di aiutare chi, evidentemente, non era nato
con le loro doti.
Se all'inizio era stato
Loki a seguirli
come un'ombra, in seguito erano stati loro a vederlo solo come tale.
Thor era diverso da loro,
lui era la
colonna portante, colui che li guidava, lui era speciale, Loki ne era
sicuro.
Era sicuro che il fratello,
che tante
volte lo aveva difeso quando commetteva una delle sue marachelle, gli
volesse bene.
Però non era
altrettanto sicuro che
gliene volesse più che agli amici.
Certo, se lo portava sempre
dietro e
tal volta giocava con lui, però quando c'erano gli altri
finiva per
dimenticarsi di lui. Veniva confinato in un angolo e tornava ad
essere una piccola ombra.
Per farsi notare aveva
anche cominciato
ad imparare la magia, ma questo aveva solo peggiorato le cose. Da
quando eseguiva incantesimi poteva sentire una distinta nota
accusatoria nei loro toni.
Ma Thor no, Thor si
divertiva a vederlo
muovere gli oggetti senza toccarli, o a osservare come riusciva a
cambiare aspetto alle cose.
Già, Thor non
era come gli altri.
Thor era rimasto il suo
eroe.
Ma nonostante questo
dov'era in quel
momento?
Doveva essere passata ormai un'ora da quando Loki si era
seduto sul gradino e cominciava a rannicchiarsi negli abiti per
tenersi caldo.
A lui la neve non metteva
allegria,
quando sentiva quel freddo così avvolgente, da sempre, gli
sembrava
di entrare in un incubo.
Gli incubi erano freddi,
tutte le cose
brutte erano fredde e quando le sentiva arrivare di solito correva
fra le calde braccia della madre, ma questa volta era diverso: circa
mezz'ora dopo essersi seduto aveva visto Frigga, accompagnata da
Odino, uscire dal palazzo. Gli aveva rivolto un sorriso gentile
mentre il padre, meno espansivo, aveva solo domandato se sapesse
dov'era Thor.
Certo che sapeva dov'era,
ma ancora di
più sapeva dove avrebbe dovuto essere. Accanto a lui.
Avrebbe voluto almeno
entrare e
scaldarsi, ma poi cosa avrebbe pensato di lui il fratello? Che era un
codardo che non sopportava un po' di freddo?
Loki sospirò
piano, lo avrebbe
aspettato, lo avrebbe aspettato anche a costo di diventare una statua
di ghiaccio, perché era vero, lui non era forte, carismatico
o
altro, però era determinato, non mollava senza prima aver
ottenuto
ciò che desiderava.
Muoveva piano le manine
sotto il
mantello per riacquistare un po' di sensibilità, quando
sentì
chiamare il suo nome e, finalmente lo vide.
“Cosa ci fai qui
fuori?!” chiese
Thor col fiatone e le guance arrossate.
“Ti stavo
aspettando”
“Stavi
piangendo”
“Eh? No! Non
è vero!” rispose Loki portandosi le mani congelate
al viso. Era
vero. Le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso.
Chissà da
quanto? Forse da quando aveva visto i genitori andarsene e lasciarlo
li, o quando lui stesso se n'era andato. Il gelo aveva permesso a
quelle lacrime silenziose di scivolare via indisturbate.
“Ecco
perché Padre mi aveva detto di tornare presto”
“Padre?”
“Dai, andiamo
dentro! Fa così freddo
qui fuori! Guardati tremi tutto!” Disse Thor avvolgendolo col
suo
mantello.
“é
colpa tua” gli fece notare
Loki.
“Mia? Non ti ho
cacciato io, tu te ne
sei voluto andare”
“Ma tu non sei venuto da me!”
“Stavo
giocando”
“E io ti aspettavo!” concluse il più
piccolo
prima di correre per la scalinata del castello fino ad arrivare nella
sua cameretta e trovare rifugio sotto le coperte del letto.
Passarono solo pochi minuti
prima che
Thor entrasse e si sdraiasse accanto a Loki.
“Scusa”
disse piano, “ma perché
te ne sei andato? Ci stavamo divertendo”
“Voi vi divertivate,
io rimanevo per terra”
“Avresti potuto rispondere agli
attacchi”
“Certo, cinque contro uno, molto leale!”
ribatté
Loki con la voce acuta di chi cerca di non piangere.
