CAPITOLO III: Sopravvivere
Il villaggio della foglia era sempre allegro e pieno di vita come tutte
le altre volte in cui Gaara aveva avuto occasione di andarci. La gente,
nonostante il periodo difficile durante il quale i ninja scarseggiavano
perché continuamente impegnati in numerose missioni, si
dimostrava sempre aperta e disponibile.
Con grande piacere di Roosoku, a digiuno da parecchie ore, Kankuro e
Temari sostarono preso un chiosco di ramen a lungo elogiato da Naruto
per la qualità del cibo.
Gaara però non aveva tempo per fermarsi con i fratelli e il
ragazzo, in quanto si diresse a passo svelto verso l'ufficio
dell'Hokage per poter essere ricevuto.
Fu Shizune, l'assistente, ad accoglierlo presso la porta invitandolo ad
aspettare qualche istante.
Detto questo la ragazza scomparve oltre la soglia per poi ritornare
qualche minuto dopo dicendo che l'Hokage l'avrebbe ricevuto
più che volentieri.
Fu così che Gaara entrò nell'ufficio della sua
collega... gli fece uno strano effetto essere messo sullo stesso piano
di una donna che sicuramente aveva più anni ed esperienza di
lui.
Tsunade lo aspettava seduta alla sua scrivania, colma di libri e rotoli
dalle dimensioni più svariate, le dita delle mani incrociate
e un sorriso leggero sul bel volto.
Si salutarono e, dopo qualche convenevole formale, Tsunade
invitò il rosso a sedersi:
"Ho sentito che il Villaggio della Neve ha affidato a voi la missione.
E' stato un dispiacere non poterli aiutare ma come puoi ben immaginare
abbiamo pochi ninja disponibili al momento."
Gaara annuì con aria grave: "Come procedono le operazioni?"
La bionda Hokage scosse la testa mentre le labbra si contrassero in una
smorfia appena percettibile, fu con un certo disagio che
cambiò argomento: "Siete riusciti a trovare la Tetracoda?"
"No e il villaggio di Yuki era completamente distrutto. Abbiamo
recuperato un solo superstite - Tsunade lo guardò
incuriosita invitandolo a continuare - Si chiama Roosoku...
è stato molto fortunato ad essere sopravvissuto dopo aver
rischiato la morte per assideramento. A questo proposito avrei un
favore da chiederti."
Tsunade inclinò leggermente la testa infine rispose
affabile: "Di pure."
"So che siete dotati di eccellenti ninja medici. Quindi vi chiederei di
occuparvi del ragazzo e assicurarvi che si rimetta in sesto..."
La donna sorrise: "Non ci sono problemi, Roosoku sarà
affidato alle nostre cure... finché lo vorrà,
Konoha sarà la sua casa."
Casa... anche quando si è rimasti soli si può
avere un posto chiamato casa?
Ma le riflessioni del Kazekage vennero interrotte dato che qualcuno ,
senza troppi complimenti, bussò alla porta dell'ufficio.
Quando Tsunade invitò ad entrare si presentò un
ninja che riferì con aria allarmata:
"La tetracoda! - esclamò - un Villaggio confinante ha appena
mandato un messaggero dicendo che è stata avvistata in
quella zona!"
Gaara scattò in piedi: "Saresti in grado di darmi
indicazioni più precise?!"
Ma Tsunade lo bloccò: "Non è necessario che tu
vada, sarebbe troppo rischioso! Manderò una squadra anbu per
controllare la situazione..."
Il giovane Kazekage scosse la testa replicando fermamente: "Io ho
accettato una missione e come tale la porterò avanti. Se
quel cercotero continua a rimanere in vita può rappresentare
una minaccia anche per Suna e devo impedirlo, capisci?"
La bionda annuì comprendendo che la fermezza di quel ragazzo
era tale da rendere difficile tentare di smuoverlo dalle sue idee.
