CERCANDO MILES
Sapevi che c'era qualcosa che non andava.
Miles sarebbe già dovuto essere di ritorno.
Eri teso, tesissimo, ma cercavi di non darlo a vedere. C'era Connor accanto a te.
Fissavi il fuoco e ti tormentavi le mani. Ma il pensiero era sempre lì, fisso.
Miles che non era ancora tornato.
- Danno di matto per niente, - aveva detto a un certo punto Connor,
vedendo Charlie e Rachel mettersi in cammino per andarlo a cercare. -
Miles sa badare a sé stesso.
Non avevi saputo cosa rispondere. Il tono di sufficienza di Connor ti aveva dato fastidio.
Perché, in realtà, tu stavi dando di matto più di loro.
Ti sei sentito stanco, stanco di fare quello che se ne frega di tutto e a cui non importa niente di nessuno.
Di Miles ti importa. Ti importa, eccome.
Non potevi neanche immaginare di andartene a dormire tranquillo senza
lui al tuo fianco. Tutta una serie di ipotesi terribili avevano
cominciato a frullarti nella testa. E se fosse ferito? Se lo avessero
preso, se fosse in pericolo...? Se fosse...
No, cazzo, non potevi restartene con le mani in mano. Avevi esitato un po' nel dirglielo:
- Vado con loro. Resta qui.
Ti eri alzato. Connor ti aveva guardato quasi sfottendoti. Sai benissimo cosa aveva pensato, in quel momento.
"Fai quello spietato e determinato che va avanti come un carrarmato,
ma non appena Miles sparisce tu ti metti a tremare come una ragazzina
spaventata..."
Lo avevi guardato solo per un attimo, una frazione di secondo, ma in
quel breve, brevissimo istante, quello stronzo di tuo figlio era
riuscito a metterti in mutande, scoprendo tutto quello che pensavi di
aver nascosto così bene, smontando quel castello di bugie che ti
eri costruito attorno per nascondergli la verità... Che ami
Miles più della tua stessa vita, che è l'unica persona in
tutta la tua vita per cui tu abbia mai provato amore, amore vero...
Gli avresti dato un cazzotto in faccia, quando sorridendo Connor ti aveva detto quella frase:
- Va' a cercare il tuo fidanzato...
Sempre con quello stupido sorriso. Cosa cazzo ne sapeva lui..?
Ti eri sentito andare a fuoco, per un attimo, e avevi anche abbassato
lo sguardo, stringendo i pugni. Magari più tardi ne avreste
discusso, ma non in quel momento.
In quel momento, l'unica cosa di cui ti importava era trovare Miles. E fanculo Connor, fanculo quello che pensava.
Ti eri allontanato e avevi raccolto in fretta le tue cose, in ansia per
Miles e contrariato dal tasso di stronzaggine pericolosamente alto che
- non potevi non riconoscerlo, e questo ti dava ancora più fastidio - tuo figlio aveva inevitabilmente ereditato da te.
Ti ritrovi a perlustrare boschi e strade, sperando di trovare una
traccia, un segnale, qualcosa, qualunque cosa che possa portarti da
lui... E più non lo trovi, più ti senti andare in pezzi,
ma non puoi neanche lasciarti andare allo sconforto perché hai
sempre quello stupido terzo incomodo, dietro, quella puttana ipocrita
di Rachel... Avresti preferito andare in perlustrazione con Charlie,
potendo scegliere, almeno è dotata di senso pratico e non rompe
i coglioni quanto sua madre.
Una vocina dentro di te ti irrita leggermente, è quella che dice sempre la verità.
Tu odi Rachel perché ti senti
in competizione con lei, vi state litigando l'amore di Miles come due
adolescenti in calore e la possibilità che lui possa scegliere
lei e non te ti fa andare ai matti... Sei proprio una checca isterica,
guardati!
Hai affrettato il passo. Hai sentito Rachel, dietro di te, fare
lo stesso. Non vuoi camminare al suo fianco, ti scoccia troppo.
Preferisci lasciarla indietro e fingere che non esista neppure.
Miles, Miles, Miles. Concentrati su Miles. È questa la cosa importante.
Eppure non puoi fare a meno di pensare a come tutto sia precipitato, da quando lei si è messa in mezzo.
