Eccomi
qui, come durante ogni torrida estate, sul muretto che guarda il mare
davanti a casa mia per godermi la frescura della notte.
Cosa
vi posso dire, pensando e guardando il mare mi sono tornate in mente
tre brevi racconti che ho scritto anni addietro. Li ho riletti e
siccome non voglio apportare modifiche, non che non ce ne sia bisogno,
ma preferisco lasciarli così, ho deciso di condividerli con
voi come piccoli racconti estivi…
Il
racconto che ho deciso di pubblicare per primo si intitola "Asobi no
Ame", l'ho scritto nel 2002 e faceva parte di un esercizio di scrittura
che abbiamo fatto nel primo club del racconto che io e alcune amiche
avevamo creato.
Vostra……………………BluRei!
1°
Caro Saturo ,
in nome della nostra
vecchia amicizia ti chiedo un grosso favore, come già ti
avevo accennato quest’estate ho bisogno di dare alla mia
piccola Ame un po’ di tregua. La mia bambina si prende cura
di sua madre dall’età di dodici anni e adesso
anche i suoi voti a scuola ne risentono tanto che ha smesso di
frequentarla per prendersi una pausa dice, ma io lo so che lo fa per la
madre. Così vorrei che tu la ospitassi per qualche tempo a
casa tua. Ti prego di ringraziare tua moglie ed i tuoi figli per la
cortesia che mi state facendo e per il disturbo che vi può
arrecare l’arrivo di un’altra persona in casa
vostra.
Continuandoti a ringraziare
e ricordandoti l'invito a trascorrere le vacanze estive con la mia
faiglia, ti mando i miei più sinceri saluti,
Hideki Akimoto
Avevo
sedici anni appena compiuti quando conobbi la famiglia Sawa. Il capo
famiglia, Saturo Sawa, era un uomo di mezza età, alto,
brizzolato e con un po’ di pancia. Somigliava molto a mio
padre. Yumiko, la moglie, non dimostrava affatto i suoi quasi
cinquant’anni, era bella e giovanile. Bassa, come quasi tutte
le donne giapponesi della vecchia generazione, ma snella ed elegante.
Sembrava una geisha in movimento. La famiglia era composta anche da due
figli. Uki²
e Shun. Entrambe molto carini. Occhi e capelli neri, naturalmente, ma
Shun, rispetto al fratello minore aveva un fascino particolare.
Portava, con molta disinvoltura, i capelli lunghi fino alle spalle e
vestiva sempre in modo molto elegante e raffinato. Insomma, era proprio
un bel ragazzo! Era estate e loro sarebbero rimasti a casa nostra per
due mesi. Papà ed il signor Sawa erano amici dai tempi
dell’università e soci in affari. Li aveva
invitati a casa nostra per le vacanze perché, questa
è la versione ufficiale, loro vivevano lontano dal mare.
Adesso so qual’era il vero motivo, presto sarei andata a
vivere a casa loro.
Si,
devo ammettere che l’idea di avere degli ospiti, soprattutto
cinque persone, si cinque, perché si erano portati dietro
anche un amico del figlio maggiore, in un periodo per me tanto
fastidioso come l’estate, non mi fece fare i salti dalla
gioia, anzi, dopo che me lo disse tenni il broncio a mio padre per tre
giorni interi. Non più di tre giorni resistevo a non parlare
con il mio adorato papà perché, dopo che la mamma
si era ammalata, lui era il mio unico confidente ed amico.
Odiavo
questo mio lato del carattere, ma quando arrivarono, li accolsi come
ogni ospite giapponese avrebbe fatto, un grosso inchino ed un sorriso a
mille denti. Dopotutto loro non aveva colpa, né della
decisione di papà, né della mia ritrosia nei
confronti della stagione in corso. Caldo e sudore, per me
l’estate era solo quello!
Bastò
uno sguardo e fui subito colpita dalla serenità e
dall’amore che si respirava all’interno del loro
nucleo familiare. A me la serenità mancava già da
molto tempo.
