2)Los
Angeles-Londra: un biglietto di sola andata.
Lasciar partire una persona che
ami non è facile,
nonostante le duecento rassicurazioni che ti fa.
Veder partire Sid non è facile, lui è Johnny in
questi
anni sono diventati i miei punti di riferimento, senza di loro sarei
persa.
E ora mi ritrovo a essere senza di loro e con un bambino
che cresce nella mia pancia, ho paura di non riuscire a
far fronte a tutto.
Sid mi ha giurato che ci sarà per il parto e io gli
credo, so che non mentirebbe su una cosa così importante. In
questi pochi
giorni prima della partenza mi ha riempito di piccole premure che ho
molto
apprezzato, mi mancheranno quando lui sarà negli Stati Uniti
a tentare di
convincere i ragazzi yankees incazzati con il mondo che il punk
è un buon modo
per sfogare la rabbia e uno stile di vita alternativo a quello a base
di erbe
degli hippies.
L’ultimo giorno sono particolarmente agitata e lui se ne
accorge, dopo cena mi chiama accanto a sé sul divano, ha in
mano un lucchetto.
“Che ci fai con quel lucchetto in mano?”
Gli chiedo curiosa, lui me dà in mano,
“Aggancialo alla collana.”
Mi indica la sua vecchia collana d’argento, è
l’unico
ricordo che ha del padre naturale, non del reverendo che sua madre ha
sposato
quando era piccolo.
Io eseguo un po’ titubante, chissà cosa avrà
in mente…
Finito, prende le chiavi, apre la finestra del nostro
appartamento e butta le chiavi in strada.
“E con questo significa che sono tuo, perché il
lucchetto
rappresenta il mio cuore.”
I miei occhi diventano lucidi all’istante e qualche
lacrima scende.
“Ehi, volevo metterti di buon umore, non farti
piangere!”
Esclama, sedendosi accanto a me e prendendomi le mani tra
le sue.
"Non sto piangendo perché sono triste, ma perché
sono
felice! È la migliore cosa che mi abbiano detto in tutta la
mia vita.”
Lui sorride sollevato e mi abbraccia.
“Sh! Non piangere e sorridi, insieme siamo
invincibili!”
Io sorrido.
“Hai ragione.”
“E adesso, forza! Vieni a letto che domani devo essere
sveglio presto.
Quei figli di puttana avrebbero potuto trovare anche un
volo un po’ più tardi.”
Io rido divertita e lo seguo nella nostra camera, accendo le lucine di
Natale
che ci sono sul letto e mi sento meglio. Non so perché, ma
la combinazione
Sid+luci mi fa sempre stare bene.
Ci buttiamo sul letto, lui con violenza – tanto che
rimbalza un pochino sul
materasso – io
più piano per via della mia pancia.
Ci mettiamo sotto le coperte e mi attira a sé, ha
un’aria
stanca visto che ha passato tutto il giorno a preparare bagagli e a
discutere
con Johnny, che non è molto convinto di questa cosa. Secondo
lui Malcolm McLaren
li sta solo sfruttando per avere soldi e popolarità e loro
glielo stanno
lasciando fare come dei babbi. Sid lo ha lasciato parlare per un
po’, poi gli
ha detto di smetterla di rompere i coglioni e comportarsi come una di
quelle
ambientaliste isteriche, figlie dei fiori del cazzo.
Johnny ha alzato gli occhi e se n’è andato.
“Sai, credo che Johnny abbia ragione. Lui vuole solo fare
soldi su di noi e credo di essere il cavallo su cui ha appena puntato
un grossa
somma.”
“E perché glielo lasci fare?”
“Per il bambino, ci servono soldi e se il suo vecchio deve
fare il pazzo su un
palco per averli, lo farà.”
“Oh, Sid!”
“Siamo seri. Ho analizzato le possibilità da
quando mi hai detto che sei
incinta, non posso chiedere soldi a mia madre, perché
– a quanto mi ha detto il
reverendo – ha ancora la brutta abitudine di spenderli tutti
in eroina. Ho
provato a fare duecento lavori e non sono stato capace di tenermene
uno, non so
nemmeno suonare il basso: solo fare un po’ di scena.
