Autore:
Leyton_nenny
Titolo:
Non ripetere gli errori di ieri
Squadra:
pop
Canzone
scelta: can't remember to forget, shakira ft rihanna
Genere:
Romantico, Angst
Raiting:
giallo
Introduzione:
//
Non ripetere gli errori di ieri
La
casa era bruciata.
Nicole
aveva visto le fiamme divampare dinnanzi ai propri occhi, il fumo nero
le appannava la vista.
Non
c'era stato niente da fare, niente dal salvare.
Aveva
osservato le travi incendiarsi, il soffitto cadere sul letto che
avevano condiviso.
Era
passato solo un mese da quando Russell aveva abbandonato il piccolo
appartamento, trentun giorni che si erano susseguiti nella monotonia
delle giornate uggiose di Marzo.
La
pioggia era incessante, la nebbia vorticava offuscandole vista.
Ma
quel 15 Aprile il sole brillava, incapace di riscaldare l'aria gelata
della Scozia.
E
lei restava al freddo, ad osservare i resti fumanti di quella casa, con
le lacrime calde che le rigavano il volto gelato. Anche il cuore
sembrava essersi congelato quella notte.
Nicole
affonda le mani tra le macerie, il soffitto è ancora
pericolante, i calcinacci cedono e si abbattono sul suolo.
Tutto
è in bilico, un po' come lei che lotta per farsi strada fino
alla camera da letto.
La
tavola di legno su cui aveva inciso una frase che svetta sopra la
testata di esso è caduta e si è spezzata in tre
parti: la prima dice solo "not", il secondo pezzo è il
più grande degli altri "repeat yesterday" e un apostrofo
marca il segno di rottura con la terza parte "s mistake".
Insieme,
formavano la frase "not repeat yesterday's mistake". Non ripetere gli
errori di ieri.
Nicole
osserva con attenzione il pezzo centrale, che ora dice solo "riavvolgi
fino a ieri". E pensa che, da un mese a
quella parte, è tutto ciò che vorrebbe. Vorrebbe
poter tornare indietro, poter cancellare tutto. Poter evitare
di sentire, di essere. Vorrebbe non aver mai conosciuto Russell, o
forse vorrebbe solo che lui non se ne fosse
mai andato. Che lui avesse avuto la forza di restare.
"Sparisci!"
Nei
suoi ricordi, il suo stesso tono di voce sembra alieno, violento.
Lui
era caparbio, la osservava negli occhi mentre lei voleva solo che
abbassasse lo sguardo.
"No."
"Non
voglio vederti, voglio che te ne vada. Non siamo più le
stesse persone di due anni fa, tu non sei più la persona
gentile che si preoccupava per me. Mi ferisci, mi lasci da parte, non
t'importa. So capire quando sono indifferente ad una persona."
Russell
aveva abbassato lo sguardo. Le sue parole lo avevano ferito.
"Dimmi
che mi ami" aveva continuato lei, con le lacrime che le rigavano il
volto.
Lui
si era avvicinato, aveva sfilato i guanti abbandonandoli sul
marciapiede e l'aveva abbracciata. Le lacrime erano diventate
più copiose.
Russell
che manteneva le distanze, Russell che non la baciava mai sul suo posto
di lavoro. Russell che la baciava con candore, Russell che non riusciva
a stare senza rapporti carnali ma che cercava di mantenere le distanze
per lei. Russell non abbracciava. Russell non stringeva nessuno al
petto con fare protettivo. Russell non baciava sulle guance, Russell
non era fatto per relazioni innocenti. Russell voleva sentire, voleva
provare. Mentre lei voleva solo sentirsi al sicuro.
"Non
mi abbracciare" aveva sussurrato "se mi abbracci non riesco ad
arrabbiarmi."
Lui
aveva allentato la presa e l'aveva guardata. E lei si era alzata sulle
punte dei piedi e lo aveva baciato.
Russell aveva assaporato le sue
lacrime e ne aveva scostata una con le dita fredde.
Nicole
osserva il frammento centrale e lo incarta con delicatezza: quello era
il loro motto, ciò che si erano impegnati a rispettare. Non
commettere più gli errori del passato.
Erano
giovani, troppo inesperti per capire l'amore.
L'una
con esperienze traumatiche alle spalle - un padre violento ed una madre
assente, quasi al limite dell'apatia - l'altro storie di sesso, dove
l'amore era l'ultima cosa che cercava.
Ma
si erano trovati. Si erano scelti, si erano capiti.
Non
ripetere più gli errori del passato. Anche loro erano uno di
essi.
Russell
si era allontanato da lei sciogliendo quel bacio e si era rimesso i
guanti che aveva adagiato
sull'asfalto.
