Un
passo. Un
altro. Poi, un altro ancora. Due. Tre. Quattro.
Contavo i miei passi,
tenendo la testa bassa, le spalle leggermente curve e lo sguardo
puntato sulle scarpe di tela nera. Distratta. Persa nei miei stessi
pensieri. Pensieri che, in realtà, non erano veri e propri
pensieri. Era solo un continuo ripetere di numeri, un continuo contare.
Quel giorno avevo pensato di distrarmi in quel modo; tanto ci sarebbe
stato sempre qualcosa a distrarre la mia mente e a deviare i miei
pensieri. Trentacinque, trentasei, trentasette, trentotto, trentanove.
Per quale dannatissimo motivo stavo contanto i miei passi? Non lo
sapevo nemmeno io. Però, in quel momento, non riuscivo a
sollevare i miei occhi da terra, come se attratti da una calamita.
Cinquantuno, cinquatadue, cinquantatre, cinquant...
-Ehi, stai più attenta!- La voce sconosciuta mi
ringhiò in faccia con stizza.
Ovviamente, ero andata a sbattere contro qualche povero malcapitato.
Come sempre. Questa volta si trattava di una cinquantenne dai capelli
cotonati, di un nauseante biondo
platino.
-Mi scusi- Sbuffai senza guardare in volto la donna. A quel punto
questa poteva voltarsi completamente verso di me, bramando rispetto e
chiedendo delle scuse educate e risentite; oppure se ne sarebbe andata
infastidita, borbottando parole acide sui "giovani d'oggi".
Quelle erano le due classiche opzioni. La
donna mi squadrò e infine scelse l'ultima, andandosene
impettita.
Sbuffai portando il capo all'indietro e liberandomi dei ricci che si
contorcevano sulla mia fronte e intorno al viso. L'occhio
però,
purtroppo mi cadde sul display del cellulare che mostrava l'ora in
caratteri bianchi e luminescenti. Le 8 e 24... Le OTTO... e
VENTIQUATTRO.
Oh, porca puttana! Le
otto e ventiquattro!!!! E' tardissimo!
Le lezioni erano già iniziate da ventiquattro
minuti e io
stavo ancora passeggiando tranquilla come se stessi andando
all'alimentari a prendere il latte. Come se quello non fosse un normale
giorno di scuola.
Iniziai a correre come una matta, schivando sempre per un soffio tutte
le persone che mi passavano accanto. Meglio dell'ora di
atletica. Ecco, già li vedevo, i giornalisti che si
fiondavano
su di me e iniziavano a tartassarmi di domande su come riuscissi a fare
così bene lo slalom tra i passanti. Poi, sarebbero arrivati
i
giudici di gara che mi avrebbero consegnato la medaglia d'oro e io
sarei diventata la campionessa olimpionica di corsa ad ostacoli.
Cazzo! Mi sono distratta
di nuovo...
Scossi la testa evitando di pensare ad altre cretinate
simili e
mi concentrai solo sulla corsa. Arrivai di fronte all'edificio
scolastico sudata, affannata e distrutta sia fisicamente che
psicologicamente. Psicologicamente perchè ero già
terrorizzata all'idea di vedere lo sguardo impassibile della
professoressa di latino puntato severamente su di me e le risatine di
quei compagni deficienti che mi ritrovavo in classe.
Presi un bel respiro e varcai il cancello della scuola, continuando per
i corridoi vuoti e silenziosi. Passai davanti alle porte delle aule rigorosamente
chiuse
ed evitai professori e bidelli che si aggiravano per
il resto
della scuola. Ricontrollai l'ora, tanto per autoumiliarmi ancora un
pò. Le 8 e 36... Bè, ormai il dado era stato
gettato. Mi
avvicinai alla mia aula ed entrai, tenendo la testa china. L'intera
classe si era voltata verso di me, lo sapevo, ma io preferii non alzare
lo sguardo.
-Scusi il ritardo, prof- Dissi fugacemente, poi mi sedetti al mio posto
veloce come un fulmine.
-E' inutile che ti scusi, signorina Sanna, ormai è una cosa
abituale, giusto?- Rispose la bastarda esigendo una risposta ben
precisa.
