"Devo chiederle... com'è
Tuchanka? Immagino che sia
difficile abituarsi ad essa, con tutti i suoi pericoli..."
"Tuchanka
non è poi così pericolosa come la si
dipinge: certo, la temperatura al di fuori delle zone schermate supera
i limiti
tollerabili. Ed è sempre meglio portarsi dietro un contatore Geiger
quando si
esplorano le zone più desolate, ed almeno qualche arma, in modo da far
fronte
ai branchi di Varren selvatici. Ed è anche vero che in ogni pozza
d'acqua ci
sono parassiti così famelici da spaccare le viscere. E il servizio
metereologico planetario non sempre riesce a prevedere in tempo la
rotta di
Kalros. Ed è anche vero che scambiarsi testate è il modo più civile fra
i
Krogan per salutarsi...
Ma a
parte tutto questo, Tuchanka è un luogo davvero
delizioso."
Intervista
con l'Ambasciatrice Sihaya bint Hayat
T'Soni.
Ogni bambino ha un
posto speciale. Un
luogo segreto, pieno di meraviglie e fantasie dove i cattivi non
vincono mai:
il regno delle fate, la foresta incantata, Arcadia, Iram dalle Dieci
Colonne,
l'isola senza onde... il nome che gli viene dato ha poca importanza.
Alcuni ricordano
questo luogo per tutta la vita, mentre altri scelgono di dimenticare la
strada
per arrivarci.
Per Sihaya, non è
ancora arrivato il
momento di decidere se separarsi da esso: è questo il suo luogo
speciale,
l'osservatorio di prua della sua casa con un morbido e folto tappeto su
cui
sdraiarsi e suo padre a farle compagnia.
"...e come si chiama
quella?" chiede ancora, indicando una delle stelle dietro il vetro.
"Quella è Kallini." è
la
risposta, mentre una piccola luce in mezzo alle altre viene ingrandita
per lei.
"E quella?"
"Mesana... ti ci
porterò un
giorno, quando sarai più grande."
"E quella?"
"Quelle sono Agaiu e
Hati. Due
stelle gemelle." spiega paziente il suo genitore.
"... come Selene e
Alune?"
Suo padre sorrise:
"Più o
meno."
"Papà?"
"...Sì?" rispose il
suo
genitore, poggiando la tazza di caffè che stava bevendo.
"...Dobbiamo proprio
andarci?"
"Sai bene quanto ci
tiene tuo
zio... e poi il tuo fratellone potrebbe prenderla male..."
Alla menzione di suo
fratello, il blu
delle guance di Sihaya si fa lievemente più accentuato, un particolare
che suo
padre finge di ignorare.
"E solo che... lei mi
fa un po'
paura." ammette infine timidamente la bambina: la sfumatura con cui
disse lei identificò immediatamente l'essere a
cui si riferiva.
"Sihaya..." sospira
suo
padre, accoccolandola in mezzo alle sue gambe: "Capisco quello che
provi... però non è cattiva."
"Lo so, lo so... però
mi fa un
po' paura lo stesso."
"Ti prometto che non
sarai sola
un momento. E ti prometto che non appena avremo finito, ti porterò a
visitare
un luogo speciale."
Il fatto che una
bambina Asari di
dieci anni abbia già una strana fascinazione con antichi templi e
l'archeologia
è da imputare solamente a sua madre, da cui ha preso molto: le stesse
lentiggini, lo stesso colore della pelle, la stessa indole timida. Ma
quando
Sihaya guarda piena di curiosità suo padre negli occhi, quegli occhi
che la Guerra
aveva reso diversi l'uno dall'altro, il colore che si rifletté fra loro
fu solo
uno: un perfetto viola.
"Un posto speciale?"
"... È una sorpresa."
è la
risposta, assieme ad un sorriso ricco di promesse.
Sihaya avrebbe fatto
domande, o
chiesto il nome di altre stelle, se l'espressione di suo padre non si
fosse
congelata improvvisamente, in un fenomeno che la bambina sa essere
associato al
braccio sinistro del suo genitore: in quel momento, mentre suo padre
sembrava
vedere un luogo mille miglia lontano, Sihaya spiò ancora una volta
quella
strana protesi.
La piccola Asari
aveva provato a
chiedere a suo padre l'origine di quell'oggetto, ma la risposta era
stata
sempre la stessa: "Quando sarai più grande". A volte, Sihaya non
desiderava altro che arrivasse quel momento.
Le paratie corazzate
dell'osservatorio scivolarono sui vetri, oscurando la vista delle
stelle:
rettangoli luminosi comparvero e sparirono in un istante sulle pareti,
mentre
numeri e parole si dipanavano dentro di essi, troppo velocemente perché
Sihaya
potesse leggerli. Un serpente seghettato fatto di luce, in realtà la
rappresentazione visibile di una debole trasmissione FTL intercettata,
venne
materializzato sopra di loro divincolandosi furiosamente: sotto di esso
prese
forma un ennesimo rettangolo, rappresentazione evanescente di un
sistema
stellare, ed un nome, Pelion in
grandi lettere luminose. Il terzo pianeta
del sistema venne evidenziato, e una lunga lista di facce che Sihaya
non aveva
mai visto scorse rapidissima a fianco del piccolo globo di neve sporca:
il
pianeta si chiamava Trategos, lesse
Sihaya.
La lista di nomi e
volti si arrestò improvvisamente
sul ritratto di un Asari: la bambina osservò quel volto che le appariva
familiare, ma di una sfumatura che le era estranea. Era la prima volta
che vedeva
un Asari color rosa salmone.
"Chi é quella?"
chiese a
suo padre: il nome accanto al ritratto non le diceva nulla.
"... La tua zia
materna."
"Oh. Non sapevo di
avere una
zia Asari."
"... Ti piacerebbe
incontrarla?"
Angolino dell'Autore:
Cos'è e cosa contiene "10 Anni Dopo"? Per
prima cosa, questo è un racconto di famiglia (ma non per famiglie:
spero che la differenza sia chiara. Se cercate un rassicurante racconto
PG13, siete capitati male) e traccia l'epilogo di ME3, rimaneggiando un
po' gli avvenimenti, cercando di dare forma ad una certa promessa, di
"...vecchiaia, tranquillità e una torma di bambini blu". Ci sarà anche
un nuovo finale per ME3, così come nel mio piccolo io l'ho immaginato,
ma non è la parte più importante di questo racconto (credo che prenderà
un capitolo più o meno).
Il Comandante Shepard di questi mie racconti è Hayat bint Hannah
Shepard, ricognitore con il gusto della battaglia di lontane origini
turche (se volete darle un volto, fate conto che sia la figlia turca di
Jennifer Hale, che da la voce al comandante Shepard donna nella
versione originale di ME3). Liara T'Soni invece è sempre lei.
Se pensate che il tipo di etichetta per le coppie presenti in questo
racconto vada rivisto fatemelo sapere: si tratta pur sempre di una
relazione tra un alieno e una donna umana, di conseguenza non rientra
in nessuna delle categorie pre preparate.
Questo è quanto per il prologo: al prossimo capitolo.
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