Capitolo
1: Rottura
Rufy sogghignò malignamente,
muovendosi furtivo nella cambusa buia. Avendo evitato tutte le trappole di Sanji,
si trovava ora davanti al frigorifero, le dita contratte al pensiero di ottenere
del cibo. Un tonfo risuonò da dietro, rompendo quel silenzio quasi surreale,
e lui si voltò a destra e a sinistra. Sanji l'aveva scoperto? ...no. Non c'era
nessuno.
Con un'alzata di spalle, si
rivolse nuovamente al frigorifero, ma il suo sorriso non ritornò. Le ombre nella
cambusa si mossero lievemente, e lui restrinse gli occhi; chiunque ci fosse,
era bravo a nascondersi.
Una risatina soffocata risuonò
attraverso la stanza, e dovette resistere alla tentazione di rabbrividire, mentre
rimbalzava sui muri riecheggiando attorno a lui. In qualche maniera, la risata
sembrava familiare, ma ancora non riusciva a riconoscerla. Girandosi per osservare
la stanza vuota, i suoi occhi si strinsero maggiormente.
Suona come... Pensò.
No. Non può essere.
Prima che potesse sbattere le
palpebre, si ritrovò immobilizzato contro il frigo, con una spada premuta sufficientemente
vicina al suo collo da ferirlo, con una sottile striscia di sangue che scivolava
sulla pelle, che appariva innaturalmente pallida alla luce della luna che filtrava
dall'oblò della porta. Gli occhi neri del ragazzo di gomma si abbassarono verso
il suo carceriere e si spalancarono, riconoscendolo; ma prima che avesse la
possibilità di dire una parola, una mano rude fu premuta sulla sua bocca e l'uomo
davanti a lui scosse la testa lentamente in segno di diniego.
"Ora vedremo che uomo sei veramente,
Capitano."
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Zoro sospirò, osservando le
acque scure che la Merry stava fendendo. La nave era silenziosa, a parte qualche
sporadica e tranquilla conversazione fra chi passava. Niente risate, niente
rumori, niente caos. Non era normale. L'espressione dello spadaccino si ammorbidì
mentre scoccava un'occhiata preoccupata al suo capitano. Il ragazzo però non
la notò o l'ignorò; lui suppose la seconda. Non era più stato lo stesso da quando
avevano attraversato quelle acque, ma probabilmente sarebbe migliorato; si dice
che il tempo guarisca ogni cosa.
Rilasciando un altro sospiro
silenzioso, alzò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole nere sovrastanti.
Sembrava che il mondo stesse riflettendo l'umore del loro capitano. Ancora una
volta Zoro lo osservò, al suo fianco, appoggiato contro il parapetto della nave,
socchiudendo gli occhi mentre notava che le fasciature avevano iniziato ad allentarsi.
"Oi, Rufy" chiamò.
Il ragazzo si rivolse a lui
con uno sguardo scuro.
"Non pensi sia ora che tu vada
da Chopper a cambiare quelle bende?"
Rufy abbassò lo sguardo sul
suo corpo, prima di ritornare verso lo spadaccino con la stessa espressione
scura, annuendo. Quindi si avviò verso le cabine sottocoperta senza una parola.
A Zoro iniziava a mancare la sua irritante vocina. Non aveva più parlato
da quando l'avevano trovato. Non riusciva a capire. Chopper aveva già esaminato
la sua gola e confermato che fisicamente non c'era nulla che non andasse,
il che poteva solo significare che il suo silenzio difosse volontario.
Con un sospiro, Zoro scese dal
parapetto ed iniziò a cercare il navigatore della ciurma per scoprire quando
avrebbero attraccato. Normalmente l'avrebbe fatto Rufy ma… Be', Rufy non aveva
più fatto molte delle cose che faceva di solito, in realtà.
Attraversando il ponte, quasi
avvertì la necessità di camminare con più leggerezza perché i suoi passi risultavano
troppo pesanti e troppo rumorosi su quella nave stranamente calma. Si fermò
vedendo Usop seduto sul parapetto dalla parte opposta del veliero e rifletté
se andare a vedere se stesse bene; dopotutto, era sua responsabilità come primo
compagno, quando il suo capitano non poteva farlo. Guardò ancora per qualche
secondo, prima di scuotere la testa. Il cecchino sembrava immerso nei suoi pensieri.