-Eh già, prof...- Sbuffai passandomi una mano sul viso.
-La giustificazione...- Continuò quella vecchiaccia
spennacchiata.
-... La porto domani, si.
Terminai io la frase per lei, mentre sistemavo i quaderni sul ripiano.
Mi
voltai verso il mio compagno di banco che mi guardava di sottecchi con
gli occhi ancora impastati dal sonno. Si appoggiò allo
schienale
della sedia e iniziò a dondolarcisi sopra, sbadigliando
sonoramente come se si trovasse a casa sua.
-Tu hai dormito più di me, non è giusto-
Borbottò insonnolito.
-No, mi sono svegliata alla solita ora. Ho fatto tardi per strada-
Risposi senza guardarlo.
Lui ridacchiò: -Ti ha messa sotto una moto e poi sei
resuscitata grazie alla magia delle tue fatine?
-Che?! Hey, quante canne ti sei fumato stamattina?
-Bah, solo un paio- Scherzò lui.
-Ah, ecco. Ma perchè devo stare vicino ad uno come te?- Mi
lamentai, iniziando a ripassare svogliatamente.
-Perchè? Non ti sto simpatico?
-Non rispondo, non vorrei offenderti...
Simone, il mio compagno di banco, era uno di quei tipi che parlava con
tutti e che stava simpatico a tutti. Starci vicino era piacevole, anche
se la maggiorparte del tempo dormiva. Molti professori non perdevano
neanche tempo a svegliarlo. Era inutile. Si limitavano a fare i conti a
fine quadrimestre. Era anche abbastanza carino. Bel sorriso, luminosi
occhi verdi e un divertente ciuffo sulla fronte, mezzo tinto di biondo
che andava sempre a cadere su un'occhio. Non troppo alto e abbastanza
magro, con un fisico asciutto e slanciato. Normale.
Si, normale...
Pensai continuando a guardarlo con aria assorta.
-Sono così bello?- Chiese lui, accorgendosi del mio sguardo
insistente.
-Hey, Simone acchiappa, eh!?- Intervenne un ragazzo dietro di noi.
Ecco, quello era davvero un deficiente; e Simone purtroppo gli dava
anche retta.
-Ovvio! Bè, c'è da dire che io ci
sono abituato- Disse ridendo come uno scemo.
-Oggi, però, hai davvero superato te stesso... Guarda che
bel bottino- Ammise l'amico lanciandomi un'occhiata fugace.
Che? Aspetta, mi stavano paragonando ad un... bottino di guerra?
-Senti, ma tu un pacchetto de cazzi tua no, eh?- Sbottai già
abbastanza nervosa per come si stava svolgendo quella mattinata.
-Ahia...- Sussurrò quella seduta dietro di me, tanto per far
pesare maggiormente la mia battuta al suo compagno di banco.
Solo allora la professoressa perse la sua poca e striminzita pazienza:
-Quel gruppetto laggiù! A quanto pare non avete bisogno di
ripassare... Simone, immagino che, dal momento che stai parlando, tu
sia abbastanza preparato per essere interrogato per primo, giusto?
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e io sorrisi cercando di
non farmi vedere. Simone però mi vide.
-Hey, che ti ridi?- Disse, infatti.
-Noemi, a quanto pare vuoi essere interrogata anche tu!- Ammise allora
la prof.
Io assottigliai gli occhi e cercai di non sentire le risatine sfacciate
intorno a me.
Maledetto Simone.
Sibilai silenziosamente.
Passi.
Lenti; veloci;
Semplici passi,
Semplici movimenti.
Voci, parole;
Suoni, rumori.
E...
Due paia di occhi;
Profondi,
Dispersi,
Che si cercano.
Uno sguardo infinito,
Un momento unico e letale,
Un segno del Destino.
Mille frammenti di consapevolezza,
Di rassegnazione,
Di profonda curiosità.
In un attimo,
Con uno sguardo,
Il destino di due Opposti si è unito,
Consolidato.
In un accordo silenzioso fatto di sguardi e occhi curiosi.
Il Destino...
Che strana cosa.
-Che si fa allora?
-Senti...
