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Bando agli
sproloqui, ecco qui una traduzione fresca fresca.
Gli uomini della famiglia Weasley parlano delle loro esperienze, mentre stavolta
tocca a Ron... leggete e recensite!
(Ringraziamenti per 'Short but sweet' nel prossimo capitolo della raccolta!)
Utterly useless - Completamente inutile
Nel salotto
della Tana, Ron fissava assente un punto fuori della finestra. Non aveva udito
nulla dal piano di sopra dal momento in cui Fleur l’aveva mandato al piano di
sotto per riposarsi. Ancora adesso rideva, ripensando alla parola. Come
pretendevano che si riposasse in un momento del genere? Sentiva soltanto degli
stralci della conversazione alle sue spalle, e decise di non
prenderne parte. Non gli sembrava giusto che lui fosse lì con la sua famiglia,
mentre Hermione stava facendo tutto il lavoro. Un paio di volte si era
incamminato per tornare al piano di sopra, ma poi si era fermato. Dentro di sé
sospettava che Fleur l’avesse mandato fuori perché non le infastidisse, e se era
davvero così, era meglio che non stesse lì, per quanto volesse rendersi utile.
Proprio in quel
momento un suono lo distrasse, mentre una nuvola di fumo verde riempì il camino
ed una sorridente testa fulva fece il suo ingresso, tenendo in braccio un
bambino.
“Ciao,” disse
Ginny uscendo dal camino. “Siamo in ritardo?”
“No, cara,”
rispose il signor Weasley, alzandosi per baciare sua figlia ed il bambino fra le
sue braccia. “Siete arrivati in tempo.” Arthur prese la borsa dei pannolini
dalla spalla di Ginny e la poggiò sul divano, mentre arrivavano Harry ed il
piccolo James, di tre anni.
“Nonno!” chiamò
il giovanotto, raggiungendo Arthur. “Posso prendere il bambino in braccio?”
“Non ancora,”
Arthur rise, prendendo in braccio il nipote ed andandosi a sedere su una vecchia
sedia vicino al camino. Ai suoi piedi, un paio di bambine dai capelli color
biondo argenteo giocavano con le bambole.
“Come se la sta
cavando Hermione?” chiese Ginny.
“Jinnì, c’est
toi?” uno spiccato accento francese chiamò dal piano di sopra. “Jinnì,
Hermione chiede di te.”
“Arrivo subito.
Harry, prenderesti Albus?” Ginny porse il bambino a Harry e seguendo la voce di
Fleur salì le scale.
Ron si imbronciò
quando vide la sorella salire. I suoi sospetti erano confermati; Hermione non
aveva chiesto di lui. Non ne aveva proprio bisogno.
“Come se la sta
cavando?” chiese Harry, sedendosi e prendendo dalla borsa dei pannolini
al suo fianco
il biberon per dar da mangiare ad Albus.
Arthur rispose
quando Ron non lo fece. “Sta bene,” disse posando James per terra così che
giocasse con Victoire e Brigitte. “Molly e Fleur stanno badando a lei. Ron è
sceso circa un’ora fa.” Lanciò un’occhiata al figlio. “Non ha detto molto.”
“Mi ricordo
com’è stato la prima volta,” Harry rise, spostando lo sguardo da James a Ron.
“Vorrei poterti dire che poi diventa più facile.”
“Io ci sono
passato sette volte,” Arthur ridacchiò. “Se mai, peggiora. Passi nove mesi ad
aiutarla, le procuri qualsiasi cibo di cui possa aver voglia a qualsiasi ora del
giorno, le massaggi i piedi quando fanno male, continui a farle complimenti così
che si ricordi che anche se non entra più nei suoi vestiti preferiti è bella
come è sempre stata, e poi arriva questo momento in cui pensi che lei avrà
bisogno di te più di tutti gli altri ed improvvisamente diventi…”
“Completamente
inutile,” Bill interruppe, entrando dalla cucina con un vassoio di tè e
biscotti.
Ron sollevò lo
sguardo; le parole di suo fratello lo colsero nel segno.
“Esattamente,”
disse Arthur mentre Bill gli porgeva una tazza di tè. “Sei lì e ti senti di
troppo. La tocchi e lei grida e tu pensi che sia colpa tua.”
Harry fece un
mesto sorriso, prendendo la propria tazza di tè. “Quando Ginny stava avendo
James, ho provato a confortarla dicendole che se la stava cavando bene, e mi ha
tirato in testa un bicchiere d’acqua.”