Se è questo che devo fare lo farò.”
“Non esagerare, ho visto che hai messo delle lamette in
valigia. Non farci
nulla di estremamente stupido.”
“Tornerò vivo, te lo prometto.”
Nel dirlo si tocca il lucchetto, io sorrido.
Lentamente ci addormentiamo tutti e due.
Il giorno dopo è un casino, la vecchia sveglia di Sid
suona in ritardo, così facciamo appena a tempo a fare
colazione, caricare i
suoi bagagli nella mia macchina e poi volare all’aeroporto.
Quando arriviamo Johnny sta già camminando avanti e
indietro, come fa sempre quando è incazzato.
“Dove cazzo sei stato, Sid?
“Scusa, la sveglia ha suonato in ritardo.”
“E non hai i soldi per comprartene una nuova?”Gli
urla esasperato.
“Scusa, ma Kat è incinta e sto cercando di tenere
da
parte più soldi possibile per lei e il bambino.”
Johnny si passa nervoso una mano tra i capelli rossi già
irti e gli scompiglia
ancora di più.
“Va bene, va bene.
Adesso andiamo.
Ciao, Kat!”
Mi abbraccia.
“Ricordati la promessa!”
Gli sibilo io, lui annuisce.
“Buon tour negli Stati Uniti!”
Dico sorridendo.
Loro mi salutano e si avviano verso le partenze
internazionali, io li guardo fino a che non scompaiono dalla mia vista.
Spero
che vada tutto bene, spero che Nancy non ce la faccia a ottenere Sid e
che lui
non faccia cose troppo pericolose con quelle lamette.
Esco dall’aeroporto, su Londra cade una pioggia sottile
che mi mette tristezza, con i soldi che Sid mi ha lasciato dovrei
riuscire
tranquillamente a pagare l’affitto, ma ho bisogno anche di un
altro lavoro.
Chiederò in giro se a qualcuno serve una cameriera e
potrei dare ripetizioni, in fondo a scuola ero piuttosto brava.
Entro nella mia macchina e accendo il riscaldamento, non
sono passati venti minuti e Sid mi manca già, metto in moto
sospirando.
Saranno due mesi molti duri per me.
Arrivo a casa mia e mi butto sul letto dalla parte di Sid
avvolgendomi nelle coperte che sanno di lui. Ho bisogno di un lavoro,
ma ci
penserò domani, ora mi manca troppo per fare qualsiasi cosa
e poi ho sonno.
Mentre dormo non sentirò la sua mancanza.
Forse.
Due settimane dopo le cose non
sono molto migliorate.
Lavoro in un pub come cameriera e do ripetizioni a due
ragazzini delle medie, alle loro madri non vado particolarmente a
genio, ma
loro sembrano stimolati a dare il meglio di sé dai miei
capelli rossi e dalla
rosa tatuata sulla mia spalla.
Adesso si vede persino la pancia e una delle madri, una
volta, mi ha preso in disparte.
“E così sei incinta.”
Mi ha detto.
“Il tuo ragazzo lo sa?”
“Certo che lo sa.”
“E ti aiuta?”
“È all’estero per lavoro.”
“Ti ha mollata.”
“No.”
Ho precisato impaziente.
“È fuori per lavoro, ora posso andare?”
Lei mi ha lasciato andare, poco convinta, ma a me non
interessa, basta che mi tenga il lavoro.
Un sera a settimana Sid mi telefona, parliamo di un po’
di tutto quello che ci succede, ma lo sento strano. Un giorno devo
riuscire a
parlare con Johnny e capirci qualcosa.
Una volta, mentre stavo lavorando al bar, sono capitate
due amiche di Nancy.
“Ehi, è la ragazza di Sid!
Mi sa che non lo sarai più per molto, Nancy te lo
prenderà.”
Ho dovuto fare appello a tutto il mio autocontrollo per
non cacciarle via.
Una sera finalmente riesco a parlare con Johnny.
“Ehi, Rotten! Come vanno le cose?”
“Parecchi pomodori e qualche fan. Non male, comunque.
Sid è al centro dell’attenzione.”
L’ultima frase è detta in modo piuttosto strano,
non mi piace.
“Cosa vuoi dire?”