Iniziò
tutto quando avevo dodici anni, al ritorno dalla scuola, mamma e
papà mi fecero sedere in cucina e mi comunicarono che presto
avrei avuto un fratellino. Subito non fui felice, come avrete capito
con accolgo molto bene le novità, ma col tempo, e parlando
con la mamma, capii che quel bambino non avrebbe preso il mio posto ma
bensì avrebbe reso più felici tutti noi. Quando
giunse il momento della sua nascita, tutto era pronto ed io non stavo
più nella pelle, non vedevo l’ora di diventare la
sorella maggiore i un bel fratellino. Ma purtroppo gli avi non vollero
dare a mio padre la gioia di avere un figlio maschio. Dopo due giorni
dalla nascita, Yu, questo era il nome che avevo scelto per lui,
morì a causa di una malformazione al cuore. Da quel giorno
la mamma, piano piano, cominciò a chiudersi sempre
più in se stessa fino a quasi non parlare più con
nessuno. L’unica che può entrare nel suo mondo,
sono io. La sua bambina, la sua dolce Ame. Si siede accanto a me per
pettinarmi i lunghi capelli e sorride. Quello è
l’unico momento in cui io e mio padre possiamo vedere il suo
dolce sorriso di madre.
Non
perché cercassi particolarmente la sua compagnia, ma
perché a causa della malattia della mamma e della mia
ritrosia nei confronti del mare, passavo molto tempo in casa, passavo
molto tempo con il figlio minore dei Sawa, Uki. Anche lui non amava
particolarmente l’estate.
Oltre
ad essere nati lo stesso giorno, ci accomunavano tante altre cose,
primo fra tutte il fatto di essere nati nella stagione delle piogge. La
mia mamma, dice che mai nome fu più azzeccato del mio, Ame.
Mentre mi spazzola i capelli, l’unico suo vero momento di
lucidità, mi racconta di quando ero piccola. Dice sempre che
quando pioveva, io volevo stare vicino alla finestra e che mi
addormentavo con il suono delle gocce che battevano sui vetri. Inoltre,
anche Uki ha sedici anni, ama il cibo cinese, il nostro colore
preferito è il blu e siamo due amanti della natura. Come ho
già detto abbiamo molte cose in comune, ma io, io non avevo
occhi che per Shun, il fratello maggiore. Solare, sempre sorridente ed
elegante, insomma, non avevamo niente in comune, ma non riuscivo a
pensare ad altri che a lui.
A
lui piaceva passare molto tempo sulla spiaggia con il suo migliore
amico, Taiyoo. Le ragazze li seguivano come le falene seguono la luce e
loro si pavoneggiavano, consapevoli della loro bellezza e
dell’effetto che questa ha sulle ragazzine. Io, invece, non
facevo altro che piangere perché lui neanche mi notava. Le
mie lacrime si versavano come gocce di pioggia sulle foglie. Lui era
troppo lontano da me e dal mio mondo. Io, scura in un mondo oscuro ed
imperfetto. Loro, belli, simpatici e con un futuro brillante davanti.
Mio
padre aveva deciso! Così, qualche mese dopo, mi ritrovai a
casa dei Sawa, triste e spaesata. Li conoscevo poco e il ricordo della
loro pace e serenità mi rendeva difficile credere che sarei
stata capace di ambientarmi tra tanta composta felicità.
Ero
convinta di dover convivere con una sana invidia a causa della
splendida vita che quella famiglia viveva, ma quando arrivai da loro
quello che trovai non fu un ambiente idilliaco, la vita mi riservava
ancora delle amare sorprese. L’ombra della morte si era
insinuata in quelle vite.
___________________________________________BluRei
Spero che
l’inizio di questa storia vi sia piaciuta. Lo so è
un po’ triste ma ……….ditemi
se vale la pena di leggere il seguito. Non ho molto tempo e non vorrei
sprecarlo per qualcosa che non vi piace.
1:
“Asobi no Ame” vuol dire “Il gioco di
Ame” oppure “Il gioco della pioggia”.
Più avanti capirete il gioco di parole.
2: Uki,
stagione delle piogge.
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