Disclaimers:
i Cinema Bizarre non mi appartengono; questa storia è stata
scritta senza alcuno scopo di lucro. I fatti narrati sono frutto della
mia fantasia.
Prima di partire, permettetemi di ringraziare colei che ha ispirato non
poche cose di questa fanfiction. Grazie
Mary per essermi vicina, per il sostegno pre e post esame,
e per la contagiosa allegria...senza di te certi bar non sarebbero la
stessa cosa, e nemmeno le pause pranzo. Ti voglio bene! Bianca.
Tequila Salt &
Lemon
BERLINO
- 2006
Una giornata intera passata con gli amici a vestirsi e truccarsi per
uscire quella sera.
Alle sei in punto erano tutti pronti e si erano subito incamminati
verso il luogo della festa, che sarebbe cominciata alle 8 in punto.
Avrebbero dovuto attraversare mezza Berlino, e loro tutti amavano
passeggiare tranquilli per la città.
Il loro passaggio attirava sempre parecchi sguardi, ma quelli peggiori
gli venivano riservati quando passeggiavano nei dintorni di
Friedrichstraße e, quel giorno le cose non furono diverse,
anzi...
Fu proprio lì che, all'altezza del civico 71, praticamente
davanti all'imponente ingresso di uno di quei negozi odiosi pieni di
gente antipatica, Tim fu travolto da una furia, stra-carica di borse e
pacchetti.
Nella concitazione aveva solo pensato ad urlare insulti a colei,
perché i capelli lunghi e le scarpe con il tacco, uniche
cose che vedeva in mezzo all'ammasso di pacchi sparpagliati, gli
suggerivano che la sua investitrice fosse una ragazza, che aveva
rischiato di rovinare il lavoro di ore.
Mentre l'amica rimasta – sfortunatamente, pensò
Tim – in piedi aveva preso a sbraitare contro di lui ed il
suo gruppo di amici in inglese, misto ad un'altra lingua a lui ignota,
la ragazza caduta si era limitata ad alzarsi da terra, raccogliere i
suoi pacchetti, chiedergli scusa, sorridergli e trascinare via quella
pazza isterica che continuava ad urlare.
Tim non era riuscito a staccare gli occhi da quella scenetta
tragicomica ed aveva persino ascoltato gli strepiti della ragazza
bionda, quella che era rimasta in piedi, tra cui aveva compreso una
sola parola: “Bianca”...forse il nome della ragazza
mora, aveva pensato.
Margarethe aveva dovuto strattonarlo per un braccio perché
era rimasto impalato davanti al negozio come un ebete, ma lui,
riscuotendosi, aveva notato qualcosa a terra: un tesserino con la
scritta “The Mandala Suites”.
Hotel di lusso, pensò, ricordando l'imponente struttura
moderna che ospitava l'albergo...senza pensare si infilò in
tasca la chiave magnetica; l'indomani l'avrebbe riportata all'hotel.
MILANO
– 2012
“Bianca...guarda che il biondino ti fissa.”
esclamò Nic, con ancora il sorriso sulle labbra.
“Ma dai Veronica, smettila” rispose la mora, dando
un colpetto scherzoso al braccio dell'amica.
“Guarda!” replicò quest'ultima tornando
seria.
Becca spostò lo sguardo sulla tavolata, ed
incrociò due splendidi occhi dal taglio allungato, ora molto
meno freddi, e fu allora che lui le sorrise e lei, improvvisamente,
tornò indietro di qualche anno.
BERLINO
– 2006
“Come persa?” chiese una diciassettenne Veronica
all'amica che frugava disperata nella sua borsa.
“Niente chiave...mi sarà caduta oggi, quando mi
sono scontrata con quel tipo, fuori dal negozio.”
“Quel cafone!” commentò sdegnata
Veronica, bussando alla porta della loro camera, nella speranza che
Federica, la terza inquilina, fosse ancora in dentro.
“Guarda che è colpa tua...se non mi avessi
obbligata a mettere questi tacchi per fare shopping non avrei perso
l'equilibrio, e non gli sarei franata addosso!”
replicò la mora, provando una punta di astio nei confronti
di Nic...non amava il suo vizio di criticare le persone solo
perché non le conosceva e, nel pomeriggio, le aveva dato
un'ulteriore dimostrazione di questo lato del suo carattere.
Federica aprì la porta e la conversazione tra Veronica e
Rebecca si concluse: dovevano mostrare all'amica i loro acquisti e poi
dovevano prepararsi per la cena.