Gli chiedo brusca.
“Beh, ecco. Non so se è una cosa adatta a una
donna
incinta.”
“Dimmelo, John.”
“Sul palco si taglia. Si è inciso “Give
me a fix” sul petto durante un concerto
a Memphis, l’hanno dovuto ricoverare e Nancy non ha mai
smesso un attimo di
stargli dietro.”
Io stringo i denti, vorrei avere tra le mani quella troia yankee e
insegnarle
alla cara vecchia maniera inglese come i ragazzi delle altre non si
toccano.
“Ok, immaginavo facesse una cosa del genere. John, per
questa cosa fermalo solo se va troppo oltre e per Nancy, ti prego,
cacciala a
calci se serve.
Si è fatto?”
“No, non ancora Lei lo pressa in una maniera assurda. Io
adesso ti dico quello
che penso su di lei.
Penso che voglia farsi fuori lentamente con quella cazzo
di droga, ma che abbia troppa paura per farlo da sola e sta cercando
disperatamente qualcuno da tirare a fondo insieme a lei… E
temo abbia scelto
Sid.”
“Beh, io non sono d’accordo. Voglio il mio uomo
integro
al ritorno.”
“Va bene, staremo attenti.
Sid non sembra cedere per ora.”
Parliamo per altri cinque minuti di altro, principalmente
della mia gravidanza e del tour che lo sta deludendo come non mai e poi
chiudiamo la comunicazione.
Sono nervosa e piuttosto arrabbiata per la sfacciataggine
di quella ragazza.
“Se fossi vissuta ai tempi del vecchio Adolfo adesso
saresti una saponetta e, per quanto suoni terribile questa cosa,
sarebbe meglio
per tutti.”
Dico ad alta voce massaggiandomi la pancia, il bambino ha cominciato a
scalciare come un forsennato: è senza dubbio il figlio di
Sid.
La notizia che Nancy giri attorno al mio ragazzo e che
lui si sia messo sulla strada degli eccessi mi preoccupa, soprattutto
lei.
Quando lui è partito per gli Stati Uniti avevo una mezza
idea che si sarebbe
comportato così: fare il buffone
autolesionista per guadagnare soldi.
Mi sento parecchio sola, i miei non mi parlano da anni e
i genitori di Sid non sono certo meglio, solo ogni tanto faccio una
chiacchierata con il secondo marito di sua madre per tenerlo al
corrente
dell’andamento della mia gravidanza.
L’unica con cui parlo un pochino è Rachel,
l’ex di Johnny
Rotten, e quando ci vediamo per il nostro caffè settimanale
mi vede parecchio
giù.
“Cosa succede, Kat?”
Io mi tolgo la giacca di pelle – che adesso tira sulla
pancia e che è troppo leggera per il clima autunnale
londinese – e la appoggio
su una sedia vuota.
“Sono preoccupata per Sid.”
Le riassumo la telefonata tra me e Johnny e lei annuisce.
“Brutta storia, ma sono sicura che lui non ti
tradirà e
poi ha Johnny e il resto della band attaccati al culo. Voglio dire,
forse sono
gli unici che lo fanno per amicizia e non per soldi, credo che Maclaren
farebbe
i salti di gioia se Sid si bucasse.”
Si ferma un attimo.
“Sai, credo che li stia solo sfruttando per promuovere
sé
stesso e lo stile di Vivienne Westwood, non penso che gli importi di
loro come
persone, sono solo pedine.
E se Sid si drogasse questo aggiungerebbe un po’ di
colore al personaggio.”
“Io penso che sia già eccessiva la storia dei
tagli.
Cristo, l’hanno ricoverato in ospedale!”
“Sai quanto gli importa a Malcolm! Nulla, meno di zero.
Lui spera che lo rifaccia perché ha trovato la gallina dalle
uova d’oro, ma non
credo continuerà per molto.
Johnny dice che Sid reggerà solo fino al parto, poi
sfanculerà tutto e Johnny… Beh, John Lydon non
è proprio un esempio di
pazienza, credo che non reggerà ancora a lungo.
Questo tour negli Stati Uniti lo sta facendo incazzare,
sia perché ha capito che è stato sfruttato, sia
perché odia i piani di
McLaren su Sid.”