Ti andrebbe di uscire con me? Così per conoscerci...
-Oh,
l'hai visto il nuovo video di Fedez?
-Hey, come ti permetti, coglione!
-Dai, ti piace non è vero?
-Ohi,
Superman, non ti atteggiare troppo che finisci per diventare un
imbecille!
-Cosa
vuoi da me!? Lasciami perdere, cretino!
-Cazzo! Siamo in semifinale, rega!
-Oh mio dio!! Il concerto degli One Direction!
-Dammi un altro bacio, ti prego, solo un altro. Uno e basta!
-Dici
sul serio?
-Dì, un pò, quante volte te la sei portata a
letto?
-Oggi sei troppo bella, tesoro! Il mascara ti sta benissimo.
Voci, risate, frasi, discorsi inutili, grida. Ma quella era una scuola
oppure un manicomio? Tutti quegli argomenti privi di significato. Privi
di sostanza, privi di tutto. Erano solo tante cazzate.
A ricreazione era sempre così: non potevi fare due passi per
il
corridoio che subito venivi travolta dalla deficienza dei tuoi stessi
compagni. Sul mio piano c'erano solo ragazzi di primo, secondo e terzo
anno. Neanche a dirlo, sembrava che fossero tutti allo stesso livello
di intelligenza... Sotto lo zero. Sbuffai. Si, niente di
nuovo;
sbuffavo sempre, facevo solo quello. Nella mia scuola mi annoiavo, non
c'era nessuno abbastanza interessante per poterci fare un discorso
serio. Anzi no, semplicemente non c'era nessuno degno di poter parlare
con me. Mi dicevano che ero io ad isolarmi, che se mi lasciavo andare e
mi aprivo un pochino con le altre persone avrei avuto più
amici.
La verità era che io non volevo fare amicizia con quelle persone.
Già, mi mettevo su un piedistallo e mi sentivo superiore
rispetto a molti miei coetanei. Ma del resto, non era forse la
verità? Si, dannazione, come potevo parlare con ragazzine
che
impazzivano perchè avevano un biglietto per il concerto
degli
One Direction o con ragazzi che pensavano solo e solamente al sesso?
Dunque stavo bene così. Di amici veri, in quella scuola, non
ne
avevo e non li volevo. Fuori si: pochi ma decenti. Avevo scelto quella
struttura perchè era una scuola affidabile, buona e con
bravi
professori. Dei compagni non me ne importava un bel niente.
La campanella suonò e i ragazzi si riversarono nelle stanze
come
tante piccole mosche. Io aspettai che il corridoio si svuotò
del
tutto per rimanere un attimo ferma a godermi quel dolce silenzio; poi
entrai in classe anch'io e le mie orecchie si riempirono nuovamente
delle voci rumorose dei miei compagni.
-Hey, Marika!- Mi chiamò una ragazza dai capelli dorati che
scivolavano sulla sua schiena come una cascata brillante.
Sofia, si chiama
Sofia... Forse.
Pensai, avvicinandomi alla tipa.
-Senti, sabato prossimo io compio quattordici anni. Hai voglia di
venire alla mia festa? Ci sarà tutta la classe,
più
qualche vecchio amico delle medie.
Quattordici anni? Ancora
non li ha compiuti? Io li ho fatti a maggio!
-Si, non so... Domani ti faccio sapere.
-Ok, fa con calma!- Esclamò con un enorme sorriso.
Come cazzo fanno a
sfoderare sorrisi del genere?!
-Si...- Mormorai allontanandomi da Sofia.
Le lezioni ripresero: un'ora di greco e una di scienze. Io presi un
foglio stropicciato e iniziai a disegnare, a scrivere, a fare
scarabocchi senza senso. Del resto, non avevo mai niente da fare
confinata in quelle quattro pareti. Due ragazzi davanti a me avevano
iniziato a scriversi bigliettini e a passarli ad altri compagni dalla
parte opposta della classe. La tipa accanto stava al cellulare e
continuava ad inviare messaggi pieni di cuori e faccine su whatsapp.
Quando si dice che non
c'hai un cazzo da fare...
