quello strano sentimento 2
Quello strano sentimento
Riza, dopo averlo chiamato
più e più volte, appoggiò i
sacchetti della spesa per terra e cercò le chiavi di casa
nella borsa. Entrò e
perlustrò con lo sguardo l’appartamento, non
trovando traccia dell’uomo da
nessuna parte.
“Avrebbe
almeno potuto avvertire
che se ne sarebbe andato…”
Mancava ancora
mezz’ora alle otto, così decise di iniziare a
prepararsi e di chiamare Winry.
Si stava sistemando gli
orecchini quando sentì suonare e
sospirò, pensando a chissà quale scusa colossale
avrebbe dovuto sorbirsi come
giustificazione.
Mai abbastanza colossale, si
ripromise subito. Ma quando
aprì la porta e si trovò davanti un mazzo enorme
di fiori l’irritazione svanì,
per fare spazio alla sorpresa.
- E questo cosa sarebbe?
La faccia di Roy
spuntò sopra alle corolle e rispose,
confuso:
- Ci sono rose, calle
e…
Riza sorrise.
- Non intendevo questo.
Volevo dire: cosa significa?
Si fece da parte, invitandolo
silenziosamente ad entrare.
- Be’, volevo
scusarmi. Mi sono ricordato che in tutti
questi giorni non ti ho mai portato un omaggio floreale, mancanza
gravissima da
parte mia. Così, prima che tu rientrassi, ho pensato di fare
uno scappone dal
mio fioraio di fiducia, ma ho avuto un piccolo contrattempo e ho dovuto
cambiarmi, così ho ritardato. Mi scuso per questo, non era
mia intenzione farti
aspettare.
Riza decise che, dopotutto, non
era poi così colossale come
scusa. Roy, ringraziando mentalmente Edward che era riuscito a rendersi
utile
una volta tanto, si diresse con fare sicuro verso la credenza del
salotto,
chinandosi per tirarne fuori un grande vaso di vetro. A quel punto,
Riza sentì
che qualcosa non andava e assottigliò gli occhi, prima di
capire.
- Roy, perdonami, ma potresti
gentilmente spiegarmi come
facevi a sapere che là dentro c’era un vaso?
Roy si spostò in
cucina, dandole le spalle, e riempì
velocemente il recipiente d’acqua, mentre malediva mutamente
sé stesso e la
vecchia fiamma che gliene aveva fatto dono.
- Be’, di solito
tutte le donne tengono in salotto un vaso
per queste situazioni. Lì oppure in uno scaffale della
cucina.
E lui ne sapeva abbastanza di
quelle locazioni, visti i suoi
precedenti. Riza lo osservò muoversi in quella cucina con
assoluta
disinvoltura, e per un attimo le si strinse il cuore, pensando a come
sarebbe
stato vederlo così per sempre, ed al fatto che quella
sarebbe stata l’ultima
volta che avrebbe potuto farlo. La settimana era ormai giunta al
termine, e la
mattina dopo avrebbe dovuto disfare tutto il lavoro fatto in
quell’appartamento, e chiuderlo definitivamente. Oltre a dire
addio a Roy
quella sera stessa, ovvio. Non voleva farlo, eppure non vedeva altre
vie,
credeva che una volta saputo chi fosse in realtà, sarebbe
stato lui a lasciarla.
Era una situazione che le provocava molto sofferenza e, come si dice:
via il
dente, via il dolore.
Anche se credeva che quel
proverbio fosse assolutamente
sbagliato, almeno preso in quel contesto. Si appoggiò
mestamente allo stipite
della porta mentre i brutti pensieri continuavano a perseguitarla,
così decise
di mettere fine al silenzio.
- Allora, che si fa stasera?
Roy, totalmente
all’oscuro dei propositi che si agitavano
nell’altra, finì di sistemare i fiori e si
voltò verso di lei, con un sorriso
sul volto che morì all’istante quando
riuscì a vederla per bene.
- Cosa c’è?
Domandò Riza
preoccupata, guardandosi allarmata il vestito.
Aveva deciso, su consiglio di Winry, di indossare un corto abito
azzurro, con
la gonna a sbuffo e le spalline fini. Aveva poi portato indietro le
ciocche
davanti al viso, facendo così sfoggio naturale della linea
del collo perfetta,
messa ancora più in risalto dai sottili e lunghi orecchini
dorati fissati ai
lobi. Roy notò con un certo imbarazzo come fosse bella e
ringraziò il fatto di
non essere ancora un adolescente impacciato, altrimenti sarebbe
arrossito come
una ragazzina.
