A volte i ricordi ti uccidono, altre volte ti salvano. di JeyCholties (/viewuser.php?uid=218066)
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Tutti si aspettavano una reazione da me.
Una lacrima, una parola, un tremito.
La verità era che non sentivo nulla.
Guardavo il viso di James e poi quello di Lily.
E poi di nuovo quello di James.
Aveva i capelli troppo in ordine, dannazione.
Aspettavo, io aspettavo che la sua mano salisse e gli scompigliasse
come aveva fatto per otto anni interi.
Ma non successe, le sue dita non arruffarono quei riccioli ribelli.
James non aveva gli occhiali, quale incapace del cazzo aveva preparato
quella tomba?
Mundungus? Un elfo domestico? Un babbano spastico?
Mi portai una mano nella tasca interna della giacca.
Ci su un sospiro collettivo.
Tutti aspettavano, aspettavano come aspettavo io il sorriso
malandrino di James.
Aspettavano che io facessi qualcosa.
Le mie dita si chiusero intorno alla montatura metallica degli occhiali
di James, che avevo portato via dalla sua casa, la notte in cui
…
Interruppi il flusso dei miei pensieri prima che mi uccidessero di
nuovo.
Perché io ero morto, esattamente come James.
Ero morto, quella notte, insieme a lui, sulle scale.
Tirai fuori gli occhiali squadrati di James, quelli che Remus riparava
sempre quando cadevano per terra.
Feci un passo verso la tomba e misi gli occhiali a James.
Le mie dita sfiorarono la sua pelle fredda.
Glieli misi un po’storti, come piacevano a lui.
Come se fosse appena sceso dal suo manico di scopa.
Le mie dita salirono a sfiorargli i capelli, glieli disordinai
delicatamente.
Ecco, ora James sembrava addormentato, come quelle volte in sala comune
dopo aver fatto a gara a chi beveva più velocemente una
bottiglia di whiskey incendiario.
Sorrisi tristemente.
- Sirius, vuoi dire qualche parola? - una voce cortese che non associai
a nessuno, mi raggiunse un po’ timida.
Mi sistemai al centro del palco e guardai Remus, in ultima fila che
piangeva.
-Voi, oggi, avete perso un amico, un caro, un conoscente, un figlio.-
la mia voce era limpida e tranquilla, sapevo che era solo una breve
illusione.
-Io, oggi, ho perso me stesso.- la mia voce si incrinò
leggermente.
- James non era un amico per me, lui era la mia famiglia, la mia
risata, lui era la punizione che mi prendevo al posto suo.- dissi,
controllando ogni mio nervo, ogni mio muscolo, per evitare di spezzarmi
davanti a tutti.
Un singhiozzo frantumò il silenzio, Minerva McGranitt stava
piangendo, perché lei si ricordava ogni punizione che ci
aveva assegnato.
Si ricordava ogni ora saltata, ogni boccino catturato da James, ogni
risata, ogni battuta fatta durante le sue lezioni.
- James era Sirius Black, e Sirius Black era James. Ci
rivedremo Ramoso, nel frattempo giuro
solennemente di non avere buone intenzioni.- conclusi.
Si udì un rumore strascicato, tutti si voltarono verso
Remus, che si era alzato ed era uscito dalla piccola chiesa.
Calò il silenzio, e ciò permise di sentire
l’urlo straziante di Remus, così simile a un
ululato.
Chiusi gli occhi e mi permisi di piangere.
Solo un po’alla volta, tutti i giorni.
Così da non lasciare andare via James tutto in una volta.
Aprii gli occhi e urlai.
Il mio dolore riecheggiò lungo Azkaban.
Il mare impetuoso rispose al mio urlo.
Il Ministro della Magia guardò nella mia cella.
-Black.- sputò il mio nome come se fosse feccia, e
automaticamente un sorriso increspò le mie labbra.
Finalmente qualcuno aveva pronunciato il nome della famiglia con
disgusto.
Il Ministro ripiegò il giornale che stava leggendo a un
detenuto accanto e si avvicinò.
Durò un secondo, le sue dita grassocce si chiusero intorno
alla gazzetta.
Durò solo un secondo, ma l’avevo visto.
Nella penombra perenne di Azkaban, vidi
un spiraglio di James.
-Ministro, potrei avere la sua gazzetta?- chiesi.
Lui aggrottò la fronte e la infilò fra le sbarre.
La presi e l’aprii.
Non era James,
aveva i suoi stessi capelli ribelli, il suo stesso naso, la sua stessa
mascella, ma gli occhi erano sbagliati.
Gli occhi erano di Lily, ricordavo bene tutte le poesie strambe che
James aveva composto sugli occhi di Lily.
Quello nella foto non era James, era un pezzo di James.
Harry.
C’era ancora
un pezzo di James nel mondo.
Una lacrima scivolò sulla mia guancia incavata.
Harry non aveva la stessa espressione malandrina del padre, anzi
sembrava quasi imbarazzato accanto a un uomo biondo con un sorriso
tirato.
Erano al Ghirigoro, il titolo recitava: ‘Il celebre Gilderoy
Allock incontra Harry Potter.’
Potter.
-Come hai fatto, Sirius?
Come sei riuscito a non impazzire?- la voce di Remus era
sorpresa e amara.
-A volte i ricordi
uccidono, Remus. Altre volte ti salvano.- dissi
guardandolo negli occhi.
-Non c’è stato un giorno in cui io non abbia
pensato a te e a James, non c’è stato un giorno in
cui io non abbia ricordato.- la mia voce si spezzò e la
ferita che avevo nel petto ricominciò a sanguinare.
Salve Malandrini,
la mia prima one shot, sono così emozionata.
Well well, riguardo alla storia, devo ammettere che io ho pianto mentre
la scrivevo, spero che abbia suscitato qualche emozione anche a voi.
Vi prego, se la storia vi è piaciuta lasciate una recensione
e andate a leggere l'altra mia storia 'The Marauders Era.'
Un bacio, Jey.
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