Sono a casa.

di Daleko
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"The bluest eyes in Texas are haunting me tonight, like the stars that fill the midnight sky". Così cantava quella sera di qualche settimana fa, quella sera in cui mi sono innamorato. Mi volto a guardarla: siamo stesi sull'erba, la sera è fredda ma l'inverno non ci tocca. Siamo leggeri, leggeri come piume, come anime destinate ad incontrarsi; e non è andata proprio così? Non era destino che io la stringessi tra le mie braccia, che accarezzassi i suoi capelli, che baciassi le sue labbra come se non avessi mai baciato prima d'ora?
Guardo i suoi occhi blu, le sue labbra schiudersi in un sorriso. Sento le bende stringermi, il petto dolente ma non m'importa. Non respiro bene, non sono a mio agio, ma neanche questo m'importa. Non potrò mai essere quello che sono, ma posso essere quello che sento di essere: un ragazzo, un ventunenne con una vita di merda che ha trovato il futuro in un merdoso paesino a settanta minuti di auto dal mio passato. Potrò cambiare quello che è già stato scritto? Potrò trovare i soldi, potrò sopportare dei dannati strizzacervelli e il loro mucchio di domande? Potrò sopportare operazioni e visite e sguardi duri di chi non può capire?

Sì.
Sì, mi rispondo. Per Lana. Per me.
Per noi.




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