La mattina seguente, con un mal di testa post-sbronza che le spaccava a
metà la testa, Becca era uscita dalla camera da sola: Nic,
Federica, e le altre 4 persone che erano misteriosamente finite a
dormire nella loro camera, avevano biascicato qualcosa che sembrava un
“ti raggiungiamo”, ma era così
frastornata che avrebbe potuto anche trattarsi solo del frutto della
sua fantasia.
Mentre stava seduta nella sala colazioni, deserta vista l'ora, cercando
di non finire con la testa dentro la tazza di caffè che si
era presa, il ragazzo della reception aveva raggiunto Becca,
annunciando che la sua chiave era stata ritrovata.
“Chi l'ha riportata?” aveva chiesto la ragazza,
intascando la preziosa chiave.
“Un ragazzo, un tipo strano” era stata la vaga
risposta del receptionist.
Rebecca era schizzata in piedi, ed aveva raggiunto la hall giusto in
tempo per fermare il suo salvatore, proprio un attimo prima che
imboccasse la porta girevole per uscire.
Lui si era voltato e l'aveva raggiunta con aria scettica...forse
temendo una scenata o qualcosa di simile, ma le intenzioni di Rebecca
erano di tutt'altro genere.
“Grazie!” aveva detto la mora, allungando verso di
lui una mano, ed affrettandosi ad aggiungere “Io sono
Rebecca.”
“Di niente....io sono Tim.” aveva risposto lui,
stringendo la mano; poi aveva aggiunto “Ma tu non ti chiami
Bianca?”
Becca lo fissò interdetta poi, realizzando a cosa si stava
riferendo, prese a ridere.
Solo dopo dieci minuti buoni di risate la ragazza riuscì ad
invitare Tim a farle compagnia per il caffè.
Davanti a due tazze bollenti e fumanti Becca spiegò
l'origine del suo soprannome a Tim: “Veronica mi chiama
Bianca perché dice che assomiglio a Biancaneve. Lo sostiene
da quando ha trovato una mia foto di carnevale, di quando avevo sei
anni, in cui ero travestita da Biancaneve...”
“Ah, quindi la matta sostiene che tu assomigli ad una
deficiente che mangiava mele offerte dagli sconosciuti, e che sosteneva
di abitare con dei nani?” aveva commentato lui, portandosi la
tazza alle labbra.
La sarcastica descrizione del biondino lasciò Rebecca di
stucco, ma forse la cosa che la scosse di più fu ritrovarsi
a constatare con quale grazia e sensualità Tim stesse
bevendo il suo caffè...
Quando riuscì a riprendersi Rebecca rispose: “Beh,
credo che la somiglianza fosse più che altro fisica secondo
Nic, però devo ammettere che anche in quanto a
sanità mentale precaria non sono tanto diversa...”
A quella affermazione fu Tim a stupirsi e a scoppiare a ridere, e
mentre rideva cercava di scusarsi per lo scontro del giorno prima...una
scenetta decisamente ridicola.
La piacevole chiacchierata però fu interrotta dall'arrivo di
Veronica e Federica.
La prima, riconoscendo nel biondo il cafone che il giorno prima aveva
atterrato Rebecca, si era accomodata con circospezione.
La seconda, invece, una volta scoperto che Tim abitava a Berlino, lo
aveva pregato di indicare loro un posto dove fare quattro salti quella
sera: la loro ultima notte in Germania.
Risultato: avrebbero dovuto convincere i loro professori ad
accompagnarli al “Molotow”, dove ci sarebbe stata
una serata in maschera...
MILANO
– 2012
“Ci sei?”
La stessa domanda, in due lingue diverse, rivolta da due persone
differenti – Nic e Felix – a due persone diverse
– Rebecca e Tim – a due tavolini dello stesso bar.
“Nic, ti ricordi Tim” rispose Becca ad un tavolo.
“Felix, hai presente Bianca?” disse invece Shin ad
un altro.
Se Veronica accolse la notizia in modo discreto, altrettanto non fece
il bassista che, avendo origliato il discorso tra Shin e Luminor,
cominciò a sbraitare: “Cosa? C'è qui
Bianca? La copia di Biancaneve è in questo bar?”
Shin si sbatté una mano in fronte, mentre Strify, Yu e
Luminor cominciarono a guardarsi intorno, alla ricerca della
fantomatica fanciulla. Sapevano tutti quanto Shin odiasse le fiabe;
tutta roba per dementi secondo lui, tranne un'eccezione: l'unica fiaba
che Shin sopportava era quella di Biancaneve e, un giorno, aveva
spiegato ai suoi amici il motivo.