Quando ti sei risvegliato, dopo essere stato quasi ucciso, e te lo sei
ritrovato davanti, con quel sorriso... Ti sei sentito morire di
felicità, hai pensato che finalmente sarebbe potuto esserci un
nuovo inizio per voi due, di nuovo insieme come ai vecchi tempi, voi
due soltanto, fianco a fianco, giorno e notte, come una cosa sola... Come siete sempre stati. Una
cosa sola. Miles fa parte di te e tu fai parte di Miles. Cosa saresti,
senza di lui? Niente. Non saresti niente, lo sai. Hai bisogno di lui.
Ne hai sempre avuto. Dio solo sa quanto avresti voluto tenerlo con te,
abbracciarlo forte e dirgli che lo ami, invece di perdere tutto quel
tempo in quella stupida guerra inutile, nata da un malinteso... Non
puoi stare senza di lui, e non puoi neanche pensare di condividerlo con
qualcun altro. Miles è tuo, punto. Solo tuo.
Per questo, ora ti dà fastidio dover condividere l'ansia della
ricerca con una stupida idiota che non sa niente di lui. Con che
diritto pretende di poterlo amare? Non lo conosce neanche. Non come lo
conosci tu.
Diventi più nervoso, man mano che questi pensieri affiorano
nella tua mente. E così alla fine glielo sputi in faccia, quello
che pensi, perché non ce la fai più a tenertelo per te, e
vorresti solo che si togliesse di torno e ti lasciasse cercare Miles in
santa pace. Fanculo. Lei ovviamente ti risponde, e ti ferisce. Ti
dipinge come un bambino egoista con una carenza d'affetto incolmabile
che non desidera altro che trascinare Miles a fondo, in mezzo a quel
fango che sembra essere l'unico destino possibile per sé e
per i suoi capricci.
Litigate, la spintoni, la baci anche se non ti piace affatto, ma lo fai
perché sai che le dà fastidio da morire e dopo
sarà più remissiva e non ti scasserà più le
palle con le sue questioni inutili. Ti vergogni di quanto in basso puoi
cadere quando sei arrabbiato, ma non puoi farne a meno. Sei sempre
stato anche marcatamente misogino. Quando la tenevi prigioniera, per
farti restituire la fottuta elettricità, usavi il sesso come una
specie di punizione, per rimetterla al suo posto e ricordarle chi
comandava. Non ti piaceva, non ti piaceva affatto. La tua era
frustrazione. Perché quando andavi a letto la sera, faticavi ad
addormentarti in un letto vuoto. Perché non c'era più
Miles accanto a te, e stavi impazzendo di dolore. E non ti restava che
giocare al piccolo despota, tirando fuori il peggio di te,
perché tanto avevi perso tutto - insieme a Miles, avevi perso
l'umanità - e senza Miles non valeva la pena andare avanti.
Lo vuoi, lo vuoi anche adesso; la paura che gli sia successo qualcosa
ti sta facendo tremare dentro, e non sopporti di perdere tempo a
litigare con Rachel. Una parte di te si vergogna, per quella scenata di
gelosia.
Proseguite insieme per forza di cose, ma non vi scambiate più neanche una parola.
Finché non ritrovate la giacca di Miles. Sporca di sangue.
- Quello è sicuramente il sangue di qualcun altro, non--
Cerchi di minimizzare, ma Rachel ti smonta subito.
- No... È sulla parte interna.
Senti il tremore diventare più forte. Se non stessi per collassare, le urleresti di starsene zitta, ma lei continua:
- È troppo sangue... - "Non può avercela fatta", è
il seguito della frase, ma tu non vuoi sentirlo. Stai troppo male per
prendertela con lei, e ti rendi conto che sarebbe inutile e patetico.
Non è colpa sua, in fondo. Sta male esattamente come te, ed
è per questo che ti inginocchi accanto a quel mucchietto di
stoffa sporca, e cerchi di smozzicare un tentativo di rassicurazione.
- È il più tosto figlio di puttana che conosco, lui-- - e
giù tutta una serie di parole che servono a rassicurare
più te stesso che lei. E lei lo capisce, ti dà ragione
quasi stancamente. Sa che stai tremando dentro, lo vede benissimo, non
sei per niente convincente. Odi sentirti così scoperto, prima
Connor e ora lei... Non vuoi che gli altri sappiano cosa provi. Solo
Miles può farlo, solo Miles, Miles...
