Storia di una colorata gatta nera

di silverbow
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I primi mesi della mia vita furono meravigliosi,stavo ogni giorno con i miei fratelli e mia madre,avevo imparato a camminare,e poi a correre,era tutto così perfetto. Mi sentivo libera e "piena". Ma fu tutto inghiottito in un solo giorno. Ricordo perfettamente,e a volte ho paura che quei ricordi inghiottano anche me. Pioveva,a dirotto. Mi svegliai,dei goccioloni di pioggia mi stavano bagnando la pelliccia. Aprì piano gli occhi,non capendo cosa stesse succedendo. Confusa,mi alzai,cominciai a miagolare,ma non ottenni nulla. Mi girai intorno,accorgendomi che il mondo visto tempo prima era solo una terribile illusione. Mi avvicinai al ciglio della strada. Distinsi una sagoma di un gatto nero. Poi,mi accorsi della macchia bianca sul petto. Non capivo. Non avevo mai visto la morte,prima. Pensai si fosse addormentata. Così corsi da lei. Le diedi dei colpetti sul muso con la testa,ma non si muoveva. Provai e riprovai. Improvvisamente vidi venire su di me dei grandi animali,con degli occhi che illuminavano tutto. Erano veloci. Cercai di mettere in salvo mia madre. La portai spingendola piano verso un lato della strada,dove quegli strani esseri,che poi scoprì essere stati inventati dagli uomini, non correvano. Non mi resi conto di quanto fu inutile. Continuava a non muoversi.Immobile. Mi accucciai vicino a lei. Stesi tutto il pomeriggio,anche la notte,con lei;per fortuna aveva almeno smesso di piovere. Le volevo così bene. La mattina dopo quel terribile giorno,fnalmente capì. La abbandonai lì. E scappai. Corsi ,velocissima,non sapendo neanche dove stessi andando. Trovai dei grandi recipienti pieni di...cibo? Avevo visto mia madre cercare qualche volta in uno di quei cosi. Ero affamata. Con un salto riuscì a saltarci sopra. Trovai dei resti di pesce,io e i miei fratelli li avevamo mangiati spesso. Non vidi più neanche loro,da quel giorno. Quel poco già bastò per sfamarmi. Avevo capito che dovevo cavarmela. Da sola. Dovevo essere forte. Così cominciai a vedere in modo completamente diverso da prima. Ero solo una povera gattina nera,sola e impaurita? No. Decisi di non essere più nera. Decisi di essere di tutti i colori,e ogni tonalità si sarebbe aggiunta a poco a poco,vivendo,osservando. Fu anche così che il nero cominciò ad essere il colore che preferivo,capì che in qualche modo,anche se sembrava così morto,cupo, e triste era magnifico. Mi rispecchiava.




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