BERLINO
– 2006
Dall'Italia alla Germania per una festa in costume...ok, erano
ufficialmente andate e, cosa peggiore, Tim non aveva specificato il
tipo di costume che avrebbero dovuto indossare...così si
erano ritrovati ad un raduno di cosplayer, vestiti come dei cretini ad
una parata di carnevale.
Becca era stata costretta da Nic a strizzarsi in un vestitino da
Puttaneve, come l'aveva definito Federica.
La cara Veronica, invece, aveva avuto l'incredibile fortuna di
scegliere un abito praticamente perfetto, visto che impersonava una
splendida Sailor Moon.
Se non fosse stata sicura dell'antipatia dell'amica per il biondo Becca
avrebbe sicuramente pensato ad una congiura nei suoi confronti...
“E quelli chi cazzo sono?” fu il maligno commento
di una delle ragazze del gruppo di Tim, alla vista della combriccola
che scendeva dai minu-bus messi a disposizione dall'albergo.
“E poi guarda da dove arrivano...il Mandala Suites, come
hanno fatto a finire qui?” domandò un altro.
“Non lo so, però di certo hanno sbagliato festa:
guarda come sono conciati!” aveva concluso una bionda
perfettamente abbigliata e truccata, che stava attaccata al bel Tim.
Il ragazzo, dal canto suo, non poté fare a meno di ammirare
lo spettacolo delle curve di Becca che si avvicinava all'ingresso del
locale, e commentò, tra sé e sé:
“Una così può anche vestirsi da
coniglio...”.
Rebecca lo individuò con un po' di fatica, visto il
travestimento, ed alzò una mano in segno di saluto, per poi
sparire all'interno del locale, trascinata da un'estasiata Veronica.
Tim ricambiò il cenno e poi si mosse per raggiungere i nuovi
arrivati, quando una mano lo afferrò saldo per un polso,
bloccandolo.
“Non starai andando là, vero?” gli
chiese Sasha, la bionda che gli stava appiccicata.
“Si, perché?” rispose lui, aggrottando
le sopracciglia.
“Perché se andrai là non mi vedrai
più.” ribatté lei, offesa.
Lui finse di pensarci, le accarezzò una guancia e, quando fu
ad un millimetro dal suo orecchio, sibilò “Bene,
allora addio e...divertiti stasera.”
Si allontanò dal gruppo dei suoi amici, lasciando dietro di
sé una Sasha veramente infuriata, ed entrò nel
locale, alla ricerca di Rebecca.
Dopo qualche minuto individuò i tavoli occupati dalla
combriccola di italiani e si avvicinò, senza riuscire a
staccare gli occhi da quello splendido esemplare di Biancaneve che gli
dava le spalle.
Quando fu alle sue spalle Tim afferrò Rebecca per la vita e
se la trascinò al petto.
La ragazza si spaventò, ma presto una voce nota la
rassicurò: “Biancaneve non mi è mai
stata simpatica, ma stasera mi hai fatto cambiare idea.”
La risata di Rebecca attirò l'attenzione di molte delle sue
compagne. Federica, notando Tim alle spalle dell'amica, lo
invitò ad unirsi a loro, proponendo subito un brindisi, alla
salute del “salvatore della nostra ultima serata, colui che
ha impedito che morissimo di noia.”
Una ventina di boccali di birra si levarono all'indirizzo del biondino
che chinò il capo, onorato per quel significativo
riconoscimento.
“E dicci un po', Tim, cosa si fa di bello in questo
posto?” chiese una curiosissima Veronica, posando il boccale,
ormai semi vuoto, sul tavolo.
“Beh...ora sentirete!” rispose lui facendo un cenno
alla volta del palco, su cui stava salendo una band; poi, voltandosi
verso Becca, chiese “Biancaneve che ne dici? Mi concedi
questo ballo?”
“Va bene, però ricordati che è
Cenerentola quella del ballo!” rispose lei, afferrando la
mano che Tim le stava porgendo.
Tim sorrise, e Becca andò letteralmente in visibilio, ma fu
solo un attimo perché poi furono attorniati da una massa di
matti che si agitavano sulle note delle canzoni rock che il gruppo
aveva cominciato a suonare.