"Non
ti amo più" aveva sussurrato e si era allontanato.
Nicole
si era accasciata sul marciapiede bagnato ed aveva iniziato a piangere.
Russell
osserva una sola foto sul computer. Non ne avevano mai fatte, lui e
Nicole, non ne avevano mai sentito
la necessità. Tutto sembrava così eterno che la
sola idea di immortalarlo non gli era nemmeno passata per la
testa.
Ma
poi era arrivato Jared e, per caso, li aveva immortalati in un bacio di
un secondo. Voleva solo
immortalare la combriccola, e loro in quell'istante si erano baciati.
Jared
dopo qualche tempo era sparito dalla circolazione e lui ci aveva
impiegato settimane per riuscire a
contattarlo e ricevere quella foto.
I
capelli neri di Nicole sono in contrasto con la sua pelle diafana,
nell'immagine indossava la maglia nera che a lui
piaceva tanto.
Gli
piace come quel colore le stava come le sue labbra sembrassero
più rosse ed i suoi occhi contornati
dall'eye-liner fossero più profondi.
E
poi c'è lui, occhi chiari e capelli rossicci, rasato solo
perché a lei lui piaceva così, coi capelli
rossicci e le labbra
sottili e chiare. Molto più alto di lei. Non che ci volesse
molto comunque, Nicole è piuttosto esile.
Ricorda
le sensazioni che gli attraversano la schiena quando la stringeva e le
accarezzava la schiena, come riusciva
a sentire le vertebre della sua spina dorsale sotto le dita, la
consistenza dei muscoli della schiena e la
morbidezza delle braccia poco allenate.
Gli
piace il modo in cui lei sorride, il modo in cui si entusiasma per
ciò che non conosce ed il modo in cui spiega
pazientemente ciò che la appassiona. Il modo in cui gli
sfiorava il braccio e lo stringeva con forza quando
aveva bisogno di conforto oppure quanto il suo corpo ardeva quando
dormiva. Ricorda i suoi piedi freddi
quando andava a letto e la sua mania di dormire con una gamba fuori
dalle coperte per "regolare la
temperatura corporea" come la giustificava lei.
"Ho
bisogno di te"
Lame
gli avevano trafitto il petto quando aveva letto quel messaggio. Non
parlavano, non si vedevano. Ma si scrivevano, perché la
lontananza era insopportabile a entrambi.
"Stai
bene? Cosa è successo?"
Silenzio.
Entrambi
sapevano cosa voleva dire: non ripetere gli errori di ieri.
Si
era pentita. Ma lui non aveva demorso ed aveva continuato a fare
domande, che venivano ricevute da un cellulare spento.
"Ho
sbagliato a scriverti, non ne avevo alcun diritto"
La
sua risposta era arrivata la mattina presto, dopo una notte insonne.
Lui l'aveva osservata per ore, non sapendo cosa rispondere.
Lei
aveva continuato.
"Ho
un ragazzo, adesso"
Nuove
lame gli avevano trafitto il cuore. E lui aveva iniziato a scrivere.
"Ti
odio"
"Mi
hai spezzato il cuore"
"Non
mi ami più?"
"Torna
con me"
"Ti
amo"
"Non
riesco a dimenticarti"
"Aspetterò"
Ma
non ne aveva inviato nemmeno uno.
"Mi
ami ancora?"
Era
stata lei a scrivere.
"Perché?"
"Non
merito una risposta?"
"Forse"
"O
è sì o è no. Non esiste un forse."
Ma
lui non aveva più risposto: ammetterlo sarebbe stato come
pugnalarsi da solo.
Così
si era ubriacato e si era presentato nel vecchio posto di lavoro di
lei, aveva trovato una donna e ci era andato a letto. Perché
il sesso era più semplice, era l'amore a complicare tutto.
Ma mente baciava la donna senza nome, non riusciva a non pensare a
quelle labbra morbide e quella risata timida, alla sua innocenza quando
lei sussurrava "Sembri affannato" quando la baciava con ardore.
Nicole
osserva le pareti annerite, le sue mani sono sporche di fuliggine e
polvere.
E
piange, le lacrime lavano la faccia sporca di cenere, mentre lei
continua a scavare tra le macerie.
Non
è rimasto niente da salvare nella casa, nessun ricordo che
si riferisse al vecchio proprietario. Perché
Russell
se n'era andato ed aveva abbandonato l'abitazione. Aveva fatto le
valigie in silenzio ed aveva lasciato le chiavi
sul cassettone che tenevano in camera.
Aveva mentito.
Nicole
sapeva che conseguenze avrebbe comportato dire a Russell che si era
rifatta una vita: anche lui avrebbe cominciato a rifarsene una.