Avrebbe trovato il tempo di parlargli più tardi, ma ora doveva rintracciare
Nami, e immaginava che l'avrebbe trovata nella cambusa.
Mentre saliva le scale verso
la stanza, vide che la testa di Usop si era alzata e si era guardata attorno,
notando la scarsità di compagni presenti, prima di affrettarsi verso il ponte
sottostante. Zoro non poteva biasimarlo, dopo quello che era successo al loro
capitano.
Proseguendo, entrò nella cambusa,
rilasciando un respiro quando l'aria calda di vapore lo colpì, facendogli realizzare
quanto era rimasto all'esterno, mentre la sua pelle fumava leggermente per il
cambio di temperatura. Il suo stomaco brontolò, ma, ignorandolo, rivolse il
suo sguardo a Nami, soddisfatto che alla fine fosse veramente nella stanza.
Sedendosi al tavolo sul lato opposto a lei, Zoro aprì la bocca per chiedere
quanto mancava al loro arrivo alla prossima isola, ma lei lo precedette.
"Altre otto ore circa e potrai
avvistare l'isola, Zoro," mormorò stancamente. "Potremo toccare terra dopo altre
due ore."
Lui
annuì, anche se la navigatrice non poteva vederlo, dato che teneva la testa
fra le mani.
"Vuoi qualcosa da mangiare,
Zoro?" chiese Sanji con tranquillità, i suoi movimenti lenti e quasi pigri,
nessuna presenza del suo solito entusiasmo in cucina. Non l'aveva nemmeno annoiato
osteggiandosi per Nami. Non c'era stata una possibilità di iniziare una lotta,
utile a distrarlo in quella situazione, cosa che peggiorava solo la situazione.
"Sto bene."
"Non mangi da tre giorni, idiota,"
ribatté il cuoco debolmente. "Non sai mai cosa può succedere nella Rotta Maggiore
- almeno prendi un sandwich."
Un grugnito affermativo fu la
sua risposta ed il cuoco si mise velocemente al lavoro, impiattando il poco
cibo davanti allo spadaccino. Zoro lentamente morsicò il soffice pane fino a
riempire la bocca, pulendola da una briciola prima di iniziare a masticare fiaccamente.
Sembrava che la sua mente fosse concentrata in altre cose; la stessa cosa valeva
sia per il cuoco che per la navigatrice. Pochi minuti passarono prima che la
porta si aprisse cigolando leggermente e si chiudesse mentre Usop si univa al
piccolo gruppo. Si sedette al tavolo e Zoro gli passò la seconda parte del suo
sandwich. Senza una parola il cecchino lo prese, mangiando nella sua medesima
maniera.
Sanji si accigliò un istante
vedendo che non aveva terminato nemmeno quel piccolo sandwich. Continuando così
si sarebbe ammalato. E quella era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, avevano
già Rufy di cui preoccuparsi.
"Sei riuscito a fargli mangiare
qualcosa oggi?" chiese Zoro pacato.
"Non molto, ma alla fine era
sempre qualcosa." Replicò Sanji accendendosi una sigaretta.
"Pensi che non lo vomiterà
stavolta?"
"Non ne ho proprio idea."
Un sospiro leggerlo sfuggì dalle
labbra di Usop, mentre guardava i due ragazzi più grandi.
"Lui… Migliorerà?"
Nessuno ebbe la possibilità
di rispondere perché il silenzio fu rotto dalla piagnucolante richiesta di aiuto
del loro dottore. La ciurma balzò giù dalle sedie e fu nella cabina in un lampo.
Nel frattempo che arrivavano, Chopper aveva assunto l'Heavy Point per cercare
di controllare il suo capitano in preda alle convulsioni.
"E' un altro attacco?" chiese
Sanji mentre lo aiutava a tenerlo, sistemando le sue braccia attorno alla parte
superiore del corpo di Rufy.