Sospirai, rassegnandomi all'idea di dover passare cinque
interi
anni con questa gente. Io non mi ambientavo facilmente, non volevo
ambientarmi. Se fossi riuscita a trovare qualcuno di veramente
stimolante per me, allora mi sarei aperta di più. Fino a
quel
momento, sarei stata completamente asociale. Mi veniva bene.
Suonò l'ultima campanella, quella dell'una. Tutti i ragazzi
in
poco tempo si riversarono in strada, affollando la piazzetta e
inquinandola con le loro urla.
-Hey, bella, vuoi provare?- Un tizio di circa sedici anni mi si
avvicinò con una sigaretta in mano.
Io sollevai un sopracciglio, scrutai attentamente prima il ragazzo e
poi la sigaretta.
-Richiedimelo tra un anno esatto, grazie...- Risposi, sistemandomi
meglio lo zaino sulla spalla e allontanandomi.
Era troppo presto, non volevo distruggermi i polmoni alla mia tenera
età di quattordici anni. A che serviva poi? Era proprio per
questo dubbio che sicuramente un giorno mi sarei ritrovata a fumare.
Non per seguire gli altri, ma per seguire me stessa. Mi conoscevo
abbastanza bene per capire che non avrei resistito alla mia
curiosità e al mio desiderio di sentirmi, come dire, un
pò trasgressiva.
E poi, una perfetta asociale deve avere rigorosamente una sigaretta in
mano. Suonò il cellulare, vibrò nella mia tasca
con
insistenza. Noemi... Sicuramente Noemi.
-Ciao, superato il tuo cinquantesimo giorno di scuola?- Risposi.
-Si... No, aspetta! Hey, guarda che sti problemi ce l'avevo solo il
primo giorno. Ti pare che adesso, ogni santo giorno, devi chiedermi
com'è andata a scuola. Mi sembri mia madre!
-Tu almeno ce l'hai- Sbuffai io.
-Oh, sta zitta, non provare a fare la vittima con me. Tua madre, fra un
pò, è più presente della mia- Rispose
Noemi
dall'altra parte del telefono.
-Noemi... amica mia, perchè quando mi chiami mi dici di
tutto tranne il motivo per cui hai chiamato?
-Sei tu che te ne esci con frasi e domande senza senso!-
-Appunto- Sbuffai passandomi una mano sul viso. - Quindi... che vuoi?
-Festa di compleanno- Disse solo.
-What?
-Si, una di classe mia, compie quattordici anni. La festa la fa sabato
prossimo, che faccio, ci vado? Ci sta tutta la classe.
-Oh, bè, io di certo non ti posso seguire. Sabato prossimo
anche
da me c'è una festa e anche qui ci sarà tutta la
classe.
-Davvero? Wow, che coincidenza!- Esclamò lei, quasi
emozionata.
-Oh, si! Che gioia...- Dissi sarcastica.
-Ohi, senti, sei già a casa?
-Quasi arrivata, perchè?
-Dai, ti raggiungo! Sono qui vicino- Disse lei, chiudendo la chiamata.
Noemi
era una di
quei pochi amici decenti che avevo. Era buffo, eravamo l'una l'opposto
dell'altra eppure, dalla terza elementare, ci siamo rese inseparabili.
Avevamo fatto le medie insieme ed infine, alle superiori, ci eravamo
separate. Scuole diverse, stesso indirizzo. Lei era andata in un liceo
vicino casa sua, io mi ero allontanata cercando, appunto, una scuola
perfetta per me. Anzi, la
scuola perfetta per me. Eravamo ancora così unite
perchè
lei viveva letteralmente a due passi da me... al palazzo di fronte, in
pratica. E facevamo entrambe lo stesso sport: kung fu. Una disciplina
più che uno sport, che io amavo con tutta me stessa. Che mi
trasportava lontano da tutto e mi depurava dai pensieri più
reconditi. Non avevo la più pallida idea del
perchè
Noemi, quel giorno di circa tre anni fa, aveva deciso di seguirmi in
quella palestra a fare la prova di kung fu. Non mi sarei mai immaginata
che avrebbe continuato quella disciplina, non avrei mai pensato che
sarebbe stata così brava e soprattutto che le sarebbe
piaciuto
così tanto il kung fu. Ma era meglio non chiedere.