Così, senza che Tsunade potesse quasi rendersene conto, il
Kazekage era già partito per raggiungere i suoi fratelli e
andare in cerca della tetracoda.
Ma, prima che il ninja messaggero potesse andarsene, gli
ordinò di tenere pronta una squadra da mandare in supporto a
quelli della sabbia.
Kankuro e Temari si guardavano attorno mentre Roosoku finiva di
mangiare il ramen, un piatto del quale si sentì
già completamente dipendente. Ma, proprio quando stava per
finire il fondo rimasto, sentì Gaara sopraggiungere per
comunicare con evidente ansia ai fratelli:
"La tetracoda è stata avvistata a qualche ora da qui!
Dobbiamo cercare di raggiungerla."
Sentire quelle parole fu per Roosoku un colpo fatale: mai avrebbe
pensato che le cose sarebbero precipitate fino a quel punto. Lo aveva
sempre saputo da quando si era accorto di essere ancora vivo: lui non
lo meritava. Non doveva fermarsi in quel Villaggio un istante di
più, si era illuso che le cose potessero migliorare.
Finché lui era nei paraggi non solo Konoha sarebbe stata in
pericolo ma anche le persone a cui doveva la sua vita.
Senza che i tre ninja lo sentissero Roosoku si dileguò con
rapidità allontanandosi di corsa dal Villaggio della Foglia,
il cuore che gli martellava forte in petto, dilaniato da un dolore che
difficilmente gli altri avrebbero potuto provare.
"Sparito!" Esclamò Kankuro incredulo.
"Che vuol dire sparito?!" Chiese Gaara frustrato.
Il marionettista alzò le spalle spiegando: "Giusto qualche
secondo fa stava finendo di mangiare il ramen fino a che non sei
arrivato tu e poi... se n'é andato."
Temari sospirò perplessa ma Gaara rispose aggiustandosi la
giara sulle spalle:
"Adesso non c'é tempo per corrergli dietro. Dobbiamo
inseguire la tetracoda e trovarla prima che la perdiamo nuovamente di
vista."
Kankuro e Temari annuirono e, dopo aver pagato il conto presso il
chiosco di ramen, si allontanarono velocemente da Konoha seguendo le
indicazioni fornite dal ninja che aveva recapitato il messaggio.
Gaara sentiva che in quel momento non poteva pensare al ragazzo: doveva
unicamente concentrarsi sulla tetracoda... sebbene il pensiero di dover
affrontare un'altra forza portante, com'era stato lui in passato, gli
faceva quasi togliere il fiato.
Il bosco sembrava minaccioso nonostante gli alberi fossero alti e non
molto fitti.
Roosoku sentiva il cuore scoppiargli in petto per la paura e l'affanno
della corsa... ormai non si curava più dei rovi che lo
ferivano lasciando così alla sua abilità innata
il compito di guarirlo.
Già, la sua abilità... se non fosse stato per lei
la sua vita sarebbe stata completamente diversa... forse addirittura
avrebbe cessato di esistere: ma a che prezzo invece riusciva ancora a
camminare su quella terra?
Ad un certo punto però si arrestò.
Dovette fare un grande sforzo per respirare profondamente e contenere
l'affanno in modo da sentire con chiarezza i rumori della foresta che
lo circondavano.
Ormai ne era quasi certo: lo stavano inseguendo.
"Non hanno perso tempo." pensò con ironia amara.
Si rimise a correre cercando di portarli il più lontano
possibile: se si doveva giungere allo scontro era indispensabile
evitare che eventuali persone risultassero coinvolte.
Per qualche istante la sua corsa avvenne nel silenzio più
totale: soltanto più il fruscio dei suoi piedi talmente
leggeri sul terreno da sembrare di star volando. Ogni altro suono era
cessato: c'era solamente lui che continuava a correre con il volto
pallido illuminato di tanto in tanto da qualche raggio di sole, i
capelli biondi che ondeggiavano con leggerezza al ritmo dei suoi passi.