"Non penso!" replicò Chopper
stringendo la presa sul suo capitano. "Sta delirando - deve essere un altro
flashback!"
"Merda!" sbottò Zoro mentre
si dirigeva dietro il capitano, avvolgendo le braccia attorno al centro del
busto, trattenendolo mentre Chopper concentrava la sua energia sulle gambe di
Rufy. "Non è stato già abbastanza terribile affrontarlo una volta?! Perché deve
riviverlo ancora?!"
"Si farà del male se non lo
blocchiamo in fretta!" grugnì Sanji, rafforzando la presa sulle braccia del
ragazzo.
Come se Rufy l'avesse sentito,
le sue convulsioni cessarono e si abbandonò nelle braccia della ciurma. Lentamente
lo adagiarono sul pavimento in posizione seduta e si spostarono per guardarlo
in viso. Zoro fu il primo: i suoi occhi si spalancarono mentre lo fissava.
Rufy apriva e chiudeva la bocca,
come se non riuscisse a respirare. La sua mano si alzò all'altezza del petto,
che iniziò a lacerare con le unghie. Zoro gli afferrò le braccia, forzandole
a rimanere al loro posto, mentre Chopper abbaiava a Sanji l'ordine di prendere
una borsa di qualche tipo dicendo qualcosa sull'iperventilazione di Rufy. Il
dottore si sistemò dietro il ragazzo ed iniziò a massaggiare sia il suo petto
che la sua schiena. Lentamente ma con sicurezza il respiri disperati si calmarono
finché finalmente non respirò anche se con affannosi soffi.
Zoro gli liberò le braccia e
con uno stanco mormorio gli scivolò contro le spalle chiudendo gli occhi, ma
meno di un secondo dopo si tirò indietro con un sospiro aspro e guardò in basso,
le mani nel suo grembo. Zoro cercò di non indietreggiare al fatto; sapeva che
Rufy non intendeva farlo, ma la verità era che il ragazzo non riusciva più a
toccare lui, o chiunque altro. Tanto quanto odiava ammetterlo, faceva
male.
"E' tutto a posto, Rufy," mormorò
con un po' d'esitazione, non esattamente famoso per la sua capacità di consolare
gli altri. "Non preoccuparti, sei al sicuro."
Dopo pochi altri minuti, Rufy
si alzò in piedi e si avviò verso il giaciglio prima di salirvi sopra e sdraiarvisi.
Sanji, ritornato dopo averlo sentito calmo, afferrò la coperta più vicina e
lo coprì. La ciurma si fissò, ma Robin fu quella che rispose alla domanda non
espressa.
"Lo controllerò io stanotte,"
disse semplicemente, seguendo la ciurma fuori dalla cabina per lasciar riposare
il loro capitano, facendo fiorire un paio d'occhi sul muro per guardare Rufy.
Tutti loro giunsero alla fine
nella cambusa; presto sarebbero arrivate le tenebre e avrebbero dovuto affrontare
un'altra notte d'orrori. Da quando era stato attaccato, Rufy non aveva ancora
avuto un sonno tranquillo, ma costantemente addolorato da incubi e dal rivivere
qualunque tragedia avesse affrontato quella notte.
Nami tirò su con il naso mentre
si asciugava l'ultima delle sue lacrime. Ogni volta che Rufy aveva uno dei suoi
attacchi, lei finiva per piangere. La indeboliva troppo vedere il suo capitano,
che era sempre sembrato invincibile, soffrire in quella maniera. Non era giusto
che questo fosse capitato a qualcuno come Rufy. Non se lo meritava.
"Ha parlato oggi?" chiese Sanji,
intanto che serviva ai suoi compagni le loro vivande.
"Non una parola," replicò Zoro
solennemente. "Ora quant'è? Due settimane?"
"Tredici giorni," corresse
Nami, assente mentre fissava la porta della cambusa. "E' solo troppo calmo."
"In fondo non è morto," mormorò
Sanji.
"Non dire certe cose!" saltò
su Usop immediatamente.
