cucina1
Lezioni
di cucina
Ovvero... quando la tua vita
è così poco incasinata che devi anche metterti a
cucinare!
Capitolo 1 - Disavventure culinarie
Salve
a tutti! Come forse saprete, sono roro... e si, non avete sbagliato a
leggere, questa fan fic sarà comica.
Esatto. Mi do al mio genere di partenza, al mio primo amore... *_* Io
amo far ridere! Anche se sempre non mi riesce... Va beh, ho fatto
leggere questa fic su msn a talmente tante persone che non potevo non
postarla! XD
Quindi, la dedico a:
KaDe - Kadduccia
Bedduccia, unica sovrana dell'Anaconda
XD
Lilysol - Lily, sensei delle lemoni
XD
Ran Ugajin92 - Martuccia, signora dell'Anaconda XD
Interamente dedicata a voi, e alle altre persone che chattano con me!
Vi adoro, sono felicissima di avervi conosciute!!! XD E ora... SI
COMINCIA!!!
Sto
ancora prendendo gli ingredienti.
Dio,
mi chiedo
perchè sono così sciocco da fargliela passare
liscia.
Perchè le consenta, ogni volta, di decidere cosa devo
preparare
e cosa no. Sto diventando simile a tutti quelli che frequentano la
lezione con me, e che si limitano ad annuire e fare quello che piace a
lei.
Peccato
che io non sia nella norma, dati i miei capelli d'argento e le mie
stupide orecchi canine. Mi chiamano hanyou,
mezzo-demone, perchè non appartengo nè ai nigen,
nè agli youkai. Sempre meglio di essere un debole, o un
ghiacciolo. Ma la mia condizione è piuttosto mal vista.
Sento
un rumore di passi, nitido e distinto. I miei sensi sono più
acuti, quando sono qui, e lei è presente.
Cammina,
esile e
tranquilla, tra di noi. Si china un po' accanto a Takeda, che l'ha
chiamata per un chiarimento... guardalo, come allunga lo sguardo, il
vecchio porco...!
E
io, io continuo a
prendere questo schifo, le mani sempre più appiccicose.
Perchè mai io abbia accettato di fare una cosa simile, non
so.
Io, che mi annoio a far tutto, sto cucinando una diabolica
pizza. Io.
Non so se ci siamo capiti, io non faccio niente per nessuno.
E,
invece, sto cucinando quello che vuole lei.
Manco fossi un cagnolino scodinzolante come quelli lì.
Sbuffo.
Lamentarmi con me stesso è una cacchiata, posso solo
apparire un
matto. Meglio concentrarci sulla ricetta che la professoressa mi ha
dato a inizio lezione.
Prendo
con cautela 500 gr. mi farina.
Poi,
2 semplici cucchiaini
di olio d'oliva vanno a fare compagnia alla farina, e a loro si
aggiunge 1 cucchiaino di zucchero - Kami, qualcuno mi spieghi cosa
c'entra lo zucchero con tutto questo! -, 1 bicchiere di latte appena
tiepido - tsk, stesso discorso dello zucchero -, un cucchiaino di sale
- ecco qualcosa di adatto ad una cosa salata! -, mezzo cubetto di
lievito... si, penso sia tutto.
Metto
tutto in una terrina, poi aggiungo l'acqua - tiepida... tutto tiepido,
qui! -, e impasto per 10 minuti.
Le
mani mi si sporcano esageratamente... bleah...
Per
mia fortuna, non si formano grumi, così posso lasciare
l'ammasso sul tavolo, e proseguire con la ricetta.
Si,
ma... Alzo la mano, frustrato, e lei
accorre al mio fianco. Come vento, il suo odore mi arriva addosso,
scantenando un gruppo di sensazioni contrastanti dentro di me. Fingo di
non pensarci, e lasciò che lei si chini accanto a me.
"Problemi,
Taisho-san?", chiede, con la sua voce comprensiva.