- Nulla… Ti
sta… Ti sta veramente bene, ecco.
La donna esaminò la
sua aria turbata per poi riportare l’attenzione
sul proprio abito.
- Posso sempre cambiarmi, non
c’è nessun problema…
Roy posò il vaso che
continuava a tenere tra le mani sul
ripiano vicino a sé e si appoggiò sul lavello,
facendole segno di avvicinarsi.
Riza obbedì incerta e sgranò gli occhi quando le
braccia dell’altro l’avvolsero
in un abbraccio, e avvampò quando sentì il suo
respiro fresco accanto al viso,
mentre le sussurrava:
- Sei semplicemente stupenda, e
credo sia giunto il momento
di sperimentare una cosa che volevo provare da un po’.
Si scostò dal suo
orecchio, e la fissò con quei suoi grandi
occhi neri, aspettando un segnale di assenso. Per tutta risposta, Riza
chiuse i
suoi e rimase in attesa.
Quando le loro labbra si
incontrarono, le venne naturale
schiudere immediatamente la sua bocca ed assaporare quella
dell’altro. Sapeva
di buono, ed era totalmente diverso da tutto quello che aveva mai
provato in
precedenza. Stesso dicasi per lui, d’altro canto. Era
abituato a consumare in
fretta i preliminari per passare subito al ‘dopo’,
ma ora era più che mai
deciso a prolungare il più possibile quell’attimo.
Sentì le mani di Riza
cingergli il collo, e approfondì di più quel
bacio, stringendola con più forza
contro il suo petto e facendo aderire perfettamente i loro corpi.
Iniziò ad
accarezzarle piano la schiena con una mano, mentre con
l’altra cominciava a
giocherellare con i piccoli ciuffi di capelli alla base della sua nuca,
e sentiva
un lento fremito attraversarle la spina dorsale, lo stesso che stava
sconvolgendo i suoi sensi. Si staccò lentamente,
impiegandoci un po’ per farlo
perché ogni volta che si ordinava mentalmente di
riprendersi, la sua parte
irrazionale urlava tutto il suo disappunto e riportava le sue labbra su
quelle
dell’altra. Ma, complice la mancanza di ossigeno, alla fine
ci riuscì,
continuando comunque a tenerla stretta. La osservò per
qualche istante, poi
chiuse di nuovo gli occhi e appoggiò la sua fronte contro la
sua clavicola,
sorridendo. Riza si lasciò avvolgere dal suo profumo e dalla
percezione dei
suoi capelli che le pizzicavano il collo, mentre entrambi cercavano di
riprendere
almeno vagamente coscienza di loro stessi.
- Sono un idiota.
- Perché?
Riza si distanziò il
giusto necessario per costringerlo a
guardarla negli occhi e stette in attesa. Roy protestò con
un mugugno
contrariato e lasciò scivolare la sua fronte lungo il suo
petto, per nulla
turbato. Lei allora si mise a ridere e Roy con lei, e si decise
finalmente ad
accontentarla, rizzando la schiena. Rimase incantato a guardare il suo
sorriso
e i suoi occhi brillare e le baciò improvvisamente una
tempia.
- Domani ti dirò il
motivo per cui credo di essere un totale
imbecille, comunque non è nulla di importante, te lo posso
assicurare. Nulla di
così importante, comunque.
A quel
‘domani’, il sorriso di Riza si tirò
dolorosamente.
Non avrebbero visto nessun domani insieme, ma non poteva di certo
dirglielo.
- Aspetterò
allora…
Rimasero abbracciati
così ancora un po’, mentre lui
continuava a cullarla dolcemente, e i rumori della notte cominciavano a
far
pian piano capolino da fuori. Poi Roy la lasciò
improvvisamente e disse, con
aria allegra:
- Be’, che ne dici di
andare?
Riza annuì
sorridente e si avviarono. Lo prese a braccetto quando
arrivarono in strada e Roy gongolò interiormente: ormai era
sicuro di essere
veramente innamorato di quella ragazza.
- Ma chi si rivede! Roy!
I due si girarono, incontrando
così un gruppetto ben nutrito
di persone. Roy sorrise leggermente teso ma salutò tutti con
un ampio gesto del
braccio, mentre si premurava di fare le dovute presentazioni.
- Complimenti per la scelta,
amico mio.
Uno degli uomini della
compagnia lo affiancò, e Roy si
irrigidì.