"E' vero," replicò calmo il
biondo. "Lo abbiamo quasi perso."
"Quasi," ribatté l'altro. "Ha
solo bisogno di qualche tempo per riprendersi."
"Non so se il tempo sarà sufficiente
con tutti quei merdosi accidenti che gli sono capitati," mormorò Zoro seriamente.
"Non possiamo nemmeno aiutarlo."
Sanji sospirò e ritornò verso
il fornello, mescolando il rimanente della zuppa per Robin. Non avevano ancora
scoperto chi gli avesse fatto quelle ferite, dato che il ragazzo non aveva ancora
detto una parola dall'attacco. Chopper era preoccupato sugli effetti psicologici
che avrebbe potuto avere su di lui. Ovviamente l'accaduto lo aveva colpito terribilmente,
ma quanto profondamente non lo sapevano. Il suo appetito era totalmente scomparso,
e quando riuscivano a fargli mangiare qualcosa, solitamente lo vomitava; il
suo sorriso era svanito ed era diventato quieto e isolato dalla ciurma, indietreggiando
ad ogni minimo tocco come se bruciasse.
"Il signor capitano è in piedi,"
annunciò Robin tranquillamente.
Nessuno si mosse o parlò, aspettando
di sentire ciò che avrebbe detto sul loro capitano. Zoro alzò gli occhi quando
un sottile suono di conati di vomito venne dalle cabine e Sanji crollò su una
delle sedie con la testa fra le mani.
"Merda," mormorò, pur attutendo
la parola con le mani. "Se non trattiene qualcosa al più presto, non riuscirà
aa arrivare alla prossima isola."
Le mani di Zoro si racchiusero
in pugni, si alzò ed immediatamente colpì il cuoco senza aggiungere altro.
"Che diavolo?!" gridò Sanji,
risistemandosi in una posizione seduta sul pavimento dov'era precipitato, una
mano stretta al petto per calmare i battiti.
"Non dirlo," Zoro parlò in
un tono mortale che uccise qualunque rabbia il biondo avesse. "Qualunque cosa
succeda, è ancora il nostro capitano e noi dobbiamo ancora credere il lui. Io
vado a controllare."
La porta della cambusa fu chiusa
tranquillamente dietro allo spadaccino. Robin lo seguì subito dopo. Sanji si
alzò in piedi e Chopper si affannò attorno a lui per pochi secondi, ma dopo
aver visto che non voleva lasciarsi visitare, rinunciò e scivolò di nuovo al
tavolo.
Nami terse altre lacrime che
rifiutavano di fermarsi e guardò in alto verso Sanji, che la stava fissando
preoccupato. Gli riservò un sorriso che chiaramente significava 'starò bene',
ma se il cuoco ci credesse oppure no era un'altra faccenda.
"Nami-san?"
Lei
serrò i suoi occhi. Non si sentiva in vena di parlare ora. Allungando le braccia
sul tavolo ed adagiando la fronte su di loro, replicò, "Sì, Sanji-kun?"
La replica fu soffocata ma comprensibile.
"Sembri stanca… Non pensi che
dovresti dormire un po'?"
"Sto bene Sanji… E' solo… Gli
incubi di Rufy e…"
Troncò
la frase e Sanji non ebbe veramente bisogno di ascoltarne la fine per sapere
di cosa stesse parlando. Dopotutto Nami era la persona che aveva trovato Rufy.
Nami sbadigliò e si stirò
scendendo dal letto. Era prima del solito per lei e guardando l'orologio dietro
il suo letto notò che nemmeno Sanji sarebbe già stato in piedi. Con un sorriso
uscì dalla cabina con l'intenzione di prepararsi un po' di caffè per un tranquillo
e spensierato mattino prima che i ragazzi si alzassero.
Andando verso la cambusa
con nient'altro addosso che il suo pigiama ed una giacca per resistere alla
fresca aria mattutina, incontrò Robin, che stava scendendo dalla postazione
di vedetta, essendo stata di guardia la notte precedente.
"Nottata tranquilla?" le
chiese.