Poi si trovò davanti un'immensa radura e, in quello spazio
sconfinato, continuò disperato la sua corsa.
Ormai, silenziosi come ombre, lo avevano raggiunto.
Li aveva sempre temuti ed ora avevano tutti i motivi per
scatenare i loro poteri contro di lui.
A quel punto si fermò. Per diversi secondi rimase immobile
mentre attorno ancora non c'era nessuno.
In testa il ragazzo aveva un solo pensiero: sopravvivere. Ora aveva una
ragione per continuare a vivere, avrebbe lottato con le unghie e con i
denti. E quella ragione si chiamava Hakai.
Improvvisamente si voltò: erano arrivati.
I tre Bannin... da intere genereazioni incaricati di sorvegliare la
Forza Portante e, nel caso in cui fosse diventata una minaccia,
ucciderla.
Un rivolo di sudore gli colò per la tempia.
"Non scapperai oltre, Roosoku."
Il ragazzo guardò muto i tre uomini: erano alti, fieri e
dignitosi. Emanavano un chakra potente perché da quando
erano nati erano stati addestrati a lottare contro forze che
difficilmente un ninja avrebbe potuto immaginare. Indossavano tutti e
tre la divisa che li distingueva dagli altri uomini di Yuki, di un
azzurro così tenue da avvicinarsi al grigio. Ciascuno di
loro possedeva una lancia che tanto abilmente sapevano maneggiare,
un'arma destinata unicamente alla forza portante.
Roosoku rimase immobile, come paralizzato, mentre il più
alto dei tre e il più forte, almeno fisicamente, fu l'unico
ad avanzare nella sua direzione con passi lenti:
"E' inevitabile: devi morire."
A quel punto il ragazzo iniziò ad indietreggiare...
Tairyoku: sapeva quanto potesse essere temibile. E lui sarebbe stato
solo il primo. Ma non aveva altra scelta: in quel momento l'unica
soluzione era affrontarli e, se necessario, ucciderli.
O lui o loro.
Il suo fisico non era ancora del tutto guarito ma ormai , nonostante
fosse leggermente rallentato nei movimenti, stava riprendendosi e
sarebbe stato in grado combattere.
Quando lo vide mettersi in guardia Tairyoku si rivolse agli altri due:
"Tenetevi pronti. Attacca."
Per qualche istante nessuno si mosse fino a che, con uno scatto
inaspettato, Roosoku non si lanciò contro il suo avversario
che parò l'attacco con una lancia, indietreggiando di
qualche passo per il contraccolpo.
Roosoku scattò di lato quando vide la lancia sfiorargli il
viso e, flettendo le ginocchia, saltò implacabilmente
addosso a Tairyoku il quale venne investito in pieno dalla potenza che
quel ragazzo mingherlino possedeva.
Nonostante la costituzione robusta per lui non fu facile sottrarsi alla
presa di Roosoku il quale, nel frattempo, lo aveva afferrato per il
collo.
Appena la mano del ragazzo si serrò attorno al collo,
Tairyoku si sentì invadere da un gelo che gli impediva
persino di pensare, mentre il respiro era inevitabilmente bloccato.
Ma il giovane fu costretto a mollare la presa quando gli altri due
Bannin lo attaccarono incrociando le lance: se non fosse saltato
indietro a quest'ora sarebbe stato inevitabilmente passato da parte a
parte.
Roosoku ansimò iniziando a sentire la fatica dello scontro:
sapeva che, per quanto potere avesse, non poteva combattere a lungo.
Ma, nonostante avesse cercato di non darlo a vedere, Tairyoku si
accorse immediatamente che il loro nemico era provato:
"Ti conviene lasciarti uccidere e finirla con questa storia: contro di
noi non hai speranze. Sappiamo come combatti: tu riesci solo ad agire a
distanza ravvicinata, da lontano non puoi fare nulla, e poi - aggiunse
guardandolo con disprezzo - queste lance sono fatte apposta per te."