Ron prese una
tazza di tè e si sedette accanto a Harry. Ora cominciava a pensare che fosse una
benedizione che Fleur l’avesse mandato via.
“Devi essere
contento che Molly abbia avuto abbastanza buonsenso da togliere in anticipo la
bacchetta a Ginny. Quando Molly stava avendo Bill, sua madre si dimenticò di
togliergliela. Mi colpì con una fattura Gambemolli per averla chiamata
LollyMolly.” Suo fratello Gideon ha dovuto trascinarmi in salotto per eseguire
il controincantesimo, mentre Fabian provava a toglierle la bacchetta dalle
mani.”
“Io sono stato
fortunato,” aggiunse Bill. “Ero al lavoro quando Fleur è entrata in travaglio
con Victoire. Nel tempo che hanno impiegato per trovarmi nei sotterranei della
banca e che sono salito, era già nata. Con Brigitte, ho fatto in modo che non mi
mandassero a lavorare nei sotterranei nelle ultime settimane. Quando ho ricevuto
la chiamata, Fleur mi ha detto che ce l’aveva fatta così bene senza di me la
prima volta che avrei potuto stare fuori dalla sala anche stavolta. Quando mamma
mi ha chiamato dentro, Fleur aveva già riavuto indietro la sua bacchetta, si era
rinfrescata ed aveva vestito Brigitte. Il suo savoir-faire a volte torna utile.”
“Non so,” disse
Harry, girando Albus per fargli fare il ruttino. “Ammetto che avrei potuto
farcela anche senza bicchieri d’acqua lanciati sulla mia testa, o minacce di
fatture che avrei ricevuto se solo sua madre le avesse ridato la bacchetta, ma
non avrei voluto lasciare sola Ginny per niente al mondo.”
Il corpo di Ron
sembrò sprofondare nel divano sempre più.
“Harry ha
ragione. Molly è stata irrequieta con ciascuno di voi, ma ho a cuore il ricordo
delle vostre nascite. Non dimenticherò mai,” disse Arthur divertendosi egli
stesso, “il giorno in cui ha avuto Fred e George. Fred era appena nato e lei si
stava riposando. Poi lasciò uscire un urlo tremendo. Vostra nonna mi porse Fred
e disse: ‘Ok, Molly cara, non abbiamo ancora finito, sembra che ne abbiamo un
altro.’ Molly la guardò e chiese: ‘Un altro cosa ?’”
I tre uomini
scoppiarono a ridere, e anche Ron non poté trattenere un leggero sbuffo.
“Cosa c’è di
tanto divertente?” chiese George entrando dalla porta principale con in mano i
bagagli e la borsa dei pannolini su una spalla.
“Il papà ci
stava giusto dicendo come la mamma una volta ti ha chiamato un ‘cosa’,”
disse Bill, sempre ridacchiando.
“Una volta?” sua
moglie Verity commentò, entrando con in braccio il suo bambino. “Il giorno del
nostro matrimonio, Molly mi chiese se sapevo esattamente cosa stessi per
sposare. Me lo sto chiedendo ancora oggi.”
In quel momento,
fra le risate generali, una coppia fece cauta il suo ingresso nel salotto.
“Hugo, Evelyn,”
disse Arthur, alzandosi per salutare il signor e la signora Granger. “Che bello
vedervi, benvenuti alla Tana. Spero che abbiate fatto un buon viaggio.”
“Il paesaggio
sul treno era davvero grazioso,” Evelyn commentò, “abbiamo vissuto in città
davvero troppo a lungo. Dov’è Hermione?” sua madre chiese, impaziente.
Ron si rizzò in
piedi, vedendola come un’opportunità per raggiungere la moglie.
“È al piano di
sopra,” rispose Bill, “se mi seguite, vi porto da lei.”
Ron si risedette
scomposto ad un cenno del fratello, mentre Bill accompagnò la signora Granger al
piano di sopra e George e Verity si diressero in cucina a preparare il pranzo.
“Del tè, Hugo?”
chiese Arthur, offrendo una tazza al signor Granger.
“Sì,” rispose,
sedendosi sul divano a fianco di Harry. “Grazie. Ron, ragazzo mio, come ti
senti?”
Ron fece
spallucce, incapace di stabilire un contatto visivo.
“Credo che si
senta un po’ escluso,” disse Harry, sapendo che Ron preferirebbe che cambiassero
discorso.
“Ah,” Hugo annuì
comprensivo, “e tu come stai, Harry?”