Le
indico un passaggio,
leggermente infastidito da quella sua dolcezza "Higurashi-sama, qui
dice di lasciare il tutto a lievitare tre ore. La lezione termina tra
nemmeno mezz'ora. Mi dice come faccio?", la mia voce si accende sulle
ultime parole. Lei non sembra minimamente preoccupata.
Si
rizza in piedi - non la perdo di vista neppure per un attimo, mentre
prende qualcosa dal un cassetto e torna da me.
"Lo
prevedevo, Taisho-san,
così le ho preparato io l'impasto, tre ore fa. L-Le
dispiace?"
mi chiede, leggermente fredda, inciampando malamente sul "le", come se
avesse una fretta indiavolata di allontanarsi.
Quasi
le strappo di mano il
piatto - lei, per tutta risposta, mi prende il vecchio impasto, e lo
mette al posto del nuovo. Che strana.
Tolgo
il panno con cui l'ha coperto e controllo l'impasto, naturalmente
perfetto, prima di ungere una teglia d'olio.
Poi,
finalmente pronto, stendo la mia pizza.
Accendo
il forno a 220°
precisi, attento a non strafare, e, mentre attendo che raggiunga la
temperatura, metto un po' delle verdure, tanto per dare un tocco
sofisticato alla mia creazione, per farla passare per "cibo dietetico".
Mentre
inforno, Kagome
ritorna a passare tra i banchi. E io non posso che chiedermi
perchè mai abbia accettato di partecipare ad uno stupido
corso
di cucina, dato che sono super-impegnato, e che mangio sempre nei
fast-food.
La
colpa è stata di
Kikyo, la mia ex. Lei e le sue fisse. Mi costringeva a fare tutto
ciò che le piaceva, quella sottospecie di schiavista...
Non
che non la amassi. Era
bella, lunghi capelli neri e sottili occhi scuri. Ma le piaceva che io
facessi tutto ciò che le piaceva.
Inizialmente,
io e Kikyo andavamo a questo diavolo di corso insieme. Era tutta
contenta, quando me lo disse.
Accettai,
vagamente infastidito dal fatto che avesse deciso per me.
Ma
pensai che era un modo come un altro per passare del tempo insieme.
Il
fatto è... mai farti fare lezione di cucina da una donna.
Se,
all'inizio, la
consideravo si e no una mocciosetta, da quando ho incontrato
Miroku Houshi, suo amico, nonchè mio compagno di corso,
insieme
a Sango, la sua ragazza - e, ovviamente, la migliore amica di Kagome -,
tutto è cambiato.
Me
l'ha fatta vedere come
una... donna. Commenti sul suo fisico, commenti sul suo carattere...
cose così. Miroku è un hentai, in effetti...
Fortuna che
oggi non c'è, visto che era il compleanno del fratello
minore di
Sango, e hanno bigiato per festeggiare con lui.
Comunque,
Kikyo doveva aver intuito tutto.
Dopo
poco, smise di venire a lezione - "Ho un corso di aerobica,
tesoro. Preferisco far quello."
Io
mi annoiavo, ma... Il
mio motto è da sempre "non sperperare i tuoi averi",
così
ho continuato a venire. Certo, quando ho scoperto che alle 18 di
pomeriggio non c'erano corsi d'aerobica... beh, la cosa ha un po'
influito, questo si.
Io
e Kikyo litigavamo
sempre più spesso - poverina, che le ho combinato! -, e, di
comune accordo, abbiamo optato per mollarci.
Se
io continuo a venire qui, la colpa non è totalmente
riconducibile al mio motto, sinceramente.
Semmai,
al fatto che Kagome Higurashi, la mia splendida professoressa, non mi
sopporta.
E
Inu-Yasha Taisho non accetta di essere ignorato da una donna.
Quando
noto che la pizza
è pronta, nella stanza non c'è più
nessuno. Kagome
mi ha assegnato di nuovo la ricetta più complessa!
Dannazione,
è proprio irritante, questa mocciosa.
Continua
a rigirarsi le
ciocche nere intorno alle dita, con un movimento fluido e regola che mi
da sui nervi. Gli occhi nocciola - Kami, sono scurissimi - vagano fuori
dalla finestra, annoiati. Chissà, magari aveva degli
impegni, e
il mio tardare infastidisce anche lei.
