yami no matsuei
PREGHIERA
“E adesso, con la tua morte…
…distruggimi…”
(tasmumi- vol.8)
Una volta ho fatto un sogno, e c’eri tu, tu che sorridevi,
finalmente in modo sereno. Il sorriso che mi rivolgevi non aveva più neppure
una delle tante ombre, delle tante angosce che ti hanno tormentato da troppo, e
quel sorriso così vero era rivolto solo a me.
Poi mi sono svegliato, e il tuo dolore è tornato a farmi
male, a colpirmi crudelmente il cuore, incapace di respingerti. È stato quel
giorno che ho scelto di fuggire, fingendo di respingerti senza pietà,
scacciandoti nel modo più radicale possibile, facendoti del male con un colpo
che è tornato indietro,ferendo in modo irreversibile anche me.
La verità è che il mio spirito non era sufficientemente
forte per sorreggere il tuo, io non ero abbastanza coraggioso per continuare a
guardare, giorno per giorno, il tuo volto rigarsi di lacrime, i tuoi occhi
riempirsi di sofferenza.
Ti temevo.
Si, io avevo paura di te, del modo in cui mi faceva sentire
la tua vicinanza, delle tacite richieste di aiuto che mi rivolgevi ogni volta,
io, che mai sono riuscito ad aiutarti, ad alleggerire almeno un po’ le tue
angosce.
Eppure ho vegliato su di te, da lontano, in silenzio, e ti
ho visto essere allontanato tante e tante volte, e ti ho visto soffrire, e ho
visto la solitudine farsi sempre più ampia nel tuo cuore già lacerato, ed anche
se l’unica cosa che volevo fare era stringerti forte e sussurrarti che per
quanto la nostra eternità potesse sembrare lunga, la mia mano avrebbe tenuto la
tua, senza lasciarla andare in nessun momento, non ne sono mai stato capace.
Per tanto tempo ho aspettato –e sperato- che giungesse
qualcuno, qualcuno migliore di me, che fosse capace di curarsi di te, perché
anche se avrei tanto voluto essere io a curare le tue ferite, a soffiare via
tutto il tuo dolore, sapevo di non essere all’altezza. E finalmente quel
qualcuno è arrivato.
Tu non lo saprai mai, ma io mi sentivo in pezzi ogni volta
che incrociavo il tuo sguardo, e capivo che la ferita che ti avevo inferto
ancora non si era rimarginata, ma poi qualcosa è cambiato, qualcuno ti ha
ridato speranza, aiutandoti a risalire le scivolose pareti delle nera prigione
in cui ti eri rinchiuso.
Volevi morire, non ti avrei fermato... Così quando ti ho
visto avvolto dalle fiamme non sono stato capace di sopportarlo, e la sola
speranza che è balenata nella mia mente è stata che portassi con te, in quelle
terribili fiamme nere, anche la mia anima, il mio cuore, e che gli permettessi
di ardere assieme al tuo corpo, in quelle fiamme distruttrici.
Non ti avrei fermato, non avrei fatto nulla, ti avrei
permesso di esaudire il tuo desiderio e mi sarei consumato con te. Ma il
destino non ti ha concesso la pace, perché il tuo compagno, l’unica persona
veramente degna di te, si è rifiutato di rimanere immobile a vederti morire, ha
deciso di lottare per l’unica persona che fosse davvero importante.
Per lui hai scelto di proseguire, di conoscere un futuro che
speri essere migliore del tuo passato, per lui ti ho salvato, perché finalmente
ho intravisto per te una speranza di quella felicità che tanto a lungo hai
desiderato e che anche io ho sperato ti avvolgesse nel suo tiepido abbraccio.
Non sarò io a renderti felice.
Non sarò io a poterti
stare accanto.
Non sarò io che vedrò quel sorriso di vera serenità.
Io non ne sono degno.
Ti avrei lascito morire, eppure ora sorrido appena nel
vedere la luna piena che ai miei occhi ha l’immagine dal tuo volto luminoso. Mi
sembra di vedere i tuoi occhi viola che mi fissano allegri, e a quella luna che
ha il tuo viso riesco a parlare come vorrei fare con te: “ti amo, Asato
Tstsuki”. Solo una manciata di parole che non ti dirò mai.
Ti avrei lasciato morire, ma sono così felice che tu sia
vivo che non mi importa di altro.
Ti prego, sii felice, ti prego Hisoka, dagli quella speranza
che non ha ottenuto da me.
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