Thor abbassò lo
sguardo dispiaciuto,
“Lo sai che non pensiamo molto a quello che
facciamo”, si
giustificò. “Siamo un po' troppo impulsivi. Per
quello ci servi
tu, tu sei quello intelligente!”
“Non dire bugie!
Io sono l'ombra! Non
esisto per voi!”
“È
vero” disse Thor sbuffando
leggermente dopo averci pensato un attimo, “gli altri fanno
fatica
ad accettarti, non ti capiscono. Però io sì, per
me sei importante,
e se anche vuoi essere la mia ombra andrà bene, almeno non
dovremo
separarci mai!”
“L'ombra scappa se cala l'oscurità”
“Allora
vorrà dire che di notte ti prenderò la mano,
così se anche non ti
potrò vedere saprò che ci sei”
“Ma le ombre non si possono
toccare!” ribatté Loki quasi irritato.
“Ma a quanto pare
parlano, e anche
tanto” rispose Thor, ridendo leggermente: “quindi
andrà bene
anche se potrò sentire la tua voce, anzi meglio! La voce si
può
sentire anche a distanza!”
“però
prima mi ha lasciato
solo”
“Hai ragione, mi sa che l'ombra dovrà assere
più
sveglia della persona, ma quella persona oggi promette che
presterà
più attenzione”
“Ti devo
credere?” Chiese Loki
permettendo ai suoi occhi di guardare il fratello da uno spiraglio
della coperta.
“No, non devi
credermi, io te lo
dimostrerò, così tu mi crederai per
forza!”
“Sai Thor, hai
ragione, mi sa che
l'ombra è più intelligente!”
E mentre i due fratelli si
addormentavano avvolti dal calore delle coperte, Odino, dall'altra
parte del regno, sorrideva.
Da quando aveva trovato
Loki immerso
nel gelo che avrebbe dovuto ucciderlo, gli aveva promesso che mai
più
avrebbe dovuto piangere al freddo, adesso quel piccolo neonato era
cresciuto e non poteva più agevolare ogni cosa e salvarlo
dalle
situazioni, però poteva ancora aiutare il destino.
Dal suo punto privilegiato,
da dove
poteva osservare ogni cosa, gli era permesso spingere le cose
affinché andassero come dovevano andare.
Perché anche
quando lui non ci sarebbe
più stato, al fianco di Loki sarebbe rimasto solo Thor, ma
quei due
erano un po' come il sole e la luna, entrambi con la loro
affascinante luce, farli stare insieme sarebbe stato difficile, ma
possibile se avessero imparato sin da piccoli ad amarsi.
Erano le eclissi da cui
dovevano
guardarsi, nessuno avrebbe potuto prevalere sull'altro,
perché nello
scontro non avrebbero prodotto altro che oscurità.
Ma questo, purtroppo,
sfuggiva anche
dal controllo di Padre, tanto che non poteva far altro che augurarsi
di star crescendo due ragazzi tanto diversi, nel migliore dei modi.
***FINE***
Ciao a
tutti^^ questa è la terza di tre piccole
fanfiction scritte sull'infanzia di Loki, infiatti viene direttamente
dopo "Il calore nel ghiaccio" ed è stata intesa come una
dimostrazione della promessa fatta da Odino, so che la storia
è molto semplice e abbastanza elementare, però
spero vi sia piaciuta.
Sinceramente non ho idea se ad Asgard possa o meno nevicare, ma se
così non fosse, fate finta che ci sia stato un fenomeno
cosmico o roba simile che l'ha reso possibile!
Ringrazio LunaWolf per aver sacrificato parte della preziosa lezione di
3D per dedicarsi alla mia orrenda punteggiatura, per aver condiviso con
me un'esperienza terrificante (che sono convinta non
abbandonerà mai le nostre menti) e le faccio ancora tanti
auguri (ma ti prego, scollati da quel telefono prima che decida di
espoldere per protesta, lo so che lo stai guardando anche adesso,
SMETTILA!!)!
E GRG!! guarisci, senza di te i nostri neuroni scioperano!
Ad ogni modo, ringrazio chiunque abbia letto!!
A presto!
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