Robin annuì con un sorriso
prima di raggiungere la cabina delle ragazze. Nami sbadigliò leggermente e proseguì
la sua strada. Aprì la porta della cambusa e al primo passo all'interno congelò
sulla soglia per ciò che le stava di fronte.
Il sangue allargato sul
pavimento non poteva essere… Era impossibile…
Le sue mani iniziarono a
tremare mentre faceva un passo in avanti per gettare uno sguardo migliore, e
poi le sue mani si alzarono fino al viso mentre notava il cappello di paglia
schizzato di sangue, schiacciato dal suo stesso corpo.
"RUFY!"
Sanji soffiò fuori una nuvola
di fumo da una nuova sigaretta appena accesa e si risedette al tavolo con un
sospiro. Non aveva idea di quanto quello l'avesse ferita, anche se i suoi singhiozzi
notturni erano un'indicazione della sua insonnia. Ma non c'era nulla che potesse
fare: nessuno di loro poteva. Ciò che era accaduto era passato e non si poteva
cambiare. Rufy ne sarebbe uscito oppure si sarebbe spento, anche se lui sperava
con ogni fibra del suo essere che non fosse la seconda ipotesi ad avverarsi.
Poteva non essere il capitano migliore, spesso infantile, che più di una volta
li aveva trascinati in avventure azzardate per qualche stupido capriccio, ma
era l'unico che avrebbe voluto seguire. Sanji era un pirata di Cappello di Paglia
fino alla morte.
"Merda," mormorò mentre rimaneva
con la testa sul tavolo.
Nella cabina degli uomini, Rufy
aveva finalmente smesso di rigettare e stava sdraiato nel freddo legno del pavimento,
apparendo assolutamente esausto. I suoi occhi stanchi passarono prima su Zoro
e poi su Robin prima di chiudersi lentamente. Il primosi mosse verso di lui
con l'intenzione di alzarlo, pensando che si fosse addormentato, ma non appena
le sue dita toccarono la pelle umida di Rufy, lui spalancò gli occhi lucidi
e sfocati, ruggendo debolmente prima di lasciarli chiudere nuovamente, desiderando
poter allontanare le improvvise vertigini che lo rendevano poco cosciente. Robin
si accovacciò dietro i due senza parlare e rialzò rapidamente il secchio che
il ragazzo aveva lanciato via, lasciando disperdere il suo contenuto.
"Rufy…" sussurrò Zoro, non
sicuro di cosa tentare per aiutarlo e per non farlo spaventare. "Avanti, amico,
non puoi lasciare che ti sconfigga… Lascia che ti aiuti."
Si
avvicinò ancora, ma Rufy si mosse solamente indietro, cercando di diventare
una cosa sola con la parete. Zoro indietreggiò cercando di non apparire troppo
depresso e l'altro si rialzò in piedi tremando. Barcollò fuori dal bagno e sembrò
dirigersi verso il divano, ma si fermò improvvisamente. Zoro fece un passo in
avanti, attento a mantenere una distanza sufficiente a confortare il suo capitano.
"Tutto a posto, Rufy?" chiese
piano.
Gli arti del ragazzo iniziarono
a tremare, e Zoro abbassò la testa quando un singhiozzo soffocato eruttò dalla
gola del capitano.
"Samurai-san," chiamò Robin
ferma sulla soglia dopo aver terminato il suo lavoro, il tono della sua voce
basso ma urgente.
Zoro rialzò lo sguardo e spalancò
gli occhi ritrovandosi a pochi millimetri da Rufy, che lo fissava, stringendo
i denti e singhiozzando. Era ovvio che non volesse mostrarsi così debole di
fronte a lui, viste le macchie rosse sulle sue guance pallide. Gli si era avvicinato
mentre lo spadaccino guardava a terra.
Improvvisamente il ragazzo si
scagliò su di lui, aggrappando le braccia intorno al collo dello spadaccino
alzandosi sulla punta dei piedi e seppellendo il viso nelle spalle di Zoro,
il quale esitò per meno di un secondo prima di avvolgere le sue stesse braccia
attorno all'altro, ma non appena l'ebbe fatto iniziò a tremare violentemente
come se il fatto lo terrificasse. Iniziò a ritirare le braccia prima che Rufy
scuotesse la testa in segno di diniego e stringesse la sua presa. Gli occhi
di Zoro si addolcirono ed un sorriso toccò le sue labbra mentre ricambiava la
stretta.
