Bimba nell’armadio
Sono chiusa nel mio armadio. Ti sto aspettando con impazienza, sono
agitata, ma tu non vieni.
Dove sei, Itsuki?
Io ho bisogno di te!
Qui dentro è freddo.
C’è tanto, tanto buio.
E loro, stanno venendo a prendermi!
Ho fatto come mi hai detto quel giorno.
“In caso di pericolo,
scrolla questi due campanellini ed io verrò in tuo
aiuto.”
Forse non sei riuscito a sentirli perché la lontananza non ti permette
di udire questo tintinnio? Eppure so che tu saresti
capace di dare la tua stessa vita, in cambio di tenere fede alla parola data. Mi
devo preoccupare? Anche tu, come me, non puoi uscire
dal tuo nascondiglio?
Sai, Itsuki, nel nostro
villaggio è calato improvvisamente il buio.
Pochi minuti fa, mi sono avvicinata alla finestra e il cielo era pieno di nubi. Poi ad un tratto è scesa la notte che ha
inghiottito ogni cosa, come un impetuoso tornado.
Ho sentito delle grida.
C’era tanto dolore in quelle urla disperate.
Volevo tapparmi le orecchie con i palmi delle mani, ma qualcuno ha cominciato
a ridere. Un riso così forte da farmi venire il disgusto. Chi può gioire
sentendo simili lamenti strazianti?
Ho appoggiato le mani sulle lastre della finestra, e sono rimasta lì ad
osservare. Alcuni membri della famiglia Murakami sono
scesi in strada per fuggire via, però qualcosa li ha braccati duramente. Due
ombre dal tratto indefinito, con crudeltà si sono abbattute su quella gente.
Loro hanno provato tanto male. Troppo, Itsuki.
Mi sono coperta il viso con le mani. Non volevo vedere tutta quella
sofferenza. Dopo, facendomi coraggio, ho abbassato
lentamente le dita.
C’era sangue.
I miei occhi, per la prima volta hanno visto tanto sangue.
C’era sulla via lastricata, c’era sulla facciata della casa di fronte
alla nostra, e c’era sui vetri della finestra davanti a me. Mi sono spaventata
subito, ma ciò che mi ha fatto sussultare di più, è stato vedere una di quelle
crudeli ombre, girare il capo verso di me, e fissarmi con violenza.
Sì, stava osservando proprio me.
Aveva le guance infossate, il colorito spento, e gli occhi pieni di
rancore. Con quel corpo così magro e le ossa così sporgenti del costato, pian
pianino ha iniziato ad avvicinarsi verso la finestra.
Ho iniziato a tremare, la paura mi ha ricoperto in pieno, e sono
scappata via, con le gambe tese e instabili, senza avere una meta ben precisa.
Ho iniziato a percorrere il corridoio di casa nostra,
ma quell’andito così oscuro mi faceva pensare
a cose brutte. Alla storiella che per esempio mi raccontava Mustuki
quand’ero ancora molto piccola, per farmi spaventare. Quella che parlava degli
spiriti del buio, fantasmi che dimorano solo nelle
tenebre, e che rapiscono la gente che rimane intrappolata in un ambiente privo
di luce.
Per farmi coraggio, ho provato a chiamare la
mamma e il papà, ma non ho avuto risposta.
Possibile che fossero fuggiti via lasciandomi sola?
Tu che dici?
La nostra casa è grande, e restare qui dentro non mi piace.
Il lungo corridoio che separa le camere, ha iniziato poi a
scricchiolare. Un suono prima flebile e lontano, e poi acuto
e sempre più vicino. Proprio come se qualcuno si
stesse avvicinando alla mia sagoma immobile ed impaurita in mezzo a quell’andito.
Ho cercato di squarciare quel buio con lo sguardo, ma non ci sono
riuscita.
Un pallido fascio di luce filtrato da uno dei paraventi di carta che separa
la stanza dei libri dal corridoio, era a pochi metri da me. Ho atteso lì, tutta
sola, che quella presenza misteriosa ci finisse dentro
per poterle scorgere almeno il volto. Per un attimo ho sperato che fossi tu, o
almeno uno di famiglia.
Quando la luce mi ha rivelato quella presenza, in quel momento una prepotente
angoscia si è abbattuta su di me e, senza tabi ai piedi, scalza, mi sono
gettata l’ungo l’andito oscuro alle mie spalle, per fuggire da quell’essere con le guance
infossate che si stava dirigendo verso la mia direzione.
Giunta ai piedi di una scala, sono salita al piano superiore. Avevo le
gambe molto rigide, e percorrere quella lunga gradinata per me non è stato facile.
Ho aperto il fusuma, la porta scorrevole della
mia camera, ma con le mani che tremavano non sono riuscita a spalancarlo del
tutto. Mi sono infilata in quella stretta apertura, ho richiuso le ante alle
mie spalle, e sono corsa a nascondermi nel mio armadio.
Tu lo sai che lo faccio spesso, vero Istuki?
Quando un estraneo viene a casa nostra, è mia abitudine
correre via e nascondermi in mezzo ai futon e alle
coperte invernali ripiegate in quel guardaroba. Lo faccio perché lì sono al
riparo dagli sguardi di gente che non conosco e che mi mette soggezione. La
sensazione ovattata di quel mobile, mi fa sentire protetta, mi piace.