Quando
mi vede sfornare la
pizza, si alza, portandosi al mio fianco. Troppo vicina. I suoi capelli
mi toccano, così come la sua spalla.
Si
sporge in avanti.
E
il mio cuore rimbomba.
Mi
duole il capo.
Dio,
se esisti, spiegami perchè hai creato una simile tentazione.
E
io, stupido, che continuo a fissarla ipnotizzato. E la odoro.
Penso
che anche lei abbia
notato il mio disagio - se non altro, ha sentito il rumore
inconfondibile del mio naso quando odora con particolare attenzione
qualcosa -, si tira indietro, liberandomi dalla schiavitù
del
suo profumo, e prende un contenitore.
"Q-Questa
pizza", balbetta,
mettendola nel piatto "è troppo bella per essere sprecata.
Tieni", abbozza un sorriso, nè troppo accentuato,
nè
troppo solare... timido,
imbarazzato...
poi mi saluta con un cenno della mano, lasciandomi come un ebete nel
mezzo della stanza, con una stupida pizza come unica consolazione per
la figura da maniaco depravato che ho appena fatto - sto frequentando
troppo Miroku, probabilmente, e dire che Sango me l'aveva detto, che il
suo ragazzo crea dipendenza,
rendendo gli uomini simili a schiavi suoi simili!
Comunque,
non ho motivi di
restare come un deficiente qui, quindi chiamo mio fratello - pregando
che, per una volta, abbia la decenza di rispondermi.
"Pronto,
Inu-Yasha, sei tu?"
"Ciao
Rin!" Ecco, Rin è una vera benedizione.
Piccola,
giovane,
con i capelli nocciola scuri e due grossi occhi caffè,
è
l'unico motivo per cui riesco a sopportare mio fratello. E' la sua
ragazza, dopotutto. Una santa, a mio parere - quando ho proposto di
indire un processo di santificazione per lei, dato che riusciva a
sopportarlo, cosa non facile, Sesshomaru il mio amato
fratello maggiore, mi ha freddato con un'occhiata. Per un istante, quel
giorno, ho temuto di essere finito al Polo Nord. Forse, quel genere di
occhiate sono il suo modo di ricordarmi - costantemente e chiaramente -
che io sono un'hanyou, lui uno youkai, e devo mantenere le distanze.
"Cosa
c'è?" mi
chiede gentile - in sottofondo, mi giunge la voce di Sesshomaru che,
piatta, le chiede di spegnere il telefono e lasciarmi... ehm... morire
in pace, mi sembra, ma non ne sono poi così sicuro, se devo
essere sincero. Morire in pace mi sembra troppo gentile.
"Niente,
è che ho appena finito la lezione di cucina..."
"AH!
Che bello! Sai, Inu? Sto tentando di convincere Sesshomaru ad
iscriversi con me! Così ti facciamo compagnia!"
Oltre
a trovare spaventosa
ed inquietante l'immagine di Sesshomaru ai fornelli, ricordo
perfettamente l'ultimo tentativo di Rin di cucinare. Ha... beh, ha
bruciato un'ala della residenza di famiglia. E stava cucinando del
Ramen istantaneo! Tutt'oggi, io e Sesshomaru ci domandiamo come abbia
fatto, ma lei rimane in silenzio. No, una lezione di cucina non penso
sia la cosa migliore, per lei.
"Rin,
volevo chiederti se stasera posso passare da voi. Non ho voglia di
andare a casa."
...e stare solo...
vorrei aggiungere. Ma
mi trattengo. Odio la compassione. Se Rin e il ghiacciolo hanno altri
progetti, preferisco che me lo dicano.
"Certo
che puoi!" urla Rin radiosa. Il borbottare di Sesshomaru mi fa capire
che lui non era propriamente d'accordo - quando sento una sottospecie
di urlo di dolore, flebile, per carità!, uscire dalle sue
labbra, sorrido compiaciuto. Si, Rin è proprio la migliore.