“Io sto bene,”
rispose Harry, “indaffarato come probabilmente vedi,” disse indicando il bimbo
addormentato sulla sua spalla.
“Oh, vedo,” Hugo
sorrise. “Hermione mi ha detto che tu e Ginny avete avuto un secondo figlio.
Come si chiama?”
“Lui è Albus.”
“Ah,” disse,
accarezzando il mento del neonato, “hai un nome davvero nobile, Albus! Devi
essere emozionato, Arthur, tutti questi nipoti così vicini tutti insieme. Con
questo quanti sono?”
“Beh,” disse
Arthur, preparandosi per la lunga lista, “le bambine di Bill e Fleur, Victoire e
Brigitte, sono le più grandi.” Indicò le due bambine che giocavano tranquille ai
suoi piedi. “Poi c’è Petra, la bambina di nostro figlio Percy e di sua moglie
Penelope. Poi il figlio di Harry e Ginny, James; il figlio di George e Verity,
Fred; poi Albus, e ora quello di Ron e Hermione.”
“Percy e la sua
famiglia non sono riusciti a venire?”
“Percy aveva da
lavorare,” disse Arthur, “Penelope ci ha contattati prima per dirci che saranno
qui non appena Percy tornerà a casa.”
“E l’altro tuo
figlio?”
Arthur annuì.
“Charlie, si sposta continuamente a causa del lavoro, e non so proprio se abbia
intenzione di sistemarsi.”
“Ti dirò, Arthur,
sono geloso,” disse il signor Granger, mentre Bill ritornava e prendeva posto
sul pavimento con le sue figlie. “Hai una famiglia incredibile.”
“Grazie. Molly e
io siamo stati davvero benedetti.” Arthur bevve un sorso di tè. “Avete mai
pensato di avere altri bambini?”
“Evelyn ed io ne
abbiamo parlato, ma non è mai successo. Hermione era una bambina davvero
esigente. Sembrava che non ci potessimo distrarre un attimo che accadeva qualche
cosa; è stato solo più tardi che ne abbiamo capito il motivo. Evelyn è tornata a
lavorare quando Hermione ha cominciato la scuola, e poi abbiamo continuato a
rimandare. Ogni compleanno Hermione diceva che avrebbe voluto una sorellina, ma
poi quando ha compiuto tredici anni ha smesso di chiedere.”
“Si è arresa?”
chiese Arthur.
“No,” il signor
Granger scosse la testa, “ha incontrato Ginny. Non sai quanto l’amicizia di tua
figlia abbia fatto per lei.”
“Non sai tu
quanto tua figlia abbia fatto per Ron. Non avrei mai potuto immaginarlo più
felice.”
Ron arrossì.
Hugo si sistemò
meglio sul divano, sorridendo per il complimento. Guardò nella stanza le bambine
giocare e i due neonati che ora dormivano della grossa.
“Non posso
crederci,” sospirò. “Non posso credere che la mia bambina stia per diventare
mamma. Mi sembra come se fosse nata soltanto ieri. Ho portato Evelyn
all’ospedale più o meno alle quattro della mattina. L’infermiera l’ha fatta
sedere su una sedia a rotelle e l’ha portata in una stanza per visitarla. Dopo
un po’ il medico – Hermione mi ha detto che li chiamate Guaritori. Il medico è
entrato per controllare che Evelyn stesse bene e che tutto fosse a posto. Le ha
chiesto se volesse qualcosa per alleviare il dolore.”
“Come una
pozione?” domandò Bill, interessato.
“Una specie,”
asserì Hugo, cercando di pensare ad un modo per spiegarlo. “Solo che non si
beve. Prendono questo cilindro con l’ago e lo riempiono con il farmaco.” Fece
una pausa, non avendo in mente un modo migliore per esprimersi, “E poi infilano
l’ago nella sua schiena e fanno entrare la medicina.”
Arthur fece una
smorfia. “Sembra doloroso. Io piuttosto preferirei una pozione.”
“Da ciò che
Evelyn ha raccontato dell’esperienza, sono sicuro che sarebbe stata d’accordo
con te, ma per noi questo è meglio di niente. Ci è voluto un po’, ma finalmente
il farmaco ha cominciato a fare effetto, e poi il dottore ha detto che era
arrivato il momento di spingere. Prima che mi rendessi davvero conto di cosa
stesse succedendo, avevo in braccio Hermione.”