“Li odio anche io, lui non merita di essere un
eroinomane.”
Dico con acredine, facendo a pezzettini la bustina dello
zucchero.
“Vedrai che ce la farà a salvarsi.
C’è Johnny, non te lo
dimenticare e poi ama te.”
“Lo so, ma a volte temo che non sia… Abbastanza.
Che nonostante il lucchetto che si porta addosso e l’idea
che presto sarà padre potrebbe cedere a quella vacca e che
potrei perderlo da
un momento all’altro senza fare nulla, perché io
sono qui e lui è a un oceano
di distanza.”
“Stai tranquilla, non ti serve a nulla agitarti, fa solo
male al bambino.”
Io respiro profondamente.
“Hai perfettamente ragione, questo stress non gli fa
affatto bene.”
Lei annuisce.
“È solo che vorrei essere là, capisci?
E mi sento impedita da questa gravidanza, non che odi mio
figlio, ma ho dei brutti presagi, come se fossimo vicini a una svolta
nella mia
vita e soprattutto nella vita di Sid.”
“Dammi retta, andrà tutto bene.”
“Ok.”
Parliamo ancora un po’ d’altro, poi io me ne vado a
casa mia e lei a casa sua.
Il suono arriva da molto lontano e
sembra terribilmente a
quello di un telefono. Io grugnisco qualcosa e mi tiro il cuscino sulla
testa,
ma quello continua a suonare.
Alla fine non posso più ignorarlo e allungo una mano per
rispondere.
“Pronto?”
Dico con voce assonnata.
“Ehi Kat, ti ho svegliata?”
“Johnny!”
Gemo.
“Qui è notte, è ovvio che tu mi abbia
svegliata. Cosa
succede, comunque?”
“Credo che tu abbia appena salvato la vita a Sid.”
Io mi tiro a sedere, ormai completamente sveglia.
“Cosa vuoi dire?”
“Beh, stanotte Sid era ubriaco marcio e Nancy ci ha
provato per l’ennesima volta.”
Un brivido freddo mi percorre la schiena.
“E?”
“Lui ha guardata un attimo interessato e, ti giuro, ho
pensato che l’avrebbe seguita e il giorno dopo
l’avrei trovato euforico o
depresso per via dell’ero.”
“In-invece?”
“Dopo quell’attimo ha distolto gli occhi e ha detto
di
no, che non voleva la droga e non gli interessava lei. Adesso lui dorme
con me,
penso che probabilmente torneremo in patria presto.”
“Tutta la band?”
“No, solo io e Sid. Gli altri continueranno con un altro
cantante e un altro bassista.
Ah, si è reinciso “Give me a
fix”.”
“Johnny.”
Dico con voce sottile.
“Avete i soldi?”
“No, ma li troveremo. Siamo a Los Angeles, in un parco, su
una panchina.”
“Vi hanno mollato senza soldi e senza una stanza?”
“Sì, ma domani cercherò di chiamare il
capo della Virgin
Records.”
“Forse posso mandarvi qualcosa…”
“Sid non vorrebbe e adesso buonanotte. Ti faremo
sapere.”
La telefonata si chiude bruscamente, lasciandomi con un
brutto presagio addosso.
“No, stai calma.
Ha detto di no a Nancy, è con Johnny e torneranno in
patria. Va tutto bene, non ci saranno problemi.”
Mi dico ad alta voce per calmarmi, poi mi alzo e mi faccio una tazza di
the,
sperando di ricevere presto notizie da quei due.
Due giorni dopo il telefono suona di nuovo ad un’ora
assurda.
“Kat?”
“SID! Stai bene?”
“Sì, sto bene, ma non ho tanti soldi. Stiamo per
partire, l’aereo farà scalo in
Giamaica, per domani pomeriggio alle quattro dovremmo essere a
Londra.”
“Vi vengo a prendere, così mi raccontate
tutto.”
“Ma è pericolos…”
“SID, CAZZO! Sono mesi che non vi vedo e sono
preoccupata, non fare il cretino. Ci vediamo domani alle
quattro!”
E con questo chiudo la telefonata.