E
così restava ferma, osservava il cane che lui le aveva
regalato per il compleanno che le chiedeva di
Russell,
che sobbalzava ogni volta che il campanello suonava sperando che fosse
il padrone.
Nicole
restava ferma, incapace di muoversi, incapace di dimenticare.
"Dimmi
una sola ragione per la quale dovrei passare i prossimi cinquant'anni
con te."
"Perché
mi ami, perché posso farti il caffè ogni mattina.
Perché io lo voglio."
Quella
era stata la prima risposta. La seconda volta che lei gli aveva fatto
quella domanda, era stato il giorno in cui si erano lasciati.
"Non
so cosa succederà tra cinquant'anni, so a malapena cosa
succederà domani."
La risposta la aveva ferita.
Non
sono più le stesse persone, Russell lo sa bene.
Lei
è sempre stata piena di vita, ha sempre avuto dei sogni
talmente grandi che era impossibile contenerli.
Voleva
viaggiare, vedere il mondo, trovare un posto tranquillo dove vivere.
Voleva sperimentare. Voleva imparare
a dipingere, pubblicare un libro, imparare a suonare il pianoforte,
migliorare le proprie doti canore e
riprendere in mano la chitarra. Voleva sapere come era fatto un aereo,
imparare a guidare, percorrere il cammino
di Santiago, diventare archeologa e medico, imparare tante lingue,
salire sulla torre Eiffel, visitare il
Corridoio Vasariano, lavorare in Russia, in Giappone ed in America.
Russell
invece si è sempre accontentato del proprio posto, ha sempre
sperato in una promozione che non è mai
arrivata ma non ha mai voluto fare pressioni al proprio capo. Lavora
settanta ore a settimana e spendeva il tempo
rimanente a bere con gli amici in un qualche pub o con Nicole. Ora che
lei non c'è più, si è ritrovato sempre
più spesso ubriaco e stanco, solo e triste. E
così beve per dimenticare ciò che vuole
così
ardentemente rivivere. E resta sobrio solo per ricordarsi di
dimenticare.
Le
aveva mentito.
Lei
gli aveva chiesto piani per il futuro e lui li sapeva bene: l'avrebbe
seguita, avrebbe fatto di tutto per starle vicino, per trascorrere gli
anni a venire con lei. Ma la sua presenza le avrebbe tarpato le ali:
l'aveva vista sprecare tempo dietro un lavoro che non le piaceva,
affannarsi in una routine che le andava stretta.
Era
infelice. Di notte la sentiva rigirarsi nel letto, sempre troppo stanca
per leggere il libro che aveva abbandonato da mesi sul comò.
Non che non le piacesse, lo aveva elogiato tante volte davanti a lui.
E
così l'aveva liberata dalla sua presenza, aveva capito che
lui era il peso che la trascinava verso il fondo, che la teneva ancorata ad
un'esistenza mediocre. E lei meritava la grandezza, era stata creata
per quello.
Nicole
impacchetta le ultime cose, il camion della ditta di trasloco
è arrivato. L'autista suona varie volte il clacson
per catturare la sua attenzione - non c'è
elettricità, nell'appartamento quindi il campanello non funziona.
Nicole
apre la porta e fa entrare l'uomo per farsi aiutare con gli scatoloni.
Ogni
cosa è stata consumata dall'incendio, solo pochi oggetti si
sono salvati dal fuoco. E il suo amore non è tra
quelli.
Aveva
chiamato Russell in fretta, non sapendo a chi affidarsi. Ma lui non
aveva risposto.
"La
casa sta bruciando"
La
risposta all'sms era arrivata dopo i pompieri e lei aveva avuto tempo a
sufficienza per pensare e per piangere.
"Cosa
è successo? Stai bene?"
Le
mani le tremavano, il cellulare rischiava di caderle dalle dita mentre
digitava.
"Sto
bene. Ma non voglio più sentirti. Voglio che tu sparisca
dalla mia vita."
Lui
non si era più fatto sentire.
Russell
la notte dell'incendio si era ubriacato, e così quelle dopo.
Fiumi di alcool annebbiano la sua vita mentre
cerca di ricordarsi di non dimenticare. Di non ripetere gli errori del
giorno precedente.
Ma
tutto sbiadisce, tutto viene consumato ed assorbito dall'alcool e dal
sorriso di Nicole che s'illumina sotto il chiaro
di luna un istante prima del loro bacio.
Tutto
scompare, mentre lui continua a scrivere messaggi che non
invierà mai.
"Ti
amo ancora"
La
verità non verrà mai a galla, affogata da birra
economica.
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