Più di un'ora dopo la band si prese una pausa ed un ragazzo,
uno dei baristi, salì sul palco e, prendendo il microfono,
annunciò: “Questa sera abbiamo ospiti stranieri,
perciò parlerò in inglese! Dunque...abbiamo avuto
un suggerimento interessante per una specie di contest. Questa sera vi
proponiamo un'eccitante sfida di bevuta di tequila sale e limone...a
coppie!”
Molti occhi si voltarono a fissare Federica, la quale alzò
le mani, per sottolineare la propria innocenza, indicando la vera
responsabile dell'idea: Veronica.
“Bene, allora qualche volontario che mi raggiunge sul
palco?” chiese quindi il barista.
Tre coppie accettarono subito la sfida e raggiunsero il ragazzo sulla
pedana, ma lui ne chiese altre due.
Federica riuscì a convincere Ruggero, un loro compagno di
classe, a farle da partner; poi il barista, alla ricerca di un'ultima
coppia, indicò Tim e Rebecca, che se ne stavano seduti al
tavolo, immersi in una fitta conversazione.
Becca indicò sé stessa, come per assicurarsi di
aver capito bene, e il presentatore rispose :”Si, voi due:
Cloud e Biancaneve. La vostra amica lì dietro vi indica da
mezz'ora!”
Giusto il tempo di fulminare Nic con lo sguardo e Rebecca fu trascinata
sul palco da un allegro Tim.
“Questa me la paghi!” ringhiò Becca
all'amica che, per tutta risposta, le rivolse uno smagliante sorriso.
“Bene, avete i bicchieri, lì ci sono la tequila,
il sale ed il limone. Ora, una coppia alla volta, ci farete vedere
qual'è il modo più sexy che vi viene in mente per
bere uno shot di tequila sale e limone!”
Becca era al limite dell'imbarazzo: ok, non era una suora, ma conosceva
Tim da quanto? Un giorno! Era un ragazzo davvero molto bello, e a
Rebecca piaceva tanto, ma forse non era il caso...
Come se avesse compreso la sua angoscia Tim le sorrise e le strinse
dolcemente una mano, dicendole “Tranquilla, non ti mangio
mica! Però se non ti va, o se ti infastidisce, lasciamo
perdere.”
Le parole di Tim sorpresero non poco Becca che decise di non fare la
guastafeste...e poi che male avrebbe mai potuto farle un po' di
divertimento?
“No, è tutto ok Tim. E' solo che non so come
potremo fare a battere quei due...” rispose Becca, indicando
la coppia che si stava esibendo in quel momento: una performance al
limite del porno...
Nel tentativo di calmarsi Rebecca ingollo un bicchiere di
tequila...forse l'avrebbe aiutata a sciogliersi...
Quando toccò a loro fu Tim a dirigere il gioco: la fece
sedere e le spostò di lato una spallina del vestito.
“Sai come si chiamano queste?” chiese il biondo,
sfiorandole con una mano il piccolo spazio a forma di triangolo, tra la
base del collo e la spalla.
“No...” rispose lei in un soffio.
“Saliere di venere” la informò Tim,
riempiendole con del sale l'incavo di sinistra, così che il
pubblico potesse vedere meglio.
Rebecca prese il limone ed il bicchierino, colmo di liquido
trasparente; poi, senza staccare mai gli occhi da quelli di Tim, lo
fece inginocchiare davanti a sè, e gli portò alle
labbra il liquore.
Lui bevve, rovesciando indietro il capo e facendo schioccare la lingua.
Poi Tim si avvicinò a Becca, il busto tra le gambe di lei, e
le mani sui suoi fianchi.
Lentamente si strinse a lei, e prese a leccare il sale che aveva posato
sulla bianchissima pelle della ragazza che non riuscì a
reprimere un piccolo gemito di piacere.
A Rebecca e Tim sembrava di essere soli su quel palco, e si presero
tutto il tempo per dedicarsi l'uno all'altra finché la
ragazza prese il viso di Tim tra le mani, sistemò la fetta
di limone tra i suoi denti e lasciò che lui la mordesse,
piano, fino a trasformare il contatto in un sensuale bacio che lasciava
ben poco all'immaginazione.
La sala sembrava in trance: erano rimasti quasi tutti stupiti dalla
prova dei due, soprattutto quelli che sapevano che si conoscevano solo
da poco tempo. La loro intesa sembrava frutto di una conoscenza ben
più profonda: si muovevano come se si conoscessero da
tempo...incredibile.