Roosoku deglutì, il respiro mozzato dalla fatica. Quanto lo
detestava: quell'uomo aveva perfettamente ragione. Finché
non li toccava, facendo si che con la sua presa potesse congelare i
loro organi dall'interno, ogni altra mossa sarebbe stata inutile.
Concentrati - si disse cercando di calmarsi - non devi perdere.
Scappare era inutile... poteva solo attaccarli ancora, almeno fino a
che qualcuno non avesse ceduto.
Quando Tairyoku, il quale ordinò ai suoi compagni di
lasciare che se ne occupasse lui, attaccò lo fece con una
forza spaventosa. Non usò subito la lancia, o altrimenti per
Roosoku sarebbe stata davvero la fine, ma diede una poderosa spallata
che fece sbalzare via il ragazzo.
Questi finì steso a terra ma si rimise in piedi, sebbene a
fatica, portandosi una mano alla bocca per asciugarsi un
rivolo di sangue.
Doveva stare più attento: Tairyoku sapeva concentrare il
chakra nei punti del corpo con i quali colpiva, un altro colpo di quel
tipo e probabilmente Roosoku non sarebbe più riuscito a
rialzarsi.
Ma, implacabile, Tairyoku con ancora maggior forza tornò
all'attacco questa volta utilizzando la lancia che però
sfruttò solo quando fu vicinissimo all'avversario.
Fu un movimento talmente rapido e potente che Roosoku riuscì
a scansarsi di pochissimo.
Non fu abbastanza.
Quando Tairyoku aveva fatto il suo affondo la lancia era penetrata nel
fianco di Roosoku: a questi mancò il respiro e, per qualche
secondo, si portò istintivamente la mano al fianco sentendo
il sangue che colava.
Ma, senza pensaci ancora e radunando le forze, il ragazzo
scattò con l'altro braccio afferrando il polso di Tairyoku
che, impegnato ad affondare la lancia, non aveva fatto in tempo a
ritrarsi.
In pochi istanti l'avambraccio di Tairyoku divenne viola... l'uomo non
riuscì a muoverlo e proruppe in urla di dolore: era una
sensazione orribile, come se avesse immerso l'arto per ore nel ghiaccio.
Con uno sforzo immenso, ignorando il dolore che gli faceva quasi
scoppiare la testa, Tairyoku con l'altra mano fece mollare al suo
braccio inerme la presa dalla lancia.
Roosoku si sfilò l'arma facendo un ultimo sforzo per
resistere ai conati di vomito, cercando di rimanere in piedi nonostante
la testa gli girasse.
Sentiva Tairyoku ansimare ma non riuscì a vederlo con
chiarezza perché la vista gli si annebbiò.
Ormai le forze gli stavano venendo meno... non poteva
più andare oltre.
L'unica cosa che mormorò, mentre cadeva a terra fu: "Mi
dispiace Hakai."
E poi, come se si trovasse in un sogno, sentì solo
più il frusciare della sabbia che con un movimento deciso ma
dolce al tempo stesso lo avvolgeva.
Che ve ne pare? E' una battaglia perlomeno decente? Mi sono davvero
immedesimata nei due combattenti cercando di far percepire il loro
dolore... non parlatemi più di sangue bleah!! +_+
E poi...Roosoku è la tetracoda?!!
Ma questo è solo l'inizio... è infatti da queso
capitolo che la storia inizierà ad avere dei risvolti non
indifferenti e tanti combattimenti (ops, rima involontaria!). Infatti
nel mio cervellino malato ho già pensato a tutta la trama ma
non farò ulteriori anticipazioni: nulla è
scontato! Hi hi hi! XD
Grazie a lettori/recensori/ a chi ha segnato la storia tra i preferiti!
^_^
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