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We Are Robin Hood
Non riesco ancora a crederci.
La mia mente continua a ripetermelo, ma il mio cuore cerca
in tutti i modi di non guardare in faccia la realtà.
La verità è che tu non ci sei più.
Gisbourne ti ha uccisa, ti ha piantato la sua spada nel ventre,
ti ha tolto la vita.
Non ti vedrò più.
Non mi specchierò più nei tuoi occhi azzurri, non vedrò più
il tuo sorriso luminoso, non immergerò più le mie mani nei tuoi lunghi capelli
morbidi, non congiungerò più le mie labbra alle tue.
Non ti potrò più guardare, toccare, baciare, abbracciare…
Tutto questo è miserabilmente finito.
Lui ti ha strappata via da me.
Sono qui, seduto sulla sabbia, davanti alla tua tomba.
Se chiudo gli occhi ho ancora la tua immagine fissa nella
mente, il tuo corpo senza vita, avvolto in quel vestito bianco, che lentamente
viene coperto dalla sabbia del deserto della Terra Santa.
Torno indietro con i ricordi e penso a quando ti ho rivisto
dopo cinque anni.
Bellissima.. pensavo di riconquistarti in fretta, ma così
non è stato.
Avevi detto che non saresti più caduta ai miei piedi, ma ti
sbagliavi…
Hai perfino abbandonato all’altare Gisbourne per tornare da
me…
Ho visto la luce che illuminava i tuoi occhi quando ti ho
chiesto di sposarmi nella Foresta di Sherwood.
Eri felice, come lo ero io.
Ora non lo sono più, perché tu, Marian, non sei più al mio
fianco.
L’immagine di noi due legati schiena contro schiena in mezzo
al deserto è ancora viva nella mia mente.
Il momento in cui ci siamo reciprocamente scambiati le nostre
promesse di matrimonio è ancora vivo in me. Il cuore, se ci penso, batte ancora
come un tamburo. Come in quel momento.
La tua voce sicura mi risuona ancora nelle orecchie:
“Io, Marian, prendo te, Robin di Locksley, come mio sposo.
Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in
malattia, in ricchezza e povertà, finchè morte non ci separi”
Poi siamo tornati in città, insieme al re. Ti ho perso di
vista per un attimo e questo non me lo perdonerò mai.
Perché se fossi stato più attento, tu a quest’ora saresti
ancora viva.
Invece quando sono arrivato nella piazza deserta, ho visto
prima il corpo del re a terra, ferito ad una spalla, poi il tuo.
Posso giurare che il mio cuore ha smesso di battere.
Vederti li a terra, con quella maledetta spada conficcata
nel tuo ventre è stato troppo.
Mi sono avvicinato velocemente a te.
Eri preoccupata per il re, non ti eri neanche resa conto che
Gisbourne ti aveva ferita a morte.
Mi voltai per un attimo supplichevole verso Djaq, ma il suo
sguardo mi fece solo spuntare nuove lacrime dagli occhi. Non c’era niente che
potesse fare per salvarti, era finita.
Te ne rendesti conto anche tu, ma questo non ti tolse il
sorriso.
Mi dicesti solo che mi amavi e che lo avresti fatto per
sempre.
Io volevo stringerti forte a me, ma non ci riuscivo, avevo
paura di farti male. Continuavo ad accarezzarti i capelli e le guancia, mentre
nuove lacrime mi inondavano gli occhi.
Buffo, io piangevo e tu no.
Rinnovammo le nostre promesse, questa volta con l’anello del
re e la sua presenza come testimone.
Ti baciai.
Poi ti strappasti la spada dal ventre urlando forte per il
dolore, mi fissasti negli occhi e mi sussurrasti: “Ti amo marito mio”
Io ti risposi con un semplice: “Ti amo moglie mia”.
Furono le ultime parole che udisti, perché poi la mano che
stringevo forte tra le mie divenne inerte e i tuoi occhi, i tuoi magnifici
occhi azzurri, si chiusero. Per sempre.
Mormorai il tuo nome alcune volte, poi mi resi conto che non
c’era più nulla da fare.
Te ne eri andata.
Eri morta.
La tua vita si era spenta.
Prendo un sasso tra le mani e lo scaglio lontano.
Il dolore per la tua perdita è forte. Vorrei trovarmi faccia
a faccia con Gisbourne per ucciderlo, voglio farlo soffrire, voglio fargli
patire le pene dell’Inferno. Voglio vendicare la tua morte. Abbasso lo sguardo,
sconfitto.
Questo non ti riporterà da me, non ti riporterà in vita.
La sua morte non sarà il riscatto per la tua.
Mi sento incapace di reagire. Non ce la faccio.
Non riesco ancora a rendermi conto che tu non ci sarai più.
Che tu, la dolce e forte Marian, non sarai più al mio
fianco.
