Salve a tutti ^^!
Quello che vi propongo qui è un altro dei miei numerosi esperimenti! Questa
volta è qualcosa di diverso dalle solite fanfiction su Naruto, qui si parla di
un crossover alquanto assurdo! Quasi tamarro si potrebbe dire! Se avete visto il
film di Constantine ed Hellboy dovreste ritrovarvi di più sui
personaggi che si trovano in questa shot. Infatti mi sono ispirata più ai film
che alle saghe fumettistiche di cui fanno parte questi personaggi singolari!
(conosco il fumetto di Hellboy ma non Hellblazer da cui è tratto il film
Constantine!). È una one shot senza troppe pretese! Un omaggio a due personaggi
che mi hanno colpito fin da subito per la loro particolarità! Godetevi quindi
questo incontro piuttosto singolare e buona lettura ^^!
Want
Smoke
Aprì gli occhi quando un fruscio leggero gli soffiò sul pallido volto
scavato dalla malattia, avvertendolo con delicatezza che era arrivato al
capolinea. Ultima fermata per la stazione più merdosa del Bronx e poi dritti a
casa. Una cosa normale no?
Una fottutissima cosa normale...
Una volta che le porte del vagone finalmente si aprirono, lui tirò un
discreto sospiro di sollievo e si apprestò ad uscire. Quasi seccato si potrebbe
dire... Ma era tipico di lui. Il fatto di lasciarsi alle spalle quel posto
puzzolente di fumo di spinelli e di piscio umano lo faceva già sentire meglio
dentro. Anche se dentro, non sarebbe mai stato bene.
Superò con sicurezza la pedana metallica, una volta che quelle fottute
porte automatiche si furono aperte cigolanti e arrugginite. E poi una volta sul
cemento armato della fermata si concesse l'ennesima sigaretta della serata.
Veleno per i suoi polmoni, droga per il suo cervello. Niente di più, niente di
meno!
A
John Constantine non gliene fregava proprio un bel niente del domani. A
lui bastava vivere il presente e con esso cercare redenzione dal suo suicidio
preannunciato. Una cazzata in confronto al suo lavoraccio mal pagato. Un lavoro,
che ti porta tanti nemici e poca grana nelle tasche!
Ma dopotutto... Essere esorcisti voleva dire anche questo!
“Deporti” il diavolo di turno all'altro mondo, e la gente fatica comunque a
dirti “grazie”...
Pazienza! L'unico modo per continuare a campare per lui era cercare di
continuare a fare il proprio lavoro e basta. A lui dopotutto non era concesso
altro mestiere. E quindi era ovvio che si perdesse spesso e volentieri nel vizio
del fumo. Unico compagno fedele in quella vita più dannata dei
dannati.
Quando il lercio vagone della metro ripartì, uno sbuffo di aria calda lo
investì in pieno. Scuotendogli la giacca grigia e la cravatta stropicciata.
L'aria puzzava di olio per motori e di qualcos'altro di non ben specificato.
Pareva il puzzo stesso dell'inferno, e se la gente pensa che l'inferno puzzi di
zolfo... Si sbaglia di grosso!
Era meglio non pensarci, perchè l'acre fumo della sigaretta era
dieci volte meglio del tanfo prodotto da quella locomotiva piena di ruggine e
graffiti che se ne stava andando a tutta birra verso il deposito. Ah! Chissà
se il paradiso sapeva di sigaretta?!
Iniziò poi a muoversi verso l'uscita della metropolitana quasi con
pigrizia. Strisciando i mocassini lucidi su quel cemento rovinato dalle troppe
camminate e dalla sporcizia perenne. Fortunatamente, più si avvicinava
all'uscita, e più l'odore di chiuso e di merda se lo lasciava alle spalle.
Godendo appieno del venticello fresco che giungeva da in cima alle scale che
doveva percorrere.
Stranamente la stazione era deserta... le luci al neon illuminavano
malate quell'ambiente già pallido di suo. Tremolanti fasci di luce illuminavano
inquietanti ombre sulle bianche piastrelle rotte delle pareti dei corridoi che
lui percorreva con totale noncuranza, come la squallida visione di una cella di
un penitenziario del feroce Texas. Sembrava quasi che la sua ombra stessa
proiettasse su quei muri la sua stessa essenza dannata. Ma per lui questo era
quasi un bene, Constantine aveva smesso di avere paura dei mostri molto tempo
fa... A suon di elettroshock e di tonnellate di nicotina e alcool.
I
suoi passi rimbombavano come un tamburo in un burrone, passi pesanti che non
sembravano neppure suoi. Si perdevano come un eco in alta montagna ma apparivano
comunque attutiti dall'atmosfera pesante e chiusa che si respirava in quel
posto.
Che luogo di merda...
inspirò profondamente la sua sigaretta e la tirò su di ben un centimetro
e mezzo. Stringendola forte con le labbra e socchiudendo gli occhi mentre il
dolce veleno gli entrava nei neri polmoni tumefatti.
Un colpo di tosse.
Poi due.
Poi altri tre rochi colpi di tosse.
