Psycho Circus

di Hermione Weasley
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Psycho Circus.

Parte 1/4
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La verità è che Sylar non sa giocare a carte.
Certo, conosce un paio di giochi base, giusto i fondamenti di tal nobile passatempo, ma niente più: sua madre amava trascorrere così la domenica mattina, non appena di ritorno dalla messa (a cui, ovviamente, si trascinava dietro anche il piccolo Gabriel).

"Hai sbagliato di nuovo," annuncia Adam con voce solenne.
"Non puoi calare una regina di cuori, ti stai sputtanando la mano."
La sua voce è bassa e annoiata.
Non è stato Sylar ad insistere perché il tempo venisse speso in quel modo.
"Possiamo anche smetterla," ribatte l'altro, senza nemmeno alzare gli occhi sul quadricentenario che gli siede davanti.
Sta solo fingendo di giocare a carte, la sua mente è altrove, non di certo intenta a seguire mosse e tattiche incomprensibili su quel sudicio tavolo.

"Se non avessi così tanta esperienza alle spalle," riprende poco dopo il biondo, fissando attentamente lo sguardo sulle proprie carte (una mano a dir poco penosa!), "direi che stai pensando ad una donna."
Richiude il mazzo con un gesto secco, decidendosi - finalmente - a guardarlo. Non è sorpreso di notare che Sylar sta guardando da tutt'altra parte.
Nella più rosea delle ipotesi, tenendo un ritmo del genere, imparerà il poker dopo circa settant'anni di pratica. O almeno è la stima che ad Adam sembra più congeniale in quel preciso momento.

"Avevi detto che se giocavamo potevamo stare zitti," fa notare Sylar con acido sarcasmo. Stanno ammazzando il tempo e la sua supportazione: per quanto lo riguarda potrebbero anche stare in silenzio in fissa del niente in attesa che gli altri arrivino.
Non possono portare a termine la missione da soli.

"E dai, andiamo, Psycho!" Sbotta di colpo, mettendosi a ridere.

Sylar lo fissa e avrebbe voglia di schiacciarlo così come si fa con un insetto molesto. Ma ha bisogno di lui per quella precisa operazione, e non intende mandare all'aria il lavoro di mesi per scarsa pazienza.

"Nessuna donna," si decide a dire infine.
"Nessuna?" L'espressione sul volto di Adam è indecifrabile.
"Non sarai mica gay? Omosessuale? Ai miei tempi quelli come te venivano bruciati sul rogo," il tono è vagamente sarcastico, eppure non sta mentendo.
"Nessun donna o uomo, così va bene?"
La voce gli esce più stizzita e seccata del dovuto, ma non se ne pente.
L'atteggiamento paternalistico che gli rivolge riesce a dargli il voltastomaco. In cuor suo è estremamente convinto del fatto che Adam sia l'esempio lampante di tempo mal utilizzato.
Si può vivere quattrocento anni e avere il cervello di un ragazzino di tredici in preda a svariate tempeste ormonali?

Evidentemente sì.

"Sei frigido, dunque," l'immediata conclusione è quella.
"Perché non eunuco?" Gli propina a sua volta, fulminandolo con una sola occhiata.
"Sei un eunuco?"
Il volto di Adam is contrae in una smorfia sofferente, prima che scoppi a ridere di punto in bianco.
"Cristo santo," esclama incredulo, "deve fare un male del diavolo!"
"Taci Monroe," è la serafica risposta dell'altro.
"Non mi piace esser chiamato per cognome. E' Adam."
"Taci Adam."
"Esattamente, visto? Facile, no?"





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