“Beh,” Arthur
disse con uno sguardo pensieroso, “ci sono delle differenze, ma alla fine, è
essenzialmente lo stesso.”
“Che tipo di
differenze?”
“Beh, molte
streghe partoriscono in casa o, meglio, in casa della famiglia. Prendi Hermione,
per esempio. Quando è giunto il momento, lei e Ron hanno usato la Metropolvere
per venire qui; la Smaterializzazione non è sicura per le donne incinte. Quando
è arrivata, Molly l’ha fatta sistemare di sopra e io ho contattato tutti. Se il
dolore è troppo, a Hermione verrà data una pozione che è sicura per il bambino.
Anche se, da quello che mi ha detto Ginny, se la sta cavando bene anche senza.”
“Quindi tutti i
tuoi nipoti sono nati qui?”
“Sì,” Arthur
annuì. “Anche i gemelli, Ron e Ginny sono nati qui. Dopo Percy, era più facile
far venire qui il resto della famiglia che provare a portare tutti i bambini dai
genitori di Molly.”
“Che succede se
ci sono delle difficoltà, o se la mamma o il bambino sono malati?”
“In quel caso,
verrebbe chiamato un Guaritore che risponderebbe immediatamente.”
Hugo annuì.
“Risponde immediatamente?” chiese. “Ne siete sicuri?”
“Completamente
sicuri,” Arthur lo rassicurò. “Abbiamo dovuto chiamare un Guaritore quando è
arrivato Percy. È nato circa un mese in anticipo. Era piccolissimo e non
piangeva. La madre di Molly era una strega molto capace, ma era preoccupata che
le sue conoscenze non fossero abbastanza. Dopo pochi istanti che l’avevamo
chiamato, c’era un Guaritore nella stanza, con qualsiasi genere di pozione e
strumento. Dopo circa cinque minuti, Percy era roseo e urlava; il Guaritore ha
fatto un inchino e se n’è andato. Sono persone molto efficienti.”
Solo allora Ron
tirò un profondo sospiro, catturando l’attenzione di tutti.
“Ron?”
“Cosa?” Ron
sollevò lo sguardo e si accorse che tutti lo stavano fissando. “Scusatemi. È
che-” Fece una pausa. “È sempre così?”
“Sì!” tutti gli
uomini dissero all’unisono, George gridando la sua risposta dalla cucina.
“Ma come fate?
Se continua ancora, credo proprio che sverrò. Non so come Hermione se la stia
cavando. Quando me ne sono andato non avrebbe preso nessuna delle pozioni della
mamma. Ha detto che voleva farcela da sola.”
“La madre di
Molly gliel’ha fatta prendere. Le ha detto che non aveva senso soffrire quando
avrebbe potuto evitare il dolore.”
“Beh, io l’ho
evitato,” disse Verity, portando dalla cucina un piatto di panini e posandolo
sul tavolo davanti a Ron. “Appena Molly mi ha fatto sistemare, mi ha offerto una
pozione. Ne ho prese tre boccette prima che Fred fosse nato, e non ho mai
sofferto un momento.”
“Spero che
hermione ne abbia presa un po’,” asserì Ron, prendendo un panino. “Ne dubito,
comunque. La mamma ha continuato ad offrirgliene, ma lei continua a rifiutare.”
“Mia figlia è
molto testarda, Ron,” ridacchiò Hugo. “Tu dovresti saperlo meglio di tutti. Se
si mette in testa che ce la farà senza pozione, allora ci riuscirà.”
“Lo so,” disse
sporgendo il piatto ai bambini, dato che Victoire, Brigitte e James cominciarono
a chiedere i panini. “Ho sempre saputo che fosse più forte di me,” sospirò.
“Solo che non ho mai immaginato quanto più forte.”
“Stai andando
alla grande, figliolo,” disse Arthur, mettendo una mano sulla spalla di Ron. “È
dura quando vuoi così tanto essere utile ma non c’è niente che tu possa fare.”
“Mi sento come
se non avesse neanche bisogno di me.” Ron emise un gran sospiro, prendendosi la
testa fra le mani.
Finalmente, Ron
udì Fleur che lo chiamava. “Ron, vieni qui, Hermione ha bisogno di toi”
Senza una
parola, Ron scattò su per le scale.
I minuti
passarono in un silenzio angoscioso, tutti rimasero con lo sguardo fisso sul
pianerottolo finché Ron non riapparve, gli occhi luccicanti ed un sorriso sul
volto.
“Ho una figlia.”
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