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EPILOGO
Cinque anni dopo
Il Sole caldo di fine primavera inondava l'ampia cucina della villa di Adam e di
Eva Conti Salinari, la prima coppia ufficialmente riconosciuta, formata da un ex
vampiro e da un'umana, situata su un'altura che dominava il lago di Bracciano
dalla sua postazione a nord est, e da cui si poteva vedere bene il castello
Odescalchi, luogo dove era sbocciato il loro amore.
"Chi accompagna Ulderico all'asilo?" chiese Eva, allegra, mentre disponeva le
stoviglie della colazione sul grande tavolo in legno e marmo, al centro del
vano.
Adam muggì, afferrando, avido, un biscotto da un piatto.
"Vado io. - si offrì, meglio disposto di animo dopo aver mangiato il biscotto -
Ma tu vai ad aprire lo studio".
"Affare fatto" accettò Eva, sistemando, nel frattempo, la figlia minore,
Micaela, sul seggiolone.
Ai piccoli Salinari, nati rispettivamente quattro e un anno dopo l' unione di
Adam ed Eva, Eva aveva voluto dare quei nomi in onore di due delle sue
socie/amiche: Ulrike e Miko.
Sulla targa apposta a destra della porta dello studio, aperto insieme dai due
coniugi, all'interno di un antico edificio, in una delle tante stradine di
Bracciano, si leggeva:
ADAM & EVA
PSICOTERAPEUTI,
RECUPERO DELLE ORIGINI DEI
DISTURBI.
SPECIALISTI NELLA CURA DELLO
STRESS
E DELLA CRISI ESISTENZIALE DEL
VAMPIRO
LUNGA ESPERIENZA NEL CAMPO.
RISULTATI GARANTITI.
Quando Eva arrivò al luogo di lavoro, una donna leggeva la targa, con aria
assorta ma dubbiosa.
"Non ci faccia caso, signora. - minimizzò Eva indovinando la perplessità della
probabile cliente - Il mio socio ha sempre voglia di scherzare".
La donna annuì, in apparenza più convinta, e sorrise. Per un fugace attimo Eva
interpretò quel sorriso come un moto di commiserazione che sottintendeva la
remota possibilità di un bisogno di cure psicologiche più per i due titolari
dello studio che per i loro pazienti. Tuttavia, paradossalmente, quella scritta
stava dimostrando di esercitare comunque una certa attrattiva e pareva
contribuire a richiamare clientela, la quale era ignara della verità celata
dietro alle bizzarre parole di presentazione. Tranne qualcuno.
In breve tempo, sul pianerottolo si formò una piccola folla di alcuni pazienti
che attendevano in silenziosa trepidazione di essere chiamati per un primo
consulto.
La mattinata filò via veloce fra richieste di aiuto per uscire dalla depressione
e/o per risolvere crisi d'identità. L'ultima cliente, una donna bruna, pallida,
mal vestita, dallo sguardo scuro e allucinato, fece il suo ingresso nello studio
a passi lenti, quasi faticasse a camminare e a vivere, ma una volta all'interno,
estrasse velocissima, da una classica sacca di tela per la spesa, una pistola,
un barattolo di vetro chiuso da un tappo di metallo, colmo di liquido rosso,
posandolo sulla scrivania, ed un giornale che gettò, sprezzante, sul tavolo,
puntando poi la pistola alla tempia di Eva, riprendendo nel contempo il
barattolo e porgendolo ad Adam che la fissava, allarmato più per il vedere Eva
minacciata con l'arma che per il contenuto del recipiente.
"Bevi, bastardo!" intimò la donna premendo il grilletto contro la testa di Eva.
"Si calmi, signora! - le intimò Adam, a sua volta - Qual è il suo problema?".
"Bevi, stronzo! - urlò quasi la donna - O ammazzo questa troia!".
"Che diavolo le prende? - la sopraffece Adam, alterato, ma perfettamente in
grado di dominare la situazione - Che cosa le ha fatto mia moglie? Cosa le
abbiamo fatto?".
La donna spostò per un attimo la pistola dalla tempia di Eva e indicò il
giornale sulla scrivania, poi tornò a puntare l'arma contro Eva. A mani alzate,
Adam si avvicinò al tavolo, mentre Eva gli porgeva il giornale. Un trafiletto
della pagina riportava la curiosa notizia della progressiva scomparsa dei
vampiri dalla faccia della Terra. Adam dovette compiere uno sforzo notevole per
non mettersi a ridere. I due coniugi si scambiarono occhiate intense d'intesa.
La donna infilò la mano sinistra nella borsa di tela, ne trasse fuori un volume
dalla copertina stampata a colori scuri e lo sbatté con rabbia sulla scrivania.