Ti alzi in fretta e ti volti, prosegui a caso, vuoi allontanarti da
Rachel perché non veda che ti si sono inumiditi gli occhi. Stai
per scoppiare a piangere come un bambino. Quella maledetta giacca ha
cambiato le carte in tavola. Lo sai benissimo anche tu che è
quasi impossibile sopravvivere ad una perdita di sangue del genere. Hai
paura.
Hai paura, per questo cadi a sedere su un tronco caduto e ti metti a
singhiozzare, la testa tra le mani, e pazienza se Rachel ti
vedrà. Non ce la fai più, hai bisogno di sfogarti, di
rilasciare quella tensione che ti sta massacrando.
Ti prego, fa' che non gli sia successo niente, ti prego, ti prego... Cosa
preghi, non hai mai creduto in niente. Ma non puoi accettare una cosa
del genere, non puoi concepire l'idea che a Miles sia successo qualcosa
e tu non eri là con lui, non avresti dovuto lasciarlo andare,
lui e le sue stupide iniziative da pistolero solitario, fanculo! La
paura ti sta divorando. Vuoi trovarlo, lo vuoi con tutta l'anima. Vuoi
trovarlo e aiutarlo e rimetterlo in sesto, vuoi riaverlo con te sano e
salvo. Continui a piangere, però, perché ti trovi in un
vicolo cieco e non hai la minima idea di dove altro cercare.
I passi di Rachel dietro di te. Fanculo un'altra volta, non puoi neanche startene un attimo per fatti tuoi a scaricarti...
- Bass... Bass, lo troveremo...
L'unica cosa che ti trattiene dal mandarla a quel paese è il suo
tono, non l'ha mai usato con te. Sembra che voglia davvero consolarti,
non quello sciatto tentativo che hai fatto tu prima.
- Hai ragione. Tu lo conosci meglio di me. E lo ami più di
chiunque altro. E anche lui ama te, lo so. Non hai mai guardato nessuno
come guarda te, non ha mai mostrato così tanto affetto come con
te... - La voce di lei si incrina. - Neanche con me.
Tiri su con il naso, ti asciughi le guance con la manica del giubbotto.
Ti bruciano gli occhi. Rachel è ancora dietro di te, ti sta
parlando.
- Non hai bisogno di essere geloso. Sceglierà sempre te. Lo ha
sempre fatto, e continuerà a farlo. Lo so benissimo. Per questo
non devi preoccuparti. Smettila di considerarmi una minaccia,
perché non lo sono. Ti sei mai accorto di come si ostina a
proteggerti, di come ti segue sempre con lo sguardo, come se avesse
paura anche solo per un attimo di perderti di vista? Io sì.
Pausa. Non rispondi. Non sai cosa dire.
La senti avvicinarsi. - Ti sto aiutando a cercarlo perché gli
voglio bene, e anche Charlie gliene vuole. Ma lo so benissimo che
quello che c'è stato tra di noi è stato solo una
parentesi. Per lui... Ci sarai sempre e solo tu. Ho dovuto farmene una
ragione, sai. - Un'altra pausa. - Ama te. Punto.
Ti tende una mano. Ha gli occhi leggermente arrossati. Non dev'essere
stato facile, per lei, raccontarti quelle cose. Ti ammorbidisci. Ti
dispiace essere stato così duro, con lei, prima. Glielo dici.
- Be', adesso pensiamo a trovarlo, va bene? - risponde, cercando di alleggerire la situazione. - Sbrighiamoci.
Proseguite, ma Miles ancora non si trova.
Quando tornate all'accampamento, scoppi a piangere di nuovo, lontano dagli sguardi degli altri.
Sono passati due giorni, ma sulla tua faccia è come se fossero
vent'anni. Non mangi, di dormire non se ne parla neanche; passi giorno
e notte a girare come una trottola, riperlustrando la zona in modo
ossessivo, convinto che ti sia sfuggito qualcosa. Sei sempre più
a pezzi. E Connor, che non fa che ripeterti che "dopo due giorni Miles
sarebbe sicuramente tornato, se avesse potuto",
sottintendendo neanche troppo velatamente che a quest'ora di certo
sarà già morto, non ti aiuta di certo. Ti passano per la
mente immagini orrende, ma non ti vuoi arrendere. Ti chiedi dove sia,
se stia bene, se sia ancora cosciente. Potrebbe
stare benissimo, e magari stare cercando un modo di tornare indietro,
ma
a te vengono in mente solo le ipotesi più spiacevoli. Ti senti
come una stucchevole protagonista di soap opera, quando lo dici, ma lo senti, lo senti che è vivo, e l'ultima cosa che farai sarà abbandonarlo.