Adesso però, restare chiusa qui, mi piace sempre meno.
Quando mi nascondo, c’è sempre qualcuno che gira per
casa. Ma ora non ci sono più mamma e papà a farlo.
Non vedo niente. Con le mani posso soltanto avvertire la morbidezza del futon arrotolato che mi sta di fronte.
Vorrei urlare il tuo nome, vorrei gridare
aiuto, ma non posso. Non devo fare rumore.
Non devo.
L’odore del legno antico di questo mobile, è molto forte. Mi sta
stordendo.
E’ forte anche la voglia che ho di sbirciare fuori. Se solo potessi aprire anche di mezzo millimetro l’anta
dell’armadio, forse riuscirei a tranquillizzarmi un pochino, ma… ho le mani che
tremano troppo, e tra esse, tremano anche i due campanellini che mi hai donato
tu.
Mi accuccio nell’angolo. Poggio la fronte sulle ginocchia, e premo forte forte per non rabbrividire.
Per non farmi scoprire.
Non riesco a smettere di tremare.
Le grida degli abitanti di questo villaggio, ora non le sento più. Che cosa gli sarà successo? E tu,
perché non accorri in mio aiuto?
Odo dei passi. Il legno del pavimento scricchiola sempre più e poi si
ferma improvvisamente. Qualcuno è entrato in questa stanza, però non sei tu.
Il mio cuore sta battendo all’impazzata. Le mie mani sudano. Le gambe
tremano tanto tanto. Non
riesco più a controllarle. Il mio corpo non si controlla più!
La paura ha rapito ogni parte di me. L’odore di questo
legno mi ha nauseato. Questo buio sempre più fitto mi ha indebolito.
Quelle due spaventose ombre che hanno torturato la famiglia Murakami, sono venute a prendere anche me!
Mi hanno trovata!
Loro sono qui, Itsuki. Sono qui per farmi
tanto male!
Aiutami, fratello! Vieni qui a prendermi!
Vorrei farmi più piccola per nascondermi tra le coperte d’inverno.
Il buio che ha inghiottito il villaggio e tutti i suoi abitanti,
scenderà anche su di me? Io non voglio che ciò accada! Io voglio continuare a
stare qui, con la mia famiglia, e con te che sei sempre gentile con tutti. Nonostante Mutsuki non ci sia più,
tu hai continuato a sorridermi sempre. Non mi hai mai fatto sentire il peso
della sua mancanza. Hai continuato a coccolarmi anche da parte di nostro
fratello.
Mi piace passare i pomeriggi in tua compagnia. La tua presenza mi
rassicura molto, e benché io non sia una persona forte e risoluta, con te non
ho mai nulla da temere. Io sono la tua piccola sorellina. E
mi piace esserlo.
Vieni qua, Itsuki, ti
prego! Vieni a prendermi! Corri! Se corri tanto
forse riesci a raggiungermi.
Da sola non potrei mai farcela, tanto meno adesso.
Tutto ciò che però posso continuare a fare, è aspettare il tuo arrivo,
con la voglia che tu mi stringa a te per portarmi via da tutta questa crudeltà
che mi sta intorno.
Io continuerò ad aspettarti, Itsuki. Invocherò
il tuo nome, e pregherò in silenzio il tuo arrivo che scaccerà via gli incubi,
e farà tornare tutto come un tempo.
I miei pensieri volano via, le mie preghiere
s’innalzano.
Sento le ante che si aprono in un botto, i miei occhi che si chiudono.
Odo un’ultima volta i campanellini che tintinnano. Solo
un’ultima volta.
Sì, sarà così.
Io ti aspetterò, fratello.
Chiusa qui, nel mio armadio.
Fine
Chitose. Piccola Chitose. Che bimba adorabile!
Dopo Mafuyu
e Miku (di PZ), Kirie (PZ),
ed Amane (PZ3), questa bambina con la pelle bianchissima ed un kimono rosso
veramente stupendo, è quella che preferisco di più.
La sua storia mi ha commosso
all’infinito! Se ci penso, non posso fare a meno di
tremare un pochino, e di farmi venire le lacrime agli occhi.
Ho cercato di ricreare
secondo una mia logica e in base alle mie sensazioni (a
ciò che mi ha trasmesso giocare il suo quadro, e soprattutto a ciò che mi ha
trasmesso ascoltare la sua voce incisa nelle pietre lasciate dagli spiriti), i
suoi ultimi istanti di vita, immedesimandomi in lei, una ragazzina fragile che
per sfuggire alla crudeltà di quella fatidica sera, è corsa a nascondersi nel
suo armadio, aspettando l’arrivo di suo fratello Itsuki.
Un arrivo che poi non è mai avvenuto. C’è tanta di
quella drammaticità in questa storia, che ci si potrebbe fare
perfino un film!
Una oneshot molto breve, ma spero bella per gli amanti sia di Chitose che dell’intera serie.
Ringrazio coloro che si
soffermeranno un pochino a leggere queste poche pagine, e coloro
che avranno la pazienza e la disponibilità anche di lasciarmi una gradita
recensione!
Grazie a tutti quanti voi!
Niko niko
Botan