Fly to the Sun
Fly
Away
"Don't Fear the Reaper"
La magica tentazione dettata dal richiamo del vuoto era diventata
troppo forte.
Una finestra spalancata nell'aria, dove gli uccelli volavano lontano
dai problemi che in quel momento la stavano tormentando.
Chissà, forse raggiungendoli avrebbe potuto anche lei aprire le ali.
Allargò le braccia, e sentì su ogni centimentro della pelle il vento
della tarda primavera, fresco e caldo allo stesso tempo, una strana
sensazione, ma generalmente piacevole.
"Seasons don't fear the reaper"
Avrebbe sperato di poter lasciar scivolare fuori dai pori anche gli
insulti e le battute che vedeva dai piccoli schermi che aveva per casa:
il PC, il tablet, il cellulare.
Tutta cattiveria che parole sterili e ignoranti le vomitavano addosso
ogni santo giorno.
Forse l'aver voluto dichiarare al mondo dal piccolo angolo del suo blog
la sua sofferenza non era stata una buona idea.
Non aveva, purtroppo, tenuto conto di una caratteristica della gente di
Internet: troppe bocche e poche orecchie.
Così quasi nessuno aveva preso sul serio i suoi tagli dichiarati, in
parecchi l'avevano scambiata per la solita viziata esibizionista, che
cerca di fare la vittima per racimolare attenzione e consensi.
Il raccolto era stato ben peggiore di ciò che sperasse: aveva seminato
su un terreno sterile, e aveva raccolto sassi.
Anzi, sassate.
Sassate ai punti vitali, come l'aspetto fisico, facile da colpire, lei
che aveva ancora il fisico acerbo, tardivo rispetto alla sua età.
E ne era convinta anche lei, tanto che quando qualcuno le faceva i
complimenti, lei soleva rispondere: "Non capisco come facciate tutti
quanti a raccontarmi sempre la solita bugia".
Il vento le accarezzava i capelli. Era piacevole, invitante.
Gli uccelli sembravano quasi parlarle.
"Vola con noi, qua è piacevole."
Si voltò. Magari scrivere qualcosa sulla tastiera le avrebbe fatto bene.
Ma appena accendeva un pulsante di accensione, insieme alla cupa luce
di quelle piccole finestrelle di un mondo virtuale, si agitavano anche
le belve dell'ansia, dell'apprensione, delle delusioni di fronte ai
nuovi insulti che probabilmente l'aspettavano.
Nessuno la prendeva sul serio.
Aveva solo quattordici anni, dopotutto. Chiunque le avrebbe detto che
ci sono i genitori, gli amici.
Ma lei cosa ne poteva? Quell'altalena di emozioni negative la
sballottava come una bambola di pezza. E parlarne con qualcuno proprio
non le andava.
Se non la ascoltavano mentre lo scriveva al mondo, perché avrebbe
dovuto prenderla sul serio nel dirlo a voce?
Avrebbe rimediato forse una paternale, un "cresci", "studia",
"distraiti".
Ma non le andava la solita fuffa che gli adulti ti propinano per
sentirsi a posto con la coscienza.
Il vento continuava ad entrare dalla finestra.
Le venne un'idea folle.
Si arrampicò, un piede dopo l'altro. Le scarpe di ginnastica, piccole
nella loro taglia, sembrano quelle della Lelly Kelly.
Questo particolare la fece sentire ancora più piccola di quanto già non
la sfottessero.
Ma dopotutto la cosa non sembrava neppure spiacevole.
I bambini sono noti anche per essere i più spericolati.
Quale adulto starebbe mai sul davanzale del settimo piano, a godersi
quella strana brezza primaverile?
Forse solo un pazzo. O un suicida.
Morire? L'idea l'accarezzò. Se ne leggeva dappertutto di suicidi.
"40, 000 men and women everyday"
Si sentiva disperata? Non lo sapeva neppure lei.
Forse era solo stufa. Stufa di quella vita stressante, di non essere
ascoltata, dal dipendere da una manciata di parole su un Social
Network, nel bene e nel male.
Osservò gli uccelli che sfrecciavano nel cielo. Li trovò
particolarmente belli.
C'erano ancoraggi a questo
mondo per quale valeva la pena soffrire?
Provò a riflettere sul suo idolo musicale. La prima canzone sarebbe
stata la risposta.
"Do what you want".
Era libera? Poteva davvero scegliere? Ma aveva solo quattordici anni.
Poteva sentirsi in diritto di decidere?
Si ricordò dell'amica del cuore che non vedeva da tanto tempo.
Le mancava davvero tanto. E la solitudine era una bestia fredda, ancora
più pesante della malvagità di estranei e anonimi.
"Like Romeo and Juliet"
Cominciò a girarle lievemente la testa. Doveva quasi aver le
traveggole. Immaginò che uno di quegli uccelli fosse la sua amica,
tornata dalla Spagna per invitarla.
"Baby take my hand".
Ovviamente era solo un'illusione, ma a lei non importò.
Fu un attimo.
La mano tesa verso quegli esseri alati, così liberi e spensierati, così
capaci di volare vicini al sole senza scottarsi, così lontani dalla
cattiveria degli uomini.
Per alcuni secondi, si sentì libera. Tutte le preoccupazioni lasciate
alle spalle, solo il vento sulla pelle e il vuoto attorno.
"We'll be able to fly"
Poi, la consapevolezza che anche se lei era piccola, era comunque una
infelice creatura senza ali, incapace di spiccare il volo verso la
felicità.
L'appuntamento con il terreno si faceva sempre più vicino.
Ma una strana serenità le attraversò il cuore.
Sarebbe stata l'ultima sofferenza.
E domani... domani è un altro giorno, aveva detto qualcuno.
Ma lei aveva già scritto sul social una cosa diversa.
"Non ci sarà un domani".
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