“Padrone…” la voce di Much mi fa alzare lo sguardo.
“Dimmi”
“Sono ore che siete fermo su quel masso, venite via….”
“Voglio restare solo”
“Capisco come vi sentite, padrone. Però sono convinto che
lei non vorrebbe vedervi ridotto in questo stato…” non lo faccio finire di
parlare, mi alzò di scatto e gli tiro un pugno in pieno volto.
Il corpo del mio servo più fedele, nonché amico cade a
terra. Senza una parola si porta la mano vicino al naso che lentamente ha
iniziato a sanguinare. Non mi guarda con odio, non mi guarda con disprezzo, ma
non lo fa neanche con compassione. Mi fissa solamente.
“Se questo vi può far sentire meglio” dice alzandosi e
spalancando le braccia. Continua a fissarmi, per vedere una mia reazione, ma io
non faccio nulla. Lascio cadere le braccia lungo ai fianchi e abbasso lo
sguardo. Non riesco neanche più a sostenere il suo.
Sono distrutto dal dolore.
Senti altri passi avvinarsi, non alzò gli occhi, tanto so
già chi sono: Will e Djaq, Alan, Little John.
Si sono fermati dietro a Much e mi guardano, sento le loro
iridi su di me.
“Noi Siamo Robin Hood” la voce del mio ex servo è decisa e
fiera.
“Noi Siamo Robin Hood” John ripete la stessa frase sicuro.
“Noi Siamo Robin Hood” anche Alan la dice, la sua voce non è
debole, ma è forte.
“Noi Siamo Robin Hood” Will e Djaq la pronunciano insieme, le
loro voci si fondono.
Alzò lentamente lo sguardo e lo incrocio con i loro. Sono
tutti di fronte a me.
Guardo i loro volti, segnati dal caldo, dal sole, dalla
fatica e dal dolore, ma le loro espressioni sono sicure.
“Avete detto cosi, padrone. Noi siamo Robin Hood” Much si
avvicina tendendomi la mano, “Io credo in quello che abbiamo detto, io voglio
essere Robin Hood. E voi? Volete tornare a giudarci, oppure volete restare qui
a tormentarvi?”
“Sappiamo quanto l’amavi, Robin” la voce di John è burbera,
però allo stesso tempo dolce, “Anche lei ti amava profondamente. La sua morte è
stata ingiusta, ci soffriamo tutti. Però non ci possiamo arrendere, non
possiamo dargliela vinta”
“Noi siamo Robin Hood” dissero ancora Alan, Will e Djaq
avvicinandosi.
La mano di Much era ancora tesa verso di me, il palmo verso
l’alto. Lentamente alzai il braccio destro verso di lui, lo stesso che prima
avevo usato per colpirlo, lo guardo in volto e il suo sguardo mi trasmette un
po’ di forza.
Solevo del tutto il braccio e afferrò la sua mano, lui me la
stringe forte e mi attira verso di lui.
Io non mi tiro indietro, lo abbraccio, ho bisogno di un
sostegno.
Quando Marian è morta, non mi ero lasciato avvicinare da
nessuno, ma ora quel gesto affettivo di Much mi è di grande aiuto.
Piango, nuove perle salate invadono i miei occhi, ma non me
ne vergogno. Il mio ex servo mi stringe più forte, dopo un secondo anche gli
altri si avvicinano e tutti insieme ci abbracciamo, come per darci conforto
l’uno con l’altro.
Hanno ragione, non mi posso arrendere.
Non devo.
Non posso.
“Noi siamo Robin Hood” sussurro, poi mi allontano da Much e
guardo gli altri negli occhi, stringo i pugni e alzò lo sguardo. A testa alta
dico fiero, convinto, sicuro: “Noi siamo Robin Hood”.
Sul viso dei miei amici nasce un lieve sorriso, il primo
dopo quei maledetti giorni.
Un piccolo sorriso nasce anche sulle mie labbra.
Si, noi siamo Robin Hood e non ci arrenderemo.
Sposto lo sguardo sulla tomba di Marian, mia moglie.
Ti amo Marian, ti amavo, ti amo e ti amerò. Per sempre.
Spazio per me....
Spero che
questa ff vi piaccia, non è nulla di eccezionale, però mi
è uscita cosi.. e volevo pubblicarla... Ho immaginato cosi la
reazioni dei Robin, d'altronde non è facile perdere la persona
che si ama, soprattutto in una circostanza del genere. L'ho
immaginato un po' sconfitto e deluso, però poi ho pensato ai
suoi amici, che cercano di risollevarlo, ma che soprattutto gli fanno
ancora capire che credono in lui... e quella frase "We Are Robin Hood"
mi sembrava azzeccata. Bene, basta con le parole. Commentate, mi
farebbe molto piacere. Saluti, HiL
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