Il giorno dopo alle quattro mi reco all’aeroporto
piuttosto agitata e preoccupata. Quei bastardi! Abbandonarli negli
Stati Uniti
senza niente, niente!
E McLaren che non muove un dito, anzi impedisce loro di
chiamare la loro etichetta, meriterebbe di venire impiccato e squartato
come ai
bei vecchi tempi!
Parcheggio la macchina e aspetto di vederli arrivare agli
arrivi internazionali. Dopo un po’ li vedo, sono
più magri e malmessi di quando
sono partiti, hanno solo una valigia ciascuno, Johnny mi sembra quello
messo
peggio.
“Ragazzi!”
Urlo agitando una mano, loro si dirigono verso di me, Sid
molla la valigia e mi bacia con passione, poi accarezza la mia pancia.
Johnny se ne sta un po’discosto.
“E tu non mi abbracci, Rotten?”
“Ho l’influenza,”
Mi risponde con voce roca.
“Potrei fare male a tuo figlio.”
“Capisco.”
Usciamo dall’aeroporto e saliamo sulla mia macchina.
“Beh, raccontatemi tutto.”
“McLaren voleva trasformare del tutto Sid in un burattino
nelle sue mani, ha sempre incoraggiato Nancy a seguirci e a stare
attaccata al
suo culo di. Credo pensasse…”
“Che l’eroina aggiungesse un tocco di colore al
personaggio?”
“Come lo sai?”
Mi guardano curiosi.
“Ho fatto una chiacchierata con Rachel sulle intenzioni
di Malcolm.”
“Capisco. Beh, a un certo punto mi sono rotto le palle, Paul
e Steve volevano
seguire il piano di Malcolm, io no. Ci tenevo ad avere un amico ancora
in
salute e che la smettesse di incidersi cose sul torace.
A San Francisco, l’ultima data che avremmo fatto insieme,
ho cantato una cover degli Stooges, “No fun”, la
conosci, no?”
Io annuisco, attenta alla strada
“E ho detto che tutto questo non era per niente
divertente, poi ho detto al pubblico “Avete mai avuto
l'impressione di essere
stati imbrogliati?” e ho mollato il microfono per terra.
Si sono incazzati da morire, gli altri e Malcolm voglio
dire, credo che al pubblico non gliene fregasse niente. Un mese dopo
siamo usciti
dalla band e ti abbiamo telefonato perché gli stronzi ci
avevano abbandonati.
E vuoi sapere un’altra cosa?”
“Dimmela.”“Per prima cosa
creerò un’altra band e quei bastardi si pentiranno
di avermi
lasciato a marcire in quella cazzo di città e poi non devi
più preoccuparti per
Nancy.”
Io lo guardo senza capire.
“È morta di overdose, sia lode
all’Altissimo.”
“Bene.”
È inutile che mi finga dispiaciuta per lei, lo sanno
tutti che la odio.
Lasciamo Johnny a casa sua e io Sid raggiungiamo il
nostro appartamento, lui mi sembra stanco.
“Penso che dormirò.”
“Vengo a farti compagnia, ho chiesto una giornata di
ferie per oggi.”
Lui annuisce, si fa una doccia, contravvenendo al
principio che i punk non si lavano mai e poi si butta a letto gemendo.
“Fanno male.”
Si gira a pancia in su e vedo le cicatrici di “Give me a
fix.”
Le percorro delicatamente con le dita.
“Sei stato un pazzo.”
“Ma mi hanno fatto guadagnare dei soldi, li ho messi in un
conto per voi.
Domani andiamo a dare un’occhiata.”
Mi stendo accanto a lui e lui subito mi attira a sé.
“Come faremo con il bambino?”
“Ce la faremo.
Ho fatto abbastanza il cretino per garantirgli un futuro
decente e poi non ho intenzione di stare con le mani in mano.
Sid Vicious sparirà e tornerà il buon vecchio
John Simon
Ritchie, voglio provare a fare il manager. Andrò a parlare
con quelli della
Virgin che sono stati così gentili da pagarci il
viaggio.”
“Ok, Sid. Ce la faremo.
Mi basta questo.”
con un sorriso sulle labbra mi addormento, finalmente con lui vicino
come ho
desiderato in tutti questi mesi. Non posso chiedere di più.
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