Capitolo 13
Capitolo 13:
Happy Ending
Via Martelli: una delle vie più turistiche di
Firenze, piena di persone, con i suoi negozi, le sue librerie e le sue
biblioteche. Senza contare che unita a via Cavour collega piazza San Marco a
Piazza Duomo.
Era proprio in quella via che il bus numero 17, in ritardo come al solito, aveva
lasciato Anna, Federico e Sveva, diretti al palazzo Medici-Riccardi, ovviamente
in quella stessa via. Cercavano di farsi notare dalla gente il meno possibile,
finché non giunsero in quel palazzo costruito in pietra che si mimetizzava
perfettamente con le altre costruzioni dei dintorni.
Thomas non era ancora arrivato. Stub gli aveva
detto di andare al Duomo, ma Thomas si era ricordato che l'appuntamento non era
lì, bensì in quel palazzo che decisamente dava meno nell'occhio del Duomo.
Quindi stava camminando il più velocemente possibile per arrivare. Non se la
sentiva di correre, avrebbe dato troppo nell'occhio, ed era importante per lui
mantenere l'incognito.
Finalmente arrivò, individuando subito i 3
soggetti, e andò da loro, chiedendo per sicurezza se fossero loro.
- Mi manda Geremia. - disse loro.
- Come facciamo ad esserne sicuri? - domandò
Anna. - Dov'è lui? -.
- Lui sta bene. - la rassicurò Thomas. - Devi
venire con me se vuoi rivederlo. -.
Anna lo guardò sospettosa. - Come faccio a
essere sicura che quello che mi stai dicendo è vero? -.
- Non puoi esserlo. - a che sarebbe servito
mentire? - Non puoi saperlo con certezza, amica. Puoi solo fidarti di me e del
biglietto che hai ricevuto. -.
Sveva era preoccupata, la sua paura e la sua
diffidenza trasparivano dagli occhi. Federico stava esaminando quello strano
ragazzo davanti a loro. Fu lui a dare la risposta. - E va bene... amico. - si
adeguò al suo modo di parlare. - Verremo con te. -.
Thomas sorrise. Metà del lavoro era già
fatto. Quindi si avviarono verso piazza Duomo: Thomas era rimasto affascinato da
quello e dal campanile. Non li aveva mai visti dal vivo e la loro bellezza e la
loro maestosità lo avevano impressionato. Il sole faceva risplendere quelle
architetture progettate dai grandi maestri del passato: per un momento Thomas si
sentì veramente un turista in quella città che sembrava essere la più bella
del mondo.
Da piazza Duomo passarono in Piazza della Repubblica, con i suoi portici e la
sua giostra dei cavalli, non che i prestigiosi caffè. Per Anna e gli altri
Gilli, le Giubbe Rosse e Paskowski erano solo eleganti caffè di Firenze, anche
piuttosto cari. Per Thomas invece Gilli e Paskowsky erano delle pietre preziose
di architettura incastonati in quel gioiello che era Firenze e le Giubbe Rosse
era il caffè che aveva visti riuniti in sé molti pittori e intellettuali.
Purtroppo la via che avevano intrapreso non prevedeva il passaggio da Piazza
della Signoria, ma Thomas poté comunque vedere uno scorcio di Palazzo Vecchio e
della Torre di Arnolfo di Cambio, nonché intravedere gli Uffizi. E anche un
altro prestigioso caffè, Rivoire.
Si domandava come mai ci fossero persone che in soli 10 minuti potevano
percorrere quelle strade storiche, quei luoghi impregnati di cultura, quella
stessa cultura che un po' aveva influenzato quel grande melting pot che erano
gli Stati Uniti. I quali erano privi di cotanta bellezza e storia. Ammirazione e
invidia, ecco quello che provò.
Il sole faceva risplendere i gioielli esposti nelle vetrine di Ponte Vecchio. E
poi finalmente l'ingresso principale di Palazzo Pitti.
Anna e Federico si erano già avviati verso
l'entrata, ma Thomas li fermò. Non gli sembrava prudente entrare di lì.