Rufy era terrorizzato dal contatto,
poteva notarlo, ma lo stava affrontando come era solito fare. Quella era una
cosa positiva; forse l'inizio della sua ripresa. Gentilmente lo alzò e lo adagiò
sul divano. Ora aveva smesso di piangere e sbatteva le palpebre debolmente verso
di lui, ancora tremando leggermente.
"Pensi di poter mangiare anche
un poco per me?"
Rufy pensò per un secondo prima
di annuire un poco. Zoro rifletté se dargli un vasetto di yogurt che era avanzato
da un precedente pasto ma lasciò perdere, non volendo che Rufy rigettasse.
"Okay," bisbigliò. "Pronto
per dormire un po'?"
Rufy scosse velocemente la testa,
i capelli selvaggi che volavano a destra e a sinistra mentre lo faceva. Zoro,
che era accovacciato davanti al ragazzo, sospirò.
"E se rimanessi con te? Ti
sveglierò se arriveranno gli incubi."
Dopo pochi secondi la sua risposta
fu un altro lieve cenno col capo e Zoro si mosse per sistemarsi scoprendo che
Rufy non voleva lasciarlo. Il ragazzo di gomma aveva una gentile, ma ferma presa
sulla sua mano, e nonostante il suo corpo stesse ancora tremando, non sembrava
intenzionato a mollarlo. Con un sorriso si posizionò in maniera che Rufy non
dovesse lasciarlo e si preparò per la lunga notte che aveva davanti. Uno sguardo
in direzione di Robin le disse che era libera e l'archeologa annuì, lasciando
il capitano ed il primo compagno soli.
"Non preoccuparti, Rufy," mormorò
Zoro mentre le palpebre del ragazzo si muovevano come se lui stesse combattendo
contro il sonno. "Ti proteggerò io."
Se fosse stata la mano che correva
dolcemente attraverso i suoi capelli o la stanchezza che l'aveva preso alla
fine Rufy non lo sapeva, ma si ritrovò caduto in un sonno profondo ed in un'altra
notte piena di memorie.
Zoro sospirò piano, scoccando
un'occhiata al ragazzo addormentato vicino a lui prima di spostare lo sguardo
su Robin, alzando gli occhi al piccolo sorriso sul suo volto. Nessun altra parola
venne detta mentre Robin rilasciava il capitano al suo riposo.
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Note di Akemichan:
Ho scelto di tradurre questa storia per tre motivi essenziali. Per prima cosa,
ho apprezzato l'idea che per una volta fosse Rufy quello ad aver bisogno di
aiuto, in maniera così da mettere per bene in luce l'affetto che la sua ciurma
prova per lui. Infine, mi è piaciuta l'idea di base a questa storia, ma che
non posso anticiparvi. L'autrice ha per il momento scritto tre capitoli e si
sta dedicando al quarto e sostiene di poterla finire al massimo in sei capitoli.
Quindi gli aggiornamenti non saranno rapidissimi ma la storia dovrebbe concludersi.
Per quanto riguarda la traduzione in sé, ho preferito mantenere il titolo nella
lingua originale perché la traduzione italiana "oscure verità" non mi soddisfava
del tutto. Ho invece tradotto il titolo del capitolo "Broken" con "Rottura"
al posto di "Rotto" perché in italiano suona meglio e a mio parere rende comunque
l'idea della situazione. Per i nomi, ho deciso di usare quelli italiani, perciò
"Rufy" invece di "Luffy" e "Usop" anziché "Usopp" (non che ci sia molta differenza
in questo caso!). Se verranno invece usati dei termini giapponesi presenti nella
versione originale li lascerò uguali, così come ho lasciato eventuali "san"
e "kun".
Che altro dire..? Spero che apprezziate anche voi ^^
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