"Allora
sono lì tra un po'!" dico, forse con un po' troppo di
compiacimento. Ma chi se ne frega, sinceramente. Mio fratello
potrà anche odiarmi, ma io non ho la forza di restare
un'altra
sera chiuso in casa a preparare dolci e rustici, preso dalla
depressione.
Rin
mi aspetta sulla porta.
Indossa un vestito giallo sgargiante, ampio, che le arriva al
ginocchio. I capelli sono sciolti. Ha l'aria di una bambina, e io non
posso non cosiderarla la mia sorellina. Avrei preferito vivere la mia
infazia a giocare con lei.
Solo
il ricordo delle angerie subite da bambino riescono a farmi impazzire.
Mi succede spesso, quando ci ripenso. Mi si allargano gli occhi, che
diventano rossi. L'iride, invece, diviene celeste. Sesshomaru dice che,
perdendo il controllo, divento simile ad un demone. Non che gli
importi, comunque.
Entro
nel soggiorno. Tranquillo come pochi, è seduto su di una
poltrona, e sfoglia un giornale. La luce del caminetto è
l'unica
cosa che illumina la sua sagoma. Suggestivo. Con ogni
probabilità, Sesshomaru stava pensando al prossimo libro
dell'orrore che aveva in cantiere.
Alza
appena lo sguardo - "Fratello", mi dice, a mo' saluto.
Sorrido.
Si sta sforzando. "Ciao, Sesshomaru".
Rin
è il collante
della serata. Mi lascia sfogare. Si è seduta in grembo a
Sesshomaru, e mi ascolta, pendendo dalle mie labbra - Rin si interessa
sempre troppo della mia vita, è convinta che io sia
depresso.
Bazzecole, non ho tempo per la depressione. Non avrei neppure tempo per
stare qui, a dire il vero, ma il mio lavoro mi lascia comunque dei
buchi, che riempio volentieri con le lezioni di cucina e con queste
visitine a mio fratello.
Quando
termino, Rin è pensierosa "Non saresti così
sconvolto, se tu non avessi fatto nulla di strano".
Sveglia,
la mia sorellina. Già, le ho taciuto dello spiacevole
incidente dell'odorare.
Ma non potevo mettermi così in ridicolo, no? Sono
già
abbastanza incapace, farmi considerare un maniaco anche da Rin e
Sesshomaru sarebbe il colmo.
Lei
non mi chiede nulla,
limitandosi a guardarmi comprensiva. Poi si alza e, saltellando, dice
"Ho messo il pollo nel forno! A quest'ora sarà pronto, no?".
Il
sangue mi si gela nelle vene. "Rin... lo hai messo quando sono
arrivato?".
Rin
scuote il capo "Veramente, l'avevo già infornato da 10
minuti!".
Getto
un'occhiata disperata
al pendolo enorme che, trionfale, fa la sua figura nella stanza.
"Rin..." ormai, sono le 22.15. Io sono arrivato qui alle 19.20. "E'
bruciato. Il tempo di cottura del pollo non è di due ore".
Hai
i lacrimoni ai lati degli occhi, e mi guarda spaurita. Poi si volta,
urlando "Non di nuovo!".
Sghignazzo,
e sento anche
Sesshomaru ridere un po', mentre la piccola Rin ritorna nella stanza
con una terrina, in cui giacciono i resti carbonizzati di un povero
pollo innocente, morto per la causa "aiutiamo Rin ad imparare a
cucinare".
Alla
fine, Rin nota la mia pizza, ancora nella busta di plastica in cui
l'avevo messa, e decide di servire quella.
Mi
addormento sul divano, pregustando la prossima lezione di cucina...
...
e il prossimo incontro con Kagome...
Allora? Ok, magari
è una stupidata pazzesca, ma spero di avervi strappato
almeno un sorriso...
Vi do uno spoilerino... nel prossimo capitolo, la dolce Rin si
iscriverà a lezione... Vi lascio immaginare... XD
Comunque, spero che commenterete numerosi, per dirmi se volete che la
finisca qui perchè troppo idiota -.-. Bacioni!!!
A presto!!!
RORO
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