quella giostra chiamata mondo

di ansaldobreda
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Corriamo. Siamo già in ritardo, il treno dovrebbe partire adesso.
«Avanti Al, muoviti! » Afferro mia sorella per un braccio mentre lei tenta di trascinarsi dietro un sacchetto pieno di vestiti «se non avessi comprato tutta quella roba avremmo fatto prima!»
«Lo sai che domani riparto, avevo bisogno di rinnovare il guardaroba!»
Sbuffo, sempre la stessa storia. “Nashy mi accompagni in città?”. E per città non può intendere certo Orange Star, no, sarebbe troppo semplice poter andare a fare compere in pullman, lei deve trascinarmi su un treno!
Arriviamo ai binari troppo tardi, le porte del treno ci si chiudono in faccia.
«Merda!» Lei ride. Si diverte a vedermi arrabbiato. Un ciuffo di capelli mi cade davanti agli occhi, sbuffo sollevandolo in aria.
«Dai, il prossimo parte fra venti minuti» Sbuffo di nuovo, poi mi siedo su una panchina e lei fa lo stesso. Sono sempre di cattivo umore quando deve ripartire, come vorrei che non l’avessero mai presa in quella cavolo di accademia. So che è egoismo, ma io proprio non ce la faccio a rimanere da solo con quei due… per fortuna che è l’ultimo anno, poi la maturità e poi libero! Me ne andrò da questo schifo di città, forse anche da questo schifo di paese. Vedo un vecchio e un uomo correre verso il binario, poi si accorgono di aver perso il treno. Li osservo da una certa distanza, ma anche da qui mi sembra una coppia molto strana. Il vecchio ha la barba e i capelli lunghi, bianchissimi, e l’uomo è rotondo con dei capelli neri e la pelle stranamente pallida. Indossa… un camice da laboratorio? No, è una giacca, una giacca lunga e bianca. Anche il vecchio è vestito in modo strano… io la gente non la capirò mai. Indico i due a mia sorella, lei quasi scoppia a ridere. Poi mi accorgo che anche l’uomo ci sta indicando al vecchio. Vengono verso di noi… se dessi ascolto a me stesso, mi sarei già alzato per allontanarmi, ma da molto tempo non do più ascolto a me stesso.
«Il treno che ferma a Orange Star City è già partito?» L’uomo ha una voce strana, quasi irritante. Lascio che sia mia sorella a rispondere.
«Sì, ma ne passa un altro fra venti minuti» Il vecchio ci fissa, come se non avesse mai visto due ragazzi. Ci percorre il corpo con lo sguardo, forse per una volta avrei fatto bene ad ascoltarmi.
«Siete di queste parti?»
“Non sono affari tuoi!” «Sì»
«Conoscete la Orange Star High School?» Sospiro. Certo che lo conosco, quell’inferno… Mi rovina la vita da quattro anni, e presto saranno cinque. Alison mi lancia un’occhiata comprensiva.
«Capisco. Come ci arrivo dalla stazione?» Mi viene subito un sospetto.
«È un professore?»
«Da poco» Certo, con quella faccia non poteva che essere un professore della Orange, o un professore o uno scienziato pazzo. E in questo momento avrei preferito la seconda.
«Allora spero che lei non sia uno stronzo come gli altri» Mia sorella mi tira una botta in testa. Per questo lei piace e io no, io dico quello che penso.
«Non sgridare tuo fratello, è importante esprimere il proprio punto di vista. Magari ci rivedremo» Se ne vanno! Finalmente! Odio quando la gente si ferma a parlare, ma chi ti conosce! Si è accorto che l’ho guardato male per tutto il tempo? Meglio così, se sarà un mio professore saprà già con chi ha a che fare. Un momento… come fa a sapere che siamo fratello e sorella? Ci assomigliamo, ma spesso la gente ci prende per una coppietta. Io e lei ci guardiamo negli occhi. Poi finalmente il treno arriva.




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