- Kimbly, che piacere rivederti.
L’altro
ridacchiò, aggiustandosi la sciarpa immacolata sopra
il vestito bianco e rimase ad osservare la ragazza che veniva rapita
dalle
altre donne lì presenti.
- Sappiamo entrambi che per te
non è un piacere, tu e i tuoi
dannati modi da gentleman non cambierete proprio mai…
Commentò serafico,
indirizzando un sorriso ad una delle
donne del gruppo, che lo guardava affascinata.
- Senti da che
pulpito…
Ribatté Roy,
tranquillo. L’altro lo fissò per un attimo, e
il suo ghigno si allargò.
- Touché.
Allora, quella
è la tua nuova gemma?
- Non è roba per te,
lasciala stare.
Kimbly sorrise di nuovo, e
stavolta Roy si ricordò
improvvisamente perché lo odiasse così tanto. Non
riusciva mai a capire cosa
volesse veramente, ma soprattutto cosa sarebbe arrivato a rischiare per
ottenerlo.
- Come preferisci. Mary,
tesoro, smettila di importunare la
nostra bella signorina!
Roy lasciò che
l’altro si infilasse nel gruppo e tornasse
dalle sue donne, che sembravano essersi tutte innamorate di Riza.
All’improvviso una di loro se ne uscì fuori con
una trovata per lui assurda.
-Ho un’idea! Erano
secoli che non ci incontravamo tutti
insieme, che ne dite di andare a casa di qualcuno e organizzare una
bella
festa? Roy, che ne dici di casa tua?
L’uomo
sbiancò, pensando a tutte le implicazioni della
frase.
- No, sto… Sto
ospitando un amico, non credo che sarebbe
d’accordo…
Un coro di proteste
partì dal gruppo, e Riza si guardò in
giro.
- Be’, che problema
c’è? Vi invito io a casa mia!
Roy si chiese per
l’ennesima volta chi diamine avesse ucciso
nella sua vita precedente per meritarsi tutto questo.
Winry passeggiava su e
giù per la minuscola cucina,
tormentandosi le mani, mentre Maes guardava disinteressato la tavola
vuota.
- Ti prego, calmati. Vedrai che
non sarà nulla di grave!
- Nulla di grave?!
La ragazza sembrò
esplodere improvvisamente. La loro amica
aveva detto che entro la mezzanotte sarebbe tornata o che comunque si
sarebbe
fatta sentire. E si sa, Riza Hawkeye era un orologio svizzero in quanto
ad
orari.
- Sono ormai le due! Nulla di
grave? Nulla di grave?!
- Sembri una madre
apprensiva…
Winry si fermò nel
mezzo della stanza e lo guardò
ferocemente.
- Ora io e te andiamo a
cercarla.
Afferrò il suo
cappotto da dentro un armadietto e afferrò
per il colletto il povero Maes che quasi si strozzò, nel
tentativo di
trascinarlo fuori di lì.
Tentativo. Ci riuscì
eccome, invece.
Poco dopo, sospinti dalla foga
della ragazza, si trovarono
davanti alla porta dell’appartamento dove Roy aveva detto di
vivere (Riza aveva
segnato l’indirizzo su un foglietto, giorni prima, che era
rimasto ancora sul
mobile della cucina da allora), ovvero la casa di Ed il quale, come
giustamente
ogni artista il sabato mattina alle due, dormiva della grossa nel suo
letto,
approfittando della calma apparente sopraggiunta con l’uscita
serale
dell’amico.
Winry prese un grande respiro,
e premette il campanello.
Aspettarono un po’, prima che un uomo in vestaglia aprisse la
porta e li
guardasse confuso. A quel punto la ragazza non ci vide più.
- Tu, lurido verme! Non hai
aspettato nulla per portartela a
letto!
E gli sferrò un
pugno.
- Winry, l’hai
ammazzato.
La ragazza si
massaggiò la mano soddisfatta rivolgendo uno
sguardo a Maes, inginocchiato accanto al ragazzo svenuto.
- Spero proprio che non muoia
per così poco.
Winry si concesse il lusso di
guardare meglio il ragazzo, e
constatò che i conti decisamente non le portavano.
Ricordiamo che lei non aveva
mai avuto modo di vedere in faccia Roy, ma ne aveva parlato spesso con
Riza. E
non le risultava che fosse biondo, anzi. E neanche che fosse
più basso di lei,
a dirla tutta.
Di colpo si sentì
mancare.
- Maes!