Continuarono quindi a procedere nel più assoluto silenzio. I 3 avevano capito
che lo straniero era rimasto colpito dalla bellezza di Firenze. Erano pochi
coloro che non ne rimanevano colpiti.
Oltrepassarono il cancello ed entrarono a Boboli.
- Adesso è importante che stiate zitti e che
facciate il minor rumore possibile. - li avvertì.
QUindi raggiunsero il luogo dove si trovavano
Antonella e Stub. Nel vederlo i 3 furono come pietrificati.
- Dov'è Geremia? - Anna fu la prima a
riprendersi.
Stub le fece cenno di calmarsi con la mano. -
Sta bene. -.
- Non ti ho chiesto come sta, ti ho chiesto
dov'è! -.
- Si sta dirigendo in India. - rispose lui che
al contrario di Anna manteneva la calma. - Insieme a tutti gli agenti di questo
quartier generale. -.
- Se pensi che sia finita... - cominciò lei
con fare minaccioso.
- Non sono io che lo penso. - la interruppe
lui. - E' finita davvero stavolta. Almeno fra me e te. - sorrise amaramente. -
Per la prima volta nella storia sono stato licenziato. -.
Sgranarono gli occhi a quella confessione.
Tuttavia l'ombra del dubbio aleggiava ancora in quelli di Anna. - Come posso
fidarmi? -.
- Non è prova sufficiente il fatto che non ti
abbia uccisa? - domandò lui. - Adesso l'unica cosa che importa è prendere un
elicottero e raggiungere Geremia e gli altri in India. -.
Thomas fece un breve riassunto di quello che
era successo. Infatti c'erano ancora degli uomini che pattugliavano.
- Come hai intenzione di sbaragliare il nemico?
- domandò Federico.
- Abbiamo pensato di fare un'incursione
all'interno per prendere dei fumogeni. - rispose Antonella.
- Fantastico! - esclamò lui. - E come? -.
A questo né Stub né Antonella risposero: non
avevano trovato nessuna spiegazione logica. Ma si voltarono tutti verso Anna che
stava sorridendo. - Io una mezza idea ce l'avrei. -.
Thomas e Federico avevano fatto una corsa a
prendere il kite surf di Anna nella casa che avevano affittato. Sveva era
rannicchiata nascosta sotto una pianta, Antonella stava lucidando la sua pistola
e si assicurò che fosse ben carica. Ne avrebbe avuto bisogno.
Stub osservava Anna che si preparava mentalmente a mettere in pratica il piano.
- Ne sei proprio sicura? - le domandò Stub.
- Sicurissima. - rispose Anna. Si accorse che
lui la guardava scettico. - Io mi sono fidata di te, Stub. Tu fidati di me.
Quando sono sul kite riesco a fare qualsiasi cosa. Attirerò l'attenzione di
Lavinia e di Branzetti o Branzini... - questa sua indecisione era dovuta al
fatto che all'anagrafe il cognome era Branzini. Poi lui se lo era cambiato in
Branzetti. - ...e tu e Thomas prenderete i fumogeni. Li lancerete, Antonella e
gli altri correranno dentro a prendere l'elicottero, voi li raggiungerete e io
vi raggiungerò col kite. Tira abbastanza vento. Partirò dalla fontana. -.
Il piano di Anna era il più folle che Stub
avesse mai sentito... proprio per quel motivo era convinto che avrebbe potuto
funzionare.
- Quello che non mi è ancora chiaro - riprese
Anna. - è per quale motivo hai deciso di proteggermi. -.
- Tua cugina mi ha profondamente offeso col
licenziamento. - spiegò Stub, con tono freddo e distaccato. - Quindi adesso che
nessuno si mette contro di me e la passa liscia. -.
Anna lo guardò scettica. - E questa cosa
dovrebbe far paura? -.
- Non a te. - rispose Stub, avvicinandosi
pericolosamente a lei. - Non mi risulta ch'io te n'abbia mai fatta. -.
Anna si scansò, evitando il contatto con lui.
- Mai, killer. Mai. -.
Sorrisero entrambi a quelle parole. Stub la
mise con le spalle ad un albero, la sua mano sinistra batteva su un albero
proprio sopra la spalla di Anna. - Adesso mi fai paura. -.