Miles è tutto quello per cui vivi. E fosse anche l'ultima cosa
che farai, devi assolutamente trovarlo e accertarti che stia bene. Le
parole di Connor continuano a ballarti nel cervello in una danza
assillante, devi lottare con tutto te stesso per tenerle fuori,
perché altrimenti scoppieresti a piangere ad ogni passo e questo
non aiuterebbe nessuno, tantomeno Miles. Devi essere forte, tener duro
finché non lo troverai. E poi, quando sarà al sicuro e in
salvo, potrai anche farti prendere da un sano e liberatorio attacco
isterico. Te lo sei meritato, in fondo.
Cerchi di confortarti da solo, ti ripeti frasi come "È
vivo, sta bene, sta solo aspettando che io lo vada a prendere, al
massimo si sarà storto una caviglia, che ne so, o magari
è scappato senza guardare dove andava e si è perso...",
e continui a camminare. Ti fermi a bere un sorso d'acqua, sono
ore che cammini. Vorresti chiedere aiuto, ma se anche avessi qualcun
altro con cui cercare, non apporterebbe poi chissà quale
giovamento alla situazione.
Sospiri. Non avresti dovuto fermarti. Quel maledetto nodo in gola è tornato a tormentarti, e--
C'è stato un rumore strano. Veniva da vicino. Sembrava
un'esplosione, ma non ne sei sicuro. Almeno, finché non vedi una
colonna di fumo ergersi in lontananza, più o meno in quel punto
dove hai trovato i resti di quello che sembrava un salotto. Cominci a
correre.
In un decimo di secondo, il cuore ti schizza in gola, quando da lontano
lo riconosci, malridotto e sporco e acciaccato, mentre si trascina sul
bordo di un buco che ha risucchiato tutto il pavimento - era lì, allora? Non potevi vederlo, perché la
parete adiacente era crollata, come una lastra, e l'aveva coperto. Era
sempre stato lì, dannazione, ci hai camminato sopra e l'hai
oltrepassato un centinaio di volte, e lui era lì sotto di te,
maledizione, come hai fatto a non pensarci-- - e subito ti
affianchi a lui, preoccupato, lo chiami, lo tocchi, vuoi vederlo in
faccia, vuoi sentirlo parlare, hai avuto così tanta paura che
quel ritrovamento improvviso ti sembra un cazzo di miracolo...
- Miles? Miles! Miles, come stai??? - lo sollevi leggermente, lo fai
voltare, sdraiare supino sull'erba. La sua camicia, una volta bianca,
è ormai rossa, impregnata di sangue. Ti senti morire. Ma poi
pensi che è sveglio, ed è un buon segno; devi portarlo a
casa, devi farlo visitare da un dottore, devi--
- Ehi... - Miles tossisce. Cenere, polvere, terra, intonaco: la sua faccia sembra una tavolozza, tanto è sporca.
- Va tutto bene, adesso ce ne andiamo a casa, ok? - Ti trema la voce,
ma non puoi cedere proprio adesso. Sei felice di riaverlo lì con
te, ora devi prenderti cura di lui, forza. Lo aiuti a rimettersi in
piedi, un'impresa; lo accompagni fino al carro, lo fai sdraiare. Miles
non riesce a mettere un piede davanti all'altro e ha la febbre alta. Lo
fai bere. Quando quella brutta ferita sarà pulita e medicata, ti
dici, starà subito meglio. Miles ha la pellaccia dura, e non
mollerà. Non mollerà, no, non ora che è lì
con te; allunga una mano e sfiora la tua e in quel momento, anche se
non vorresti, gli occhi ti si allagano di lacrime.
- Ti amo, andrà tutto bene, - gli dici, cercando di trattenerti per non farlo preoccupare.
Gli dai un bacio, e poi parti al galoppo alla volta di Willoughby.