Arrivai davanti il portone di casa mia, una piccola palazzina di un
colore rossiccio mezzo sbiadito dalla quale usciva sempre un nauseante
odore di brodino di carne. Noemi era già lì
davanti, con
il suo I-phone in mano e il volto incollato sullo schermo.
Alzò
lo sguardo e mi vide.
-Hey, Marika, sono qui!- Esclamò correndomi in contro, con
lo zaino che le sballottolava sul fondoschiena.
-Che bello!!- Dissi io ironicamente.
-Come va?
Guardai Noemi con un sopracciglio alzato.
-Mi dici perchè dovevamo vederci?
Lei puntò i suoi grandi occhi verdi su di me.
-Cavolo, si vede che c'hai proprio voglia di vedermi, eh?
Così,
per parlare della festa. Ma se ti gira, guarda, lascia perdere.
Io ridacchiai, quanto era bello offenderla in quel modo. Se la prendeva
per ogni piccola cosa.
-Dai, scherzavo... Com'è andata a scuola?- Dissi
appoggiandomi
al muretto di fronte casa mia e tirando fuori il mio cellulare.
-Una merda! Sono arrivata con mezz'ora di ritardo perché mi
ero
distratta per strada, un tipa per poco non mi denuncia
perché le
sono andata addosso e quella stronza della Bortini mi ha interrogato a
latino per colpa di quell'altro deficiente di Simone!- Disse
rapidamente mangiandosi le parole.
-E quanto t'ha messo?
-Boh, credo "non classificato" o robe del genere... Bè,
almeno anche Simone ha fatto la stessa fine.
Mi misi a ridere, mentre girovagavo su facebook e vedevo le miriade di
foto che si facevano quelle di classe mia. Quelle cretine mi avevano
intasato la bacheca di selfie!
-Te? Hai trovato qualcuno degno della tua presenza?- Chiese Noemi
sbirciando nel mio cellulare.
-Si, certo! Ho trovato la mia anima gemella. Una ragazza stupenda,
è la mia best friend... stasera vado a casa sua a
dormire,
ci truccheremo e poi pubblicheremo su facebook un video dei saluti in
reggiseno. E poi, faremo le 4 a vederci tutte le puntate del Grande
Fratello!-
Dissi ironicamente, mimando una voce infantile.
Noemi scoppiò a ridere.
-Oh, mio dio, ti ci vedo! Tu in reggiseno che saluti mezza scuola in un
video!- Esclamò continuando a ridere come una matta.
-Certo, poi, io co tutte le tette che mi ritrovo- Continuai sarcastica.
Guardai il seno di Noemi. Povera ragazza: solo quattordici anni e
già una terza abbondante. Io... bè, avevo a
malapena la
seconda, però non me ne vergognavo, anzi, ne andavo fiera.
Nessun sguardo famelico puntato sul mio petto, nessun peso che mi
curvava la schiena.
-Non guardarmi così...- Si lamentò.
-Guarda che non ce ne hai così tanto di seno, eh?- Dissi per
rassicurarla.
-Si, nonostante ciò, tutti i ragazzi quando gli parlo manco
mi
ascoltano, s'incantano solo sul mio petto! E mi da troppo fastidio.
Penso che non troverò mai un ragazzo decente che si innamori
di
me per come sono di viso o di carattere. Sono tutti interessati solo
alle mie tette... Che pezzi di merda!
-Ma che te ne frega dei ragazzi, Noemi, a quest'età quelli
vogliono solo scoparsi noi povere femminucce. Per questo io gli sto
alla larga...
-Certo, anche io vorrei stargli alla larga, peccato che il mio seno sia
di un altro parere!- Sbottò infine, scendendo dal muretto.
Quando si parlava dei maschi andava a finire sempre così.
Penso
che non ci sia ragazza più contraddittoria di Noemi:
desiderava
i ragazzi e allo stesso tempo li odiava con tutte le sue forze.
-Comunque, che fai? Tu ci vai sabato a quella festa?- Chiese poco dopo,
rimettendosi lo zaino in spalla.