Lo squallido esorcista dovette portarsi una mano alla bocca mentre
la sigaretta cadeva giù per il sudicio pavimento dell'uscita infinita. Tentando
così di placare la tosse che ancora una volta lo informava che le sigarette gli
facevano male.
Ma vaffanculo...
Una paglia era caduta a terra maledizione... Ma se non voleva prendersi
pure il tetano era meglio lasciar perdere e farla bruciare nella luce malata di
quel posto infame!
Quando finalmente l'aria si fece più intensa, un sussurrato “cazzo”
fuoriuscì dalle sue secche labbra quasi con sollievo.
Era fuori adesso.
Superate le scale infinite era ora alla civiltà abbandonata di una città
infame. La mano destra si appoggiò quasi istintivamente sul parapetto metallico
dell'entrata della metropolitana, come a cercare di riottenere l'equilibrio dopo
una sbornia fatta di sigarette e tosse. Il metallo era umido al tocco a causa di
una lieve nebbiolina che misteriosa nuotava quasi invisibile per le strade
deserte e mal illuminate di quel quartiere pericoloso. Sbuffò seccato e si
riaggiustò con un colpo secco il cravattino da duecento dollari mal tenuto e
stropicciato, e quindi con altrettanta svogliatezza si avviò sicuro verso la
strada di casa.
Le ombre in quel posto aumentavano minacciose più che all'interno di
quella fetida metropolitana. Evidentemente c'era parecchia attività quella notte
in città! Ma a lui poco importava... Non aveva voglia di salvare il mondo. O per
lo meno, salvarlo per far riconoscere a quelli che stanno lassù quanto è bravo!
Non certo gratuitamente... Non si ottiene nulla gratis coi tempi che
corrono.
Ma non erano solo le ombre che lo tormentavano quella notte, era ancora
quel suo osceno bisogno di fumare che lo induceva ancora una volta ad accendersi
una letale sigaretta.
Appena raggiunto uno dei scarsi lampioni presenti in strada infatti, si
appoggiò con la schiena ad esso ed estrasse dalla tasca interna della giacca
firmata l'occorrente per una sana fumata cancerogena. Ancora una volta fremette
nel sentire il morbido filtro tra le labbra screpolate, e ancora una volta i
suoi occhi scuri gioirono nel vedere la fiamma dell'accendino rivelarsi come
l'inferno purificatore.
I
suoi occhi gioirono?!
Si ma per poco... Per veramente poco tempo! Perchè tra le sue mani
l'accendino di plastica rossa fece più e più volte cilecca! Graffiandosi quasi
il pollice nell'intento di muovere quella rotellina di metallo e far scattare
così la fiamma rivelatrice. Ma niente! La scintilla della vita non partiva.
Pareva fatta di plastica anch'essa. E allora non gli rimaneva che imprecare in
silenzio mentre cercava inutilmente di accendere il tabacco avvelenato fonte di
infinito piacere.
“Merda!”
Imprecò infine. Ringhiando feroce e lanciando lontano l'arnese ormai
inutile. Sospirando poi per la scarsa pazienza che portava per simili
futilità.
“Serve una mano...?!”
Fu quasi sconvolto di sentire alle proprie spalle una voce tanto cupa
quanto “grossa”. Ma non si voltò, e decise persino di non rispondere al
misterioso salvatore. Si limitò solo a smorzare un ghigno per l'assurdità
della scena a cui stava per assistere... A cui avrebbe fatto parte attivamente
anche se per poco.
“E secondo te potrei avere bisogno di una mano
cazzo...?!”
Erano parole le sue quasi sibilate. Ma anche un poco divertite. Alle sue
spalle comunque, una grossa, quanto lieve risata lo avvertiva che il salvatore
non era affatto irritato per le sue poco carine parole.
“Un ministro di Dio non dice le parolacce...”
“Un ministro di Dio ritorna ad essere un essere umano quando non gli va
l'accendino...”
“Uhm... Quindi è questo il problema?! Ehe! Allora prova a vendere l'anima
al diavolo!”
Ovvio che era quello il problema... Pure la voce alle sue spalle era un
ministro di Dio, e pure lui aveva un certo problema con quella cosa chiamata
“vizio del fumo”. Ma la sua battuta pareva quasi paradossale. E più lui gli si
avvicinava, più lui a stento riusciva a trattenere un sorriso
divertito.
I
passi della creatura aumentavano di intensità e in breve gli fu di lato.
L'odore intenso di un sigaro cubano investiva ancora più intensamente il suo
pallido volto. Ma il suo possessore rimaneva in ombra rispetto alle debole luce
del solitario lampione. Una situazione che divertì ancora di più il giovane
esorcista ribelle.
Senza dire una parola, il possessore del sigaro allungò un suo braccio
porgendo così un argentato accendino all'uomo in cerca di disperato fumo facile.
E ora che Constantine osservava quel grande braccio proteso verso di lui, capì
di non avere più dubbi sull'identità del collega esorcista.