Si staccarono per un attimo, giusto il tempo di guardarsi negli occhi,
come a chiedersi se fosse davvero necessario staccarsi.
No, non era necessario; perciò un secondo bacio, ancor
più sensuale e profondo del primo, suggellò la
vittoria, per acclamazione popolare, della loro coppia.
Rebecca si alzò dalla sedia e Tim la sollevò da
terra, facendola roteare per aria, prima di poggiarla a terra.
Presero applausi da quasi tutto il locale, capitanato da Veronica,
ovviamente.
Passarono tutta la serata a ballare, baciarsi, divertirsi e coccolarsi,
come se fossero soli, e non in mezzo ad una folla urlante.
Si salutarono quasi all'alba, davanti all'albergo di Becca.
“Addio Bianca!” disse Tim, baciandola con trasporto
e dolcezza.
“Addio Tim!” rispose lei, con un sorriso
soddisfatto dipinto sulle labbra.
Niente promesse, niente scambi di numeri che nessuno avrebbe chiamato.
Solo il ricordo di una nottata sorprendentemente divertente.
MILANO
– 2012
La ricerca di Yu e Strify terminò quando Tim, convinto che
le due ragazze non avessero capito le parole di Kiro, disse
“Forse mi sono sbagliato, dopotutto è passato
tanto tempo.”
Gli amici sembravano quasi più delusi di Shin che, nel
frattempo, aveva distolto gli occhi dalla ragazza mora che gli stava
seduta davanti.
“Beh...un modo per capirlo c'è...” disse
Becca a Nic, facendo un cenno al cameriere che le raggiunse all'istante.
Quando Marco arrivò Rebecca gli sussurrò qualcosa
all'orecchio, suscitando la curiosità di Veronica.
“Cosa gli hai chiesto?” domandò infatti
la bionda, non appena il cameriere se ne fu andato.
“Aspetta e vedrai.” rispose enigmatica Rebecca.
Dopo qualche minuto Marco si avvicinò al tavolo dei tedeschi
e posò sul tavolino, davanti a Shin, un bicchierino con del
liquido trasparente, un piattino con delle fette di limone ed una
saliera.
Tim allibì, alzò gli occhi, incontrando e
riconoscendo, finalmente, il sorriso della ragazza che gli stava seduta
di fronte.
“Bentrovata Bianca!” esclamò allora con
sicurezza.
“Ciao Tim!” rispose lei alzandosi, seguita a ruota
da Nic.
Si abbracciarono e salutarono, felici di ritrovarsi dopo tanto tempo.
Le due ragazze si unirono al tavolo, e furono presentate al resto della
compagnia.
“Beh, ne hai fatta di strada da allora: una volta non avresti
mai comprato in uno di questi negozi.” commentò
Rebecca facendo ridere tutti i presenti.
“Beh, ma ora è una star!”
commentò Veronica, come al solito tagliente.
“E voi? Che avete fatto in questi anni?”
domandò il bel batterista.
“Oh, tante cose!! Ad esempio io mi sto per
laureare.” rispose la mora.
“Cavoli, complimenti...in che cosa?” chiese Strify.
“Lingue...inglese, spagnolo e...” una lunga pausa,
durante la quale Nic cercò di non strozzarsi a furia di
reprimere risate.
“Tedesco.” concluse infine Rebecca.
Kiro si diede una manata in fronte...come al solito aveva fatto una
figuraccia.
Ma a Tim e Rebecca non importava...nessuna promessa, eppure il destino,
se vuole mettersi d'impegno, ce la fa sempre...serendipity lo chiamano,
no?
N.d.a.
Ecco qua la seconda parte della shot. Prima o poi riuscirò a
scriverne una che si conclude davvero in una volta sola, che dite?
Domanda: chi sa cosa c'è al 71 di Friedrichstraße
a Berlino e qual'è il bar dove si trovano a Milano? Vi do un
indizio? If style is war...these are its battlefields!
Un grazie smisurato
a Dying Atheist,
che ha aggiunto Tequila tra i preferiti; a _Crystal_Heart_,
che è arrivata alla fine, e mi ha reso felice
all'inverosimile dicendo che ho azzeccato i caratteri; ed a Chemical Lady che,
come tutti noi che siamo passati da Berlino, ci ha lasciato una parte
di fegato. Fatemi sapere che pensate della fanfiction nel suo
complesso, e ancora grazie di tutto.
Un ringraziamento sincero anche a tuuuuuuuuutte le persone che hanno
anche solo letto...grazie, grazie, grazie!!
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