-Boh, forse si... Voglio vedere fino a quanto può andare
lontano
la stupidità dei miei compagni. Però ci devo
pensare, non
vorrei sprecare così il mio tempo. E poi mi
toccherà
cacciare pure dei soldi per il regalo.
-Capisco... Bè, io invece ci vado. Mi sono rotta di
autoisolarmi, i tempi delle medie sono finiti!- Esclamò
Noemi
sorridendo soddisfatta.
Alle medie aveva sofferto molto per il ruolo isolato che aveva avuto in
classe. Lei era sempre stata una persona molto aperta e ritrovarsi
completamente esclusa da quella mandria di ragazzini in preda alle loro
crisi ormonali l'aveva resa molto depressa. Alla fine era diventata una
perfetta
asociale e sfigata in tutta la scuola. Appena finito l'ultimo anno
scolastico, però, lentamente le era tornato il sorriso. E
infine, al liceo aveva trovato un ambiente più adatto a lei.
Tutti cretini e uguali ai precedenti, secondo me, ma lei diceva di
trovarsi bene e, allora, congratulazioni.
-Come vuoi...- Dissi infilando il cellulare in tasca.
-Oh, giusto! Io devo andare a chitarra... è la lezione di
prova.
Vabbè, ti saluto- Replicò lei velocemente,
allontanandosi
senza neanche darmi il tempo di salutarla anche con un solo cenno della
mano.
-Ciao...- Mormorai più a me stessa che a Noemi, dato che si
era già liquidata.
Presi le chiavi e aprii il portone d'ingresso. Salii le scale con la
mia solita e pacata flemma ed entrai in casa sbuffando. Vidi mio
fratello Francis seduto sul divano a gambe incrociate che mangiava
convulsamente un panino davanti allo schermo di un computer che teneva
a malapena sulle sue gambe tremanti. Appena mi vide voltò di
scatto la
testa verso di me con i suoi occhi neri spalancati e tutto rosso in
volto.
-Marika?!- Chiese più a se stesso che a me.
Io sollevai un sopracciglio divertita.
-Si può sapere che stai combinando?- Risposi cercando di
sbirciare sullo schermo del computer.
-No,
ferma!- Francis prese il computer e lo voltò verso di lui,
impedendomi
di vedere. -Senti, ma tu non dovevi mangiare per strada?
-Ahm... a dire il vero la cosa è stata annullata tre giorni
fa e ve l'ho anche detto.
-L'hai detto ai nostri genitori, mica a me!- Esclamò quel
cretino sempre più adirato.
-No, Frà, l'ho detto l'altro ieri a pranzo e c'eri pure tu!
Francis
rimase in silenzio a guardarmi tenendo gli occhioni spalancati e mi
guardava con un faccino carico di delusione. Che fallito!
-Scusa se
ho interrotto la tua eccitante visione... Ma devo nutrirmi anch'io,
quindi dato che sei tu il fratello maggiore preparami un panino- Dissi
interrompendo quel silenzio, gettando lo zaino a terra e andando in
bagno.
-Che? Hey, ma che visione eccitante! E il panino preparatelo
da sola, cretina!- Esclamò lui spalancando la porta del
bagno e
beccandomi con un assorbente in mano.
-Deficiente, chiudi quella cazzo di porta! Maniaco!- Urlai lanciandogli
la cartigenica in testa.
-Ohi,
scusa, non pensavo... E poi smettila di prendermi per un pervertito,
alla mia età è normale vedersi i porno!-
Urlò Francis dalla cucina.
-Si, se li vedono solo gli sfigati che come te non hanno mai avuto
esperienze sessuali!
-Ah, bè, perché tu invece sei un espertona, eh?
-No, ma io ho solo quattordici anni.
-E io sedici, non c'è poi molta differenza!
-Comunque, dì un pò, preferisci le lesbiche, le
mature, o le milf?- Dissi ridacchiando uscendo dal bagno.
-Ma che te ne frega scusa!
-Ah, giusto, magari erano solo hentai...
-Sta zitta e mangia 'sto coso- Disse il ragazzo infilandomi in bocca un
panino colmo di prosciutto.
-Grazie- Dissi solo e andai verso il salone dove solo e abbandonato sul
divano c'era il computer di mio fratello.
