Normal people have no idea how beautiful the darkness is

di Malinconica
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“Quale razza mai di angelo potevo essere io, in mezzo a un cielo che non era fatto per essere il mio.” Era questo che pensava ogni volta Erik. Ogni volta che vedeva nuovi amori sbocciare nel suo teatro, poi raccontanti dalle ballerine eccitate e affamate di nuovi pettegolezzi. Ogni volta che vedeva la gente correre per allestire una nuova opera che il suo teatro avrebbe accolto, persone normali che si scambiavano piú chiacchere inutili piuttosto che informazioni su come gestire la sceneggiatura. A lui sembravano tante formiche in un formicaio. E lui da qualche tempo aveva preso il ruolo del ragazzo cattivo che guarda quel formicaio e i suoi abitanti con aria arrogante, mentre decideva come e quando distruggere il tutto. Cosí, tanto per vedere come quei luridi insetti se la sarebbero cavata in una situazione disperata. La stessa situazione che era capitata a lui anni prima. Quando tutti potevano chiaramente vedere il "Figlio del Diavolo" senza peró indovinare che lui era in realtá un angelo. Un angelo al quale avevano strappato le ali, costringendolo ad allontanarsi dai suoi simili, a vivere una vita d' inferno, essendogli stato negato il Paradiso. Peró quell' angelo caduto aveva avuto la forza di rialzarsi e continuare, dimostrando a coloro che lo avevano sempre escluso che lui non si sarebbe mai rassegnato. Anzi, approfittando di essere stato destinato all' inferno, aveva avuto l' occasione per dimostrare quanto era potente. Potente perché lui si era rialzato quando, e di questo Erik ne era certo, nessun' altro avrebbe trovato la forza di riuscirci. Nessuno perché nessuno era come lui. E per questa sua forza d' animo era stato ricompensato: un altro angelo, proveniente dal Paradiso, era venuto a raccoglierlo dall' inferno in cui si trovava, donandogli ali nuove affinché alche lui potesse godere dei benefici di cui era sempre stato privato. Quell' angelo aveva un nome ben preciso: Christine. Ma lei aveva commesso un errore. Le ali regalate a Erik erano provvisorie. Infatti, come Icaro si é avvicinato troppo al sole per poi precipitare, anche lui si era spinto troppo oltre. Aveva osato troppo. E, quando si era avvicinato troppo alla felicitá essa, come il sole di Icaro, aveva sciolto le sue ali. E di nuovo si ritrovava solo. Solo di una cosa poteva ancora essere certo: aveva un viso deforme, l' esistenza rovinata, le tenebre gli passavano attraverso il futuro, e le stelle attraverso l' anima.




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