L’uomo riemerse da
una stanza.
- Riza qui non
c’è…
- Maes, via via via!
Afferrò
l’uomo per una manica e scappò, lasciando la porta
aperta e il corpo dello sconosciuto riverso a terra.
Intanto che correvano come due
disperati lungo le strade
frequentate, Winry pensò con un vago di senso di panico che
quella era la volta
in cui Riza si sarebbe finalmente decisa a farla fuori.
Riza si voltò sul
fianco e rimase ad occhi chiusi qualche
istante, prima di rendersi conto che c’era qualcosa che non
le portava. Tastò
le coperte sulle quali era sdraiata e spalancò gli occhi,
rizzandosi
immediatamente a sedere.
- Ben svegliata.
Socchiuse gli occhi e intravide
nella poltrona accanto al
letto un viso familiare.
- Roy! Che ci faccio qui?
Ascoltò il silenzio
nella casa e si alzò in piedi, aprendo
la porta e constatando che non era rimasto nessuno.
- Gli altri?
Roy si avvicinò da
dietro e le prese una mano.
- Sono andati tutti via da un
po’.
L’uomo le
passò una mano intorno alla vita e appoggiò una
guancia contro la sua.
- Capisco…
Riza gettò
un’occhiata all’orologio da polso da Roy e
sgranò
gli occhi.
- L’una e mezza?
Scherzi, vero?
L’altro
ridacchiò piano.
- A quanto sembra hai il sonno
pesante.
- Roy…
- Mmh?
Riza si scostò
gentilmente dalla sua presa e lo guardò negli
occhi.
- È tardi, se non
torno subito la mia amica si preoccuperà.
Roy sospirò forte e
la lasciò.
- Vieni, ti riaccompagno a casa.
Alla fine erano andati a casa
di Ed per la festa – e Roy
aveva dovuto promettere mare e monti per far tacere l’amico
anche per quella
volta – e l’artista se n’era andato a
dormire in bagno, dentro la vasca
precisamente, perché era l’unico luogo della casa
decentemente insonorizzato.
Verso l’una se n’erano andati via tutti, e Roy
aveva trasportato Riza nella
camera da letto, sedendosi poi sulla poltrona accanto, rimanendo a
fissarla a
lungo. Erano usciti all’una e mezzo, e alle due e mezzo Winry
e Maes avevano
fatto irruzione a casa di Edward. Alle tre Roy era rientrato, e aveva
trovato
l’amico con un enorme bistecca cruda sul volto, che grugniva
contrariato contro
i pazzi che giravano a certe ore e sul fatto che la polizia non fosse
più
quella di una volta. Ma Riza? Riza appena tornata a casa aveva subito
chiamato
Winry per rassicurarla, e trovandola un po’ strana a dirla
tutta, e la mattina
seguente, con la morte nel cuore e la borsetta in mano, era tornata
nella
bottega della vecchietta per riprendere le giacche, sistemare
l’appartamento e
farla finita con quella messinscena. Era tuttora indecisa su come
avrebbe
lasciato Roy (il suo lato più vigliacco le consigliava di
sparire e basta,
mentre la maggior parte di se stessa le urlava di non andarsene, di
trovare un
modo per non farlo) ma
stava procedendo
per gradi. Quindi, il rigattiere prima di tutto.
Entrò nel negozio
come sempre pieno di fumo, ma stavolta non
attese e guardò subito sotto al bancone, trovandovi, proprio
come si aspettava,
la vecchia Pinako.
- Buongiorno, sono tornata per
le giacche.
La vecchietta la
guardò intensamente.
- Lo lasci o torni con lui?
Un velo di tristezza
passò sul sorriso di Riza, e Pinako non
attese una risposta, scendendo con un sospiro dallo sgabello.
- Sai, sono proprio contenta
che non torni con quel fetente.
Ora che sono sicura che non lo vedrai più, posso anche
fartela vedere.
La negoziante sparì
dietro la porta del magazzino, tornando
subito dopo con la merce in una mano e una foto nell’altra.
- Ecco, guarda qua.
Riza non era molto interessata
ad una foto del vero
proprietario dell’appartamento, ma la determinazione della
vecchia le fece
prendere in mano l’immagine incriminata e rimase allibita.
Davanti a lei campeggiavano Roy
Biffrey, anzi, Roy Mustang, e altre due donne, al tavolo di un
ristorante.
“Quell’impostore!”
La vecchietta rimase a
guardarla per un po’, prima di espellere
una boccata di fumo.