Aprii il pc e vidi la schermata poco adatta ai minori di diciotto anni.
-Hey, ancora non ero uscito!- Urlò ancora Francis correndo
dalla cucina. -Questa non è roba per te- Aggiunse poi,
sogghignando.
-Non c'è da vantarsene, eh?
No,
mio fratello non era un pervertito oppure uno sfigato in amore che si
consolava nei video porno. Era solo un maschio sedicenne ed era tremila
volte più stupido di me, quindi non ne facevo un dramma. E
poi, aveva
ragione, a quell'età chi non ne aveva mai visto uno? Lo vidi
prendere
una borsa e infilarci dentro più roba possibile, poi
mettersi il suo
basso elettrico a tracolla.
-Dove vai?- Chiesi conoscendo già la risposta.
-A fare le prove.
Già, lui e la sua band. Rock, punk, metal, tutta su quel
genere. Il mio genere.
Forse l'unica cosa su cui andavamo d'accordo io e Francis erano i
nostri gusti musicali. Il problema era che lui e i suoi amichetti si
erano improvvisati cantanti e musicisti, andavano a fare le prove quasi
ogni giorno e saltavano la scuola, a volte, perché li
rendeva più...
non so, fighi, forse. Poi, da quando Francis era tornato a casa con i
capelli, un tempo neri, tutti cotonati, biondi e appiccicosi di gel,
pensai che aveva perso quel briciolo di intelligenza che gli rimaneva.
Ormai non si levava il gel neanche per andare a dormire. Mentre
un suo
amico si stava facendo crescere i rasta e li aveva tinti di un rosso
acceso. E io dovevo avere a che fare con certa gente.
-Ciao!- Disse mio fratello uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Io
mormorai un "ciao" sconnesso e mi abbandonai alla lettura del mio libro
preferito, con le cuffie all'orecchio e la musica che rimbombava nella
mia testa.
"Bursting
through a blood red sky
A
slow landslide
and
the world we leave behind
It’s
enough to lose your head,
disappear
and not return again…
When
I fall to my feet
Wearin’
my heart on my sleeve
All
I see just don’t make sense
You
are the port of my call
You
shot and leavin’ me raw
Now
I know you’re amazing
‘Cause
all I need
Is the love you breathe
put your lips on me
and I can live underwater,
underwater, underwater!
Underwater!"
-------------------------------------------------------
"Esplodendo
in un cielo rosso sangue
Una
lenta frana
E
il mondo che ci lasciamo alle spalle
È
quanto basta per perdere la testa
Scomparire
e non tornare più…
Quando
cado a terra
Parlando
con il cuore in mano
Capisco
che non ha alcun senso
Tu
sei il mio porto di scalo
Spari
e mi lasci scorticato
Adesso
so che sei incredibile
Perché
l’unica cosa che mi serve
È l’amore che respiri
Metti le tue labbra sulle mie
E potrò vivere sott’acqua
Sott’acqua, sott’acqua
Sott’acqua"
-Underwater,
Mika-
Salve,
carissimi lettori ^^
Sono
Ines, molto piacere. Mi presento con una nuova e bella fanfiction da
scrivere. E quando dico che è bella sappiate che non
è un modo di dire
:P. Dovrei dire solo un paio di cosette riguardo alla storia, a partire
dal titolo. Per chi non lo sa, i Kami sono gli dei giapponesi, dato che
nel Giappone la popolazione è scintoista. Quindi il titolo
tradotto
sarebbe "Erano stati gli dei ad unire i nostri destini". Se ho messo
Kami però c'è una ragione. Le ultime due lettere
dei nomi delle due
protagoniste, Marika
e Noemi,
formano proprio la parola Kami. Inoltre, se invertiamo le due coppie il
nome si trasforma in Mika, che è un cantante u.u Infatti, il
cantante
preferito delle due ragazze è proprio Mika. Bene, scusate il
lungo
monologo xD Se avete delle incomprensioni non esitate a chiedermele
sulle recensioni. Spero che recensiate e mi facciate sapere cosa ne
pensate. Cercherò di aggiornare il prima possibile ;)
Ines <3
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