- Vedi che ci sono riuscito? - ammiccò.
- Abbiamo il kite! - annunciò Federico
comparendo proprio in quel momento. Si fermò quando li vide in
quell'atteggiamento. Ma nessuno dei due fece una piega, nei loro occhi ancora
uno sguardo di sfida. - Ho interrotto qualcosa? -.
- No. - rispose Stub, voltandosi verso di lui.
- Stavamo solamente mettendo in chiaro dei particolari. -.
E gli sguardi che si lanciavano avrebbero
potuto convincere chiunque. Chiunque meno Federico. - Certo... adesso si dice
così, eh? -.
Anna con espressione indifferente prese il suo
kite surf.
- Aspetta. - Stub si fermò e le diede la sua
giacca. - E' antiproiettile. - le spiegò. - Ne avrai bisogno. -.
Anna lo osservò per un momento rimasto nella
sua maglietta bianca, un po' aderente, che lasciava intravedere il suo fisico.
Poi si fissò al suo fedele kite surf. E dandosi slancio riuscì a farsi portare
in alto del vento, urlando il nome di sua cugina.
- LAVINIA! SONO QUI! -.
Come aveva previsto la cugina uscì e con lei
Branzetti e altri uomini. E come aveva previsto cominciarono a spararle contro,
mentre lei faceva tutte le evoluzioni complicate o meno che sapeva fare,
sperando che il vento non l'abbandonasse proprio in quel momento. Una capriola,
una giravolta, una rovesciata...
Nel frattempo nessuno aveva fatto caso a Thomas
e Stub, infiltrati all'interno della struttura. Branzetti aveva commesso un
errore: non aveva cambiato posto alle cose. Trovarono i fumogeni al primo
tentativo di cercarli.
Uscirono, lanciandoli. Antonella appena vide il
fumo fece cenno a Federico e a Sveva di seguirla. Presero il primo elicottero
che capitò loro. Furono raggiunti da Stub e Thomas che continuavano a lanciare
fumogeni. Purtroppo quell'operazione veloce non aveva permesso loro nè di
controllare che il proprio elicottero fosse a posto né di manomettere gli
altri. Si sollevarono in volo.
Anna cercò di raggiungere l'elicottero. Federico l'aiutò a salire,
sganciandole il kite.
- NON SPARATE! - urlò uno di quegli uomini.
Antonella stava guidando più veloce che
poteva.
- Ci stanno seguendo! - la informò Federico.
- Già. - confermò Thomas. - Sono Lavinia e
Branzetti. -.
Antonella cercava di guidare ancora più
velocemente, finché non riuscì a mettere la giusta distanza: sapeva che per
sparare dovevano raggiungerli. Volavano da circa un'ora, quando videro il mare.
La radio trasmetteva la musica. Stub guardava indietro, controllava le distanze,
che si facevano sempre più piccole.
- Che sta succedendo Nell? - domandò agitato.
Lei scosse la testa. - Non lo so... sembra un
guasto... - balbettò. - Non so per quanto manterrò il controllo. -.
- Che cosa? - saltò su Stub, andando accanto
alla cugina.
Thomas caricò la pistola, sicuro di quello che
sarebbe successo. Sveva si rannicchiò, Federico si mise davanti a lei per
proteggerla. Anna invece prese il posto di Stub per controllare le distanze.
Immaginate la sua sorpresa nel vedere che l'elicottero nemico era proprio
davanti a loro. Lavinia aveva una pistola, puntata proprio verso di lei.
- La resa dei conti! - scoppiò in una risata
selvaggia.
Poteva farcela. Stub e Thomas fecero per
intervenire. Ma la voce di Lavinia li fermò. - Fate un altro passo e sparerò
su di lei! Voi non potete colpirmi da dove siete. -.
Anna fece loro cenno di fare quello che diceva
ed indietreggiò di qualche passo. Lavinia fece per spararle. - NON TI MUOVERE!
-. Anna si bloccò. Aveva davanti una povera pazza.