Miles si riprende in fretta, grazie alle cure tue e di Gene, che ha fatto un ottimo lavoro.
Sei sempre accanto a lui, gli porti da mangiare e da bere e te ne stai
seduto accanto al suo letto a vegliarlo quando dorme, pronto ad
esaudire ogni sua richiesta, cercando di alleggerirgli la convalescenza
in ogni modo.
Ogni tanto, quando esci a fare due passi in corridoio, o nel prato
spelacchiato che circonda la casa, per sgranchirti le gambe, incroci lo
sguardo dubbioso e perplesso di Connor, ma non hai voglia di metterti a
discutere. Ti stai riprendendo anche tu, non ti va di impegnarti in
discorsi troppo seri, adesso.
Prima o poi gliene parlerai, non hai altra scelta. Solo che non te la
senti di farlo ora, non sei pronto. Torni da Miles, a controllare se
sta bene e se ha bisogno di qualcosa.
Sonnecchia, ma si sveglia quando ti sente entrare.
- Buongiorno, - gli dici, con un accenno di sorriso, e speri che oggi
sia cosciente. La febbre ormai si è abbassata, e muori dalla
voglia di fare due chiacchiere con lui. Hai bisogno di sentire la sua
voce, di prendere la sua mano e di dimenticare tutto quanto.
Soprattutto, hai bisogno di dirgli quanto lo ami. Di guardarlo negli
occhi e giurargli che sarai sempre al suo fianco, sempre, finché
vivrai.
Miles è lucido, e ti guarda con un'espressione affettuosa che ti
scioglie le ginocchia - per fortuna che hai la sedia, dietro di te.
- Ehi... Come segugio fai veramente schifo, - ti dice, e ride, con
prudenza, per non far saltare i punti che gli hanno messo. Allunga una
mano, la sua mano ruvida e grande e calda, per farti una carezza sulla
guancia.
E in quel momento, non sai perché, forse per il modo in cui ti
guarda o per la tenerezza con cui ti tocca, senti di nuovo risalire
quelle lacrime bastarde che hai trattenuto tanto. Sei felice,
vergognosamente felice di averlo lì. Miles se ne accorge e ti
accarezza ancora, poi scende a prenderti una mano, la imprigiona nella
sua, ti chiede cos'hai, e tu in tutta risposta abbassi la testa e
cominci a piangiucchiare in silenzio.
Trattiene la tua mano, ti attira a sé e con l'altra mano ti
scompiglia i capelli, gli piace farlo, "Ehi", ripete, e tutto quello
che riesci a fare è allungarti verso di lui e abbracciarlo
forte, fanculo l'autocontrollo. Singhiozzi contro la sua spalla come un
disperato, mentre ti accarezza i capelli e ti bacia, ti sussurra
qualcosa per sdrammatizzare, ti tiene stretto stretto e piano piano il
suo profumo e il suo calore ti calmano, come sempre, Miles è
sempre stato l'antidoto a tutti i mali. Quando ti stacchi da lui, ti
affretti ad asciugarti con il dorso della mano, tiri su con il naso, e
lui continua ad accarezzarti, a tenerti vicino.
- Che cosa sarei senza di te-- - doveva
essere una domanda ma hai sbagliato l'intonazione, hai ancora il
maledetto nodo in gola che si mangia gli accenti le pause le virgolette
e i punti di domanda, come un tritatutto affamato di sentimenti. Miles
è lì, ti guarda, capisce e non ti giudica, conosce ogni
tuo più intimo pensiero, sa benissimo come hai reagito, come se
avesse potuto vederti, in quei giorni. Ti accarezza, dolce, ti parla
con calma, vuole rassicurarti.
- Quello che sarei io senza di te, - dice, guardandoti negli occhi arrossati. - Niente.
E non vorresti ma ti metti a piangere di nuovo, però stavolta
ridi - è quel meraviglioso attacco isterico che volevi
concederti da giorni - e vi abbracciate forte e ti senti di nuovo vivo,
tra le sue braccia, ti senti di nuovo a casa.
- Ti amo, pazzoide, - ti dice Miles, coprendoti di baci.
- Ti amo anch'io, Miles, ti amo da morire, - gli rispondi, e resti nel
suo abbraccio per tutto il tempo che ne avete bisogno, tutti e due.
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