- Non è che quel
bastardo ti ha messa incinta, vero?
Riza sobbalzò,
asciugandosi velocemente gli angoli degli
occhi.
- No, no… Senta, ho
cambiato idea, tornerò a ritirare tutto
domani.
Lasciò i vestiti sul
bancone e afferrò in fretta e furia i
soldi e la foto, aprendo la porta e uscendo quasi di corsa.
- Fagliela pagare a quella
carogna!
Le urlò dietro la
vecchia, prima di vederla sparire. La
ragazza tornò indietro e le rispose:
- Ci può giurare,
signora. Ci può giurare.
E se ne andò
definitivamente. La vecchietta prese un’altra
boccata dalla pipa e si rimise a sedere.
“Capirai se non
è incinta”.
<
Note
finali: Innanzitutto,
chiedo venia per il ritardo immenso. Ma primo, non avevo voglia di
scrivere
questo capitolo *evviva la franchezza XD* (il penultimo, sfido chiunque
a farlo
a cuor leggero =____=) e secondo, quando ce lo avevo finalmente pronto,
il
modem ha deciso di abbandonarmi per giorni e giorni. Abbiate
pietà di una
povera sventurata, costretta ad usare un Internet Point per pubblicare
XD Vi
annuncio che partirò il 27, fra pochi giorni, alle 5 di
mattina ( =_____= ) e
starò via tre settimane, quindi cercherò di
pubblicare l’ultimo capitolo prima
di assentarmi. Non vi prometto nulla però, dipende tutto
dalle mie “conoscenze” XD
Inoltre mi scuso immensamente
con tutte le persone che non sono riuscita a commentare, soprattutto
alla gemy.
Mi dispiace veramente,
veramente tanto. Cercherò di rimediare appena torno,
prometto.
Ho sputato zucchero nello
scrivere questo capitolo, quindi
chi osa solo lamentarsi del fatto che l’abbia terminato
così verrà fatto a
pezzettini e dato in pasto ai pescecani ò.ò Tanto
per essere sicura che
recepiate il messaggio ^^
Anche se dispiace pure a me, in
fondo, molto, molto in fondo…
Ma almeno ho avuto la soddisfazione di scrivere una parte veramente
RoyAi,
finalmente, anche se è stato difficile buttarla
giù. Avevo messo come
sottofondo Favola dei Modà, continuavo a fissare il display
con un sorriso
ebete e intanto ondeggiavo pericolosamente sulla sedia, una trance
più che
riuscita X°°°D Il mio primo bacio degno di
nota… Che emozione XD (Anche se più
lo rileggo, più mi sembra insulso XD *si costringe a
smetterla di rileggerlo
per l’ennesima volta e si schiaffeggia*)
Per la descrizione
dell’abito di Riza, mi sono dovuta
sforzare, e spero di non essere risultata ridicola =_____= Ora capisco
ancor
meglio quel certo qualcuno che ritardò tanto un capitolo
perché non riusciva a
scrivere una descrizione secondo lui adatta. Gomen (_ _)
Mi scuso anche per
l’inserimento di Kimbly, non credo che piaccia
a molti… *si guarda imbarazzata i piedi* Però ci
stava bene… Ed è anche uno dei
pochi cattivi che mi piaccia… L’assassino vestito
di bianco! Il gentiluomo
psicopatico! *torna in sé*
Ho allungato qui
perché non posso rispondere ai commenti
personali, l’html l’ho messo a casa (per inciso,
ora sono a casa XD) e quindi chiudo
qua.
Spero che vi sia piaciuto, e
nel caso non ci possiamo
risentire, auguro a tutti voi un buon proseguimento di vacanze ^^
Un ringraziamento speciale va a
mia madre (per una volta
tanto quella biologica XD), senza la quale non sarei qua, e alla mia
splendida
famigghia, che posso torturare comunque anche senza Internet *guarda
sadicamente il suo cellulare* (Scusa Vale, aggiungi tutto alla mia
lista di
debiti X°°°D) e anche a Siyah e ad Alyah (a
proposito, come sono andati gli
esami? ^^).
Un abbraccio enorme anche a
Rob, che non so se passerà di
qua, ma io ci spero, così potrò comunicarle che
la missiva da Pinz*** è
arrivata sana e salva una settimana dopo XD Le Poste fanno schifo,
l’ho sempre
detto XD
Cavolo, mi sembra un addio
^^” Su su, al prossimo capitolo
^^
Kissoni a tutti!!
|