Poi Lavinia sentì la voce di Federico,
nascosto da qualche parte. - Lavinia! Come puoi farlo? Siete cugine. -.
- Cugine di nome ma non di fatto. - commentò
Anna a bassa voce.
- E non pensi a me? - continuò Federico. -
Sono tuo fratello. Nati dalla stessa madre! Sangue del tuo sangue! -.
Lavinia esplose in un'altra risata malefica. -
Appunto. Una copia in più o in meno dello stesso sangue non importerà a
nessuno. -.
- A me importa. - commentò Federico.
- Mi stai facendo perdere il mio tempo! -
sbottò Lavinia. - Addio Anna. -.
Anna spalancò gli occhi quando sentì sparare
il colpo. Ma lei non lo ricevette mai. Vide la figura di Stub davanti a lei,
senza il giubbotto antiproiettile, solamente con la maglietta bianca, ormai
perforata e sporca di rosso.
Lavinia imprecò, per non aver colpito giusto e sparò di nuovo, colpendo
nuovamente Stub, che aveva deciso di non muoversi di lì. Si reggeva con le mani
all'elicottero, mettendoci tutta la forza di cui era capace.
Anna non aveva la forza di urlare. Le venne
solamente con un gesto istintivo di aggrapparsi a Stub abbracciandolo, come se
non volesse essere lasciata da lui: lo scoprì solamente in quel momento. Lui
con la mano destra strinse a sé le mani di lei che gli cingevano la vita,
riuscendo persino a sorridere, col vento che soffiava su di loro.
- Adesso lasciami. - le sussurrò.
Lei era presa completamente in contropiede ed
obbedì. Lo lasciò. Il terzo sparo e questa volta Stub riuscì a scansarsi
buttando senza troppa delicatezza Anna all'interno dell'elicottero.
- Va' all'Inferno Stub! - sbottò Lavinia,
furiosa.
- Certo. - le assicurò lui. - Ma tu verrai con
me. -.
Stub spiccò un salto raggiungendo l'altro
elicottero. Afferrò Lavinia per un piede. E la trascinò giù, nel vuoto,
insieme a lui.
Accompagnati dall'urlo di Anna.
STUUUUUB!!
E dalla canzone che passava in quel momento in
radio
This is the way you let me
I'm not pretending
No hope, no love, no glory
No happy ending
This is the way that we love
Like it's forever
Then live the rest of our life
But not together.
L'angolo della Matrix
Buona sera!! Eccoci arrivati a
quello che dovrebbe essere il penultimo capitolo. Devo dire che un po' mi
dispiace che questa fan fiction stia finendo... ci ero molto affezionata.
Passando a questo capitolo... ok, non si nota che faccio una pubblicità non
tanto occulta a Firenze... ma d'altronde è la mia città e mi piace da
impazzire!!
La canzone riportata è il
ritornello di "Happy Ending" di Mika.
Ma passiamo a ringraziare oltre a
coloro che mi hanno aggiunta ai preferiti, coloro che hanno recensito lo scorso
capitolo.
-
DamaArwen88: beh penso
che adesso più che mai avrai voglia di strangolare Lavinia. Per quanto
riguarda lo schiaffo di Nell a Geremia credo che dovrai aspettare ancora un
po'... ma abbi fiducia! :) ... e ti ho già detto che Draco è MIO xD.
Aspetto di sapere che ne pensi di questo capitolo. Bacione!
-
BabyzQueeny: anche tu
odi Lavinia? Va beh, è solamente una povera pazza assetata di potere e
soldi. Adesso la odierai ancora di più... Ma che te ne è sembrato
dell'entrata in scena di Anna? Ho cercato di postare il prima possibile :).
Bacione!
-
Lallix: beh... la fine
sta per arrivare... Spero che l'azione in questo capitolo non ti abbia
delusa, anche se forse è meno dettagliata di quella degli scorsi
capitoli... ma mi sembrava di scrivere un capitolo troppo lungo altrimenti e
mi premeva la parte finale. Quanto allo schiaffo di Nell... dovrai aspettare
anche tu... Bacione!
Alla prossima gente!
@matrix@
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