Un grande braccio di pietra rossa e bitorzoluta. Un'arma stabile
che pareva creata dai demoni stessi per il loro capo inconsapevole. Il rosso
demone dell'inferno ma che per uno strano scherzo del destino serviva l'umanità
e le sue sacre divinità.
Un esorcista che viene dall'inferno, incontra un altro esorcista che è
destinato all'inferno. Un incontro paradossale che non poteva non far ridere i
diretti interessati.
Sorrise quasi con malizia il giovane dannato, alla vista di
quell'accendino argentato e dell'altrettanto sorrisetto complice del grande
diavolo rosso scornificato.
L'impermeabile color cachi nascondeva solo in parte le grandi forme
taurine della creatura infernale ma sostanzialmente buona. Ma la vista
dell'essere umano era unicamente incentrata sul luccichio della fiamma sacra,
che lo invitava apertamente ad accendersi una sigaretta ristoratrice e a non
pensare ad altro. Cosa che lui fece concretamente, avvicinando la lunga
sigaretta verso il fuoco e inalando beato il primo fumo sprigionato dalle erbe
bruciate.
Dolce, velenoso tabacco che si inalava in loro come un morbo
incurabile.
“Grazie per l'aiuto... 'Hellboy'!”
“Solo 'collega' quando sono in servizio
grazie...”
Sì... Collega! E questa volta il povero John non poté non trattenere una
risatina un po' acida. Ma tanto divertita lo stesso. Era davvero assurdo il
destino! Sia per quanto riguardava le loro vite, sia per quell'incontro bizzarro
e inatteso.
“Hm... Allora?! Che ti porta qui grande H?! Affari o
piacere?!”
La voce impastata di quello di nome John era ancora divertita per
l'incontro con il “collega” più singolare che ci sia! Dal canto suo però, il
collega infernale sbuffò seccato alla prospettiva di lavoro difficile alle
porte.
“Ehe! E secondo te quelli là se ne stanno buoni ad aspettare che siamo noi
ad andarli a prendere...?!”
“Nh... Direi di no in effetti...”
Magari fosse sempre stato tutto così semplice! Magari fosse stato come
fumare una sigaretta senza però avere conseguenze indesiderate! Però tutto gira
in senso contrario, e loro due che in questo momento fumavano beati, ne erano la
prova evidente.
Due creature destinate all'abisso più nero e profondo camminavano senza
problemi in terra mortale. Godendo in silenzio di quell'incontro inatteso e
concentrandosi unicamente sul fumo da consumare il più tranquillamente
possibile. Prima di ripartire e ritornare a lavorare.
Il primo a finire di fumare fu ovviamente l'umano malaticcio. Quello che,
anche con tutta la buona volontà del mondo, il diavolo di nome Hellboy non
sarebbe mai riuscito ad eguagliare in fatto di tempi sul bruciare il tabacco.
Era una forza quell'uomo!
“Eh?! E adesso dove te ne vai cancrena...?!”
“A casa... Dove vuoi che vada hm?”
Il diavolo umano si era scostato dal lampione quasi controvoglia, appena
ebbe finito di fumare in meno di dieci minuti la sua sigaretta e dopo averla
lanciata ancora accesa oltre il fascio di luce del lampione. Il rosso della
brace brillava come una rossa lucciola nel nero dell'asfalto.
Peccato, il collega rosso avrebbe ben volentieri apprezzato ancora per un
po' la compagnia di quel collega quasi leggendario nell'ambiente in cui lui
girava. Anche se gli era stato detto che quel Constantine era un tipo strano,
non poteva fare a meno di apprezzarlo per con che tenacia affrontava la vita di
tutti i giorni. Una vita che per nessuno dei due, per ovvie ragioni, poteva
essere normale.
“Ah... Roccia...?!”
“Nh?! Che vuoi?!”
La cupa voce del diavolo si sorprese parecchio quando quella melliflua e
roca del collega fermò di colpo i suoi pensieri. Trovando ancora più strano che
quel tizio si voltasse verso di lui mantenendo costantemente quel suo sorrisetto
malizioso e bastardo al contempo.
“Non ti deporto all'inferno perchè oggi non mi andava l'accendino... Ma
comunque grazie per l'aiuto...”
“Ah-ah... Ma fottiti merda”
La risatina del collega infernale sapeva di puro sarcasmo. Ma non per
questo irritata. Non gli avevano insegnato ad odiare l'umanità ad Hellboy... Suo
padre era stato saggio in questo. Per questo, come un comunissimo essere umano,
pure la più terribile creatura infernale qual era, non odiava nessuno se non
disprezzarlo con tutto il cuore.
E
per lui Constantine era a metà strada tra il disprezzo e l'ammirazione. Una cosa
reciproca anche per il malato esorcista che si stava allontanando da lui per
essere inghiottito dalle tenebre amiche.
“Alla prossima allora... Collega!”
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Questo che avete appena letto, come ripeto, è un esperimento! Un omaggio
a queste due creature particolari!
Ditemi cosa ne pensate! Lasciate un commento (anche un insulto XD) ed
esprimete pure le vostre opinioni se ho svolto bene o male un loro possibile
incontro!!
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