"Siete la mia rovina!" urlò di nuovo apparentemente preda di una profonda
disperazione.
Sulla copertina del libro, che ora si vedeva meglio nel suo disegno gotico di un
castello nero con torri a punta dietro al quale tondeggiava bianca e luminosa
una grossa luna tagliata dalla sottile sagoma scura di un pipistrello in volo,
campeggiava il titolo in caratteri anche questi gotici: LA NUOVA GENERAZIONE.
Adam ed Eva ebbero le idee chiare: la donna disperata, e potenziale assassina,
era una scrittrice, probabilmente di una qualche saga fantasy, incentrata sui
vampiri. Purtroppo però, la poveretta innescò il colpo, decisa ad uccidere Eva e
tornò a minacciare Adam.
"Bevi, figlio di puttana! - urlò di nuovo, porgendo ancora una volta il
barattolo pieno di liquido rosso - Bevi o l'ammazzo! E poi ammazzo te... nel
modo classico con cui si uccidono i vampiri".
Ci voleva un diversivo per neutralizzare la pazza!
Tenendo il braccio sinistro alzato, con la mano destra, Adam prese il barattolo,
abbassò il braccio per aiutarsi ad aprirlo e annusò il contenuto.
"E' sangue, stronzo! - sbraitò la donna - Scrivo, ma per pagare le bollette
lavoro all'ospedale".
"No! - gridò Eva - Adam! Non farlo!".
Fu un attimo.
Adam gettò il sangue in faccia alla donna, Eva si liberò dalla minaccia della
pistola e, insieme, lei e Adam riuscirono a immobilizzarla e a spingerla a
sedersi su una delle poltroncine poste davanti alla scrivania. Eva le mantenne
le braccia serrate dietro lo schienale della poltrona, mentre Adam si accucciò
di fronte a lei. La donna scoppiò in lacrime.
"Stava andando bene. - singhiozzò, affranta - Avrei potuto diventare la
Stephenie Meyer Italiana. E adesso? Cosa scriverò?".
Prima di rispondere, Adam si concesse qualche istante di meditato silenzio,
stringendo le spalle della donna nel tentativo di consolarla. Eva lo guardò
concentrarsi e le venne da ridere.
Adam sembrava davvero ben calato nel ruolo di psicoterapeuta, compreso nel
dramma della paziente, ma i suoi occhi sorridevano.
"Io la capisco, signora. - cominciò poi l'uomo, con la sua bella voce calda e
sexy - Noi la capiamo. Veramente. Non stiamo scherzando ma..non esistono solo i
vampiri".
"Io mi sono specializzata nei vampiri. - ribatté la donna, arrabbiata, ancora
piangente, rimarcando a voce il verbo "specializzare" - Ho letto tutto su di
loro. - si fermò, alzò di colpo la testa e fissò Adam con sguardo indemoniato,
quindi sibilò - Ho messo anche te nel libro".
Adam rimase sorpreso, ma riuscì a non dimostrarlo.
"Grazie. - commentò semplicemente, laconico - Lo compreremo e lo leggeremo,
ma...che ne dice di cambiare soggetto?"
"Soggetto? - ripeté la donna fra i singhiozzi - Quale?"
"I fantasmi, per esempio? - suggerì Adam manifestando moderato, controllato e
professionale entusiasmo per la trovata - In fondo, i vampiri sanno fare una
cosa sola: mordere; invece i fantasmi volano, passano attraverso i muri, e a
volte posseggono le persone. Sono molto più eclettici e forniscono più idee.
Inoltre, vantano un simbolismo più ampio. I fantasmi sono sinonimo di paure
inconsce, ancestrali; di sensi di colpa....Si dice sempre che i fantasmi del
passato ritornano....Su di loro c'è materiale per scrivere una saga di dieci
puntate". Terminò la frase alzando le sopracciglia, soddisfatto della sua
proposta.
Eva faticò terribilmente per non scoppiare a ridere.
La donna piangeva ancora, ma la tensione calò e la mattina si concluse in
positivo.
Tuttavia, alla fine di quella mezza giornata di lavoro, i coniugi Salinari
tornarono a casa con un nuovo quesito su cui riflettere e un nuovo caso da
studiare: gli scrittori in crisi di idee in seguito alla morte di un genere
narrativo. E gli assassini del genere erano stati proprio loro due.
Nel tempo libero, concesso dal lavoro, Adam ed Eva Salinari, separati, ma sempre
uniti nel sentimento dell'amore, continuarono a stanare vampiri, seducendoli
grazie al loro avvenente aspetto, e persuadendoli di meritare anch' essi
l'amore, malgrado tutto, facendo leva sul loro inconscio. Amore e psicanalisi:
un binomio che si rivelò vincente.
F I N E
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